29/05/2019
Alfredo Bazoli
VERINI, MORANI, BORDO, MICELI, FERRI, ANNIBALI, VAZIO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO
3-00745

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   fino ad ora le politiche di questo Governo in materia di giustizia sono state caratterizzate, ad avviso degli interroganti, da annunci roboanti volti a sollecitare gli istinti e ad alimentare le paure, pur sempre comprensibili, dei cittadini e da provvedimenti «spot» e disorganici, solo fintamente securitari, che si sono tradotti, invece, in significativi passi indietro rispetto alle riforme e agli obiettivi che nella XVII legislatura i precedenti Governi avevano ottenuto;

   in tema di sovraffollamento delle carceri le misure alternative sono tali non perché alternative alla pena, ma perché alternative alla detenzione inframuraria, che si è rivelata nel tempo, anche per l'eccesso di popolazione detenuta, inadeguata a soddisfare i molti bisogni trattamentali e quindi a contenere il rischio della recidiva, che è il vero problema nascosto dietro la formula «certezza della pena»;

   la lettura dei dati statistici ha consegnato il 2018 alla storia come l’annus horribilis del sistema carcerario: 67 suicidi (record in negativo dal 2009) e 100 decessi, 59.655 detenuti presenti a fronte di 50.581 posti regolamentari (con una presenza media pari a 58.872, la più alta dopo la «sentenza Torreggiani» e con un terzo non definitivi), 52 «bambini in cella», un tasso di sovraffollamento medio, sulla carta, pari a 117,94 per cento (in realtà molto di più considerato che, per come ammesso dal capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di recente, esistono ulteriori 4.600 posti regolamentari per nulla utilizzabili) sono numeri emblematici del drammatico stato dell'esecuzione penale in Italia;

   gli interventi di questo Governo in materia di giustizia e, in particolare, di giustizia penale e di carceri sono stati caratterizzati, ad avviso degli interroganti, da una grave disorganicità e da una illogicità che ci condurrà, inevitabilmente, a una minor certezza della pena e ad un aumento della recidiva con conseguente minor sicurezza per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover fornire ogni informazione utile, con dati aggiornati, in merito all'attuale situazione delle carceri e allo stato di avanzamento dell'edilizia carceraria per la quale sono state ridotte pesantemente le risorse per il comparto giustizia e se non ritenga, inoltre, necessario prevedere l'adozione di iniziative per lo stanziamento di risorse atte a favorire il decremento della popolazione penitenziaria e concorrere così a determinare positivi effetti, anche in termini di complessiva sicurezza sociale in ragione della conseguente riduzione della recidiva.

Seduta del 29 maggio 2019

Illustrazione di Carmelo Miceli, risposta del governo di Alfondo Bonafede, ministro della giustiia, replica di Alfredo Bazoli

Ilustrazione

Grazie, signora Presidente. Onorevole Ministro Bonafede, io spero che al Ministero qualcuno le abbia riferito quali sono i numeri che ruotano attorno al problema carcerario: 60.512 detenuti a fronte di 46.904 posti regolamentari disponibili, con un aumento di 3 mila unità solo nell'ultimo anno; 10.300 atti di autolesionismo nel 2018, con un aumento del più del 10 per cento rispetto all'anno precedente, per non parlare, poi, dei suicidi, passati dai 50 del 2017 ai 64 del 2018 e sono già 10 riscontrati nel 2019.

Ebbene, dinanzi a questi numeri preoccupanti, signor Ministro, credo che per voi sia arrivato il momento di decidere, di scegliere se continuare a trattare i detenuti come delle bestie da mostrare come trofei di caccia, come avete fatto per Battisti, come soggetti per i quali vale la pena buttare la chiave, da lasciare marcire in galera, come dice il suo Ministro dell'Interno, oppure se non volete tornare a quello che è il lavoro degli stati generali dell'esecuzione penale, dando esecuzione a quella parte della legge n. 107 del 2013 che ancora non avete eseguito.

Risposta del governo

Il problema dell'affollamento carcerario che interessa il circuito dei maggiorenni rientra senza dubbio fra le priorità del Ministero della Giustizia. Come ho già più volte esposto, un approccio alla questione che sia serio e credibile deve puntare anzitutto all'incremento dei posti detentivi, combinato con una accorta politica di espulsione a favore dei Paesi di origine dei detenuti stranieri, anziché alla comoda scorciatoia dei provvedimenti “svuota carceri”, i quali, di fatto, eludono il problema senza risolverlo, svilendo il principio della certezza della pena e vulnerando, al contempo, le altrettante primarie esigenze di sicurezza collettiva e di ordine pubblico. In questo binario va a incanalarsi l'azione di riqualificazione e potenziamento dell'edilizia penitenziaria, perseguita dall'attuale formazione governativa, anzitutto attraverso il cosiddetto decreto semplificazione, che ha conferito al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tra l'altro, la possibilità di individuare immobili nella disponibilità dello Stato, al fine della loro riconversione in strutture carcerarie.

Sulla scia del nuovo corso inaugurato da tale provvedimento è stata avviata una proficua collaborazione con il Ministero della Difesa e l'Agenzia del demanio, per il reperimento di caserme da poter riconvertire in istituti penitenziari. Devo altresì dare atto dei numerosi interventi in atto, quali l'avvenuto completamento di tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno, presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, avviati dal piano carceri e la realizzazione, tuttora in corso, di due padiglioni detentivi da 200 posti, presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto, a cui devono aggiungersi la progettazione e la realizzazione di interventi di ammodernamento di sezioni detentive presso numerose strutture del territorio, tra cui, a titolo di esempio, Napoli Poggioreale, Napoli Secondigliano, Aversa, Palmi, Augusta, Trapani, Ragusa, Catania, Piazza Lanza.

Per amore di verità devo altresì sconfessare la lamentata riduzione delle risorse che era ventilata nella interrogazione, in quanto, a fronte dei 4,9 milioni di euro stanziati nel 2016, per il corrente anno sono previsti stanziamenti nell'ordine di 13 milioni di euro per gli investimenti e di 23,6 milioni di euro per manutenzione ordinaria e riparazioni. Si tratta di un dato senza dubbio indicativo della particolare attenzione riservata al tema che è altresì certificata dal costante monitoraggio sui livelli di presenza nelle strutture detentive, a cui, non di rado, segue la diretta adozione, a livello centrale, di movimentazioni extra distretto.

Quanto sin qui evidenziato, nulla toglie all'impegno profuso da questo Ministero, per agevolare quanto più possibile il ricorso alle misure alternative. Nel solco di tale obiettivo, nel corso del 2018, è stato avviato uno studio interdipartimentale sulle criticità ostative alla fruizione delle misure alternative da parte dei detenuti che, pur essendo nelle condizioni oggettive per poterne godere, di fatto, non ne fruiscono, perché privi di riferimenti familiari, alloggi od opportunità lavorative. In questa direzione si sta lavorando, anche attraverso il confronto fra gli uffici dell'esecuzione penale esterna e la magistratura di sorveglianza e sono, altresì, state elaborate linee guida per la redazione di accordi operativi che facilitino l'ammissione alle misure alternative.

Detto questo, ricordo che la riforma che era stata portata avanti sull'ordinamento penitenziario la scorsa legislatura era stata ritirata dal Partito Democratico in prossimità delle elezioni, perché ritenuta impopolare, salvo poi presentarla ad elezioni superate.

Replica

Grazie, Presidente. Al netto di alcune mistificazioni, come l'ultima che abbiamo sentito, perché semplicemente non abbiamo avuto il tempo di portarla a termine, quella riforma, e voi l'avete cassata completamente, noi siamo molto preoccupati, perché la risposta che lei dà ai gravi problemi che sono stati denunciati dal mio collega Miceli è una risposta che semplicemente dice: più carcere, più galera, più carcere per tutti. Ed è esattamente in linea con la concezione della pena che ha il vostro attuale capo vero del Governo, il Ministro Salvini, secondo il quale, esattamente, i condannati devono marcire in carcere, cioè non devono essere reinseriti e recuperati, ma devono marcire in carcere, e che avete anche confermato con la vostra legge sulla legittima difesa, che lancia il messaggio agli italiani che se un ladro entra in casa tua puoi giustiziarlo sul posto. Questa è la vostra idea, questa è la concezione della pena che avete oggi in Italia; è una concezione che soddisfa gli istinti e le pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società, ma che confligge con i principi costituzionali, e glieli voglio ricordare, signor Ministro: secondo l'articolo 27, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Ora, il garante dei detenuti ha ricordato, nel marzo scorso, che l'aumento della popolazione carceraria è dovuto esattamente non a un aumento degli ingressi in carcere, ma a una diminuzione delle uscite, perché c'è un problema nella esecuzione delle misure alternative. Ma voi non avete fatto nulla in quella direzione; avete bandito un concorso per l'aumento dei posti nei penitenziari, ma non avete fatto nulla per aumentare gli organici degli uffici dell'esecuzione penale esterna, e noi sappiamo che quello è l'unico strumento. C'è un 40 per cento di scopertura negli uffici dell'esecuzione penale esterna, non c'è nulla che vada in quella direzione, ma quello è l'unico strumento per dare una risposta concreta al sovraffollamento.

Noi ci siamo incamminati in una direzione, quella del principio “legge ed ordine”, che è invalsa negli Stati Uniti, dove hanno costruito un sacco di penitenziari, hanno una popolazione carceraria nove volte superiore alla nostra e hanno un tasso di omicidi otto volte superiore al nostro, otto volte superiore. Quella è la strada su cui siamo incamminati. A Chicago in 2 mesi ci sono più omicidi che in tutto l'anno in Italia. È questo il prezzo che volete far pagare all'Italia per la vostra propaganda