16/04/2024
Irene Manzi
BERRUTO, ORFINI, ZINGARETTI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO
3-01152

l Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   anche in seguito alla decisione unanime del consiglio di istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello (Milano) di una giornata di chiusura il 10 aprile 2024, in occasione della festa di fine Ramadan, nel corso del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2024 il Ministro interrogato, come riportato dalla stampa, avrebbe sollevato il tema della «chiusura delle scuole per festività non riconosciute dallo Stato»;

   durante la festa per i 40 anni della Lega, tenutasi il 14 aprile 2024 a Varese, il Ministro interrogato avrebbe, anche in tale occasione, annunciato l'avvio di un provvedimento, dichiarando che «non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato»;

   l'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo n. 297 del 1994, recante «Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado», stabilisce che tra le competenze del consiglio d'istituto vi sia proprio «l'adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali»;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 che disciplina l'autonomia scolastica stabilisce che essa è «garanzia di pluralismo culturale che si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti»;

   in tal senso, ogni istituto italiano può decidere in autonomia le proprie pause didattiche. Basti pensare a quello che accade a Ivrea, dove per il celebre carnevale le scuole chiudono per più giorni durante quella settimana rispetto ad ogni parte d'Italia, o in città come Prato, dove c'è una comunità cinese numericamente importate in cui in diverse scuole, a quanto consta agli interroganti, già si adottano misure del genere nei giorni del Capodanno cinese, ma ci sono anche scuole che adattano il calendario per far svolgere ai propri studenti la settimana bianca;

   in materia di calendario scolastico, la competenza spetta alle regioni e – in tal senso – se apparivano già quantomeno singolari gli interventi del Ministro interrogato a commento della delibera dell'istituto di Pioltello, appare quanto più lesivo l'annuncio di un provvedimento che limita il principio, costituzionale, dell'autonomia scolastica –:

   come il Ministro interrogato intenda avviare un provvedimento normativo che disciplini il calendario scolastico senza limitare e ledere il principio, costituzionale, dell'autonomia scolastica.

Seduta del 17 aprile 2024

Illustrazione di Ouidad Bakkali, risposta del Ministro dell'Istruzione e del merito, replica di Irene Manzi

OUIDAD BAKKALI, Grazie, Presidente. Buon pomeriggio ai signori Ministri. Giungo direttamente al quesito che è il cuore della nostra discussione ovvero come il signor Ministro intenda avviare un provvedimento normativo che disciplini il calendario scolastico. Mi riferisco a un provvedimento che dovrebbe rendere non più possibile chiudere le scuole in occasione di festività non riconosciute dallo Stato, senza limitare o ledere il principio costituzionale dell'autonomia scolastica.

Il contesto è chiaro: siamo a Pioltello. È la decisione unanime di sospendere la lezione il 10 aprile in occasione del Eid-El-Fitrft, è il susseguirsi delle dichiarazioni dello stesso Ministro, in aperto conflitto con la scuola, con il DL 297, con il DL 275, contro l'autonomia dei consigli di istituto, l'autonomia scolastica, che si sostanzia proprio nella progettazione pedagogica e culturale, contro le competenze delle stesse regioni, contro una realtà, quella scolastica, che è già plurale, che è già abitata da tanti bambini con background italiano, come background migratorio, non certamente da chiamare stranieri. Ed è contro tutto questo, in nome di una propaganda politica, che arriva a dire che andremo contro addirittura a un principio costituzionale, come quello dell'autonomia scolastica.

Quindi, signor Ministro, le chiediamo di spiegarci in cosa consiste questo provvedimento, come si concilierà con il principio costituzionale dell'autonomia scolastica e quando tutto questo avverrà.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, ritengo l'autonomia un valore molto importante della scuola italiana, ma, deve essere chiaro, autonomia non significa fare ciò che si vuole, deve sempre esplicarsi nel rispetto delle leggi dello Stato. L'autonomia delle scuole è infatti funzionale all'inveramento degli obiettivi definiti dallo Stato.

Iniziamo da Pioltello. Sono intervenuto per far rispettare regole non banali. Capisco che a qualcuno le regole possano non interessare, ma una democrazia vive del rispetto della legge.

La scuola, modificando la sua precedente delibera, ha riconosciuto che le regole erano state violate. Trovo grave che qualcuno abbia cercato di far passare un intervento, volto semplicemente a ripristinare la legalità, come un intervento addirittura razzista.

Veniamo a quanto più in generale ho annunciato nei giorni scorsi. Ricordo che il calendario è di competenza regionale, tant'è vero che il DPR sull'autonomia scolastica prevede la possibilità per le scuole di apportare adattamenti per esigenze rigorosamente legate alla didattica. Si deroga a ciò di cui non si è titolari. E qui veniamo al dunque. Solitamente le regioni concedono alle scuole un margine di adattamento del calendario scolastico di pochissimi giorni. Nel caso della Lombardia, tre giorni. L'intervento che ho anticipato, peraltro previo l'assenso dell'intero Governo, vuole innanzitutto evitare che la scuola precipiti nel caos, nella discriminazione. Abbiamo detto: solo 3 giorni di deroga sono consentiti.

Calcolando che normalmente questi giorni vengono usati nell'interesse delle famiglie, degli studenti e degli stessi docenti per organizzare i cosiddetti ponti a cavallo di due festività, il rischio è che si crei una competizione a rivendicare festività a seconda delle religioni, ma magari addirittura delle festività nazionali di ciascuna comunità, per accaparrarsi un giorno a scapito del tradizionale ponte.

Ogni comunità potrebbe, a quel punto, a buon diritto, rivendicare un giorno di chiusura della scuola, ma, attenzione, chiudere una scuola significa privare del diritto costituzionale allo studio quasi sempre alla maggioranza degli studenti che non si riconoscono in quella religione o in quella festa di una Nazione straniera.

Qui entra in gioco un altro elemento: definire le festività religiose è compito dello Stato, mentre definire il calendario scolastico, il suo avvio, la sua fine e le eventuali chiusure è compito delle regioni. Riconoscere le festività religiose discende fra l'altro normalmente dall'attuazione di una norma costituzionale, l'articolo 8, che, al comma 3, prevede apposite intese fra lo Stato e le confessioni religiose. Risulta, dunque, illegittimo consentire ad una scuola di sostituirsi allo Stato e alle regioni, riconoscendo di fatto festività religiose non riconosciute dall'ordinamento italiano, precludendo il diritto costituzionale allo studio di studenti di altra o di nessuna religione.

Deve essere ben chiaro che la futura normativa che stiamo studiando non sarà contro questa o contro quella religione, ma sarà concepita per garantire la difesa della legalità, per favorire una scuola ordinata che sappia assolvere ai propri compiti istituzionali in una società sempre più complessa e per assicurare il principio di non discriminazione fra le religioni e le nazionalità.

Infine, una considerazione: siamo fermamente convinti che l'integrazione si fa tenendo le scuole aperte, discutendo di valori e di principi, non chiudendo gli istituti che sono i luoghi privilegiati per capire e per capirsi.

IRENE MANZI, Grazie, signora Presidente. Grazie, Ministro. Con estremo rispetto istituzionale dovuto al suo ruolo lo dico a lei e al Governo, per cui ha riferito: esca dalla propaganda, per favore. Lo faccia per il bene della scuola innanzitutto e per il bene di quei valori di autonomia scolastica che, in questa sede, che non vogliono dire contraddire il dettato costituzionale o contraddire la legge, vogliono dire ben altro, vogliono dire innanzitutto garantire - e cito proprio la legge, quindi non esco dalla norma - il pluralismo culturale che si concretizza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione rivolti agli studenti e rivolti alle famiglie, quell'autonomia che ha un principio importante è un valore importante del non lasciare indietro nessuno, del progettare la scuola per ognuno e per ogni studente e ogni studentessa. Badi, signor Ministro, finge di ignorare una cosa, purtroppo, che quell'istituto, che quella chiusura non è stata determinata da motivi religiosi, ma da motivi didattici, come è stato ribadito anche nella successiva delibera adottata dal consiglio di istituto, ancora una volta all'unanimità, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella, come ha ricordato il corpo docente di quell'istituto; non si fa propaganda politica a carico delle scuole, le scuole vanno ascoltate, vanno sostenute, vanno aiutate nel percorso quotidiano difficile, mettendosi a fianco docenti, studenti, dirigenti scolastici e famiglie in particolar modo. Uscite dalla propaganda elettorale che vi accompagnerà e che purtroppo ci accompagnerà da qui alle elezioni europee, perché c'è in gioco un bene molto più prezioso, quello della serenità della comunità scolastica e del valore di una scuola aperta, inclusiva e multiculturale, che è l'articolo 34 della nostra Costituzione a consegnare non solo a noi come parlamentari, ma a lei Ministro, come membro e componente di questo governo