Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il 12 agosto 2025 è stata firmata presso il Ministero delle imprese e del made in Italy un'intesa tra istituzioni nazionali e locali per la decarbonizzazione degli impianti dell'ex Ilva di Taranto, che vincola l'acquirente a porre in essere gli investimenti necessari all'obiettivo della progressiva e completa decarbonizzazione degli stabilimenti, con la previsione di introdurre forni elettrici in sostituzione degli altoforni, nonché ogni azione occorrente a soddisfare le prescrizioni ambientali e sanitarie emerse nell'ambito del rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale;
secondo quanto riportato da notizie di stampa, alla scadenza dei termini della gara per la vendita degli stabilimenti siderurgici sono pervenute dieci offerte per l'acquisizione degli stabilimenti ex Ilva. Tra queste, solo due offerte riguardano l'intero complesso aziendale, mentre le altre otto sono relative a singoli asset industriali;
l'ex Ilva costituisce un'infrastruttura industriale di rilevante impatto ambientale, sociale ed economico per la città di Taranto e per l'intera industria siderurgica nazionale e la transizione green è oggi un obbligo inderogabile in coerenza con gli impegni climatici dell'Italia e dell'Unione europea, nonché relativamente agli impegni presi con la stessa comunità di Taranto;
nella versione originaria del Piano nazionale di ripresa e resilienza era previsto un finanziamento di 1 miliardo di euro, nell'ambito della M2C2I3.2 – Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate, per realizzare un impianto di produzione del «preridotto» negli stabilimenti siderurgici di Taranto;
nella comunicazione del 4 giugno 2025 la Commissione europea ha indicato alcune possibili linee di intervento per la revisione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, tra cui il rafforzamento del capitale delle Casse depositi e prestiti nazionali o delle loro controllate, per realizzare progetti in linea con le priorità strategiche europee, ivi compresi progetti di decarbonizzazione e transizione energetica, oltre il termine del 2026;
l'ultima proposta di revisione del Piano, attualmente all'esame del Parlamento, prevede una rimodulazione finanziaria pari a 14,15 miliardi di euro, mediante la modifica parziale o integrale di 34 investimenti –:
se il Governo ritenga congrue e adeguate le offerte ricevute dai commissari per l'ex Ilva in relazione agli obiettivi di decarbonizzazione degli impianti siderurgici, salvaguardia dei livelli occupazionali e tutela ambientale, ovvero se, in caso di contrario, sia in corso una valutazione in merito all'opportunità di realizzare il processo di decarbonizzazione facendo ricorso a risorse pubbliche, anche avvalendosi della possibilità offerta dalla Commissione europea di trasferire a Cassa depositi e prestiti le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza occorrenti nell'ambito del processo di revisione del Piano.
Seduta del 1 ottobre 2025
Illustrazione di di Alberto Pandolfo, risposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, replica di Ubaldo Pagano
ALBERTO PANDOLFO, Grazie, Presidente. Siamo di fronte a una nuova delicata fase per l'ex Ilva, quella della cessione degli asset produttivi. Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, alla scadenza della gara sono pervenute dieci offerte, ma solo due riguardano l'intero complesso aziendale. Questo scenario, se confermato, pone seri interrogativi sulla coerenza delle proposte con l'obiettivo della decarbonizzazione ma anche sulla tenuta dell'occupazione della filiera siderurgica nazionale, che vede protagoniste in primis Taranto ma anche Genova e Novi Ligure.
L'ex Ilva non può essere ridotta a uno spezzatino industriale, né si può pensare di affrontare la crisi ambientale e produttiva di Taranto senza una regia pubblica. Allora, Ministro, le chiediamo se il Governo ritiene che le offerte pervenute siano coerenti…
…con l'obiettivo di una vera decarbonizzazione e con la tutela dell'occupazione e, se così non fosse, se sia disponibile a valutare l'intervento pubblico.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'autorizzazione ambientale rilasciata per il sito il 25 luglio scorso e l'intesa che questo Governo ha siglato con gli enti locali hanno tracciato, in modo definitivo e irrevocabile, la via della piena decarbonizzazione, ponendo le basi per una siderurgia green in linea con quanto già fatto con successo per i siti di Piombino e Terni, ora finalmente in fase di rilancio.
La decarbonizzazione è, quindi, diventata un vincolo ineludibile e un criterio di preferenza nell'ambito dell'avviso che ha riavviato le procedure di gara per la cessione del compendio aziendale. Sono giunte dieci offerte, due delle quali riguardano l'intero complesso aziendale, e danno concreto sviluppo agli obiettivi ambientali con il passaggio dalla produzione dai forni a caldo ai forni elettrici, e i prossimi passi non saranno facili.
Vi ricordo che la procura di Taranto ha disposto il sequestro probatorio di un altoforno, uno dei due (Afo 1) e, dopo sei mesi, gli accertamenti ritenuti necessari non sono ancora stati effettuati. L'opposizione del comune di Taranto al posizionamento di una nave rigassificatrice in porto preclude, peraltro, la possibilità di realizzare a Taranto il polo del DRI.
In questo contesto, stiamo agendo anche sul versante europeo: siamo il Paese che guida il fronte dei Paesi che chiedono un riesame anticipato e complessivo del CBAM, con l'obiettivo di tutelare la competitività delle industrie ad alta intensità energetica rivedendo il meccanismo del décalage delle quote ETS gratuite.
Allo scorso Consiglio competitività industriale dell'Unione abbiamo sottoscritto un documento di indirizzo non paper insieme ai colleghi francesi e tedeschi in preparazione dell'atteso varo della strategia europea per la decarbonizzazione industriale e il sostegno alle imprese energivore.
Poco fa è giunta la notizia che una delle nostre proposte è stata accolta dal commissario Séjourné, che ho incontrato lunedì in Consiglio, il quale ha annunciato che l'Unione europea finalmente predisporrà uno scudo per fermare la marea di acciaio che sta inondando l'Europa con il dimezzamento delle quote e il raddoppio dei dazi sui volumi eccedenti. Questa è politica industriale: intervenire laddove ci sono i problemi, laddove derivano i problemi, e svilupparla anche in Italia. Siamo attenti a tutte le proposte che possono consentirci di meglio indirizzare le risorse in questa importante sfida alla decarbonizzazione nella siderurgia italiana.
UBALDO PAGANO,Signor Ministro, la sua risposta non ci soddisfa e il vostro atteggiamento ondivago, che avete avuto in questi ultimi tre anni, purtroppo, è la riprova più plasticamente drammatica in questa vicenda.
Avete traccheggiato e perso tempo mentre lo stabilimento più grande, quello di Taranto, colava a picco. Chi lo ha gestito - perché quella è la colpa, non dei magistrati che lo hanno sequestrato -, mentre esplodevano pezzi di fabbrica, dava delle informazioni fasulle. Migliaia di persone restavano a casa e in cassa integrazione, e voi restavate immobili ad ascoltare dei commissari, evidentemente, incompetenti.
Che la situazione sia andata oltre il drammatico lo dimostra l'esito della gara: 10 offerte presentate, di cui, come lei ha detto, due sole per il complesso aziendale; due offerte, peraltro, da parte di operatori che non sono soggetti industriali, ma fondi di investimento senza alcuna esperienza e competenza nel mondo siderurgico.
E allora, il presagio di una nuova speculazione è dietro l'angolo. La fabbrica è a pezzi e i lavoratori sono giustamente in rivolta per una richiesta di aumento di cassa integrazione che arriva fino a 4.500 unità.
In sostanza, in tre anni il Governo è stato capace semplicemente di dire nulla, e a volte anche tutte le vostre rassicurazioni e promesse fatte agli enti territoriali che vi hanno firmato il preaccordo, in realtà, sono rimaste lettera morta. E allora c'è poco da fare. Sull'ex Ilva avete preso degli impegni, avete l'obbligo morale e politico di portarli a termine.
L'unica soluzione, ad oggi, anche per colpa dei vostri tentennamenti, è la nazionalizzazione dell'acciaio: mettere sul piatto risorse pubbliche e affidarle a Cassa depositi e prestiti o a qualunque altro soggetto pubblico in grado…
. …di bonificare e decarbonizzare, punto e basta. Il resto sono chiacchiere finte che lei continua a ripeterci da oltre tre anni.