02/05/2023
Chiara Braga
SIMIANI, BOLDRINI, FOSSI, BONAFÈ, GIANASSI, DI SANZO, FURFARO, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO
3-00362

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento siderurgico Jsw di Piombino si trova in uno stato di prolungata inattività, nonostante l'acquisizione oltre 4 anni fa degli impianti da parte del gruppo indiano Jindal;

   ormai da anni i 1.500 lavoratori coinvolti sono in cassa integrazione: l'ultimo rinnovo scadrà nel mese di gennaio 2024 per Jsw e nel mese di settembre 2023 per Piombino logistics;

   l'accordo sottoscritto il 24 luglio 2018 tra le parti pubbliche e la Jsw steel, nel quale Jsw si impegnava ad attuare un complesso piano industriale, non è stato mai attuato;

   il 22 giugno 2022 l'allora Ministro dello sviluppo economico Giorgetti, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, aveva annunciato l'istituzione di un «organismo di sorveglianza» per vigilare sugli impegni di Jsw in un nuovo accordo di programma propedeutico all'assegnazione della commessa delle rotaie da parte di Rete ferroviaria italiana. Lo stesso Giorgetti aggiunse che la mancata ottemperanza ai nuovi impegni, da sottoscrivere prima dell'assegnazione della commessa, avrebbe portato alla decadenza immediata del contratto di Rete ferroviaria italiana;

   nel mese di ottobre 2022, non appena insediato l'attuale Governo e senza un nuovo accordo di programma, Rete ferroviaria italiana aveva comunque assegnato a Jws una prima parte della commessa di rotaie per circa 400 milioni di euro. Il 13 marzo 2023 è stata inoltre assegnata a Jsw una nuova commessa da 922 milioni di euro, per un totale complessivo, ad oggi, di circa 1,4 miliardi di euro;

   tali commesse vengono assegnate in forza dell'accordo di programma del 2018, nel quale non è prevista alcuna forma di penalità;

   la proprietà ha comunque rinviato ulteriormente la presentazione di un nuovo piano industriale;

   da articoli di stampa risulta che, nel corso dell'incontro del 27 aprile 2023 svolto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, la proprietà abbia preteso ulteriori risorse pubbliche, oltre alle citate commesse, come precondizione di partenza per presentare il nuovo piano industriale;

   tutte le organizzazioni sindacali hanno rigettato questa ennesima richiesta;

   la Sottosegretaria Fausta Bergamotto ha dichiarato come il comportamento dell'azienda sia «indegno». Il Governo ha confermato l'importanza dello stabilimento di Piombino, che deve avere un ruolo strategico nel Piano della siderurgia nazionale, impegnandosi a perseguire un piano industriale condiviso e riconvocando il tavolo istituzionale entro giugno 2023 –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo contro le inadempienze di Jsw che hanno prodotto uno stallo non solo nel polo siderurgico, ma anche nella preziosa zona portuale piombinese, dove la multinazionale indiana detiene ancora molte concessioni quasi totalmente inutilizzate.

Seduta del 3 maggio 2023

Illustrazione di Laura Boldrini, risposta del Ministro delle Imprese e del mady in Italy, replica di Marco Simiani

LAURA BOLDRINI, La ringrazio, Presidente. Signor Ministro, il tema che solleviamo con questa interrogazione è, per così dire, un banco di prova per capire se il lavoro è per questo Governo una cosa importante oppure è solo uno spot del 1° maggio.

Parliamo dello stabilimento siderurgico di Piombino acquistato 4 anni fa dal gruppo indiano Jindal. La Jindal, rispetto agli impegni di investimento e di sviluppo assunti al momento dell'acquisizione, è del tutto inadempiente, tanto che 1.500 lavoratrici e lavoratori sono, ormai, da anni in cassa integrazione.

Nonostante queste inadempienze, la Jindal ha ricevuto da Rete Ferroviaria Italiana commesse per costruire rotaie per 1.400.000.000 di euro, senza alcuna garanzia che questo avverrà nello stabilimento di Piombino. Si sta, quindi, lasciando deperire un patrimonio industriale importante per la nostra economia e si mortificano le competenze di centinaia di lavoratrici e lavoratori.

Allora, Presidente, la domanda è semplice: che cosa ha intenzione di fare il Governo nei confronti di questa situazione, visto che finora non ha dato prova veramente di grande impegno.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. La crisi dello stabilimento citato dura, di fatto, da oltre 10 anni, 10 anni, 10 anni: quanti Governi si sono succeduti?

La società, infatti, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria il 21 dicembre del 2012 e il subentro della Jindal al gruppo algerino è avvenuto nel luglio del 2018. Altri governavano. Il piano industriale alla base dell'accordo di programma sottoscritto nel 2018 cioè 5 anni fa, era privo di cronoprogrammi - privo di cronoprogrammi - di realizzazione degli investimenti, nonché delle normali clausole rescissorie in caso di inadempienza da parte dell'azienda. Chi ha autorizzato? Chi ha sottoscritto quell'accordo che non aveva clausole rescissorie né precisi impegni dell'azienda? Si è trattato di un grave errore che perdura, purtroppo, sulle spalle anche oggi.

Il mancato avvio degli investimenti ha già addotto il Ministro Giorgetti, lo scorso anno, a ridiscutere il contenuto dell'accordo, nell'intento di introdurre clausole - finalmente, clausole - che prima non erano state previste.

Rispetto all'interrogazione e rispetto alle commesse di Ferrovie dello Stato, a ottobre 2022, solo una di queste commesse, del valore di 153 milioni di euro, e non di circa 400 milioni di euro, è stata fatta senza gara. L'altra commessa, ben superiore, di 236 milioni di euro, è stata fatta a gara con il miglior prezzo.

Però aggiungo che l'ulteriore affidamento diretto di rotaie alla società, per un valore complessivo di 768 milioni di euro, è vincolato, finalmente, alla sottoscrizione di un nuovo accordo di programma che sostituisca quello capestro realizzato 5 anni fa, introducendo, stavolta sì - perché questo è un Governo serio, che difende il lavoro -, impegni stringenti a carico dell'impresa, che non c'erano quando governavano altri.

La sottoscrizione del nuovo accordo avverrà solo a seguito dell'approvazione da parte delle istituzioni di un nuovo piano industriale inclusivo del rilancio dell'area a caldo, come abbiamo ribadito con chiarezza nel tavolo di crisi convocato il 27 di aprile.

Nessuna ulteriore agevolazione pubblica sarà concessa all'azienda, se non sulla base - stavolta sì - di un piano industriale che preveda il riavvio del forno elettrico. Lo Stato non è un bancomat, non lo è per noi, lo è stato per altri.

L'accordo, inoltre, conterrà stringenti scadenze in merito allo stato di avanzamento degli impegni, con apposite clausole risolutive espresse in casi di inadempienza da parte della società. È vero, nell'ultimo mese, hanno lavorato appena 600 persone, la gran parte è in cassa integrazione, si alterna in cassa integrazione da dieci anni.

Noi, che crediamo davvero nel lavoro, realizzeremo - e questo è il nostro impegno - un accordo che sia assolutamente vincolante, senza il quale non siamo disponibili a concedere alcun sostegno all'azienda.

MARCO SIMIANI, Grazie, Presidente. Ministro, mi sembra che siamo ancora in campagna elettorale e credo che questa sua dichiarazione sia veramente assurda, soprattutto, con riferimento all'inizio del suo ragionamento, anche perché quel Ministro che lei citava prima, legato proprio alla questione delle commesse, era il Ministro che oggi è Ministro del MEF, sicché non ci racconti cose che non sono vere.

Secondo: con riferimento alla questione che oggi abbiamo di fronte, a noi interessano i lavoratori e non fare polemica, a noi interessano i lavoratori, e vogliamo che oggi sia rispettato l'accordo di programma che, comunque, l'azienda ha firmato e che doveva essere vincolato all'accordo di programma in base alle commesse che, in base, soprattutto, alle leggi che riguardano le aree di crisi complessa, sappiamo benissimo essere gare o, comunque, trattative che riguardano sistemi agevolati, soprattutto, nell'ambito delle relazioni fra committente e azienda.

L'altro aspetto fondamentale che a noi interessa è proprio l'accordo, che va ragionato. Sicché, solleciteremo sempre di più il Governo affinché quest'accordo si faccia su principi e basi che riguardano non solo rilancio del polo siderurgico di Piombino, ma, soprattutto, le clausole sociali che dovranno essere inserite in quell'accordo. Infatti, si dovrà rispettare il lavoro, ma si dovrà rispettare anche il fatto che oggi a Piombino si faccia siderurgia, si lavori l'acciaio, perché oggi è il nostro obiettivo, legato anche alle tante e tante azioni che sono state fatte sicuramente anche dai Governi precedenti.

Noi abbiamo bisogno che questa città abbia un rilancio complessivo, legato anche alle energie rinnovabili, all'ambiente ma soprattutto al rilancio di un porto che oggi è sempre più commerciale, ma che ha bisogno di un'azienda che possa commercializzare, in questo caso, acciaio in tutto il mondo.