26/04/2022
Romina Mura
MICELI, BRUNO BOSSIO, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI, SERRACCHIANI, VISCOMI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO
3-02913

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2022, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, era stato convocato un apposito tavolo con i sindacati, i vertici di Ita Airways, Covisian, Almaviva, il Presidente della Regione Siciliana e il sindaco del comune di Palermo, per affrontare la vertenza dei dipendenti Covisian e per scongiurarne il licenziamento, a seguito della revoca dei servizi di call center da parte della compagnia aerea;

   l'incontro non si è potuto tenere a causa dell'assenza della dirigenza di Ita Airways, il cui capitale sociale è totalmente dello Stato, in spregio delle più elementari forme di rispetto istituzionale e di responsabilità nei confronti delle centinaia di lavoratori che rischiano di perdere la propria occupazione, nonché del rispetto della clausola sociale sottoscritta da Covisian e Ita il 21 ottobre 2022;

   secondo quanto riferito dagli esponenti sindacali, anziché partecipare all'incontro, con una lettera inviata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ita Airways ha comunicato di aver proceduto all'assunzione diretta di circa 150 lavoratori per i servizi di call center, di cui il 50 per cento proveniente da Alitalia in amministrazione straordinaria e gli altri da fuori, così escludendo tutti gli attuali 543 lavoratori;

   i vertici della compagnia aerea hanno motivato la mancata partecipazione all'incontro ministeriale con la rottura unilaterale da parte di Covisian del contratto di fornitura del call center di Ita Airways, considerandosi parte lesa. Una motivazione che non può non lasciare esterrefatti e che, ad avviso degli interroganti, induce il dubbio che Ita possa aver ritenuto che il tavolo incardinato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non assicurasse la necessaria terzietà;

   non è la prima volta che la dirigenza della nuova compagnia aerea si distingue per comportamenti eccepibili sotto il profilo delle relazioni industriali, così come segnalato con precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-07341, in cui si segnalavano comportamenti discriminatori nei confronti delle lavoratrici, atti che avevano portato a una class action e che il tribunale di Roma ha accolto, condannando la società;

   appare davvero inaccettabile che siffatte condotte possano caratterizzare l'operato di un'azienda strategica del nostro Paese, per di più se azienda a totale controllo pubblico, quasi che la dirigenza si ritenesse al di sopra delle leggi o in qualche modo legittimata ad agire senza indirizzi –:

   quali urgenti iniziative e indirizzi di competenza intenda adottare per assicurare soluzioni che, garantendo la continuità occupazionale dei lavoratori occupati nell'ex call center Alitalia, ripristinino relazioni industriali nella compagnia aerea in linea con la nostra tradizione giuridica e sociale.

Seduta del 27 aprile 2022

Illustrazione di Enza Bruno Bossio, risposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, replica di Carmelo Miceli

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signor Ministro, lei saprà certamente che, lo scorso 20 aprile, i vertici di ITA Airways non si sono presentati al tavolo convocato presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali con le parti sociali proprio sulla vertenza del call center di ITA. In verità, questa vicenda - come tanti comportamenti di ITA- ha dell'incredibile.

Una brevissima cronistoria: nel passaggio da Alitalia a ITA, il management di ITA decide di revocare il contratto di customer care ad AlmavivA e di affidarlo ad altro fornitore. Dopo soli sei mesi, l'attività di customer care viene interrotta e i lavoratori messi in procedura di licenziamento. Il Ministro, quindi, convoca le parti al tavolo per affrontare la situazione. Vorrei ricordare che ITA è un'azienda il cui capitale sociale è totalmente dello Stato e quindi, non solo non si presenta al tavolo, quasi quasi lanciando un sospetto di non terzietà del Ministero nei confronti della stessa ITA, ma mette in discussione la possibilità occupazionale dei 543 lavoratori dei call center perché contemporaneamente ha avviato un'altra procedura di assunzione interna. Io credo che per il rischio di questo licenziamento, fissato per il 30 aprile, il Governo debba intervenire immediatamente e riportare ITA alle sue responsabilità di azienda di Stato.

 

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Il tavolo convocato dal Ministro Orlando con le parti sociali e le autorità locali siciliane è volto ad avviare un confronto finalizzato alla ricerca di possibili soluzioni occupazionali per i lavoratori interessati.

E' quindi doveroso, in ragione delle ricadute sociali della questione, che tutti i soggetti coinvolti partecipino a tale confronto. Avere corrette relazioni istituzionali industriali è parte integrante e sostanziale della missione sociale delle società partecipate dallo Stato. A tale proposito, appare opportuno ricostruire, sulla base delle informazioni fornite da ITA, i passaggi più rilevanti.

La società Covisian è stata selezionata quale fornitore del servizio di gestione dell'assistenza clienti ITA. Il 17 ottobre 2021, Covisian ha sottoscritto con ITA un accordo preliminare che prevedeva un servizio iniziale di sei mesi e, a seguire, la stipula di un contratto triennale. Il 21 ottobre, AlmavivA e Covisian hanno sottoscritto un accordo presso il Ministero del Lavoro, obbligandosi a ottemperare alla clausola sociale prevista dal contratto collettivo del settore telecomunicazioni, al fine di consentire a Covisian l'assunzione dei 543 dipendenti di AlmavivA, che avrebbero operato su diverse commesse, tra cui quella di ITA. Il 17 febbraio scorso, Covisian ha comunicato verbalmente, nel corso di una riunione, l'intenzione di non voler procedere alla firma dell'accordo definitivo con ITA e di non poter dar seguito agli impegni assunti presso il Ministero del Lavoro il 21 ottobre 2021. Il 21 marzo scorso, Covisian ha inviato ad ITA una nuova proposta commerciale, che è stata ritenuta non accettabile, in quanto si discostava in maniera rilevante dai termini dell'accordo preliminare, prevedendo tra l'altro un incremento dell'onere per ITA del 64 per cento. Il 31 marzo, Covisian ha comunicato ai sindacati la decisione di non poter finalizzare l'accordo definitivo con ITA, pur rimanendo obbligata ad erogare il servizio fino al 30 aprile. Per far fronte all'emergenza causata dalla decisione di Covisian e limitare il più possibile i disagi per i passeggeri, ITA si è trovata costretta a creare un call center interno, che conta oggi circa 150 assunti, di cui oltre il 50 per cento provenienti da Alitalia in amministrazione straordinaria, con ciò confermando l'importanza di tale bacino di lavoratori da cui attingere, per individuare risorse con elevata professionalità e con l'auspicio di poter trovare disponibilità all'assunzione di un numero cospicuo di lavoratori siciliani. Il 2 aprile scorso, ITA ha informato il Ministero del Lavoro della repentina decisione di Covisian di non dare seguito agli impegni assunti, anticipando la propria intenzione di non prendere parte al tavolo con i sindacati, in quanto del tutto estranea all'accordo del 21 ottobre e ritenendo peraltro di essere parte lesa nella vicenda.

In altre e più opportune sedi verranno esaminati gli aspetti legali di responsabilità. Agli interroganti, che chiedono il ripristino di corrette relazioni industriali, posso assicurare che intendiamo sostenere in ogni modo possibile lo sforzo del Ministro Orlando e il tavolo che ha costituito, al fine di trovare soluzioni per i lavoratori interessati e che ITA sarà parte integrante di questo impegno comune.

 

CARMELO MICELI. Grazie, Presidente. Ministro, senza infingimenti, le dico che mi ritengo molto insoddisfatto della sua risposta. Lo dico perché, dinanzi a una vertenza che vede coinvolta direttamente una società a totale partecipazione statale, io non mi sarei aspettato da lei solo ed esclusivamente il punto di vista della società. Io mi sarei aspettato da lei il punto di vista di tutti gli interessi coinvolti nella vicenda e soprattutto quello dei lavoratori, degli italiani, perché quella è la compagnia di bandiera degli italiani.

Non le nascondo, Ministro, che sentire la cronistoria che già ITA ci ha raccontato fuori da queste Aule è per me assolutamente insoddisfacente, perché ITA avrebbe dovuto raccontarle il perché, all'indomani della sottoscrizione dell'accordo, quando avrebbero dovuto - tanto ITA, quanto Covisian - immediatamente pubblicare l'elenco e la graduatoria dei lavoratori, propedeutico a dare corso ai quattro successivi step per le riassunzioni, nessuno ha dato corso a quell'elenco. Le avrebbe dovuto spiegare il perché, nonostante fosse prevista, precisamente nell'accordo dinanzi al Governo, la necessità dell'istituzione di un tavolo di monitoraggio delle condizioni dell'accordo, nessuno mai abbia istituito quel tavolo e all'improvviso si sia anzi consentito che si arrivasse a quel licenziamento.

Noi non abbiamo l'interesse a entrare tra le questioni giuridiche, giuslavoristiche che possano riguardare ITA e Covisian; noi abbiamo l'interesse in questa sede a tutelare anche e soprattutto i lavoratori. Ci saremmo aspettati in questa sede, Ministro, di conoscere il perché ancora oggi non sia garantita la partecipazione di ITA al tavolo, né al tavolo delle Commissioni, né al tavolo del Ministero. Ci saremmo aspettati da parte sua, Ministro, una garanzia circa il congelamento delle posizioni contrattuali tra ITA e Covisian e ci saremmo aspettati anche soluzioni certe sulla riassunzione dei lavoratori.

Vorrei fosse chiaro un dato: il fallimento di questa vertenza rappresenterebbe il fallimento dello Stato. Dinanzi ad una azienda statale che viene meno agli impegni assunti in sede ministeriale, chi ci perde la faccia è lo Stato. Lasciarlo fare ad un'azienda statale, significa privare lo Stato della sua totale credibilità. A lei, Ministro, nella qualità di rappresentante della proprietà, un avvertimento da trasferire alla governance: non lasceremo, in alcun modo, che si possa fare profitto con i soldi dei contribuenti e sulla pelle dei lavori.