Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 1, della legge 12 settembre 2025, n. 131, prevede l'adozione, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, per una nuova classificazione dei comuni montani in base a due parametri: quello altimetrico e quello della pendenza;
durante le celebrazioni della Giornata internazionale della montagna, il Ministro interrogato ha annunciato i nuovi criteri stabiliti che «andranno a identificare cosa – secondo il Governo – vuol dire montagna in Italia». In particolare, un comune potrà essere qualificato come montano qualora presenti almeno il 25 per cento della superficie territoriale al di sopra dei 600 metri di altitudine e almeno il 30 per cento di essa con una pendenza di almeno il 20 per cento, ovvero un'altimetria media superiore ai 500 metri. Sono, inoltre, considerati montani i comuni cosiddetti «interclusi», caratterizzati da un'altimetria inferiore ma interamente circondati da comuni che soddisfano uno dei criteri sopra indicati;
secondo le stime fornite dallo stesso Dipartimento, l'applicazione di tali criteri comporterebbe l'esclusione di oltre 1.200 comuni montani dalla nuova classificazione, con la conseguente fuoriuscita dal riparto delle risorse destinate alla montagna e dalle misure di sostegno previste dalla normativa vigente;
ad essere particolarmente penalizzati, secondo le dichiarazioni di alcune articolazioni territoriali di Anci e Uncem, saranno i comuni montani della dorsale appenninica;
per il Partito Democratico, la montagna, in tutte le sue articolazioni, costituisce una risorsa strategica per il Paese, da tutelare e valorizzare, e non un'eccezione da ridimensionare –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per rivedere i criteri citati in premessa per evitare che la nuova classificazione dei comuni montani si trasformi in uno strumento di iniqua redistribuzione delle risorse, che mira a contrapporre montagne, territori e comuni che hanno gli stessi problemi e le stesse necessità.
Seduta del 17 dicembre 2025
Illustrazione di Marco Sarracino, risposta delMinistro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, replica di Gian Antonio Girelli
MARCO SARRACINO. Grazie, Presidente. Ministro, lei passerà alla storia non solo per il maldestro tentativo di dividere l'Italia, ma anche per quello che sta provando a fare oggi: dividere la montagna, le Alpi e gli Appennini. Oggi però si realizza un'impresa riuscita solo a pochi: far unire tutto il Paese contro di lei, da destra a sinistra, sindaci e associazioni di categoria.
Tutti contestano la sua riclassificazione dei comuni montani, ma come le è venuto in mente di togliere risorse, servizi e, quindi, scuola, sanità, diritti a 1.200 comuni nel nostro Paese? Noi la risposta la conosciamo: voi siete il Governo che se la prende con chi è più debole, che odia chi è più fragile, che trasferisce risorse dai poveri ai ricchi e che aumenta i divari territoriali. Ministro, però, anche questa volta il Paese è contro di lei e non consentirà questa vergogna.
ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. La legge n. 131 del 2025 prevede la classificazione dei comuni montani sulla base dei criteri altimetrico e della pendenza.
L'obiettivo, dichiarato dallo stesso legislatore, è quello di ridurre l'attuale elenco di oltre 4.000 comuni che contiene realtà, quali Roma e Bologna che, con altimetria media di, rispettivamente, 67 e 82 metri, non hanno certo le caratteristiche geografiche della montagna. La nuova classificazione intende valorizzare e concentrare le risorse disponibili sulle zone autenticamente montane, dando attuazione all'articolo 44 della Costituzione che prevede provvedimenti a favore delle zone montane, non certo delle parzialmente montane o persino prevalentemente pianeggianti, come sembrerebbero volere gli interroganti.
I nuovi criteri di classificazione sono il frutto di un lavoro istruttorio svolto con il coinvolgimento di esperti designati dagli enti territoriali, le cui proposte sono confluite nel Regolamento appena trasmesso alla Conferenza unificata. Sulla base dei nuovi criteri saranno montani 2.844 comuni distribuiti in modo equilibrato tra le diverse zone del Paese. In particolare, il secondo criterio “altimetria media superiore a 500 metri” intende valorizzare la dorsale appenninica e le isole, inserendo ulteriori comuni che tipicamente non raggiungono l'altimetria dell'arco alpino. Il terzo criterio prende poi in considerazione la situazione specifica dei 21 comuni interclusi. Preannuncio sin da ora la disponibilità del Governo a includere, nel confronto con gli enti territoriali, ulteriori peculiari situazioni di interclusione per raggiungere a un totale di quasi 2.900 comuni montani.
Ricordo inoltre che la quota del FOSMIT che la legge attribuisce alle regioni, oltre 85 milioni di euro per l'anno corrente, potrà essere dalle stesse autonomamente gestita e anche destinata a comuni ulteriori rispetto a quelli della presente classificazione.
Permettetemi di concludere, osservando che, se è vero che oltre 1.100 comuni non saranno più qualificati come montani, questi stessi sono i comuni che sinora impropriamente hanno fruito dei vantaggi previsti per la montagna, sottraendo risorse alle zone realmente montane che sono le uniche legittimate a protestare sul come siano state gestite le risorse della montagna da 73 anni fa ad oggi.
GIAN ANTONIO GIRELLI. Grazie, Presidente. Tramite lei, dico al Ministro che non siamo per nulla soddisfatti della risposta, anzi siamo anche offesi come esponenti della montagna rispetto a una lettura di uso improprio delle risorse in questi anni. Se c'è, infatti, un problema della montagna è che troppe volte - questa volta in maniera eclatante - viene presa in giro. Dove si annunciano leggi a favore della montagna, si annunciano risorse a favore della montagna, in realtà si tagliano le risorse e, per dare l'impressione di darne di più, si tagliano i comuni in cui vengono date.
Lei ha citato Roma e Bologna. Io le cito Preseglie, che forse lei non sa che Paese è. È un Paese piccolissimo, in una valle della provincia di Brescia e viene escluso secondo i suoi criteri, secondo un'idea che la montagna viene classificata in maniera statalista dall'alto, secondo algoritmi o criteri di presunti esperti, che non sanno la storia della montagna, non sanno dove nascono le aggregazioni, il perché di certe dinamiche, certi servizi che vengono sempre meno e si sono nel tempo sviluppati, secondo un principio di solidarietà e una ridistribuzione delle risorse che tengono conto di tutti questi aspetti.
Credo che questa sua risposta sia irrispettosa dal punto di vista della classificazione. Ho colto la sua volontà di rivederla, perché forse si è reso conto anche lei di cosa ha combinato, ma anche del principio di autonomia, perché bastava sedersi con la montagna e decidere con loro come ridisegnare cos'è montagna, costruire dal basso secondo un principio di rispetto dei comuni, che sono la vera autonomia. E invece no, lei reinveste nelle regioni e nel centralismo regionale, che si somma al suo centralismo statale, di cui la montagna non ha certamente alcun bisogno.