04/12/2017
Gianna Malisani
3-03404

 

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Venezuela si presentano sempre con maggiore frequenza, sui media, notizie molto allarmanti rispetto alla situazione sociale, ormai in preda a scontri di piazza sempre più violenti, con decine di morti, molti dei quali minorenni;

   le condizioni di vita della popolazione sono progressivamente peggiorate: vengono a mancare il cibo e le medicine, non vi è alcuna sicurezza per cui i cittadini sono limitati nella propria libertà di movimento, al fine di evitare di esporsi a violenze e assassini;

   ai più alti livelli istituzionali è stata manifestata notevole preoccupazione per lo stato del Paese e in particolare per la situazione dei nostri connazionali, calcolabili oggi in circa 142.000 unità;

   in Venezuela si stima una presenza di circa 15.000 emigranti friulani;

   l'uscita dal Paese per rientrare in Italia è resa difficile dalla situazione politica ed economica e dalla distanza geografica –:

   se non si ritenga necessario assumere ogni iniziativa utile a lenire la preoccupante situazione umanitaria, con un'attenzione specifica nei confronti della comunità italiana residente, compresa quella friulana;

   se non si ritenga opportuno – visto il permanente stato di pericolo – prevedere un piano di rientro e di accoglienza, qualora i nostri connazionali ritenessero inevitabile e necessario l'esodo forzato dal Venezuela.

 

Seduta del 5 dicembre 2017

Risponde Benedetto della Vedova sottosegretario agli Esteri, Replica Gianna Malisani

Risposta

Grazie, Presidente. Il Governo continua a seguire con grande attenzione il progressivo aggravarsi della crisi interna venezuelana, che ha registrato una preoccupante escalation a partire dalla scorsa primavera, con gravi ripercussioni anche sulla numerosa comunità italiana residente nel Paese, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate.

Già il 31 luglio scorso il Ministro Alfano aveva rilevato con preoccupazione che in Venezuela si era proceduto all'elezione dei membri dell'Assemblea costituente, nonostante gli appelli della comunità internazionale a sospendere un'iniziativa non condivisa dalla maggioranza dei venezuelani. Tutto questo in un clima di violenza che ha causato numerose vittime, aggravando un bilancio già intollerabile.

Abbiamo successivamente condannato fermamente la decisione dell'Assemblea costituente di avocare a sé i poteri legislativi, che spettano al Parlamento, legittimamente eletto in base alla Costituzione del 1999, esortando il Governo venezuelano a porre in essere, con urgenza, le misure necessarie a restaurare la democrazia e lo stato di diritto e ad avviare un dialogo con l'opposizione, sulla base delle quattro condizioni poste dalla Santa Sede.

Come dichiarato anche dal Presidente del Consiglio Gentiloni, la situazione senza precedenti, venutasi a creare in Venezuela, richiede una risposta ferma e coesa della comunità internazionale, anche alla luce delle censurabili modalità nelle quali si sono svolte le elezioni regionali dello scorso 15 ottobre, a conferma dell'involuzione democratica in atto.

Siamo fortemente impegnati in tal senso in ambito europeo. L'ultimo Consiglio degli affari esteri di novembre ha approvato un dispositivo di sanzioni individuali, che potrà essere applicato ai principali responsabili della situazione, nonché un divieto all'esportazione di armi e strumenti per la repressione del dissenso. Da parte italiana erano, peraltro, già stati assunti provvedimenti bilaterali restrittivi all'esportazione di materiali per la difesa nelle precedenti settimane.

Riteniamo fondamentale che si mobiliti tutta la comunità internazionale, anche i tradizionali alleati del Venezuela, nell'interesse stesso del Paese e della sua stabilità, affinché si possa riavviare un percorso politico fondato sul dialogo. Abbiamo più volte ribadito la necessità di trovare una nuova strada di negoziato, al quale l'Italia è interessata direttamente, tenuto anche conto dalla presenza in Venezuela di 145 mila concittadini, cui si sommano i circa 2 milioni di italo discendenti, la cui situazione è oggetto di costante attenzione da parte della Farnesina.

Su istruzione del Ministro Alfano, abbiamo progressivamente rafforzato l'attività di assistenza sociale a favore dei connazionali in condizioni di particolare difficoltà. Nel 2016 il consolato generale d'Italia a Caracas e il consolato di Maracaibo, cui erano stati destinati fondi pari a 408 mila euro per interventi a favore di connazionali indigenti, hanno fornito prestazioni di assistenza farmaceutica, medica ed economica a 650 cittadini italiani residenti nelle rispettive circoscrizioni consolari, per un totale di oltre 950 interventi.

Per il 2017, in aggiunta ai fondi già stanziati a inizio anno, la Farnesina ha predisposto un piano straordinario di intervento per l'assistenza ai connazionali più vulnerabili, del valore di 1 milione di euro. Dopo lo stanziamento di tali fondi, nonostante la limitatezza delle risorse, nei giorni scorsi, il Ministro Alfano ha deciso di erogare un ulteriore finanziamento di 300 mila euro, consentendo di finanziare un totale di circa 10 mila interventi di assistenza.

Inoltre, nello scorso mese di giugno, abbiamo sospeso l'adeguamento della tariffa relativa alle prestazioni dei servizi consolari, per tutelare ulteriormente i gruppi più vulnerabili della comunità italiana.

Sono stati inoltre approvati i contributi a favore dell'associazione civile Cristoforo Colombo e per il Comitato italiano di assistenza (Comitas), entrambi a Caracas, per un ammontare complessivo di 30 mila euro negli ultimi mesi. Questi enti forniscono assistenza tramite l'erogazione di sussidi, pacchi dono e assistenza medica e farmaceutica, di cui beneficiano circa 1.200 connazionali anziani e indigenti.

Per fronteggiare il frazionamento delle comunità e assicurare una distribuzione capillare degli aiuti anche nelle località più decentrate, si è inoltre accentuato il ricorso alla stipula di atti di cottimo con società locali e centri italiani nel Paese.

La Farnesina ha poi dedicato particolare attenzione alla situazione dei pensionati italiani nel Paese, certamente una delle categorie sociali più vulnerabili nell'attuale contesto di crisi economica. Già nel 2016 abbiamo ottenuto l'adeguamento del trattamento pensionistico erogato ai 3.780 titolari di pensione residenti in Venezuela, in regime di accordo internazionale, ed essi, finalmente, hanno iniziato a ricevere un'integrazione effettiva del loro reddito.

Al fine di non peggiorare la già difficile situazione dei ceti più vulnerabili della locale comunità italiana, gravemente provata dai devastanti effetti della crisi economica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, il MAECI ha poi autorizzato l'ambasciata a Caracas a sospendere l'adeguamento delle tariffe consolari. Come ho detto, qui si sarebbe dovuto forzosamente procedere, a seguito della forte svalutazione della moneta venezuelana, deciso dalle autorità locali lo scorso 2 giugno.

Per quanto riguarda la penuria di medicinali, le preoccupazioni del Governo sono state più volte riferite in contatti diretti con l'allora Ministro degli affari esteri venezuelano Rodriguez, anche proponendo modalità operative con cui fare giungere dall'Italia i medicinali essenziali da destinare ai nostri connazionali. Le autorità venezuelane hanno tuttavia negato l'esistenza di un'emergenza sanitaria nel Paese. Continua, quindi, la pressione affinché consentano l'invio delle forniture di emergenza, che il Governo è pronto da tempo ad inviare.

La sicurezza dei nostri connazionali è un'altra tematica oggetto di specifica attenzione. Sin dai primi segnali di aggravamento dalla situazione interna del Venezuela, l'unità di crisi della Farnesina ha portato avanti, di concerto alla rete diplomatico-consolare, una costante opera di monitoraggio, per verificare, anche in raccordo con i Paesi partner europei, l'esistenza di specifiche minacce, rivolte alla collettività straniera, presenti nel Paese.

Sempre negli ultimi mesi è stata inoltre rafforzata la dotazione di apparati e sistemi di comunicazione satellitare di emergenza, nonché aumentato il contingente di militari dell'Arma dei carabinieri presso l'ambasciata e il consolato generale d'Italia. Questi interventi sono stati resi possibili anche grazie all'inclusione del Venezuela tra le aree di crisi, che beneficiano dei finanziamenti destinati alle missioni internazionali di pace, a valere sui quali, inoltre, sono liquidate le missioni temporanee del personale a sostegno degli uffici dell'ambasciata e del consolato generale.

Allo scopo di tenere informati sia i connazionali residenti in Venezuela che i cittadini italiani in viaggio, l'unità di crisi continua ad aggiornare le informazioni disponibili e le indicazioni di comportamento, presenti sulla scheda Paese del sito Viaggiaresicuri.it, dove, da molto tempo e in linea con quanto viene fatto da altri Paesi europei, si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari verso il Venezuela.

Intensi contatti sono allo stesso modo mantenuti con la rete delle principali aziende italiane operanti in Venezuela, per quanto riguarda la situazione del personale espatriato presente nel Paese. Attualmente il loro numero ammonta a meno di 120 unità, in sensibile diminuzione rispetto al 2016. È inoltre attivo un intenso coordinamento tra la rete diplomatico-consolare, le associazioni italiane, le aziende e le strutture italiane nel Paese, per facilitare una più capillare circolazione delle informazioni.

Vorrei, infine, ricordare la questione dei crediti vantati dalle nostre aziende, alcune delle quali restano fortemente esposte in mancanza di pagamenti da parte delle autorità venezuelane. Le imprese italiane - lo ha sottolineato anche il Ministro Alfano, proprio in quest'Aula, lo scorso 18 luglio - non hanno abbandonato il Paese nonostante il continuo deterioramento della situazione politica ed economica. Del resto, la presenza industriale italiana in Venezuela è di lunga tradizione e ha dato un importante contributo allo sviluppo del Paese, in particolare nel campo infrastrutturale ed energetico.

I nostri imprenditori sono pronti a dare un contributo al rilancio dell'economia venezuelana, quando le condizioni lo permetteranno. Le nostre imprese auspicano, però, il pagamento dei crediti che vantano su lavori svolti, che ammontano a circa 3 miliardi di euro. Continueremo, quindi, a sollevare il tema dei crediti delle nostre aziende con le autorità venezuelane ai massimi livelli.

È importante che le aziende italiane vengano compensate per l'impegno profuso nel Paese in tutti questi anni di storica presenza. Compatibilmente con i vincoli di bilancio, stiamo continuando ad approfondire, tra gli strumenti risarcitori previsti dalla legge, le modalità affinché tali crediti siano indennizzati.

Vorrei concludere riaffermando l'impegno della Farnesina e del Governo a tutela della nostra comunità in Venezuela, in particolare nella fase di crisi attuale. Continueremo a monitorare attentamente l'evoluzione della situazione sul terreno, in stretto coordinamento con la rete diplomatico-consolare nel Paese e con gli enti rappresentativi della collettività, al fine di fornire adeguata assistenza ai connazionali e sollecitare gli opportuni interventi da parte delle autorità locali.

 

Replica

Grazie Presidente e grazie sottosegretario, io sono soddisfatta della risposta e apprezzo anche l'impegno che il Governo ha tenuto in questi mesi rispetto alla complicata situazione venezuelana. È chiaro che la nostra interrogazione risale al periodo caldo, quando il Venezuela aveva le prime pagine dei giornali e la situazione era molto pericolosa anche per i nostri connazionali.

Io avevo sollevato, assieme alla preoccupazione per i connazionali presenti in Venezuela, preoccupazione soprattutto per la comunità friulana, perché in Friuli, in quel periodo, si erano impegnati moltissimo i soggetti, che poi sono collegati con gli enti e gli istituti che lavorano anche all'estero, quali il Fogolâr Furlan, che era presente a Caracas e anche in altre situazioni.

Quindi, io esprimo soddisfazione e compiacimento per quello che sta facendo il Governo e chiedo che la situazione continui ad essere monitorata con attenzione, anche perché in quel periodo ci risulta fosse stato addirittura chiesto un piano di rientro, cioè i nostri amici friulani si erano attivati e anche la stessa regione Friuli-Venezia Giulia si era attivata con il Governo per vedere se era il caso di mettere in atto un piano di rientro o, comunque, un piano di solidarietà e di accoglienza.

Io so che molti friulani sono rientrati in quel periodo e forse altri continuano a chiedere di rientrare. È una situazione difficilissima, pare che alcuni non possano proprio rientrare e, quindi, chiedo al Governo uno sforzo ulteriore. È chiaro che so che limitarmi a chiedere un focus sulla comunità friulana è forse esagerato, però ho saputo che sono stati chiusi sia il Fogolâr Furlan di Caracas e un altro in un'altra un'altra città importante del Venezuela e, quindi, vi sono difficoltà di sopravvivenza e anche di tenere assieme questa importante comunità non solo in Venezuela, ricordo che anche tutto il Sudamerica è pieno di emigranti friulani. Dunque, chiedo al Governo, se possibile, di rivolgere una particolare attenzione su questa situazione, perché in effetti loro hanno dovuto chiudere, hanno dovuto vendere, non ci sono più queste importanti sedi dove la comunità si riuniva. Quindi chiedo un ulteriore sforzo al Governo, visto che ha già dichiarato di mantenere alta l'attenzione su questa situazione, per vedere se riesce anche a focalizzare la questione della piccola comunità, ma non tanto piccola perché pare che siano 15 mila i friulani presenti a Caracas.