20/05/2025
Vinicio Peluffo
UBALDO PAGANO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, LACARRA, PANDOLFO, STEFANAZZI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO
3-01966

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante: la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate gravemente insufficienti, non di rado si registrano picchi di emissioni nocive, e, sotto il profilo occupazionale, vige un grave stato di incertezza;

   il 7 maggio 2025 si è verificato un incendio all'interno dell'altoforno 1, che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;

   sebbene, secondo Acciaierie d'Italia, si sia trattato di un evento causato «da un'anomalia improvvisa», alcuni osservatori sostengono che l'incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell'altoforno 1, avvenuta a ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;

   tale episodio, peraltro, sarebbe all'origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva;

   a fronte dell'incidente, il 13 maggio 2025 Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione;

   gli impianti dell'ex Ilva operano, sin dall'agosto 2023, in regime di proroga rispetto al termine di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale;

   attualmente, è in corso una procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, con valenza di rinnovo per 12 anni per una produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno di acciaio nell'impianto siderurgico di Taranto;

   in tale ambito, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi (per costi superiori al miliardo di euro);

   nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato dell'Unione europea dei cosiddetti certificati verdi per l'ex Ilva, che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per proseguire la produzione;

   l'obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell'area a caldo –:

   se intenda comunicare le novità inerenti alla trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva con Baku steel company, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta, nonché chiarire se il Governo intenda garantire mediante l'acquisizione pubblica, anche per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali in sicurezza, la sostenibilità ambientale delle stesse, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e il completamento degli investimenti volti alla decarbonizzazione degli impianti produttivi.

Seduta del 21 maggio 2025

Illustrazione di Vinicio Peluffo, risposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, replica di Ubaldo Pagano

VINICIO PELUFFO, Grazie, Presidente. La situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante, la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate insufficienti e sotto il profilo occupazionale la situazione è di assoluta incertezza.

Sugli effetti dell'incendio del 7 maggio all'interno dell'altoforno 1, Ministro, lei si è speso anche in quest'Aula in un attacco alla magistratura, ma è stato puntualmente smentito.

E il dato con cui fare i conti oggi è che Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione e stamattina, in tutti gli stabilimenti del gruppo, si è svolto uno sciopero di quattro ore.

È il futuro stesso dell'acciaieria in discussione, l'obiettivo della decarbonizzazione sembra essere passato in secondo piano, nonostante le risorse individuate e i progetti avviati, anche nell'ambito del PNRR.

Chiediamo quale sia lo stato reale della trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta da parte di Baku steel company, chiediamo se il Governo intenda garantire mediante l'acquisizione pubblica, anche se per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il Governo intende perseguire tutte le strade possibili, per garantire la ripresa produttiva del sito siderurgico, in un percorso di piena decarbonizzazione attraverso tre forni elettrici.

Il preridotto sarà fornito da altrettanti impianti DRI, che saranno installati insieme agli impianti di cattura di CO2 dalla società DRI d'Italia costituita da Invitalia.

Per realizzare questo importante obiettivo, che consentirà all'Italia di diventare il primo Paese europeo a produrre solo acciaio green, il più avanzato quindi nella tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini, sono necessarie tre condizioni preliminari, assolutamente necessarie per finalizzare il negoziato, come ci chiedono i proponenti.

Prima condizione preliminare: il rilascio in tempi brevi di un'AIA (autorizzazione integrale ambientale) che da un lato garantisca la piena tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e dall'altro sia sostenibile sul piano economico.

Secondo: l'impegno delle autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni per la nave rigassificatrice che dovrà rifornire di gas gli impianti di DRI e di conseguenza alimentare con il preridotto i forni elettrici man mano che saranno realizzati. Senza gas non c'è acciaio green.

Terzo: il mantenimento in attività dello stabilimento, per garantire un livello produttivo adeguato, al fine anche di mantenere le quote di mercato, i livelli occupazionali e la filiera dell'indotto nella fase di transizione.

Queste tre condizioni, tutte importanti, necessarie, urgenti ed ineludibili sono necessarie per concludere il negoziato. Serve quindi, anche qui, la piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato, come noi abbiamo ottenuto con la regione Toscana e il comune di Piombino, con la regione Umbria e il comune di Terni, per portare a compimento gli accordi che riguardano quei due siti siderurgici. Serve anche qui un lavoro di squadra responsabile, trasparente e consapevole, con il concorso delle forze sociali e produttive, dei sindacati e delle imprese della filiera dell'indotto.

Per questo ho presentato, la scorsa settimana, al presidente della regione Puglia un piano aggiornato, alla luce anche degli ultimi eventi, che delinea il percorso verso la piena decarbonizzazione con la graduale sostituzione degli altoforni con i forni elettrici e con la corrispettiva realizzazione dei DRI e dei relativi impianti di cattura della CO2; un percorso che intendiamo formalizzare attraverso un accordo di programma, secondo quanto prevede il Testo unico ambiente all'articolo 29-quater, comma 15, con regione, comune e provincia, nonché con l'Autorità portuale, ciascuna per la parte di sua competenza, affinché in un lavoro di squadra si consegua l'obiettivo comune di fare di Taranto - ed è possibile - un esempio di riconversione green della siderurgia, modello di successo in Europa.

UBALDO PAGANO, Siamo arrivati finalmente al momento della verità. Dopo due anni e mezzo di sottovalutazione del problema, trattative occultate, indegna ridicolizzazione dei danni ambientali e sanitari, ci pare di tornare ai punti di partenza. Per correità diffuse e datate - lo diciamo per primi noi - la fabbrica versa in condizioni pietose, ma lei, signor Ministro, pare essersene accorto solo il 7 maggio, quando un incendio nell'impianto vi ha dato la sveglia, un incendio drammatico che ha rischiato di fare un'ecatombe. Dopo quell'episodio avete avuto persino il coraggio - e lo fate ancora oggi in quest'Aula - di prendervela con la procura di Taranto, ma queste accuse sono state puntualmente smentite. Continuando a ripetere delle bugie, non si trasformeranno in verità.

Perché ad esempio, invece, non spiegate come mai l'altoforno 1, riaperto ad ottobre 2024, fosse ancora acceso nonostante gli stessi gestori, mesi fa, ne avevano preannunciato lo spegnimento e la sostituzione con AFO 2, che avreste dovuto rimettere in sesto entro aprile. AFO 2 è ancora spento e il 7 maggio, continuando a lavorare, AFO 1 è collassato. E, invece, non avete completato l'intervento e l'esplosione è stata semplicemente una tragica fatalità che non ha prodotto, grazie a Dio, nessuna morte.

Oggi pare che l'acquirente che avevate individuato stia scappando a gambe levate. Ci troviamo con una procedura di riesame dell'AIA - che voi dovete fare - che fa acqua da tutte le parti; i tecnici e gli scienziati, che voi stessi avete nominato, hanno imposto 477 prescrizioni e 700 emendamenti per rendere la produzione sostenibile in termini ambientali. Un costo totale di un miliardo. Chi paga?

Nel frattempo l'indotto è nuovamente in ginocchio, il numero di lavoratori in cassa integrazione è raddoppiato a Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi, ovunque. Tutte queste comunità, a partire dai lavoratori, non vedono più un futuro. Un segnale minimo ma efficace sarebbe estendere, ad esempio, agli operai i benefici previdenziali che sono previsti per l'esposizione all'amianto.

Ma fate finta che questo non sia il problema. Allora chiediamo: se ancora la produzione strategica nazionale di acciaio è importante, perché non nazionalizzare Ilva per il tempo necessario a fare le bonifiche e a fare le manutenzioni che servono per non far rischiare la vita agli operai e le operaie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, soprattutto, a concludere il processo di decarbonizzazione pieno? Lei se la deve smettere di spostare il problema.

 È Ministro da tre anni! La finisca.