14/03/2019
Lia Quartapelle
Gribaudo, Madia, Cenni, Incerti, Di Giorgi, Bruno Bossio, Fregolent, Bonomo, Sensi, Pezzopane, Schirò, Rizzo Nervo, Scalfarotto, Ciampi, Fassino, Serracchiani. 
3-00614

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, l'avvocatessa e attivista iraniana per i diritti delle donne, è stata condannata a complessivi 38 anni di prigione e 148 frustate per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», ed «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;

   la notizia è stata comunicata dalla stessa avvocatessa al marito — anch'egli condannato nel mese di gennaio 2019 a 5 anni per aver cospirato contro la sicurezza nazionale e a un anno per propaganda anti-governativa — in una breve conversazione telefonica dal carcere;

   Nasrin Sotoudeh, vincitrice del premio Sakharov del Parlamento europeo nel 2012, braccio destro della premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, è la più famosa avvocatessa del Paese, da anni in prima fila per difendere i diritti civili nel Paese. È stata arrestata a giugno del 2018 dopo essere stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione dal tribunale rivoluzionario di Teheran per spionaggio;

   Sotoudeh aveva difeso donne arrestate per essersi scoperte il capo in luoghi pubblici, effettuato visite in carcere senza il velo, protestato contro l'obbligo del velo, fattasi intervistare sui violenti arresti e sull'imprigionamento di donne che avevano manifestato il loro dissenso e aver collocato fiori nel luogo dove una donna era stata violentemente arrestata, nonché aver criticato un nuovo codice penale che consente solamente a un ristretto numero di avvocati di rappresentare imputati di crimini contro la sicurezza nazionale;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che in Iran si respiri un clima di continua intimidazione nei confronti delle donne, da parte di agenti della cosiddetta polizia morale e di squadre filo-governative che cercano di far rispettare le leggi sull'obbligo del velo. Le donne vengono regolarmente fermate a caso in strada dagli agenti della polizia morale, che le insultano e le minacciano, ordinano loro di rimettersi il velo per coprire i capelli o danno loro dei fazzoletti per togliere il trucco e spesso le schiaffeggiano, le picchiano con i manganelli, le ammanettano e le costringono a salire sui furgoni della polizia;

   le donne iraniane vivono una realtà di iniquità rispetto agli uomini, ad esempio non hanno diritto genitoriale e, infatti, non possono neanche dare la cittadinanza ai propri figli; hanno enormi problemi riguardo la custodia degli stessi in caso di divorzio e percepiscono solo 1\8 delle proprietà del marito come eredità;

   in questo contesto, la battaglia contro l'obbligatorietà del velo è diventata un simbolo di tutte le ingiustizie subite. Per questo motivo, le iraniane hanno messo in atto una rivoluzione silenziosa e non violenta, si tolgono il velo e si fanno fotografare e, se vengono arrestate, rischiano due mesi di carcere e venti euro di multa;

   secondo Sadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro per i diritti umani in Iran, che opera in esilio da New York, la sentenza dimostra «l'insicurezza del regime rispetto a qualsiasi sfida pacifica», perché «sa che un ampio settore del Paese è stanco della legislazione sul velo obbligatorio». Il direttore sottolinea tra l'altro come Teheran, dopo un'iniziale apertura, abbia legato le proteste sul velo alle manifestazioni di piazza contro il carovita avvenute tra fine 2017 e l'inizio 2018, inasprendo la repressione. Una delle clienti di Sotoudeh, sotto processo proprio per le proteste contro l'obbligo del velo, era stata condannata a 20 anni di prigione;

   anche Amnesty International ha denunciato come questa «sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l'ennesimo processo irregolare» sia «la pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran per pervenire al rilascio di Nasrin Sotoudeh e assicurare un maggiore rispetto dei diritti umani nei confronti delle donne.