24/09/2019
Piero De Luca
DELRIO, BERLINGHIERI, ORFINI, RACITI, ROTTA, SENSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO
3-00979

Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   nel discorso di apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo del 16 luglio 2019, la Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha indicato quali priorità nelle politiche migratorie: la riduzione dell'immigrazione irregolare; il contrasto al traffico di esseri umani; la riforma del diritto d'asilo e il miglioramento delle condizioni dei rifugiati, ad esempio, istituendo corridoi umanitari in stretta collaborazione con l'Unhcr;

   precedentemente anche il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel discorso svolto in occasione della sua investitura, ha chiaramente indicato quale obiettivo prioritario della nuova legislatura europea la necessità di una profonda revisione del «regolamento di Dublino»;

   ad avviso degli interroganti, l'Italia esce da mesi di campagna propagandistica inconcludente sul tema dei migranti, che ha alimentato una campagna di odio e tensione, in particolare contro le organizzazioni non governative e le associazioni di volontariato impegnate nelle operazioni di salvataggio in mare;

   con l'adozione, nel mese di giugno 2019, della nuova «Agenda strategica» il Consiglio europeo ha cominciato a guardare al futuro, delineando le nuove strategie politiche complessive dell'Unione europea, prestando attenzione proprio alle nuove linee strategico-programmatiche in tema di politiche migratorie;

   in questa ottica, il recente incontro a Malta del 23 settembre 2019 ha rappresentato una svolta in materia di accoglienza e gestione dei migranti in arrivo in Europa –:

   quali iniziative il Governo intenda promuovere in sede europea al fine di strutturare nuovi meccanismi di accoglienza e di gestione dei migranti all'interno della «Agenda strategica».

 

Illustrazione e replica di Piero De Luca, risposta del Ministro per gli Affari europei Enzo Amendola

 

PIERO DE LUCA: Grazie, signora Presidente. La presenza del Ministro Amendola in Aula assume un significato politico estremamente rilevante. La prima notizia, come è stato detto, è proprio questa: finalmente dopo quattordici mesi di assenza e di vuoto assoluto l'Italia torna ad avere un Ministro delle politiche europee a pieno titolo. L'Italia, uno dei sei Paesi fondatori dell'Unione europea, non aveva un Ministro delle politiche europee e torna ad averlo. Un Ministro che possa seguire con attenzione e competenza l'agenda strategica dell'Unione e possa lavorare per orientarla in modo utile al nostro Paese. Dunque, si è aperta una fase nuova, caratterizzata dall'idea che gli interessi dell'Italia si difendono anzitutto col dialogo piuttosto che con lo scontro sterile con i partner europei. E si difendono, soprattutto, con la presenza dei Ministri ai vertici e ai tavoli di lavoro a Bruxelles.

I primi risultati si vedono già qui. Infatti, gli esiti del vertice a La Valletta sono straordinari: in un solo incontro si è fatto più di quanto sia stato ottenuto in oltre un anno dal precedente Governo con Salvini al Viminale. Questa è la verità!

Ovviamente, siamo a un primo passo verso la modifica al regolamento di Dublino. Le chiediamo, allora, in quale direzione sta lavorando il Governo e quali ulteriori strumenti intenda promuovere in sede europea per predisporre nuove misure nell'agenda strategica europea in tale settore.

 

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato De Luca e gli altri firmatari, in una risposta che va anche nel senso di una proposta di legge da lei avanzata sul tema, perché io credo che in questo frangente l'agenda strategica e il quadro finanziario pluriennale servano a noi, come Italia, anche per delineare una proposta complessiva su come l'Unione europea affronta, in maniera strutturale, sicura e solidale, il tema delle migrazioni. L'agenda strategica, approvata dalla Commissione per il periodo 2019-2024, infatti ribadisce questi valori comuni e noi dobbiamo lavorare su una concreta solidarietà nei confronti degli Stati membri e degli Stati membri, qual è il nostro, maggiormente esposti alla pressione migratoria, da cui possa derivare anche, come ha detto il Presidente del Consiglio, una condizionalità nella gestione delle risorse finanziarie in caso di mancata solidarietà.

Un controllo efficace delle frontiere esterne costituisce un prerequisito assoluto per garantire la sicurezza e il corretto funzionamento delle politiche dell'Unione e in tale direzione, con il quadro finanziario pluriennale, l'Unione europea ha riconosciuto la necessità di dotarsi di una politica migratoria più strutturata e risorse sufficienti a finanziarla. In questo senso - e qui sarà il lavoro del Parlamento e del Governo - l'obiettivo è quello di ricondurre a unità le linee di finanziamento precedenti attraverso un nuovo strumento chiamato, in un acronimo inglese, NDICI, che è uno strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale, previsto dalla proposta di regolamento presentata alla Commissione nel maggio 2018 nell'ambito del pacchetto per il quadro finanziario pluriennale.

Siamo, quindi, impegnati per definire innanzitutto un obiettivo di spesa per questo nuovo strumento che sia almeno del 10 per cento della previsione di spesa per il totale. Quindi, parliamo di quasi circa 9 miliardi annui e, comunque, adeguato alla definizione di una gestione efficace multilivello del fenomeno migratorio. Lo strumento, cioè, andrà a integrare, in un'ottica di razionalizzazione e maggiore efficienza delle risorse, gran parte degli strumenti dell'Unione per l'azione esterna attualmente separati, tra i quali il Fondo europeo di sviluppo, lo Strumento europeo di vicinato e lo Strumento per la cooperazione allo sviluppo. Una volta in vigore - quindi dopo il negoziato - questo dovrebbe costituire il settore principale dell'Unione europea per promuovere la cooperazione con i Paesi extra UE del vicinato e non e inoltre comprenderà un quadro di investimenti per l'azione esterna.

È centrale anche, come lei ha ricordato, nell'approccio multilivello anche la necessità di fare passi avanti concreti sul superamento dei criteri di Dublino, come chiesto dall'Europarlamento e dal Parlamento italiano, e attualmente la creazione di un sistema di ricollocazione, come abbiamo visto nello scorso vertice di Malta, dà il primo segnale che ovviamente verrà discusso nel Consiglio Giustizia e Affari interni che si terrà a Lussemburgo nei prossimi 7 e 8 ottobre con altri 24 Paesi dell'Unione europea.

Questo è un primo passo perché la riforma del sistema europeo significa nuovi strumenti nel quadro finanziario e nell'agenda strategica ma anche una riforma del sistema europeo di asilo e, in particolare, del regolamento di Dublino. Molti Stati membri sostengono un legame diretto tra approvazione della riforma del sistema di asilo che preveda chiare garanzie contro i movimenti secondari e futuro dell'area Schengen, il cui normale funzionamento è sospeso dal 2015 da parte di sei Stati.

Quindi, in conclusione e anche con l'ottimismo che con le proposte riusciremo a determinare nuovi elementi di solidarietà, con l'agenda strategica e col quadro finanziario e la riforma dei regolamenti l'Unione europea e l'Italia hanno l'occasione di dar vita a scelte strutturali per gestire il fenomeno delle migrazioni in maniera sicura e solidale. Su questo punto le proposte presentate al Parlamento e il lavoro dei nostri europarlamentari, insieme a quello del Governo, saranno fondamentali.

 

PIERO DE LUCA: Grazie. La risposta del Ministro conferma che il nostro Paese è tornato ad essere protagonista dell'agenda politica strategica europea. Vedete, cari colleghi, è così che si ottengono risultati e si difendono davvero gli interessi degli italiani: lavorando sulle carte e sui dossier, meno propaganda social, meno offesa ai nostri partner rappresentanti le istituzioni europee, maggiore serietà e, invece, dialogo e presenza ai vertici che hanno visto in troppe occasioni sedi italiane vuote. Così si fanno valere le prerogative del nostro Paese.

Gli esiti del vertice de La Valletta sul tema del fenomeno migratorio lasciano ben sperare al riguardo e rappresentano un primo risultato significativo verso una riforma del Regolamento di Dublino, che istituisca un meccanismo di ripartizione automatica dei migranti che giungono sulle coste europee, un meccanismo di solidarietà vincolante che preveda l'introduzione, come lei ha ricordato, anche di strumenti economici premiali per chi accoglie e sanzionatori per chi non rispetta i propri obblighi. Certo, partivamo da 14 mesi di risultati assolutamente insoddisfacenti: nonostante la propaganda dei porti chiusi, le riduzioni degli sbarchi non erano minimamente superiori a quelle, pur significative, già registrate grazie al lavoro del Ministro Minniti. I rimpatri erano, invece, estremamente inferiori a quelli operati dai Governi Renzi e Gentiloni. Nessun nuovo accordo di riammissione è stato stipulato da Salvini, nessuna misura contro i trafficanti di uomini è stata adottata negli scorsi 14 mesi, solo atteggiamenti disumani sulla pelle di poche centinaia di naufraghi salvati in mare.

Lei, signor Ministro, ha una grande responsabilità: recuperare il tempo perso al nostro Paese. La sua azione toccherà, come è stato ricordato, tanti settori importanti, dal quadro finanziario pluriennale, alla Brexit, a un'interpretazione elastica del Patto di stabilità per evitare tagli ai fondi di coesione e politiche agricole. Io trovo prioritario, però, ed è bene ricordarlo anche oggi, iniziare a dare un segnale chiaro su un punto simbolico che so essere a lei molto caro: porre rimedio all'escalation - che pure abbiamo registrato negli scorsi mesi - di procedure di infrazione aperte nel nostro Paese. In questi 14 mesi siamo passati da 59 a 81 procedure di infrazione, numeri che spaventano. Insomma, avrà un compito arduo ma entusiasmante e siamo sicuri che saprà essere all'altezza delle sfide, recuperando soprattutto la consapevolezza che distruggere l'Europa o ridimensionare la presenza italiana vuol dire negare il futuro e la speranza alle nostre giovani generazioni. Buon lavoro, Ministro.