13/02/2023
Marco Furfaro
Serracchiani, Ciani, Malavasi, Girelli, Stumpo, Bonafè, Casu, De Luca, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Provenzano, Toni Ricciardi, Roggiani
1-00067

 La Camera,

premesso che:

l'articolo 32 della nostra Costituzione definisce espressamente la «salute» come un diritto fondamentale dell'individuo che deve essere garantito a tutti indipendentemente dall'essere cittadini italiani o meno, dal possedere un reddito o dall'essere indigenti;

sulla base di tale principio il nostro Sistema sanitario nazionale, istitutivo con la legge n. 833 del 1978, nasce con l'obiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi come uno strumento di giustizia e di coesione sociale, secondo i princìpi di universalità ed eguaglianza;

ogni persona ha il diritto a essere curata e ogni malato deve essere considerato un legittimo utente di un pubblico servizio, di cui ha pieno e incondizionato diritto;

nonostante tali princìpi, un insieme di fattori politici, economici e organizzativi – a cui si è aggiunta negli ultimi due anni la pandemia da COVID-19, che ha messo a dura prova la tenuta del nostro Sistema sanitario nazionale – hanno determinato l'aggravarsi di significative difformità territoriali, per cui ci sono regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia e di eccellenza a cui se ne affiancano altre ove è difficoltoso garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza, con la conseguenza che non tutti riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;

secondo l'ultimo rapporto Gimbe, presentato l'11 ottobre 2022, decennio 2010-2019, tra tagli e definanziamenti, sono stati sottratti al Servizio sanitario nazionale circa euro 37 miliardi mentre il Fondo sanitario nazionale (Fsn) è stato aumentato di soli euro 8,2 miliardi;

negli anni 2020-2022 il Fsn è cresciuto di euro 11,2 miliardi, rispetto agli euro 8,2 miliardi del decennio 2010-2019 ma le risorse sono state interamente assorbite dalla gestione della pandemia;

con la Nadef (versione rivista e integrata del 4 novembre 2022) la spesa sanitaria, a ragione dei minori oneri connessi alla gestione dell'emergenza epidemiologica, scenderà costantemente nel triennio 2023-2025 assestandosi a 131.724 miliardi nel 2023, 128.708 miliardi nel 2024 e 129.428 miliardi nel 2025 pari al 6,0 per cento del PIL e al di sotto dei livelli antecedenti la pandemia;

con la legge di bilancio 2023 sono stati aggiunti 2 miliardi rispetto a quanto già previsto dalla legislazione portando a 128 miliardi lo stanziamento per la sanità anche se la maggior parte delle risorse pari a 1,4 miliardi sono andate a coprire i maggiori costi dell'energia;

secondo quanto riportato nella relazione della Corte dei conti al Parlamento (Delibera n. 19/SEZAUT/2022/FRG) nonostante nel biennio 2020-2021 la spesa sanitaria sia aumentata, soprattutto a causa della pandemia, l'Italia continua a spendere meno degli altri Paesi europei, pur reggendo il confronto nell'efficienza;

secondo tali analisi, il biennio 2020-2021 ha segnato una netta inversione di trend, con una spesa sanitaria, che, se si include il 2022 è cresciuta mediamente del 5 per cento: oltre 3 punti in più rispetto all'1,3 per cento del valore medio del quadriennio pre-pandemico. In valore pro capite percentuale e a parità di potere di acquisto la spesa sanitaria è cresciuta, nel solo esercizio 2020, dell'8,4 per cento;

alla riduzione in termini reali del finanziamento e della spesa sanitaria corrente rispetto al 2022, si accompagnano, tuttavia, le risorse e le riforme previste dalla Missione Salute (M6) del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);

rispetto alla dotazione totale di 191,5 miliardi di euro da investire tra il 2022 e il 2026, il PNRR destina ben 15,6 miliardi (8,2 per cento del totale) alla sanità (oltre alle risorse, comprese nelle altre missioni, che hanno influenza sulla tutela della salute);

la Missione 6 ha l'obiettivo di diffondere nuovi modelli per la tutela della salute attraverso lo sviluppo di diverse innovazioni organizzative;

con le misure adottate nella Missione 6 è programmato:

lo sviluppo di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale;

il rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio grazie a nuove strutture: 1350 Case della Comunità, 600 Centrali Operative Territoriali e 400 Ospedali di Comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali;

una più efficace integrazione tra tutti i servizi sociosanitari;

la promozione dell'innovazione, della ricerca e della digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

in applicazione al PNRR il precedente Governo ha adottato il decreto ministeriale n. 77 del 2022 «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» definendo così i nuovi modelli e i nuovi standard per l'assistenza territoriale, la riorganizzazione della medicina territoriale si scontra con una carenza ormai cronica di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta;

secondo il report di Cittadinanzattiva pubblicato a gennaio 2023, la carenza di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta riguarda principalmente le regioni settentrionali del nostro Paese dove per le persone è difficile contattare il proprio medico di fiducia, i quali spesso sono costretti al superamento del massimale di assistiti fissato dai contratti pur di prestare assistenza;

secondo i dati Agenas, aggiornati al 2021, a fronte di 40.250 medici di famiglia complessivi, la media di assistiti per ognuno di loro è di 1.237 con il valore più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102). Numeri che non riescano a rappresentare adeguatamente le grandi differenze esistenti sul territorio, con regioni a un passo dal massimale «storico»;

una risposta concreta, seppur non sufficiente a colmare tale carenza, sono le 900 borse aggiuntive annuali fino al 2025 finanziate con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alle 1.879 finanziate con fondi ordinari, per un totale di 2.779 borse;

l'incremento di borse di studio di medicina generale è parte di un aumento complessivo di 30.800 nuove borse di studio che negli ultimi due anni è andato nella direzione di un superamento dello storico problema dell'imbuto formativo che limita l'accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina;

le difficoltà della medicina generale non scaturiscono solo dal numero insufficiente di medici di medicina generale ma anche e soprattutto dalla estrema debolezza di una rete che in tanti territori è costituita solo dallo studio del medico e dalla farmacia;

la riforma della medicina generale attesa da anni diviene ancora più urgente per connettere l'attività della medicina di base alle nuove strutture e servizi previsti dalla Missione 6 del PNRR;

nella riforma dell'assistenza territoriale è necessario prevedere la possibilità anche per le 96.000 persone senza dimora (secondo i dati ISTAT pubblicati a dicembre 2022), di cui il 62 per cento di nazionalità italiana di potersi iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di effettuare la scelta del medico di medicina generale e accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia; si tratta di persone che non potendosi più permettere di pagare un affitto o un mutuo finiscono in strada perdendo una serie di diritti tra cui il diritto alla salute;

è necessario colmare il gap che ancora persiste nell'erogazione delle prestazioni sanitarie, anche ordinarie, abbattendo rapidamente liste di attesa che nel periodo pandemico si sono inevitabilmente allungate;

la riduzione in volume delle prestazioni sanitarie è stata generalizzata in tutte le regioni italiane e sia il Parlamento che il Governo hanno fatto fronte con una imponente legislazione emergenziale, intervenendo con una significativa immissione di personale in tutte le forme contrattuali possibili – riducendo o sospendendo temporaneamente i vincoli precedenti – prevedendo un maggiore sviluppo della rete di assistenza sanitaria territoriale e disponendo un programma mirato di potenziamento ospedaliero e di dotazione tecnica nei settori critici dei posti di terapia intensiva, area medica ad alta potenzialità, servizi Dea e di pronto soccorso;

oltre al grave problema delle liste di attesa permane il fatto che nonostante i Livelli essenziali di assistenza siano stati modificati nel 2017 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017), ad oggi non sono ancora operativi, poiché non è stato emanato il decreto tariffe necessario a dare applicazione alle prestazioni ivi previste; un provvedimento atteso e non più rinviabile dal quale dipendono non solo i nuovi Lea ma che consentirebbe anche di rimettere al passo con i tempi, i vecchi tariffari fermi al 1996 per la specialistica e al 1999 per la protesica; dalla procreazione medicalmente assistita allo screening esteso neonatale per la Sma, dalla consulenza genica fino a prestazioni di elevatissimo contenuto tecnologico come l'adroterapia o di tecnologia recente come l'enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica, agli ausili informatici e di comunicazione (inclusi i comunicatori oculari e le tastiere adattate per persone con gravissime disabilità) agli apparecchi acustici a tecnologia digitale, alle attrezzature domotiche e ai sensori di comando, fino ad arti artificiali a tecnologia avanzata e ai sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo sono solo alcune delle oltre 3mila, tra vecchie e nuove, prestazioni di specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica che aspettano una loro piena applicazione;

è necessario, come affermato dallo stesso Presidente della Repubblica Mattarella in occasione del discorso di fine anno 2022 «operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive»;

è irricevibile la proposta di una autonomia differenziata anche in materia sanitaria che cancellerebbe il nostro il Servizio sanitario nazionale (Ssn), tradendone i principi di universalità, equità e solidarietà, per cui tutti i cittadini, indipendentemente da origini, residenza e censo devono essere curati allo stesso modo con oneri a carico dello Stato, mediante prelievo fiscale su base proporzionale;

è necessario prevenire una parcellizzazione non sostenibile non solo per quanto riguarda i Lea ma anche in altre materie e competenze, come la politica dei farmaci, la sanità animale, le specializzazioni della dirigenza, igiene e sicurezza negli ambienti scolastici e altro ancora;

la pandemia da COVID-19 ha evidenziato la gravissima carenza di personale sanitario nel nostro Servizio sanitario nazionale che ha sempre maggiori difficoltà a reperire sul mercato del lavoro personale dirigente medico; criticità che investe trasversalmente tutta la professione medica con particolare riferimento alle specialità di anestesia e rianimazione, medicina d'urgenza, malattie infettive, pneumologia, ostetricia e ginecologia, pediatria, radiodiagnostica;

per il personale del comparto si rileva un'offerta di operatori significativamente insufficiente rispetto ai nuovi fabbisogni, con particolare riferimento agli infermieri, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnici di laboratorio biomedico, assistenti sanitari e operatori socio-sanitari;

secondo l'ultimo rapporto Agenas del novembre 2022 la criticità vera ed immediata riguarda il personale infermieristico: l'Italia ha un numero di infermieri inferiore rispetto a quello della media europea. Infatti, secondo i dati OECD del 2020 nel sistema sanitario italiano operano 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, rispetto a una media europea di 8,8 e a punte di 18 per la Svizzera e la Norvegia, 13 per la Germania, 11 per la Francia e 8,2 per il del Regno Unito;

il ricorso a soluzioni temporanee come i contratti a tempo determinato, l'utilizzo del lavoro a cottimo dei «medici a gettone», l'aumento dell'età pensionabile a 72 anni per i medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari, il reintegro dei medici no vax sono solo palliativi che non solo non affrontano la reale carenza di personale ma minano la sicurezza e la salute delle persone;

è urgente mettere in campo interventi strutturali, primo tra tutti l'abolizione del tetto di spesa sul personale al fine di consentire l'immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti a entrare nel Servizio sanitario nazionale ma, di fatto, bloccati da misure temporanee e non risolutive;

le strutture di Medicina dell'emergenza-urgenza sono uno dei pilastri principali del Servizio sanitario nazionale e come rileva la Società italiana di medicina d'emergenza urgenza (Simeu) gli accessi al pronto soccorso sono in costante aumento, con situazioni di affollamento, lunghe attese, una permanenza nei pronto soccorso che a volte supera le 24 ore; questo a fronte di una carenza di organico ormai cronica: mancano oltre 5 mila medici e circa 12 mila infermieri, con un conseguente sovraccarico di lavoro, stimato tra il 25 e il 50 per cento per il personale medico e sanitario impiegato in prima linea che rischia di far saltare quel principio di universalità dell'accesso alle cure su cui si fonda il nostro Sistema sanitario nazionale;

queste cifre fanno emergere un quadro non più sostenibile a cui è necessario dare risposte veloci e concrete partendo da un miglioramento delle condizioni di lavoro di medici e infermieri impiegati nella medicina dell'emergenza-urgenza;

nel secondo anno di pandemia la spesa sanitaria del Servizio sanitario nazionale; seppur con minore impatto, ha proseguito la sua crescita fino a quota 126,6 miliardi di euro, ai quali si aggiungono ben altri 37,16 miliardi di euro per prestazioni sanitarie pagate direttamente dai cittadini al di fuori del Servizio sanitario nazionale;

come rilevato dal Rapporto n. 9 della Ragioneria generale dello Stato pubblicato ad ottobre 2022, nell'anno 2021 sono tornate a crescere le spese per la sanità privata, in particolare quelle sostenute direttamente dai cittadini (out of pocket), in massima parte per farmaci non rimborsabili, visite mediche e diagnostica;

secondo l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva «Rapporto civico sulla salute 2022» si aspetta fino a 720 giorni per una mammografia, fino a 362 giorni per una visita con il diabetologo, fino a 180 giorni per sottoporsi a un intervento oncologico, fino a 100 giorni per una colonscopia, fino a un anno per un intervento cardiologico e ortopedico, fino a 180 giorni per un intervento oncologico;

sempre più cittadini rinunciano a prestazioni sanitarie nel pubblico a favore di strutture private che sono in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali (a volte anche inferiori) e soprattutto in tempi più rapidi rispetto alle lunghe liste di attesa della sanità pubblica; ma la «sanità integrativa» non ha l'obbligo dei Lea, può selezionare i pazienti, non si occupa di prevenzione, non deve svolgere attività di emergenza e urgenza;

per tale motivo deve completare il suo iter il più velocemente possibile il decreto del Ministero della salute, attuativo della misura contenuta nella legge concorrenza 2021 (legge n. 118 del 2022), che ha fissato nuove regole per i rapporti tra il privato e il Servizio sanitario nazionale, e che prevede nuove regole e verifiche per il rilascio di nuovi accreditamenti a strutture private e per la selezione dei soggetti privati che possono stipulare accordi con Servizio sanitario nazionale;

la stessa attività intramoenia, a cui sempre più spesso ricorrono i cittadini, è un'altra faccia delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dell'impossibilità di ricevere in tempi brevi assistenza;

secondo l'ultimo rapporto dell'Agenas l'intramoenia passa dall'8 per cento per le visite oncologiche e fisiatriche al 42 per cento per ecografie ginecologiche. In particolare, in 13 regioni su 21 il rapporto tra attività in Alpi e in regime Istituzionale risulta superiore al 100 per cento per alcune prestazioni, soprattutto in ambito ginecologico ed è ormai praticamente azzerata l'intramoenia «fuori le mura» poiché il 99 per cento dell'attività si svolge all'interno dell'azienda o in strutture in rete con prenotazioni centralizzate nella maggior parte delle regioni;

la pandemia da COVID-19 ha inciso fortemente anche sull'assistenza ospedaliera, dove dal 2015 (decreto ministeriale 70 del 2015) è stata prevista una riduzione dei posti letto per una maggiore efficienza e specializzazione della stessa rete ospedaliera anche in un'ottica di una maggiore integrazione con l'assistenza territoriale per una presa in carico da parte di quest'ultima dei casi meno gravi;

accanto all'indispensabile riforma dell'assistenza ospedaliera e di quella territoriale, occorre rafforzare la prevenzione e la promozione della salute, per ridurre l'incidenza delle malattie e la mortalità e, di conseguenza, i costi per il Servizio sanitario nazionale adeguando il nostro sistema a standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee;

in questi anni di emergenza pandemica si è rafforzata nel Paese la consapevolezza che una rete integrata di servizi territoriali di base è indispensabile per assicurare capillarmente la presa in carico delle persone e delle comunità, garantendo l'accessibilità e la continuità delle cure anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e più difficili da raggiungere;

è importante, quindi, ridare slancio ai consultori istituti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie e delle famiglie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR e dagli atti attuativi;

un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;

è necessario rivedere i protocolli di accoglienza nelle unità di ostetricia per assicurare l'accesso del padre o di una persona di fiducia della donna durante il travaglio, il parto e la degenza ospedaliera visto che l'esperienza della gravidanza, della nascita e dell'allattamento sono elementi fondanti della genitorialità consapevole, della nurturing care e della promozione della salute delle madri, dei padri e dei bambini e bambine;

tra le tante nefaste conseguenze della pandemia di COVID-19 c'è l'aumento del disagio psicologico nelle persone più fragili e tra i giovani, un problema urgente di cui solo un Servizio sanitario nazionale rafforzato con risorse e professionalità può farsi adeguatamente carico;

il benessere psicologico deve diventare un obiettivo fondamentale per il nostro Servizio sanitario nazionale, perché è un requisito fondamentale per la qualità della vita individuale, sociale e per la salute; a questo scopo vanno adottati programmi centrati sulla scuola come luogo dello sviluppo della persona e sui servizi sociali come strumenti di un welfare inclusivo;

i cittadini italiani, sia minorenni sia adulti, in base ai Livelli essenziali di assistenza vigenti hanno diritto al sostegno psicologico e alla psicoterapia e per garantire tale diritto, oltre al bonus psicologo, occorre dotare il Paese di una rete di prevenzione e promozione psicologica pubblica;

in tema di prevenzione l'istituzione della rete denominata sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps) sottolinea l'urgente necessita di un l'approccio «One Health» nella tutela della salute pubblica;

tenendo conto di tale approccio nel settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «One health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254(INI)) rilevando che l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia, determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea;

per dare seguito a tale piano è necessario sviluppare e consolidare la fondamentale collaborazione a livello dell'Unione europea in tema di antimicrobico-resistenza nonché mantenere aggiornato costantemente il prontuario farmaceutico nazionale, con particolare riguardo alle indicazioni d'uso degli antimicrobici a tutela dell'appropriatezza prescrittiva e a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria;

per quanto riguarda la spesa farmaceutica sia territoriale che ospedaliera, è necessario agire per controllarne l'andamento evitando il superamento dei tetti di spesa,

impegna il Governo:

1) a salvaguardare e potenziare su tutto il territorio nazionale l'universalità, l'uguaglianza e la qualità delle prestazioni di cura ed assistenza erogate dal Servizio sanitario nazionale;

2) a recedere dalla proposta di riforma che prevede di applicare il principio di «autonomia differenziata» nella tutela della salute pubblica, in quanto scelta ingiusta e inefficace che aumenterebbe le disuguaglianze tra i singoli sistemi sanitari regionali violando il principio costituzionale di uguaglianza «davanti alla legge» proprio in tema di salute, un «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;

3) a promuovere un approccio One Health del Servizio sanitario nazionale perché qualità ambientale e benessere animale sono elementi fondamentali nella tutela della salute pubblica;

4) a portare avanti, con determinazione, le riforme e gli investimenti previsti dalla Missione 6 del PNRR, definiti con le regioni e condivisi con l'Unione europea, che rappresentano una concreta opportunità di rilancio per il nostro Servizio sanitario nazionale;

5) ad attuare ed implementare i «modelli e gli standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» (definiti dal decreto 23 maggio 2022, n. 77) per superare insostenibili diseguaglianze territoriali e garantire efficacemente su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di assistenza (Lea);

6) ad adottare le iniziative di competenza volte a implementare nel triennio 2024/2026 le risorse previste dall'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), al fine di garantire alle Case della comunità, agli Ospedali di comunità, alle Unità di continuità assistenziale ed alle Centrali operative territoriali un adeguato standard di personale sanitario a tempo indeterminato che possa lavorare stabilmente in team multiprofessionali;

7) a predisporre la riforma della medicina generale per valorizzare al meglio il prezioso lavoro dei medici di medicina generale, rendendoli pienamente protagonisti e connessi con la nuova rete territoriale che si realizza con la Missione 6 del PNRR sburocratizzando la loro attività e riformandone il percorso di formazione professionale;

8) a garantire, nei tempi definiti dalla Missione 6 del PNRR al fine di migliorare l'assistenza ai malati cronici ed alle persone affette da malattie rare, lo sviluppo della telemedicina ed in particolare l'implementazione, su scala regionale, dei servizi di telemonitoraggio, teleassistenza, televisita, teleconsulto, assumendo la casa come «primo luogo di cura»;

9) a sostenere le iniziative di prevenzione e ricerca definiti nella Missione 6 del PNRR e in particolare: la creazione di una rete di centri di trasferimento tecnologico, il rafforzamento e lo sviluppo qualitativo e quantitativo degli Hub life science per area geografica (Nord – Centro – Sud Italia), la fondazione HUB Antipandemico (APH), istituita dall'articolo 1, comma 945, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

10) a portare avanti il Programma nazionale «Equità nella Salute» finanziato con 625 milioni dall'Unione europea per progetti da realizzare nel nostro meridione, relativi alla medicina di genere, alla salute mentale, al contrasto della povertà sanitaria e agli screening oncologici;

11) a fornire al Parlamento, ogni 6 mesi, informazioni puntuali sullo stato di attuazione della Missione 6 del PNRR;

12) a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera: liberando gli ospedali, grazie alla nuova rete territoriale prevista dalla Missione 6 del PNRR, da una quantità insostenibile di accessi impropri e riformando il decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015;

13) a prevedere l'adeguamento del livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato in misura pari al 7 per cento del Pil per l'anno di riferimento;

14) a modificare i criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale applicando il parametro della «deprivazione economica», con un suo peso ponderato sulla quota incrementale da assegnare alle regioni più svantaggiate;

15) ad assicurare meccanismi di controllo affinché le nuove risorse attribuite alle regioni siano collegate prioritariamente a misure volte a ridurre la mobilità passiva e le liste di attesa;

16) ad assumere misure strutturali, quali a esempio il superamento definitivo del tetto di spesa per il personale, al fine di porre fine alla carenza di personale medico e sanitario nel nostro Servizio sanitario nazionale;

17) ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie, a partire dai rinnovi contrattuali, per adeguare la retribuzione dei professionisti sanitari italiani a quella media degli altri grandi Stati europei;

18) a predisporre iniziative urgenti volte a ovviare alla carenza di personale nei pronto soccorso attraverso specifici interventi che rendano maggiormente attrattivo il Servizio per i giovani medici che intraprendono la specializzazione in medicina d'emergenza-urgenza;

19) ad adottare iniziative di competenza volte a incentivare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale infermieristico a svolgere la propria attività professionale in ambiti territoriali disagiati, al fine di assicurare anche in queste zone un'adeguata assistenza primaria;

20) a predisporre adeguate risorse e misure incentivanti, per quanto di sua competenza, per il personale operante nei servizi del 118 (cosiddetta emergenza territoriale), di norma, titolare di un rapporto convenzionale con il Servizio sanitario nazionale;

21) a garantire la centralità e l'unitarietà del sistema sanitario nazionale, approvando il decreto tariffe e dando finalmente attuazione alla riforma dei livelli essenziali di assistenza fermi al 2017 consentendo così l'erogazione delle nuove prestazioni e l'aggiornamento dei tariffari fermi al 1996 per la specialistica e al 1999 per la protesica;

22) ad aggiornare, al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato;

23) ad introdurre il budget di salute quale prezioso strumento di integrazione sociosanitaria finalizzato a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l'isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo;

24) a valorizzare e sviluppare, come previsto dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge n. 34 del 2020, la figura dell'infermiere di comunità, implementando il relativo processo formativo;

25) ad assumere con urgenza tutte le iniziative necessarie per far fronte alla crescente carenza di veterinari pubblici anche in considerazione e delle gravi emergenze sanitarie derivanti da epidemie che colpiscono gli animali;

26) a prevedere iniziative volte a velocizzare le procedure di riconoscimento dei titoli esteri per i professionisti sanitari, come misura aggiuntiva per ovviare alla carenza di medici e professionisti nelle strutture sanitarie e sul territorio;

27) a implementare la farmacia dei servizi approvando, dopo la positiva sperimentazione fatta nel 2022, un nuovo sistema di remunerazione e rinnovando la convenzione tra il Servizio sanitario nazionale e le farmacie italiane anche sulla base dei tanti nuovi servizi erogati;

28) ad adottare iniziative per sviluppare la rete dei consultori familiari quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, della coppia e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute;

29) ad assumere le iniziative di competenza volte a rendere disponibile e gratuito in tutta Italia l'accesso alla contraccezione tramite dispositivi ormonali e medici, in linea con i princìpi posti dalla legge n. 194 del 1978, superando l'arretratezza del nostro Paese su questo fronte, per ridurre gravidanze indesiderate e l'incidenza di malattie sessualmente trasmissibili come l'Hiv, garantendo la tutela della salute sessuale e riproduttiva delle giovani generazioni anche grazie al potenziamento dei programmi di educazione e salute sessuale;

30) ad adottare iniziative efficaci, con obiettivi misurabili, per contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della tutela della salute umana, animale e dell'ambiente, introducendo misure finalizzate all'uso corretto e appropriato degli antimicrobici;

31) a promuovere campagne di sensibilizzazione in tutti i setting di cura e presso le farmacie miranti alla tutela dei comportamenti corretti, all'aderenza terapeutica per quanto riguarda l'uso degli antimicrobici e all'utilizzo costante delle norme igienico-sanitarie preventive;

32) a valutare la fattibilità di avviare iniziative graduali volte alla distribuzione degli antibiotici in confezioni sufficienti e non superiori al periodo di terapia, secondo le indicazioni mediche, anche con confezioni personalizzate;

33) ad avviare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria, nonché a impedire l'illegittima vendita online dei farmaci soggetti a prescrizione medica o veterinaria, informando e sensibilizzando i cittadini, tramite campagne informative, sui rischi connessi a tali acquisti;

34) ad adottare le iniziative di competenza volte a consentire alle persone senza dimora, prive della residenza anagrafica nel territorio nazionale o all'estero, di iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di scegliere il medico di medicina generale e di accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia;

35) a predisporre, per quanto di competenza, misure uniformi su tutto il territorio nazionale al fine di assicurare, nel rispetto della salute di tutti i soggetti coinvolti, misure volte a garantire nei percorsi nascita e durante la degenza ospedaliera la presenza del padre o di una persona a scelta della donna anche oltre il mero orario di visita.

Seduta dell' 8 marzo 2023

Dichiarazone di voto di Gian Antonio Girelli