29/05/2023
Irene Manzi
Zingaretti, Ascani, Furfaro, Orfini, Fornaro, Berruto, Toni Ricciardi, Casu
1-00147

La Camera,

   premesso che:

    le proteste degli studenti davanti alle università delle ultime settimane hanno fatto emergere, a partire dall'elevato importo degli affitti (cosiddetto caro affitti), l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

    il problema del caro affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla Costituzione;

    l'articolo 34 della Costituzione stabilisce che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;

    prima, la pandemia ha costretto gli studenti a rimanere in casa per due anni. Ora, con la ripresa delle attività, si trovano di fronte a un altro ostacolo: l'elevato costo delle tasse universitarie e degli affitti. Se studiare diventa un lusso che solo pochi possono permettersi, si sta negando un diritto fondamentale e creando un futuro meno promettente per tutti;

    l'articolo 1, commi 252-266, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), ha introdotto per le istituzioni universitarie e dell'alta formazione la disciplina della no tax area, diretta a consentire a quanti sono in possesso di un reddito Isee di entità prefissata di beneficiare dell'esonero dal pagamento delle tasse universitarie;

    dalla sua effettiva operatività, nell'annualità 2017/2018, tale misura, finalizzata ad ampliare l'accesso all'istruzione terziaria degli studenti in condizioni disagiate, ha prodotto un significativo incremento degli studenti totalmente esonerati dalle tasse universitarie su base Isee (passati dal 10,2 per cento del 2016/2017 al 29,3 per cento nel 2020/2021) e l'aumento di quasi il 39 per cento degli aventi diritto alla borsa;

    il recente rapporto pubblicato da Federconsumatori sui costi della vita da universitario rivela che un fuori sede in terza fascia, con 40 mila euro di reddito familiare lordo, spende in media 9.211 euro annui affittando una stanza singola (+9 per cento rispetto al 2010) e 8.101 euro annui affittando una stanza doppia (+12 per cento rispetto al 2010). Di poco inferiore la spesa per gli studenti in seconda fascia, con un reddito lordo inferiore ai 20 mila euro, per i quali le spese di alloggio fanno registrare un tasso di aumento analogo alla terza fascia;

    l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza;

    dall'analisi svolta dalle associazioni studentesche e rese note dal Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari), nell'ultimo rapporto sulla condizione studentesca, il dato che emerge in modo prorompente è lo squilibrio esistente rispetto agli alloggi studenteschi tra copertura del servizio pubblico e copertura delle locazioni private;

    i posti alloggio forniti dagli enti regionali per il diritto allo studio non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno di una sistemazione per studenti e studentesse;

    una carenza aggravata dall'aumento esponenziale del numero degli studenti che negli ultimi anni hanno cambiato città per affrontare il percorso universitario: se nel 2006 i fuori sede erano 350 mila, nel 2010 sono saliti a 750 mila, mentre nel 2019 hanno raggiunto quota 830 mila, a fronte di una disponibilità di circa 40 mila alloggi universitari;

    non potendo accedere agli alloggi pubblici e alle case dello studente, molti fuori sede sono costretti a prendere in affitto, spesso «in nero», abitazioni private i cui canoni di locazione mensile in alcune città difficilmente scendono sotto i 700 euro. Ma anche ricorrendo al mercato degli alloggi privati non è facile trovare una sistemazione: secondo l'Associazione nazionale degli studenti fuori sede esiste solo un alloggio disponibile ogni 15 studenti;

    secondo l'Unione piccoli proprietari (Uppi), che ha incrociato i dati Istat e quelli del Ministero, resi pubblici nel 2021/2022, sono almeno 64 mila gli studenti fuori sede che non possono assolutamente permettersi un affitto di mercato;

    al netto di chi beneficia, in base a criteri di reddito e merito, di alloggi gratuiti o a prezzo calmierato negli studentati, la popolazione interessata ad un intervento immediato è pari ad almeno 80.000 studenti nelle città a maggiore «tensione abitativa studentesca», dei quali circa il 20 per cento può integrare con i redditi familiari o con occupazioni saltuarie;

    da numerose analisi effettuate a livello nazionale, sommando i posti gestiti direttamente dagli organismi regionali per il diritto allo studio, a quelli in capo agli atenei e a quelli dei collegi non statali legalmente riconosciuti, si arrivano a sfiorare 51 mila posti alloggio a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni, meno di un terzo dell'offerta residenziale di Francia e Germania;

    parte di questo fenomeno è anche la tendenza al pendolarismo, confermata dall'ultima indagine di Eurostat sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani. Il rapporto rivela che il 50,6 per cento per abbattere i costi dell'affitto e per la difficoltà di reperire un alloggio sceglie di fare il pendolare, rinunciando di fatto a vivere pienamente l'esperienza degli studi universitari;

    l'esiguo numero dei posti letto nelle residenze universitarie consente a poco meno del 5 per cento degli studenti fuori sede di usufruirne. A ciò si aggiunge il ritardo nei tempi di pubblicazione dei bandi e delle relative graduatorie, nonché dell'assegnazione dei posti letto che, spesso, vengono messi a disposizione degli studenti quando l'anno accademico è già cominciato;

    negli ultimi anni si è registrato un costante intervento finalizzato ad aumentare le risorse del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine di ridurre il numero degli studenti cosiddetti «idonei non beneficiari», ossia di studenti che, per mere ragioni legate all'insufficienza dei fondi, non si vedono riconosciuti i benefici, pur rientrando pienamente in tutti i requisiti di eleggibilità per l'accesso agli stessi. La legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 519) ha incrementato il fondo di 70 milioni di euro annui dal 2021. La legge di bilancio per il 2023 (L. 29 dicembre 2022, n. 197, art. 1, comma 556) ha incrementato il predetto fondo di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Ad oggi, il fondo, allocato sul capitolo 1710 dello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, è passato da uno stanziamento di 149,2 milioni di euro per il 2013 a uno stanziamento di 307,8 milioni di euro per il 2022, con un incremento percentuale del 106,3 per cento, a cui andranno ad aggiungersi gli ulteriori stanziamenti della legge di bilancio per il 2023, al momento presenti sono per le annualità 2024 e 2025 e non stabilizzati;

    fino al 2014/2015 il gap tra aventi diritto e borsisti era piuttosto ampio: in media quasi un quarto degli idonei non beneficiava di borsa. A partire dal 2017/2018 quasi il 98 per cento degli idonei è beneficiario di borsa, per effetto combinato dell'aumento delle risorse finanziarie e della revisione dei criteri di riparto del fondo integrativo statale avvenuta nel 2017. Nel nuovo meccanismo di riparto, infatti, è stabilita una corresponsabilità precisa di Stato e regioni nel finanziamento delle borse e impegni economici proporzionati all'entità del fondo integrativo statale ricevuto a carico delle regioni (non inferiore al 40 per cento);

    nonostante tali previsioni, ancora nel 2020/2021 circa 3.000 studenti aventi diritto sono rimasti esclusi dal beneficio;

    il legislatore è, inoltre, intervenuto con il decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020 (articolo 236, comma 3) e con la legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 518), consentendo di ampliare progressivamente le previsioni originariamente recate dalla legge di bilancio per il 2017 relative all'esonero totale dal pagamento del contributo onnicomprensivo annuale per l'iscrizione universitaria (cosiddetta no tax area) e, al contempo, sono state modificate alcune di quelle relative all'esonero parziale, allo scopo comune di ampliare il numero degli studenti beneficiari;

    tuttavia, dai dati Ocse (2020), i relativi Paesi investono mediamente nell'istruzione il 4,9 per cento del prodotto interno lordo, di cui circa l'1,5 per cento in quella terziaria, mentre l'Italia si attesta al di sotto di tale livello, laddove la spesa complessiva è pari al 3,9 per cento, di cui solo lo 0,9 per cento è destinato all'istruzione terziaria;

    in un recente articolo, il quotidiano la Repubblica riportava puntualmente come «dopo cinque anni di continua salita e dopo due anni di pandemia, il numero delle immatricolazioni all'università sia sceso del 3 per cento. Il ritorno delle lezioni in presenza e l'aumento severo del prezzo degli affitti, delle bollette e dei trasporti, ha indotto migliaia di giovani a rinunciare ad iscriversi. Troppo poche e troppo basse sono le borse di studio, assolutamente insufficienti (appena 40.000) i posti negli studentati pubblici che dovrebbero salire a 100.000 nel 2026 grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza»;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha, infatti, previsto specifici interventi a sostegno dell'università al fine di favorire uno sviluppo significativo di un'economia della conoscenza, proposta dall'Agenda di Lisbona del 2000 nella quale università e ricerca svolgono un ruolo fondamentale;

    la missione 4 «Istruzione e ricerca» del Piano nazionale di ripresa e resilienza si propone, quindi, di colmare i ritardi e le carenze accumulate dal Paese nei settori della scuola e dell'università, prevedendo specifici investimenti (1.7 e 1.8) diretti, rispettivamente, ad incentivare la realizzazione di nuove strutture di edilizia universitaria e a finanziare l'aumento delle borse per il diritto allo studio a favore degli studenti meritevoli e bisognosi, aumentandone l'importo di 700 euro in media, arrivando così ad un importo di 4.000 euro per studente e ampliando, al contempo, la platea dei beneficiari;

    nell'ambito della riforma 1.7, con un finanziamento pari a 960 milioni di euro, è previsto- quale target da conseguire entro il mese di dicembre 2026 – la realizzazione di 60.000 posti letto aggiuntivi, «portandoli da 40.000 a oltre 100.000»;

    un primo obiettivo parziale di 7.500 nuovi posti letto risulta conseguito, attraverso lo stanziamento di 300 milioni di euro, entro la scadenza del dicembre 2022, quello successivo – consistente nella realizzazione di almeno altri 52.500 nuovi posti letto entro il settembre 2026 – risulta ancora da avviare, con il rischio concreto di non centrare l'obiettivo entro la scadenza prevista;

    ad oggi risultano stanziati 300 milioni di euro per realizzare i primi 7.500 posti letto;

    il decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144 («aiuti ter»), all'articolo 25, ha stanziato la parte residua delle risorse disponibili – pari a 660 milioni di euro – per l'acquisizione di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    le risorse saranno ripartite tra imprese ed operatori economici, anche in convenzione o in partenariato con le università, con le istituzioni Afam o con gli enti regionali per il diritto allo studio, tramite bando, e avranno la finalità di coprire in tutto o in parte, per i primi tre anni, il costo di gestione dei posti letto da destinare a studenti borsisti fuori sede con contestuale previsione, a favore degli operatori, di un regime di tassazione agevolato;

    la misura introdotta non contiene, però, previsioni riguardo a cosa accadrà al termine del triennio quando i costi ricadranno interamente sull'operatore immobiliare privato, con possibili ripercussioni significative sull'entità della tariffa da applicare agli studenti;

    la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni di euro per il 2024 per il rifinanziamento del fondo affitti studenti fuori sede, decisamente inferiore rispetto allo stanziamento previsto nella legge di bilancio per il 2021 (15 milioni di euro) ed insufficiente, quindi, rispetto alle effettive necessità della popolazione studentesca;

    gli alloggi per studenti sono soggetti al rispetto di standard molto rigidi a tutela della qualità della vita e della sicurezza dei propri studenti. Tali standard non sono previsti per gli affitti presso le abitazioni private, nell'ambito delle quali si verificano in molti casi episodi di degrado e sfruttamento degli studenti;

    la condizione degli studenti si riflette, più in generale, nella situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    nella XVIII legislatura con la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), sono stati stanziati, a favore del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, 230 milioni di euro per l'anno 2022, poi aumentato di ulteriori 100 milioni per l'anno 2022 dall'articolo 37 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, per un totale di 330 milioni di euro, mentre la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), non ha previsto alcun rifinanziamento del suddetto fondo;

    il mancato rifinanziamento del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, strumenti fondamentali per l'attuazione delle politiche di sostegno al diritto alla casa, non consente alle amministrazioni locali di intervenire per affrontare la precarietà abitativa, il caro affitti e gli sfratti per morosità che, come noto, sono ripresi a partire dal 1° gennaio 2022, dopo il blocco stabilito durante il periodo pandemico, determinando così un aumento drammatico delle persone senza casa, e ciò costituisce una vera e propria emergenza nel Paese;

    recenti rilevazioni dell'Istat evidenziano un forte incremento dei canoni di locazione nel corso degli ultimi mesi, che secondo le stime dell'istituto registrano un aumento del 7,4 per cento su base annua e del 14,2 per cento su base biennale, in gran parte a causa dall'aumento dell'inflazione;

    le recenti preoccupazioni espresse da numerosi sindaci, che si trovano in prima fila ad affrontare un problema che investe un numero crescente di residenti e, da ultimo, le proteste degli studenti universitari a fronte del caro affitti, giunti ormai a livelli insostenibili, sono la cartina di tornasole della situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    occorrono, quindi, interventi definiti attraverso una programmazione effettiva degli investimenti per l'edilizia residenziale pubblica, da considerare una componente essenziale per un nuovo welfare in grado di diminuire precarietà e povertà, e investimenti mirati al diritto allo studio e al welfare studentesco, che dovrebbero rappresentare la priorità per il Paese e per il suo futuro,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative urgenti a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari;

2) a garantire che le risorse previste dalla riforma 1.7 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come previsto dal decreto ministeriale 27 dicembre 2022, n. 1437, del Ministero dell'università e della ricerca, vengano utilizzate per il finanziamento di progetti delle università pubbliche per acquisire, costruire e ristrutturare, entro il 2026, studentati universitari pubblici;

3) ad adottare iniziative volte a garantire e monitorare l'obiettivo che almeno il 50 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate a soggetti privati venga investita in nuovi alloggi per studenti coperti dal diritto allo studio;

4) ad incrementare, nel primo provvedimento utile, le risorse del fondo di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, di almeno 60 milioni di euro, finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa per gli studenti fuori sede;

5) a prevedere, nel primo provvedimento utile, un incremento e una stabilizzazione – a decorrere dall'annualità successiva a quella individuata nella legge di bilancio per il 2023 – del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, e altresì a promuovere il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

6) ad adottare iniziative volte a superare la condizione dei cosiddetti studenti idonei alla borsa ma non beneficiari, ovvero di coloro che, pur avendo, ai sensi della disciplina vigente, titolo alla borsa di studio, non ne possono usufruire in ragione dell'insufficienza complessiva delle risorse stanziate;

7) a istituire un tavolo permanente per la questione abitativa coordinato dal Ministero dell'università e della ricerca e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, che coinvolga le associazioni studentesche, i sindacati, le parti sociali e i soggetti di rappresentanza del mondo universitario quali Cnsu, Cun, Crui;

8) a garantire, in attuazione della legge 14 novembre 2000, n. 338 – che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari – adeguate risorse per concludere la graduatoria ed emanare quanto prima gli attesi bandi ministeriali (IV-V) e i relativi decreti di piano;

9) a mettere in atto azioni informative capillari dirette alle scuole secondarie superiori sul funzionamento e sulle opportunità garantite dalla disciplina della no tax area, al fine di favorire la transizione scuola-università, consentendo così agli studenti di essere consapevoli della possibilità di essere esentati dalla contribuzione studentesca.

Seduta del 29 maggio 2023

Illustrazione di Irene Manzi

Seduta del 31 maggio 2023

Dichiarazione di voto di Nicola Zingaretti