18/09/2025
Matteo Orfini
Schlein, Manzi, Braga, Iacono, Berruto
1-00488

La Camera,

   premesso che:

    l'industria cinematografica sta vivendo un momento di stallo con pesanti conseguenze su produzione e occupazione, che ha spinto il settore a manifestare e sollecitare un intervento più rapido delle istituzioni. Nonostante le dichiarazioni governative volte a rassicurare sulla volontà di sostenere il comparto, le azioni messe in atto dal Governo sembrano, invece, andare in senso contrario ed avvantaggiare le grandi produzioni a discapito dei piccoli produttori indipendenti, ignorando le proposte avanzate dalle associazioni di settore;

    nell'ultimo anno sono diverse le mobilitazione del settore, con manifestazioni di protesta e richieste di interventi urgenti da parte delle associazioni di categoria quali Anica, Anac, Unita, 100Autori, Wgi, Agici e Afic, che chiedono l'avvio di un tavolo di confronto con il Governo per definire politiche di sostegno adeguate; fra le voci più autorevoli si ricorda l'appello del regista Pupi Avati per l'istituzione di un'agenzia o di un Ministero dedicato esclusivamente al cinema e all'audiovisivo;

    è necessario evidenziare che la politica messa in atto dal Governo ha portato ad interventi normativi e gestionali che, lungi dal tutelare l'autonomia culturale, hanno aumentato la politicizzazione della cultura, come dimostrato dalle modifiche della governance del Centro sperimentale di cinematografia, della norma cosiddetta Fuortes e della riforma del Ministero;

    il ritardo di mesi per l'adozione del decreto di riparto del Fondo cinema, ha creato, nell'ultimo anno di programmazione, una situazione di stallo che ha messo in seria difficoltà produttori, autori e lavoratori del comparto, lasciandoli senza strumenti per programmare attività e investimenti;

    emanato, in seguito, il 14 maggio 2025, il decreto di riparto ha solo confermato tutte le criticità denunciate: il taglio di circa 130 milioni di euro al tax credit, la riduzione dei contributi automatici e l'incremento dei fondi selettivi e dei progetti speciali autorizzati direttamente dal Ministero introducono un modello sbilanciato, meno trasparente e più esposto alla discrezionalità politica; inoltre, la scelta di destinare ben 52 milioni di euro alla generica e indefinita area tematica dei «personaggi e identità italiana», ha palesato il rischio di trasformarsi in un criterio ideologico e strumentale, piuttosto che in un reale sostegno alla cultura e alla produzione audiovisiva;

    le scelte del Governo penalizzano soprattutto le realtà indipendenti, i giovani autori, il documentario, l'animazione e tutte quelle espressioni culturali che più avrebbero bisogno di un sostegno strutturale e non discrezionale, mentre favoriscono i grandi soggetti industriali e le piattaforme, riducendo la pluralità del sistema e mettendo in crisi il ricambio generazionale e l'innovazione;

    l'assenza di certezze sul tax credit e sul budget disponibile ha rallentato le produzioni, spingendo molte realtà straniere a scegliere altre destinazioni. Questo ha avuto un impatto diretto sull'occupazione nel settore. Particolarmente rilevante, secondo quanto riportato dagli addetti ai lavori, è il dato diffuso dal Cnel sul numero degli addetti alle troupe di produzione: dai 16.638 del 2022 si è passati ai 18.426 del 2023, per poi crollare drasticamente a soli 1.822 nel 2024, evidenziando una perdita significativa nel comparto delle maestranze audiovisive;

    in fase di approvazione della prima legge di bilancio della legislatura in atto, con l'approvazione di un emendamento del Gruppo del Partito democratico, venivano reperiti 100 milioni di euro per finanziare l'avviamento della riforma del welfare per il settore dello spettacolo dal vivo;

    il decreto legislativo n. 175 del 2023 concerne l'attuazione della legge di delega di cui all'articolo 2, commi 4, lettera c), e 6 della legge 15 luglio 2022, n. 106, e l'articolo 2, comma 5, della legge 22 novembre 2017, n. 175 – per il quale il Partito democratico ha espresso la totale contrarietà – ha snaturato lo spirito della norma: invece di un nuovo welfare, l'esecutivo ha introdotto una misura di sostegno al reddito, peraltro assolutamente insufficiente, riferendosi ad una platea, ridottissima, di appena 20.000 persone e una cifra, chiaramente insufficiente, di 1.500 euro annui;

    senza una revisione degli strumenti e delle misure di sostegno, degli ammortizzatori sociali e delle indennità, il decreto ha recato un aumento del costo del lavoro per le imprese senza realizzare gli obiettivi previdenziali stabiliti dalla legge di delega approvata dal Parlamento;

    mentre altri Paesi stanno seguendo una chiara direzione di sostegno al settore cinematografico, in Italia si assiste, negli ultimi anni, a un progressivo ridimensionamento del sistema;

    è bene ricordare che l'introduzione del tax credit nel settore audiovisivo italiano, prevista dalla legge 14 novembre 2016, n. 220 (disciplina del cinema e dell'audiovisivo), si è rivelata, dalla sua applicazione, una leva strategica di primaria importanza sia sul piano economico che occupazionale. La misura ha incentivato in modo significativo gli investimenti nella produzione cinematografica e audiovisiva, contribuendo alla crescita del comparto sia in termini di valore economico che di occupazione diretta e indiretta. In particolare, il meccanismo ha consentito ai produttori di beneficiare di un credito d'imposta variabile, compreso tra il 20 per cento e il 40 per cento del costo di produzione, in relazione a specifici criteri stabiliti dalla normativa di riferimento. Il credito così maturato è stato utilizzato per compensare i principali tributi erariali, tra cui Ires, Irap, Irpef e Iva, favorendo una maggiore liquidità per le imprese del settore;

    i dati dimostrano, infatti, come nel 2022 il tax credit abbia raggiunto 254,14 milioni di euro, mentre quello specifico per il cinema italiano si sia attestato a 175,71 milioni; complessivamente, la produzione nazionale ha assorbito il 56 per cento dei 768,35 milioni investiti in produzione, mentre il restante 44 per cento (338,50 milioni) è stato destinato a produzioni straniere realizzate in Italia;

    la Spagna ha, infatti, identificato il settore audiovisivo come un ambito strategico per lo sviluppo economico e culturale nazionale, investendo in modo sistemico e coordinato. Lungi dal limitare gli incentivi fiscali, il Governo spagnolo ha rafforzato il proprio sistema di tax credit attraverso un piano quinquennale che prevede interventi integrati tra ministeri, strumenti fiscali e finanziari competitivi, incentivi all'insediamento di produzioni internazionali, e politiche volte a scoprire e valorizzare nuovi talenti. Come evidenziato anche da autorevoli testate internazionali – tra cui The Hollywood Reporter – l'obiettivo esplicito della Spagna è quello di diventare «l'hub europeo dell'audiovisivo», attraverso un approccio organico e orientato all'attrazione di investimenti esteri e alla crescita del comparto;

    è attuale la notizia data dalla stampa nazionale sull'inchiesta giudiziaria sul sistema del tax credit, con ben 183 produzioni cinematografiche attualmente al vaglio della procura di Roma per presunte irregolarità nell'accesso agli incentivi fiscali. Tra le realtà coinvolte figura anche l'ex società dell'attuale amministratrice delegata di Cinecittà, scelta direttamente dal Ministro della cultura;

    tale vicenda, che chiama in causa sia il corretto utilizzo delle risorse pubbliche sia la trasparenza delle nomine in ambito culturale, dimostra come a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo l'attuale assetto dei controlli, in cui prevale una logica di spoil system sistematico, che assegna ruoli apicali in importanti istituzioni culturali sulla base della fedeltà politica anziché della competenza e dell'indipendenza, sia inadeguato a prevenire abusi, truffe e conflitti di interesse;

    a oltre dieci anni dall'introduzione del tax credit come strumento di sostegno alla produzione audiovisiva, è non solo legittimo ma doveroso procedere a una revisione complessiva delle modalità di controllo e di verifica sull'effettiva destinazione e utilizzo delle risorse pubbliche. Uno strumento così importante, che ha inciso profondamente sul settore e ne ha favorito lo sviluppo, deve oggi essere reso più solido, più trasparente e più equo, a tutela delle imprese virtuose e dell'interesse pubblico;

    a sostegno del settore la tutela della filiera indipendente dovrebbe, inoltre, rivestire un ruolo centrale per il futuro del cinema italiano, poiché queste imprese, in maggioranza micro e piccole, garantiscono la diversità culturale e il potenziale creativo fondamentale per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese;

    parimenti, si rende necessario ripensare e sostenere le sale cinematografiche, riconoscendo il loro ruolo di spazi di fruizione culturale e di comunità, anche alla luce delle trasformazioni tecnologiche e delle nuove modalità di consumo audiovisivo;

    in un momento storico segnato da profonde trasformazioni tecnologiche e da nuove modalità di fruizione dell'audiovisivo, è necessario ripensare radicalmente il ruolo delle sale cinematografiche, riconoscendole non solo come spazi di consumo culturale, ma come presìdi di comunità, luoghi di incontro, partecipazione e inclusione, soprattutto nei territori periferici o meno serviti dai circuiti tradizionali. In questo senso, l'Italia sconta un ritardo evidente, anche sul piano delle politiche di sostegno, rispetto a esperienze europee innovative come quella francese, dove la cosiddetta «rivoluzione dei terzi luoghi» (tiers-lieux) ha già trasformato oltre 3.500 spazi distribuiti su tutto il territorio in veri e propri hub culturali, sociali ed economici;

    inoltre, per un intervento di sostegno, emerge l'urgenza di regolamentare il rapporto con le piattaforme digitali e l'intelligenza artificiale, prevedendo quote obbligatorie di produzione nazionale e finestre di esclusività per le sale, per tutelare la filiera e garantire una corretta convivenza tra mercato tradizionale e nuovi modelli distributivi,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte ad incrementare l'entità dei finanziamenti destinati al settore cinematografico e dell'audiovisivo;

2) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per potenziare il fondo per il tax credit per il cinema, valutando anche la possibilità di estenderlo al settore teatrale e musicale;

3) a promuovere iniziative a tutela e sostegno del comparto cinematografico in tutta la sua evoluzione tecnologica;

4) a promuovere un piano nazionale di sostegno e rigenerazione delle sale cinematografiche, riconoscendone il ruolo strategico come spazi di fruizione culturale, coesione sociale e presidio territoriale, anche alla luce delle trasformazioni digitali e delle nuove modalità di consumo audiovisivo;

5) al fine di sostenere la produzione, ad adottare iniziative volte a ripartire le risorse dei contributi selettivi disponibili in maniera congrua e nel rispetto di tutte le tipologie;

6) ad avviare politiche di sostegno dei livelli occupazionali dell'industria cinematografica e per l'intera filiera culturale a sostegno di una politica di cultura fruibile ed autonoma;

7) al fine di tutelare i lavoratori dello spettacolo nei periodi di inattività, ad adottare iniziative di competenza volte a reperire risorse adeguate per una completa attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a ripensare il sistema delle sale cinematografiche e promuovere una normativa che regoli in modo equo e sostenibile il rapporto con le piattaforme digitali e le nuove tecnologie, per tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e produttivo del cinema italiano;

9) a riconoscere e valorizzare, nell'ambito delle politiche di sostegno al settore audiovisivo, la centralità della figura del produttore indipendente quale garanzia di pluralismo culturale, in coerenza con quanto sancito dalla direttiva 89/552/CEE «Televisione senza frontiere», che già nel 1989 individuava tra gli obiettivi fondamentali la promozione della diversità espressiva e del potenziale creativo degli Stati membri, quale motore di sviluppo economico e consolidamento industriale del comparto audiovisivo europeo;

10) al fine di rafforzare e sviluppare le arti e l'industria del cinema e dell'audiovisivo, nonché per l'ampliamento e la crescita della fruizione e della domanda delle opere e dei prodotti cinematografici e audiovisivi, ad adottare iniziative di carattere normativo volte a istituire l'Agenzia per il cinema e l'audiovisivo con compiti e funzioni precise a sostegno della progettazione, della gestione, promozione e l'attuazione delle politiche pubbliche per lo sviluppo e il sostegno del settore cinematografico e audiovisivo.

Seduta del 15 settembre 2024

Intervento in discussione generale di Andrea Casu

Seduta del 7 ottobre 2025

Dichiarazione di voto di Matteo Orfini