23/04/2024
Matteo Orfini
CUPERLO, STUMPO, PROVENZANO, BRAGA, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO
3-01165

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione Rai «Il Cavallo e la Torre» del 12 aprile 2024 ha diffuso una mail del 27 giugno 2022 originata dalla centrale operativa nazionale della Guardia costiera e indirizzata alle sedi operative periferiche per impartire nuovi parametri di intervento della stessa Guardia costiera nei confronti di «eventi connessi al fenomeno migratorio»;

   i nuovi criteri derivano dalle «disposizioni tattiche» impartite dal «livello politico» e attengono ad una diversa attribuzione di ruoli alla Guardia di finanza, chiamata a svolgere il primo intervento come forza di polizia (law enforcement) nei confronti delle imbarcazioni cariche di migranti entro il limite dell'area di soccorso (Sar) italiana, sotto il coordinamento non più della centrale operativa della Guardia costiera, ma del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza;

   tali disposizioni, per diretta ammissione del capitano di vascello che le firma, modificano il «modus operandi» della Guardia costiera, di fatto escludendone competenze e attribuzioni nel caso di eventi migratori se non in caso di pericolo conclamato: ovvero in situazioni in cui esiste un pericolo potenziale e per le quali si rendono perciò necessari la valutazione del rischio e la conseguente assunzione di operazioni dirette o il coinvolgimento di ogni unità navale disponibile e adeguata alla tipologia di intervento;

   il messaggio in questione precede di pochi mesi il naufragio di Steccato di Cutro che costò la vita di 105 persone;

   considerato «evento migratorio» di esclusiva rilevanza di polizia di frontiera (e non di immediato intervento di assistenza e soccorso), quel caso coinvolse due motovedette della Guardia di finanza, rientrate in porto senza neppure raggiungere il caicco, a causa delle peggiorate condizioni del mare. La Guardia costiera non intervenne e l'imbarcazione affondò a pochi metri dalla costa;

   il comandante della capitaneria di Crotone dichiarò che quel mare forza quattro avrebbe potuto essere ben fronteggiato dalle motovedette della Guardia costiera, costruite per gli interventi in condizioni estreme. Aggiunse che il loro mancato coinvolgimento era da farsi risalire a imprecisate «regole che ci sono a livello interministeriale» e che oggi alla luce del documento reso noto sono inequivocabili –:

   se il documento della Guardia costiera di cui in premessa non confligga con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali che affidano alla stessa il coordinamento degli interventi per ogni situazione di pericolo in mare, non soltanto conclamata, ma anche potenziale, e se non si intenda ritirare tale direttiva ripristinando l'assoluta priorità della salvaguardia della vita umana in mare.

Seduta del 24 aprile 2024

Illustrazione di Nicola Stumpo, risposta del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, replica di Matteo Orfini

NICOLA STUMPO, Grazie. Presidente. Ministri, colleghi, noi oggi ripartiamo da una vicenda triste, tristissima, una strage avvenuta più di un anno fa sulle spiagge di Steccato di Cutro, di cui pochi mesi fa non in tantissimi, non il Governo, sono andati a ricordare quelle vittime. Vedete, lo facciamo ripercorrendo le informazioni date da una trasmissione televisiva, in ragione di un documento che dà le direttive in caso di avvistamento di barconi. Queste direttive non dicono soltanto cosa bisogna fare. Bisogna anche assumersene le responsabilità, in questo minuto, vede, senza che io ora entri nel merito, perché ho avuto modo di leggere la nostra interrogazione, vorrei ricordare al Governo che oltre alle direttive e alle leggi che si scrivono, esiste la vecchia legge del mare, non le leggi sul mare, dove il primo compito è salvare le vite umane e quello che noi vi chiediamo se dopo aver applicato, forse no, alcune direttive, fino in fondo non mi sentiate responsabili di quello che è successo.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la e-mail citata nel quesito non confligge con il quadro normativo vigente, in quanto verte sulla specifica materia di cui al Decreto interministeriale del 14 luglio 2003, relativo all'accordo tecnico operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell'immigrazione clandestina, nel cui ambito opera uno specifico tavolo tecnico di coordinamento. Tale quadro normativo è stato integrato dal decreto legislativo n. 177 del 2016 e dal decreto del Ministro dell'Interno del 15 agosto 2017 con i quali sono stati attribuiti alla Guardia di finanza compiti in esclusiva di polizia e di pubblica sicurezza nel mare. Nel giugno del 2022, durante uno degli incontri del tavolo, è stato evidenziato il fenomeno ricorrente, quello della incompetenza territoriale, sollevato da diverse procure, che ritenevano viziati di atti di polizia posti in essere dalla Guardia di Finanza nella fascia di mare compresa tra le 12 e le 24 miglia. Per far fronte a tale situazione, si è deciso nell'ambito del tavolo tecnico che le unità della Guardia di Finanza sarebbero tatticamente riposizionate in modo tale da poter agire all'interno del solo mare territoriale, ossia le 12 miglia di mare dalle linee di base, assicurando comunque un'attività di solo monitoraggio a distanza per la restante zona compresa tra le 12 e le 24 miglia. Nello stesso tavolo il rappresentante del Comando generale ha ribadito che la Guardia costiera avrebbe continuato a presidiare tutta l'area SAR. Sempre con riferimento all'e-mail del 24 giugno all'allora capo centrale operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto, questa e-mail ha lo scopo di far conoscere alle sale operative delle capitanerie le modalità di gestione delle attività di polizia, che avrebbero potuto coinvolgere, solo in modo concorsuale, anche i mezzi del Corpo, senza minimamente incidere sulla funzione del soccorso e della salvaguardia della vita umana in mare, di diretta competenza della Guardia costiera e disciplinata da norme internazionali e nazionali.

Nel merito, la comunicazione è stata inoltrata con lo strumento informale dell'e-mail, diretta ai capi reparto operativo delle capitanerie interessate e non era che un mero riepilogo di indicazioni operative, in caso di concorso dei mezzi della guardia costiera in attività di law enforcement nelle diverse zone di mare, di cui al citato decreto interministeriale del 2003. Tutto ciò, fermo restando il richiamo alle esclusive competenze di coordinamento delle attività di ricerca e soccorso e al configurarsi di situazioni di pericolo per la salvaguardia delle vite umane in mare. Cerco di essere breve, Presidente. Pertanto, il contenuto della suddetta e-mail non incideva in alcun modo sull'esercizio delle fondamentali funzioni di ricerca e soccorso in mare affidate al Ministero delle Infrastrutture, né tanto meno sul coordinamento delle relative attività in mare della Guardia costiera che, dal 1992 ad oggi, ha tratto in salvo diverse centinaia di migliaia di persone. La disposizione dell'esercizio di funzioni di Polizia in materia migratoria, emersa nel suddetto tavolo, non confligge con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali in materia di ricerca e soccorso. Si ritiene, quindi, che l'e-mail in questione non possa essere collegata al tragico evento di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, le cui dinamiche peraltro sono al vaglio della competente autorità giudiziaria.

MATTEO ORFINI, Grazie, Presidente. Ministro, anzi, Ministri - visto che c'è anche Piantedosi e mi pare utile che ci sia -, il problema è che nella notte della tragedia di Cutro le cose sono andate esattamente come raccontava quella e-mail, cioè c'è il caso di una nave in difficoltà, stracarica di persone, uomini, donne e bambini, c'è il mare forza 4, c'è una segnalazione alle autorità italiane che c'è necessità di intervenire e nessuno interviene, non interviene la Guardia costiera, interviene, invece, la Guardia di finanza che, però, non ha motovedette in grado di reggere il mare forza 4 e che interviene esattamente in ossequio a quanto scritto in quella e-mail, perché non viene aperto un caso SAR e, quindi, non si ritiene necessario intervenire. L'effetto di questa cosa è che muoiono 105 persone; 105 persone sono morte perché per tre volte si sarebbe potuto uscire per andarle a prendere, ma nessuno è andato a prenderle.

Da un anno noi chiediamo verità su che cosa è successo quella notte. L'abbiamo fatto con tutti gli strumenti a nostra disposizione, in Commissione, in Aula, con interrogazioni e, addirittura, con un accesso agli atti firmato da tutte le forze d'opposizione che ci avete negato, perché su questa cosa non si vuole dire la verità e non si vuole la trasparenza.

Allora, certo, c'è un'indagine della magistratura, però, ci sono anche le responsabilità politiche, perché se da anni si criminalizzano le attività di soccorso in mare e si costruisce un meccanismo che cerca di inibirle, prima o poi, la tragedia accade. E si criminalizzano i migranti; Ministro Piantedosi, lei, in quelle ore, diede la colpa ai morti, del naufragio, mentre noi andavamo a visitare il luogo della tragedia, a incontrare i superstiti, lei aveva dato, poche ore prima, la responsabilità del naufragio a quelli che erano morti. Allora, quando noi andammo lì, incontrammo i sopravvissuti - e ho finito, Presidente - e si avvicinò a noi uno di loro, un uomo, che ci raccontò di aver perso in quel naufragio la moglie e 3 figli, lo ripeto, 3 figli. Ci guardò negli occhi e ci disse: sapevate tutto di noi, tutto, sapevate dove eravamo, sapevate che il mare era in tempesta, sapevate che la nave era in difficoltà, perché non siete venuti a salvarci? Noi, a quella domanda, non abbiamo saputo dare una risposta, avreste dovuto darla voi, avete avuto un anno, compresa questa occasione, per dire che cosa è successo e perché quelle persone sono morte e non l'avete fatto…

 La risposta - e ho finito - è semplicissima: perché quei 105 morti voi ce li avete sulla coscienza.