22/11/2022
Stefano Vaccari
FORATTINI, MARINO, ANDREA ROSSI, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO
3-00035

Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio – prevede l'istituzione presso il Ministero dell'agricoltura e delle foreste (oggi Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale (Ctfvn);

   il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale è stato costituito, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge n. 157 del 1992, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla base delle designazioni delle organizzazioni ed associazioni di cui al comma 1 della stessa legge ed è presieduto dal Ministro dell'agricoltura e delle foreste o da un suo delegato e che è stato rinnovato nelle rappresentanze con periodicità quinquennale fino a circa dieci anni fa senza ulteriori rinnovi o convocazioni in palese contrasto con le norme di legge;

   al comitato sono conferiti compiti di organo tecnico consultivo per tutto quello che concerne l'applicazione della legge n. 157 del 1992;

   il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale esprime parere sull'aggiornamento dei massimali assicurativi obbligatori per l'esercizio della caccia che il Ministro interrogato aggiorna con proprio decreto ogni quattro anni ed esprime parere sulle domande di riconoscimento delle associazioni venatorie nazionali;

   in assenza di una relazione sullo stato di applicazione della legge n. 157 del 1992 il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale può assolvere a sede di valutazione e di approfondimento, essendo presenti tutte le forze associative e gli enti territoriali chiamati dalla legge a svolgere ruoli primari nella gestione del territorio e della fauna, delle eventuali proposte correttive e integrative da apportare alla normativa nazionale;

   è opportuno dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato intenda procedere alla ricostituzione del suddetto comitato avviando con sollecitudine le procedure per richiedere le designazioni agli enti interessati, anche per affrontare con urgenza l'emergenza cinghiali e quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere al riguardo.

 

Seduta del 23 novembre 2022

Illustrazione e replica di Stefano Vaccari, risposta del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida

STEFANO VACCARI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, le ragioni di questa interrogazione sono scritte nei fatti di cronaca e negli accadimenti, ancorché drammatici, che hanno riguardato persone e territori a causa della presenza abnorme della specie cinghiale. Sono i numeri a dettare l'emergenza e l'urgenza di decisioni rapide e risolutive, anche attraverso specifici atti normativi. Si stima che nel nostro Paese ci siano 2,3 milioni di cinghiali che stanno producendo gravi danni alle colture, alle produzioni di eccellenza, alla biodiversità e all'incolumità delle persone.

Anche per questo le chiediamo la riattivazione del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale previsto dalla legge n. 157 del 1992, perché, a nostro parere, l'emergenza cinghiali e il Comitato tecnico sono facce della stessa medaglia. Quel Comitato è l'organo tecnico-consultivo-operativo coordinato dal Ministero e ne fanno parte i rappresentanti dello Stato, delle regioni, delle province, l'ISPRA, le associazioni venatorie ambientaliste, le organizzazioni agricole e anche altri enti, ma ormai da anni non viene costituito e riunito. In quella sede, per competenza, potrebbero essere verificate le problematiche in essere anche in ordine all'applicazione della legge n. 157 del 1992 e a valutare e avanzare proposte, sia per rispondere all'emergenza sia per apportare i giusti correttivi alla normativa.

Per queste ragioni, signor Ministro, le chiediamo di conoscere le sue valutazioni e le scelte che intende fare il Governo.

 

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Intanto ringrazio il collega Vaccari, perché è un argomento che ci interessa molto e non da oggi. Prima di entrare nello specifico quesito posto dall'interrogante, ritengo opportuno ricordare a tutti noi che siamo di fronte a un'innegabile emergenza sanitaria - che il collega Vaccari ha sottolineato - che causa enormi danni all'incolumità pubblica e al sistema sanitario e che riguarda evidentemente anche il benessere di altri animali, nonché enormi danni alle attività economiche soprattutto nelle aree rurali. Il nostro Paese è invaso da un numero di cinghiali che lei ha sottolineato essere più di 2 milioni, anche se non esistono cifre precise sulla popolazione dei cinghiali. Oltre ai continui episodi di danneggiamento delle colture e delle infrastrutture agricole, vi è il rischio che, per l'accertata presenza di animali infetti, si debbano adottare misure sanitarie di contenimento delle infezioni che prevedono l'abbattimento dei suini a migliaia nel raggio di diversi chilometri, con rilevante pregiudizio per la filiera agroalimentare e per l'occupazione in un settore strategico del made in.

Occorre modificare l'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, prevedendo la semplificazione delle procedure per l'adozione dei piani di abbattimento approvati dalle regioni, adottando disposizioni per l'attuazione dei piani in maniera rapida ed efficace. Su questo tema abbiamo avuto contatti con l'ISPRA e con il Ministero dell'Ambiente e abbiamo nell'immediato organizzato una cabina di confronto tecnica per arrivare alla proposta di modifica normativa.

Con riguardo allo specifico quesito posto dall'interrogante, ricordo che ai sensi della legge n. 157 del 1992 il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale rappresenta un organo tecnico consultivo (lei, però, lo ha già puntualmente descritto e, quindi, vi risparmio l'ulteriore descrizione). Ma ricorderà che questo organismo fu soppresso nell'ambito della spending review nel 2012, cioè 9 anni fa. L'emergenza dei cinghiali da allora è andata ad aumentare, anche se non sono queste le esclusive competenze del Comitato. Riteniamo che le misure di contenimento degli ungulati debbano essere costantemente aggiornate e ridefinite a seconda dei dati forniti dal monitoraggio dell'entità della popolazione e dello spostamento della stessa sul territorio nazionale, al fine di renderla omogenea e non in grado di pregiudicare, come la “direttiva Habitat” prevede, le attività umane. A tal fine, come affermato dagli onorevoli interroganti, il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale potrebbe tornare ad essere un utile presidio per la definizione delle misure di contenimento.

Chiudo. È mia intenzione intervenire con un progetto di legge in sede di collegato alla legge di bilancio che, al pari di quanto è avvenuto per altri organismi collegiali operanti in altri settori altrettanto strategici, consenta di ricostruire il predetto Comitato tecnico. Auspichiamo che in fase di bilancio ci sia il sostegno delle forze politiche che hanno il nostro stesso obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

 

STEFANO VACCARI. Grazie. Signor Ministro, prendiamo atto positivamente della risposta che ha dato alla nostra interrogazione, perché riteniamo che questo sia un tema che vada affrontato anche nelle forme e nei modi che lei ha suggerito. Su questo punto avremo modo di discutere, visto che su questa questione già gli assessori regionali all'agricoltura di tutte le regioni italiane anche nella precedente legislatura avevano chiesto misure attuative di sblocco attraverso un decreto interministeriale di competenza dei tre Ministeri, cioè quelli dell'Ambiente, della salute e dell'agricoltura, che in sede di Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva già avuto una prima approvazione, ma poi non ne abbiamo più saputo nulla. Quindi, su questo si potrebbe riprendere quel percorso e quella condivisione, anche perché, se vogliamo parlare di transizione ecologica, non possiamo non considerare i grandi temi della biodiversità e della tutela della gestione della fauna selvatica.

Dunque, per questo motivo anche per noi è importante la riattivazione di questo Comitato tecnico faunistico-venatorio come luogo di incontro e di riflessione tra tutti i portatori di interesse, la ricerca scientifica e le istituzioni a tutti i livelli, perché in quella sede si possono e si devono esaminare le criticità, i risultati e anche le proposte da offrire alla successiva valutazione del legislatore.

L'Italia è ai vertici europei come tasso di biodiversità e ovviamente il proliferare di una specie rispetto ad altre mette seriamente in discussione questo primato.

Non è solo un dovere civico difendere la biodiversità ma anche economico, perché evoca bellezza, paesaggio e buona gestione, ma è anche un valore economico e la prerogativa della nostra legge, con il principio cardine della legge n. 157 del 1992, è un tema sul quale noi possiamo continuare a dialogare e a riflettere insieme.