05/12/2018
Chiara Gribaudo
Delrio, Rotta, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Fiano, Lepri, Morani, Pezzopane, Viscomi, Serracchiani, Carla Cantone, Lacarra, Mura, Zan
3-00367

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dall'inchiesta televisiva de Le Iene sono emerse una serie di irregolarità riguardanti l'azienda edile Ardima costruzioni, di proprietà prima di Antonio Di Maio e poi di Paolina Esposito, genitori del Ministro interrogato, e donata nel 2014 alla Ardima srl, di cui sono soci, al 50 per cento ciascuno, lo stesso Ministro e la sorella, Rosalba, mentre il terzo fratello, Giuseppe, riveste il ruolo di amministratore;

   anche dalla documentazione patrimoniale depositata presso la Camera dei deputati dall'onorevole Di Maio emerge la titolarità di una partecipazione nella società Ardima srl; tuttavia, dalla suddetta partecipazione formalmente non risultano derivare redditi;

   Le Iene hanno contattato, tra gli altri, Domenico Sposito, un lavoratore della Ardima costruzioni che dichiara di aver svolto in azienda, per diversi anni, attività lavorativa senza regolare contratto di lavoro, cui ha fatto seguito, nel 2013, l'instaurazione di un contenzioso ancora pendente presso la corte di appello di Napoli;

   alla richiesta di chiarimenti dei giornalisti della trasmissione tv, il Ministro interrogato ha dichiarato di essere all'oscuro della vicenda;

   tale affermazione necessita, a parere degli interroganti, di una verifica scrupolosa, stante la delicatezza del caso e la perplessità generata dal fatto che, al momento dell'acquisizione della proprietà dell'azienda, uno dei due soci potesse essere all'oscuro della predetta controversia giudiziale;

   oltre a questa specifica situazione, sono stati segnalati altri tre casi di operai, Salvatore Pizzo, «Giovanni» e «Stefano», che dichiarano di aver lavorato presso la medesima azienda in «nero» o in condizioni di irregolarità contrattuale e contributiva;

   a seguito di una serie di approfondimenti da parte delle maggiori testate giornalistiche italiane, anche la posizione del Ministro interrogato necessita di chiarimenti in merito all'attività svolta nel corso degli scorsi anni nell'azienda di famiglia, relativamente alla propria condizione contrattuale e contributiva, al fine di fugare possibili dubbi sulla regolarità della prestazione lavorativa svolta –:

   se non intenda fornire ogni utile informazione riguardante la posizione lavorativa e contrattuale dei lavoratori che nel corso degli ultimi 10 anni abbiano prestato attività presso le società Ardima costruzioni e Ardima srl, anche con riferimento al proprio estratto conto contributivo, chiarendo altresì se sia stato percettore di trattamenti di indennità di disoccupazione o di altri redditi per gli anni a decorrere dal 2008, in maniera tale da favorire l'attività, senza condizionamenti, degli organismi preposti all'attività ispettiva. 

Seduta del 5 dicembre 2018

Illustrazione di Luciano Nobili, risposta del governo di Riccardo Fraccaro, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, replica di Alessia Morani.

Illustrazione 

Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi vogliamo e pretendiamo in quest'Aula risposte inequivocabili dal Vicepresidente Di Maio sulle vicende che lo riguardano. Vogliamo sapere perché ha assunto la titolarità dell'impresa Ardima, vogliamo sapere se questo è avvenuto per sottrarla al fisco rispetto ad una vicenda di evasione fiscale e vogliamo sapere perché da titolare ha condotto un'azione legale contro i lavoratori assunti in nero e senza tutele, invece di chiedere loro scusa.

Negli ultimi giorni il Ministro Di Maio, sotto l'abile regia della Casaleggio, ha scaricato le responsabilità su suo padre. E, invece, noi vogliamo risposte da lui, perché nel 2014 non era un ignaro ragazzo ma era il Vicepresidente della Camera. Da lui e neanche da lei, signor Ministro, nell'ingrato ruolo di prestanome del prestanome.

Risposta del Governo

Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo all'interrogazione sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali.

Con riferimento al quesito posto dagli interroganti, il Ministro Di Maio ha già manifestato la propria disponibilità a fornire tutta la relativa documentazione rendendo pubblica la lettera di assunzione e le buste paga nel periodo in cui, da ragazzo, lavorò come manovale nella ditta di famiglia. Il Ministro Di Maio ha altresì fatto presente di aver accettato successivamente, insieme alla sorella, la donazione della Ardima costruzioni poi confluita nell'Ardima srl, di cui è socio al 50 per cento e che attualmente è in fase di liquidazione per la sua prolungata inattività. In ogni caso il Ministro ha chiarito di non essersi mai occupato della gestione di tale ultima società.

In relazione alla vicenda del signor Domenico Sposito, già dipendente della vecchia azienda di famiglia con un contratto part-time nel periodo luglio 2008 - settembre 2011, ricordo che il signor Sposito si è rivolto al giudice del lavoro per accertare che con tale società era intercorso un rapporto di lavoro subordinato full-time anziché part-time. Nell'ambito del giudizio in primo grado con sentenza del 2016 il tribunale competente ha rigettato la sua domanda, considerandola non fondata e condannandolo al pagamento delle spese processuali.

Questi sono gli elementi di fatto della vicenda richiamata dagli interroganti che interessa solo indirettamente il Ministro e non può essere strumentalizzata per sterili polemiche politiche. I provvedimenti assunti in questi primi mesi di legislatura dimostrano, in modo inequivocabile, l'impegno dell'intero Governo e del Ministro Di Maio, in prima persona, sui temi della lotta al precariato, soprattutto giovanile, e al lavoro sommerso e irregolare. Questo Governo, inoltre, fin dall'inizio ha inteso garantire un sistema di tutele per il lavoro, con particolare attenzione al salario minimo, alle garanzie previdenziali, alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. Vanno in questa direzione le norme contenute nel “decreto dignità” e quelle introdotte nel disegno di legge di bilancio 2019, che proprio in questi giorni è all'esame della Camera. A titolo di esempio, segnalo che nell'ambito di quest'ultimo provvedimento abbiamo deciso di rafforzare l'organico dell'ispettorato nazionale del lavoro con 309 unità lavorative per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e ulteriori 330 unità per l'anno 2021. Inoltre, abbiamo innalzato le sanzioni in materia di lavoro aumentandole in una misura che va dal 10 per cento, per le violazioni in materia di tutela della salute, e il 20 per cento, per quelle materie di lavoro irregolare.

Questi sono i fatti del Governo del cambiamento e del Ministro del lavoro, che non potranno essere in alcun modo messi in discussione dalla strumentalizzazione di una vicenda privata lontana nel tempo ed estranea alle responsabilità personali e politiche di Luigi Di Maio.

Replica

Gentile Ministro, ci dichiariamo molto insoddisfatti per la risposta e sconcertati perché Di Maio non ha neppure il coraggio di venire a prendersi le proprie responsabilità davanti al Parlamento. Il padre di Di Maio non c'entra niente; c'entra in tutte queste vicende, invece, il Ministro Di Maio, che non ha chiarito alcune circostanze importanti. Nel 2012 Luigi Di Maio fonda con la sorella la Ardima srl che inizia a funzionare però nel 2014, quando Di Maio è già Vicepresidente della Camera. Nel 2013, però, la madre di Di Maio dona al figlio la sua azienda, che subentra in tutti i rapporti attivi e passivi comprese le cause di lavoro, cause per lavoro nero con accantonamenti societari appositi. Per questo Luigi Di Maio, proprietario al 50 per cento della srl, non poteva non sapere.

Inoltre, risultano debiti del padre di Di Maio con Equitalia per 176 mila euro ed il Ministro non ha ancora chiarito se ha fatto attraverso queste operazioni societarie da prestanome al padre per eludere il fisco. Tra l'altro, il padre di Di Maio, a proposito di conflitti di interessi, beneficerà - guardate un po' - anche del saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia che il vostro Governo ha messo in campo.

Avete chiesto, nel 2013, le dimissioni di un Ministro perché il di lei marito aveva commesso un piccolo abuso edilizio. Qui siamo di fronte ad abusi edilizi enormi: la casa di Luigi Di Maio, 150 metri di abusi, due piani di abusi, oltre, naturalmente, ai terreni di Mariglianella, quelli che Di Maio si era dimenticato e dove passava delle allegre estati insieme agli amici, il lavoro nero, su cui ci sono cause, e anche l'elusione fiscale. Se Di Maio avesse un minimo di dignità si sarebbe già dimesso.

E a proposito di dignità, Federmeccanica, qualche minuto fa, ha fatto un comunicato che il 30 per cento dei contratti, per colpa del vostro decreto dignità, non saranno rinnovati. Vergognatevi!.