Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel corso di una visita dell'interrogante alla casa circondariale di Santo Spirito a Siena, svoltasi il 6 aprile 2024, è stata riscontrata la presenza, in forma particolarmente acuta, di problemi comuni a moltissime se non a tutte le carceri italiane: sovraffollamento, carenza di personale amministrativo e di polizia penitenziaria, ristrettezza degli spazi per la socialità;
inoltre dal mese di agosto 2023 non c'è la presenza fissa di un magistrato di sorveglianza e questo rende più difficile il riconoscimento concreto dei diritti dei detenuti a usufruire dei benefìci previsti dalla legislazione italiana;
questa situazione impatta negativamente sulla qualità dei servizi e delle prestazioni nonostante l'impegno ammirevole del personale amministrativo, della polizia penitenziaria e dei volontari;
si segnala inoltre che dal 2024 non sono stati rinnovati i finanziamenti per i percorsi psicologici previsti per gli uomini maltrattanti –:
quali siano le ragioni che impediscono l'assunzione di nuovo personale amministrativo e di polizia penitenziaria e come si intenda affrontare e risolvere l'annoso problema del sovraffollamento che per il carcere di Siena è dato dalla presenza di 74 detenuti rispetto ai 58 previsti e se non si intenda rinnovare i finanziamenti per i progetti relativi agli uomini maltrattanti.
Seduta dell'8 ottobre 2024
Risposta del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, replica di Laura Boldrini
ANDREA DEL MASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo, l'onorevole interrogante solleva problemi specifici e quesiti specifici, in ordine ad aspetti di criticità sussistenti presso la casa circondariale di Siena, con particolare riguardo alla carenza degli organici, al tasso di affollamento, alla carenza di finanziamenti per i progetti destinati ai detenuti maltrattanti.
L'attenzione al sistema carcerario è notoriamente tra le priorità del Ministero della Giustizia e del Governo Meloni tutto.
Il sistema penitenziario italiano è schiacciato dall'emergenza del sovraffollamento che, in quanto tale, richiede risposte straordinarie e particolarmente energiche; al contempo, questa emergenza è figlia di problemi strutturali, trascinati da anni, e di soluzioni che per anni non sono state minimamente prospettate.
È nostro dovere perseguire un modello di carcere che assicuri una pena certa e, al contempo, però, mai lesiva della dignità umana, un modello di carcere ovverosia vivibile, per chi vi è recluso e per chi vi lavora.
L'azione del Governo Meloni, sotto questo profilo, sin dal suo insediamento, è stato orientata da queste due linee di intervento, da ultimo anche tramite l'adozione del cosiddetto decreto Carcere sicuro, volto a rendere l'esecuzione della pena detentiva sempre più aderente alle esigenze di umanizzazione e, al contempo, a rafforzare la sicurezza, l'operatività e l'efficienza dei nostri istituti penitenziari.
Mi limito, sotto questo profilo, solo a richiamare alcune delle misure che io ritengo essere più significative, tra cui, per esempio, le nuove regole in tema di carcerazione preventiva, il trasferimento dei minori e dei tossicodipendenti in comunità, l'elenco delle strutture residenziali per l'accoglienza e il reinserimento di chi non ha un domicilio e, quindi, per motivi di ceto sociale, non può fare istanza per misure alternative alla detenzione, la semplificazione delle procedure per la liberazione anticipata, le maggiori comunicazioni con i familiari concesse ai detenuti.
Sul piano infrastrutturale, la scelta del Governo è stata netta e strategica. Oltre allo sblocco degli investimenti di oltre 250 milioni fra Ministero delle Infrastrutture e Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, abbiamo anche recentemente introdotto la figura del commissario straordinario per le carceri, per tentare di atterrare più velocemente queste risorse già stanziate e recuperare, secondo una prima prospettiva del Dipartimento dell'amministrazione, 7.000 dei 10.000 posti detentivi mancanti.
Io credo, sotto questo profilo, che il Governo bene abbia fatto in venti mesi a recuperare oltre 250 milioni di risorse, nominare un commissario straordinario e affrontare strutturalmente e finalmente il problema del sovraffollamento carcerario, atteso che quando sono nato esisteva il sovraffollamento, quando sono nato mancavano 10.000 posti di edilizia penitenziaria; sono arrivato all'alba dei cinquant'anni - come si direbbe, nel mezzo del cammin di nostra vita -, rimane il sovraffollamento e mancano 10.000 posti detentivi. Evidentemente, questo a dimostrazione che le scelte che sono state fatte nel passato sono state clamorosamente e, in maniera disarmante, fallimentari.
Con riguardo, più nel dettaglio, alla casa circondariale di Siena, oggetto specifico dell'interrogazione molto precisa dell'onorevole interrogante, dalle informazioni assunte presso il DAP emerge che, alla data del 4 ottobre 2024, siano presenti 73 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 58 posti disponibili.
Si tratta di una percentuale di affollamento, quindi, preoccupante, ma oggettivamente inferiore a quella registrata in altri istituti del distretto. Questo lo dico solo per l'ipotesi in cui si intende immaginare distribuzione all'interno del distretto come prima immediata soluzione, non percorribile perché la percentuale di affollamento - ripeto - della casa circondariale di Siena è, fortunatamente per Siena, inferiore a quella degli altri istituti del distretto.
Quanto, invece, ai dati riferiti all'organico dell'istituto, si rileva una carenza di personale in linea con quella degli altri istituti del Paese. In particolar modo, Siena, su un organico previsto di 49 unità, effettivamente presenta un organico di 43 unità e il posto del direttore è coperto da un reggente. Mancano, inoltre, un funzionario, un sovrintendente e due agenti assistenti. Per converso, è da notare che presso la casa circondariale di Siena sono arrivati anche nuovi ingressi con il Governo Meloni. In particolar modo, sono state assegnate 6 nuove unità di agenti assistenti con il Piano della mobilità collegato alle assunzioni del 181º, 182º e 183º corso.
Per quanto riguarda l'altra gamba dell'Amministrazione penitenziaria, ovvero il comparto funzioni centrali, più spiccatamente preposto al trattamento del detenuto, hanno recentemente preso servizio un assistente tecnico e un funzionario della professionalità giuridico-pedagogica. Come ribadito in varie occasioni, il Ministero ha per la prima volta deciso di affrontare in termini efficaci il tema del turnover del personale, essendo evidenti le criticità - peraltro segnalate correttamente dall'onorevole interrogante - derivanti da organici ridotti o comunque limitati, pessima, terribile eredità della stagione Madia, quando era stata ridotta, o, meglio, rimodulata al ribasso, la pianta organica del Corpo di polizia penitenziaria.
L'impegno del Governo Meloni è invece di netta inversione di tendenza. Solo a titolo esemplificativo ma non certamente esaustivo, da ottobre del 2022, sono state messe in campo le seguenti iniziative assunzionali: a maggio del 2025 prenderanno servizio negli istituti penitenziari 132 allievi commissari, che da dicembre 2023 hanno iniziato a frequentare il relativo corso; per il ruolo di ispettori sono state già assunte 691 nuove unità e a giugno 2025 prenderanno servizio 411 allievi ispettori, che da maggio 2024 hanno iniziato l'apposito corso; per il ruolo di sovrintendenti sono state immesse 1.852 nuove unità.
Per il ruolo agenti e assistenti - che è dove massimamente si vede lo sforzo, evidentemente del Governo - basti citare all'onorevole interrogante dati che sono incontrovertibili rispetto ad un passato molto triste e molto buio sotto il profilo delle assunzioni di agenti di polizia penitenziaria. Quindi, il 181º corso con 1479 unità; il 182º corso con 244 unità a scorrimento; il 183º corso con 1870 unità, che hanno preso servizio a luglio 2024; il 184º corso per 1713 unità, che è in corso, e abbiamo già firmato un bando per 2568 nuovi allievi agenti.
È facile dire che siamo oltre alle 7.500 assunzioni in 20 mesi e, se così fosse stato nei 20 mesi che ci hanno preceduto nel passato, non parleremmo di carenza di organico della Polizia penitenziaria, ma forse il sovraffollamento si radicherebbe proprio nel comparto della Polizia penitenziaria. Eppure, così ahimè non è, per scelte del passato, che noi stiamo titanicamente cercando di contrastare con un'azione puntuale e con finanziamenti come non si sono mai visti nel campo delle assunzioni di Polizia penitenziaria, oltre alle 2.000 extra assunzioni, che andranno ad aumentare la pianta organica della Polizia penitenziaria: le prime 1.000 nella prima finanziaria del Governo Meloni, le seconde 1.000 proprio licenziate nell'ultimo decreto.
È stato anche rinforzato il comparto funzioni centrali per il tramite di 88 assistenti amministrativi. È stata approvata la graduatoria del concorso per 170 funzionari contabili.
Mi piace, in particolar modo, segnalare in questa sede, perché conosco - e lo dico senza alcuna ironia - la particolare, spiccata vocazione e sensibilità dell'onorevole interrogante in ordine alla funzione rieducativa della pena e al trattamento del detenuto, che però, purtroppo, quello lo si fa non solo e soltanto con appelli retorici, ma con la assunzione dei funzionari giuridico-pedagogici. E, quindi, credo che convenga con me l'onorevole interrogante che a questo Governo vada un plauso per aver saturato, per la prima volta nella storia della Repubblica, le piante organiche dei funzionari giuridico-pedagogici, che sono quasi tutti i giorni preposti a fare il trattamento del detenuto, al di là degli appelli al trattamento del detenuto e alla funzione rieducativa della pena, che credo venga più garantita dalla saturazione delle piante organiche di coloro che debbono far trattamento, piuttosto che da appelli, a volte - come dire - del tutto decontestualizzati.
Per dare una risposta in ultimo all'onorevole interrogante, al fine anche di uno dei quesiti posti, cioè il finanziamento ai percorsi psicologici per gli uomini maltrattanti, osservo preliminarmente che il trattamento specialistico di tipo continuativo, rivolto agli autori di reati sessuali e di genere, è intervenuto con l'entrata in vigore della legge n. 69 del 2019, il cosiddetto codice rosso, che ha esteso la possibilità di seguire un trattamento psicologico, con finalità evidentemente ed eminentemente di recupero e sostegno, a tutti i condannati per violenza sessuale, per i reati di maltrattamenti sui familiari e conviventi e per gli atti persecutori. La legge di bilancio n. 178 del 30 dicembre del 2020 ha stanziato, per la prima volta, risorse cospicue per l'implementazione, all'interno degli istituti penitenziari, del trattamento psicologico cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori dei predetti reati, destinando alla corresponsione degli onorari a professionalità psicologiche esperte di tale trattamento 2 milioni di euro. La legge di bilancio n. 213 del 30 dicembre 2023, invece, non ha previsto specifici stanziamenti sui capitoli di bilancio su cui gravano gli oneri finanziari citati, ma il Ministero della Giustizia è comunque opportunamente intervenuto e, a integrazione delle risorse finalizzate all'osservazione tout court da parte degli esperti nominati ai sensi dell'articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, è stato disposto un apposito finanziamento di 5 milioni di euro. Complessivamente, le risorse a bilancio per i servizi di assistenza psicologica, quindi per il 2024, sono aumentate a 14 milioni di euro, anche per poter far fronte alle esigenze specificatamente indicate dall'onorevole interrogante, in ordine al trattamento di questi autori di particolari reati, ai fini del sostegno e del recupero, che peraltro condividiamo.
LAURA BOLDRINI, Signor Presidente, bisognerebbe ricordare al Sottosegretario Delmastro che, almeno quando viene in Parlamento, dovrebbe lasciare da parte, mettere in un angolo la propaganda o addossare le responsabilità sempre a qualcun altro. Lui deve rispondere dell'operato del Governo di cui fa parte, questo sembra sfuggirgli, descrive una realtà che solo lui conosce. Non so quante volte abbia visitato degli istituti detentivi, io negli ultimi tempi sono andata a Rebibbia femminile, ho visitato quella struttura, Porto Azzurro, il carcere di Arezzo, di Castrovillari, di Barcellona Pozzo di Gotto, di San Gimignano, di Livorno, di Reggio Calabria. Fossi in lei, sarei molto più prudente nell'esporre questi dati fantomatici, per cui oggi le cose cambiano rispetto al passato dove tutto è andato male, perché le cose non stanno cambiando, anzi stanno sempre di più peggiorando, al punto che il Capo dello Stato, il Presidente Mattarella, ha definito la condizione della detenzione nel nostro Paese “indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l'Italia”.
Questa situazione, peraltro, viene descritta nei dettagli e nel rapporto del Garante, il Garante delle persone private della libertà personale, che è stato aggiornato al 16 settembre del 2024 e allora, Presidente, l'indice di sovraffollamento è passato dal 115,36 per cento del 30 giugno del 2022 al 131,77 per cento del 16 settembre 2024: quindi, le carceri italiane -tradotto - ospitano un terzo di detenuti in più rispetto alla loro capacità, cioè, 14.500 presenze oltre la capienza prevista, con la cifra impressionante di oltre 70 persone detenute che quest'anno si sono tolte la vita durante la detenzione, alle quali si aggiungono i 7 agenti della Polizia penitenziaria.
Solo per questo, il tono del Sottosegretario, quando viene a rispondere ad una tale interrogazione, dovrebbe essere un po' meno baldanzoso e un po' meno trionfalistico, perché non si capisce su quali punti possa basare questa sua postura. Dei 70 detenuti che si sono suicidati, 24 erano in attesa di primo giudizio, cioè, non colpevoli secondo il nostro ordinamento. È una situazione, Presidente, oramai fuori dai più elementari criteri di legalità e di giustizia, che contrasta fortemente con il dettato costituzionale, con la Dichiarazione universale e con la Convenzione europea dei diritti umani.
Ma la domanda che sorge spontanea, visto quello che raccontava il Sottosegretario, è la seguente: ci sono forse così tanti detenuti in Italia, perché il Paese è in preda al crimine? Perché uno se lo chiede questo, no? Andiamo a vedere il passato, che magari ha sfumature diverse da quello che raccontava il Sottosegretario. Nel 1990, a fronte di 3.000 - ripeto - 3.000 omicidi, c'erano 25.000 detenuti; mentre, nel 2023, con 300 omicidi (quindi, siamo passati da 3.000 a 300), siamo arrivati a quanti detenuti? 60.000; oltre 60.000 reclusi. Siamo così già oltre il tetto dei 60.000 e ci stiamo avviando a quella cifra che portò l'Italia alla condanna della CEDU con la sentenza Torreggiani del 2013.
E come sta rispondendo, Presidente, il Governo a tutto questo? Con il decreto Carceri, anche detto “decreto guscio vuoto”, perché non affronta il tema del sovraffollamento: non c'è nulla sulle misure cautelari, sulla liberazione anticipata, sui permessi premio... Nulla. Ma la cosa più grave non è tanto l'inconsistenza di questo decreto, quanto il fatto che la linea del Governo sulla sicurezza porta, inevitabilmente, ad un ulteriore aumento della popolazione carceraria: quindi, di nuovo, ad ulteriore sovraffollamento. E allora, ricordiamolo quello che diceva il Ministro Nordio prima di diventare ministro. Diceva: “L'errore, l'equivoco della destra è quello di pensare di garantire la sicurezza attraverso l'inasprimento delle pene e la creazione di nuovi reati”. La domanda spontanea, quindi, è: che gli avete fatto al Ministro Nordio? Cosa gli è successo?
Perché non si contano più i nuovi reati, Presidente. Reati creati dal nulla. E gli anni di pena da scontare in carcere, che sono stati aumentati. E il decreto Caivano? Decreto che stravolge i principi del processo minorile e porterà in carcere il 20 per cento in più di detenuti: 20 per cento! Ma la vetta di questo delirio securitario si è raggiunta - qui alla Camera lo abbiamo visto - con il disegno di legge sulla sicurezza, quello approvato qui e adesso al Senato: nuovi reati, aumento delle pene... È un attacco esplicito, quello del disegno di legge Sicurezza, al diritto di dissenso, di protesta e di resistenza passiva.
Inoltre, c'è anche l'odiosa misura volta a tenere in carcere le donne incinte o con bambini neonati di meno di un anno. Ecco, con questi provvedimenti sempre più persone andranno in carcere e ci sarà sempre più sovraffollamento. Allora, noi siamo di fronte a un bivio: o il carcere è l'extrema ratio oppure voi vi arrenderete definitivamente al sovraffollamento e alle condizioni inumane e degradanti della detenzione. Ma questa evenienza a voi non interessa, l'importante è gestire ogni emergenza sociale attraverso nuovi reati e attraverso l'innalzamento delle pene.