22/07/2025
Federico Gianassi
SERRACCHIANI, DI BIASE, LACARRA, SCARPA, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO
3-02112

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il sistema giustizia affronta gravissime criticità: le carceri sono al collasso, 43 detenuti e 3 operatori si sono tolti la vita dall'inizio del 2025; il sovraffollamento, la carenza di personale e il caldo terribile non potranno che rendere sempre più insopportabile la situazione di chi in carcere è detenuto, ma anche per chi ci lavora;

   da quanto emerge ormai da tempo la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza, con l'inazione pressoché totale del Ministro interrogato;

   malgrado questa situazione di evidente crisi del sistema il Ministro interrogato, durante un evento organizzato da Fratelli d'Italia, poco dopo la sconcertante dichiarazione sul sovraffollamento delle carceri che avrebbe contribuito a sventare i suicidi tra i detenuti, raggiunto dai giornalisti ha rilasciato dichiarazioni contenenti pesanti attacchi alla magistratura, ma non solo;

   nei confronti del sostituto procuratore generale della Corte di cassazione Raffaele Piccirillo ha invocato «gli infermieri» e minacciato sanzioni da introdurre con – altre – riforme ad hoc, in relazione ad un'intervista in cui sono spiegati gli errori tecnici commessi dal Ministero della giustizia nella gestione del caso dell'assassino, torturatore, stupratore libico Almasri, scarcerato dal Governo italiano e riportato a casa con volo di Stato;

   peraltro proprio nei giorni scorsi la stampa ha dato ampio risalto alla vicenda Almasri e sarebbe emerso che il Ministero della giustizia era a conoscenza dei fatti ben prima di quanto riferito dal Ministro interrogato in Parlamento, ossia dal 19 gennaio 2025. Sempre sui giornali è stato anche prospettato che il Ministero della giustizia, con il proprio consapevole comportamento, ha determinato la liberazione del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale;

   a distanza di mesi da quegli che gli interroganti ritengono osceni accadimenti, il Ministero risulta ancora omissivo ed evasivo;

   il Ministro interrogato non ha ancora chiarito se fosse a conoscenza dell'intervento del capo di gabinetto prospettato dai giornali, nel qual caso il Ministro stesso sarebbe all'oscuro delle scelte che vengono adottate al Ministero della giustizia, oppure se era consapevole e in questo caso avrebbe mentito al Parlamento –:

   se il Ministro interrogato, anche a seguito di quanto emerso sui giornali, voglia chiarire le ragioni per cui omise negli interventi in aula di dichiarare che il Ministero della giustizia era informato già dal 19 gennaio 2025 dell'arresto di Almasri e, conseguentemente, le motivazioni per cui il Ministero della giustizia ne ha determinato la liberazione.

Seduta del 23 lugli 2025

Illustrazione di Federico Gianassi, risposta del Ministro della Giustizia, replica di Debora Serracchiani

FEDERICO GIANASSI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, non le chiediamo dichiarazioni in merito al procedimento che pende davanti al Tribunale dei ministri nel quale lei è indagato, perché compete al Tribunale dei ministri e non a noi. Noi le poniamo una gigantesca questione politica, dalla quale lei non può più scappare a gambe levate, come ha fatto fino ad oggi: noi chiediamo verità sul caso Almasri.

Lei si è presentato in quest'Aula e ha dichiarato che il Ministero si è potuto attivare soltanto nella giornata del 20 gennaio. Abbiamo letto, però, sui giornali, che il Ministero era già attivo dalla giornata del 19, poche ore dopo l'arresto del tagliagole libico.

Signor Ministro, o lei era a conoscenza di questi fatti, e dunque ha mentito al Parlamento, oppure la struttura che lei guida si muove senza che lei ne abbia consapevolezza. Nel primo caso, avremmo un Ministro bugiardo, nel secondo un Ministro fantoccio.

Noi le chiediamo di smettere la strada delle omissioni e delle reticenze e di dire la verità al Parlamento e agli italiani.

CARLO NORDIOMinistro della Giustizia. Grazie, Presidente e grazie a lei. Allora, sul caso Almasri, dove io sono indagato, e, quindi, tenuto al segreto istruttorio, per quanto riguarda tutti gli atti di cui voi non siete a conoscenza, né potreste essere a conoscenza, e di cui non capisco come possano essere a conoscenza, sia pure in modo parziale e inesatto, certi organi di stampa - e su questo dovremmo fare un chiarimento -, ho già reso un'informativa in Parlamento in data 5 febbraio. La rileggo: una notizia informale dell'arresto veniva trasmessa via e-mail da un funzionario dell'Interpol a un dirigente del Dipartimento degli affari di giustizia alle ore 12,37 della domenica 19 gennaio 2025. Si trattava di una comunicazione assolutamente informale, di poche righe, priva dei dati identificativi del procedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Ciò sta a significare che la notizia informale dell'arresto era giunta la domenica, ma che la relativa documentazione a supporto perveniva al Ministero soltanto lunedì 20 gennaio alle ore 12,40 dalla procura generale di Roma. Quindi, non c'è nulla di nuovo e nessuna menzogna al Parlamento. Ripeto, ancora una volta, che mi stupisco che da articoli di stampa, che riportano notizie che - lo ripeto -, vere o false che siano - e su questo non mi voglio pronunciare -, dovrebbero essere segrete, nasca questa rigmarole, questa tiritera, questa petulante litania che si prosegue. Almeno per rispetto del Tribunale dei ministri, aspettiamo le sue decisioni con rispetto, aspettiamo la pubblicazione degli atti, dopodiché, venendo meno il segreto istruttorio, sarà nostro compito riferire in Parlamento, aprendo un dibattito che si concluderà secondo le norme costituzionali, se sarà necessario.

DEBORA SERRACCHIANI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi non le abbiamo chiesto notizie sulla vicenda giudiziaria, perché non ci compete, ma le abbiamo chiesto notizie sulla evidente responsabilità politica da cui lei non può sfuggire, perché non era un'informazione, così come lei dice, informale. Voi sapevate e avete ritenuto politicamente - questa è la responsabilità che noi le attribuiamo - di liberare un criminale, torturatore, violentatore di bambini.

Ma lei non si vergogna, Ministro, ad essere un Ministro che lo ha addirittura riaccompagnato a casa con il volo di Stato, quando in queste ore un Ministro della giustizia tedesco, al contrario, ha arrestato, proprio sul mandato di arresto della Corte penale internazionale, un criminale libico che aveva esattamente le stesse accuse di Almasri? Ma lei non si sente responsabile politicamente di averlo liberato?

E poi, mi scusi Ministro, ma fa un po' sorridere questa sua attenzione al segreto e questa importanza che dà al segreto, perché le vorrei ricordare che accanto a lei siede un Sottosegretario per la Giustizia che è stato condannato a 8o mesi per rivelazione di segreto d'ufficio. E allora, se l'attenzione è così tanta, dovrebbe chiedere un passo indietro proprio di quel Sottosegretario.

Poi, Ministro, noi la sollecitiamo in continuazione perché pensiamo che lei, come altre volte è accaduto - lei era quello che non voleva altri reati, era quello della depenalizzazione, era quello che non voleva le persone in carcere, e abbiamo visto che ha fatto esattamente il contrario - più volte ha cambiato idea. E allora noi insistiamo a sollecitarla, Ministro, perché noi sappiamo che lei cambia idea facilmente. Se lo ricorda, Ministro, l'appello del dicembre 1992, l'appello dei pubblici ministeri contro la separazione delle carriere? Erano 1.502 firme.

Sa chi ha firmato quell'appello, Ministro? Il PM Carlo Nordio, che era il pubblico ministero di Venezia in quegli anni. Lei ha firmato per dire che era contrario alla separazione delle carriere, esattamente la separazione delle carriere che oggi offre agli italiani e di cui è così incredibilmente convinto. Grazie, Ministro, abbiamo la speranza che cambi idea ancora una volta.