07/04/2020
Laura Boldrini
DELRIO, ROTTA, GRIBAUDO, BORDO, ENRICO BORGHI, DE MARIA, DI GIORGI, FIANO, LEPRI, PEZZOPANE, POLLASTRINI, VISCOMI, SCHIRÒ, CARLA CANTONE, BERLINGHIERI, QUARTAPELLE PROCOPIO, NARDI, BRUNO BOSSIO, BRAGA, MADIA, MURA, BONOMO, INCERTI, SERRACCHIANI, CENNI, CIAMPI e CARNEVALI
3-01434

Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   parallelamente all'adozione delle misure restrittive anti COVID-19, il Governo ha specificato che la rete a sostegno delle donne vittime di violenza c'è e continua a operare, organizzando la propria attività in base a determinati standard di sicurezza sanitaria ovvero dotandosi di strumenti di protezione e di spazi adeguati;

   a tal proposito, la Ministra dell'interno ha diramato una circolare a tutti i prefetti affinché siano individuate nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che non possono trovare accoglienza negli esistenti centri antiviolenza e nelle case rifugio;

   a fronte dell'attenzione delle istituzioni al tema della violenza contro le donne in questo momento così drammatico per il nostro Paese, purtroppo sono emerse criticità che rischiano di rendere ancora più difficile il percorso di quante decidono di uscire dalla spirale della violenza, poiché in alcuni casi è emerso che donne fuggite dalla violenza e dalle minacce di morte del compagno avrebbero incontrato delle difficoltà nell'accedere alle strutture di accoglienza, giacché, per essere accettate, avrebbero dovuto dimostrare di non essere positive al tampone diagnostico COVID-19. Il tampone era stato loro rifiutato in quanto asintomatiche;

   si tratta, dunque, di un circolo vizioso paradossale che richiede soluzioni urgenti omogenee su tutto il territorio nazionale;

   sul tema la regione Lazio, con circolare del 18 marzo 2020, ha precisato che, a fronte di nuovi ingressi, viene avviato un percorso che prevede che la donna venga prontamente contattata dal personale medico per una valutazione circa la presenza o meno di fattori di rischio COVID-19: in caso di assenza di rischi, viene rilasciato il nulla osta all'ingresso presso la struttura. In caso positivo, invece, la donna viene subito segnalata all'azienda sanitaria locale per eventuali misure di sorveglianza sanitaria (ricorso a dispositivi di protezione, tampone e, se necessario, isolamento) –:

   quali urgenti misure intenda promuovere per garantire, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, la protezione delle donne vittime di violenza prevedendo un percorso sanitario-diagnostico COVID-19 che consenta, con la massima tempestività, l'accesso in sicurezza, sia per le ospiti sia per gli operatori, presso i centri della rete antiviolenza, al fine di impedire che eventuali richieste di certificazione di negatività al contagio da effettuarsi tramite tampone si traducano in un paradossale ostacolo per la messa in sicurezza delle donne che fuggono dalla violenza.

Seduta dell'8 aprile 2020

Illustrazione e replica di Laura Boldrini, risposta del governo di Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia.

Illustrazione: La ringrazio, signora Presidente e signora Ministra. Le giuste misure per contenere la diffusione del Coronavirus, che sono state messe in atto dal Governo, rischiano di aggravare la situazione delle donne vittime di violenza domestica, costrette a rimanere in casa h24, appunto, con il partner violento, una condizione che definirei l'emergenza nell'emergenza. Io considero positivo che il Governo si stia facendo carico del problema, anche con il lancio di campagne informative, per diffondere il numero e la app 1522 e la app YouPol, a cui rivolgersi in caso di bisogno. E mi sembra doveroso, signora Presidente, in questa sede, esprimere la nostra gratitudine alle associazioni, alle case rifugio, ai centri antiviolenza, che continuano ad operare nonostante le difficoltà. Purtroppo, però, alcune donne non hanno potuto accedere alle strutture di accoglienza, poiché, per essere accettate, bisogna giustamente dimostrare di non essere positive al virus. Ma, essendo asintomatiche, i medici, in talune circostanze, hanno ritenuto di non fare loro il tampone. Quindi, signora Ministra, le chiedo di sapere quali azioni intenda promuovere il Governo per interrompere questo paradossale circolo vizioso, che si sta manifestando in alcuni territori del nostro Paese.

Risposta del governo: Grazie Presidente, onorevoli deputate e deputati, dall'inizio dell'emergenza ho dedicato la massima attenzione al tema della violenza maschile contro le donne, che i divieti di spostamento espongono ad un rischio elevatissimo. Per assicurare l'attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio, ho approvato, con un iter straordinario, il decreto per l'erogazione delle risorse già ripartite alle regioni per il 2019, che ammontano a 30 milioni di euro e che saranno trasferite - anche in assenza della programmazione da parte delle regioni, normalmente richiesta dall'iter ordinario - con l'indicazione che una parte di queste sia impiegata prioritariamente per il sostegno delle iniziative che i centri antiviolenza e le case rifugio devono adottare in questi giorni, per far fronte all'emergenza del Coronavirus. Ho altresì avuto un'interlocuzione costante con il commissario della Protezione civile, Angelo Borrelli, per assicurare che nella distribuzione dei dispositivi di sicurezza si considerino in modo prioritario anche queste realtà.

Per quanto riguarda le richieste di certificazione di negatività al contagio, ricordo che, in base alle disposizioni normative attualmente vigenti, al momento dell'attivazione della rete antiviolenza territoriale, gli operatori sanitari devono darne comunicazione al Dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria territorialmente competente. Il servizio dovrà contattare telefonicamente la donna, per valutare i fattori di rischio. In assenza di questi, l'operatore del Dipartimento di prevenzione territoriale potrà autorizzare il nulla osta all'ingresso della donna presso la struttura di accoglienza. In presenza di fattori di rischio, invece, il Dipartimento di prevenzione dovrà disporre le eventuali ulteriori valutazioni diagnostiche e le adeguate misure di sorveglianza sanitaria, compreso l'eventuale isolamento domiciliare, da effettuarsi attraverso sistemazione alloggiative alternative da individuare nel territorio. A tal proposito, con il Ministro dell'Interno Lamorgese, si è definito di dare indicazione ai prefetti, per supportare l'individuazione di queste nuove soluzioni alloggiative, anche di carattere temporaneo, per assicurare l'indispensabile ospitalità alle donne vittime di violenza e ai loro figli. Ho destinato a questo una prima somma di 2 milioni di euro.Va ricordato, però, che, fatti salvi gli interventi ad adiuvandum ad opera del Dipartimento per la Protezione civile, la gestione sanitaria dell'emergenza da COVID-19 è affidata nel concreto alla competenza delle singole amministrazioni regionali. Per questo, con nota del 2 aprile 2020, ho invitato il presidente della Conferenza delle regioni a sensibilizzare tutte le regioni, affinché le risorse finanziarie messe a disposizione dal Dipartimento siano utilizzate in tempi celeri, proprio per far fronte a queste difficoltà socio-sanitarie, incontrate dai centri antiviolenza e dalle case rifugio, e affinché si favorisca la massima diffusione di quelle buone pratiche, già adottate da alcune amministrazioni regionali, in merito all'accoglienza delle donne vittime di violenza, che, per motivi sanitari, non vi possono accedere immediatamente.

Replica: Grazie, signora Presidente. La ringrazio, signora Ministra, per la sua risposta della quale sono soddisfatta. Grazie per aver preso atto e aver dato seguito. Spero davvero che un'azione efficace possa essere portata avanti nell'intero Paese, appunto, come dice lei, seguendo anche le buone pratiche che in alcune regioni, come la regione Lazio, sono già attive.

Della terribile condizione delle donne maltrattate, costrette in queste settimane a rimanere chiuse in casa con il partner violento, cari colleghi e colleghe, ne ha parlato anche il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha esortato gli Stati a trovare dei rimedi efficaci.

Lunedì scorso, quaranta deputate dell'Intergruppo per le donne, di cui faccio parte, hanno inviato una lettera a lei, signora Ministra, e ai Ministri Bonafede e Boccia, sottolineando l'importanza delle misure che sono contenute nel documento elaborato dalla Commissione d'inchiesta sul femminicidio del Senato, che propone nuove e ulteriori misure per sopperire alle carenze del sistema che sono sorte in questo periodo. Inoltre, in quella lettera si fa riferimento alla necessità di vigilare sulle regioni, affinché trasferiscano quanto prima le risorse già stanziate ai centri antiviolenza. E, a tale proposito, signora Ministra, certo, apprezzo il suo operato e lo sblocco che ha fatto dei 30 milioni destinati alla lotta alla violenza per l'anno 2019, ma, come sappiamo, quei fondi erano già destinati al piano nazionale; nel frattempo, si è aggiunta l'emergenza sanitaria e i centri sono ancora più in affanno, perché non hanno soldi né per la gestione ordinaria né, tanto meno, per le misure straordinarie, come la sanificazione dei locali.

Dunque, signora Presidente, concludo, dicendo che mi auguro che, in un frangente così difficile, si possa derogare alla procedura ordinaria e prevedere una norma, in un prossimo provvedimento urgente del Governo, che permetta di sbloccare, in tempi rapidi, la ripartizione dei fondi da parte delle regioni; non solo di quelli pregressi, ma anche dei 20 milioni previsti per il 2020 e di far giungere i nuovi fondi stanziati di cui la Ministra ha fatto menzione, quelli per l'emergenza, direttamente ai centri antiviolenza.