09/02/2022
Andrea Romano
NARDI, BENAMATI, BURATTI, CANTINI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, DI GIORGI, LOTTI, ROTTA, SANI, SENSI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO.
3-02745

Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il futuro dell'impianto Eni di Stagno (Livorno) desta fortissime preoccupazioni negli oltre mille lavoratori diretti e dell'indotto, nelle associazioni sindacali e nelle amministrazioni locali dei comuni della costa livornese per il sommarsi dell'assenza di impegni chiari di parte aziendale circa le prospettive di investimento, della comunicazione relativa alla chiusura a fine 2022 della linea di produzione di carburanti, del mancato coinvolgimento dello stesso impianto nei piani di transizione energetica ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   in conseguenza di questo scenario di incertezza e dell'annunciata riduzione della produzione, alcune aziende dell'indotto hanno già avviato procedure di licenziamento;

   il 5 agosto 2021 i sindaci dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti hanno scritto al Ministro interrogato sollecitando la convocazione urgente del comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiera livornese, sottolineando che tale comitato non si riunisce da oltre diciotto mesi, che la pandemia ha duramente colpito un territorio già riconosciuto come area di crisi industriale complessa, che esistono «forti elementi di incertezza sulle prospettive della raffineria Eni che devono trovare risposte, garantendo un futuro di lungo periodo di questo insediamento»; tale lettera non ha finora avuto alcuna risposta da parte del Ministro interrogato;

   il 10 dicembre 2021 il presidente della regione Toscana Giani ha scritto al Ministro interrogato e in copia al Viceministro Todde, «sollecitando la convocazione di un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico per discutere la situazione della raffineria Eni di Livorno»;

   il 6 ottobre 2021 il Viceministro dello sviluppo economico Pichetto Fratin, rispondendo ad un'interrogazione in X Commissione (attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati presentata dal Partito democratico, ha affermato che «il Governo intende rispondere positivamente alla richiesta di un tavolo di confronto con Eni per condividere una strategia sul futuro dell'impianto»; ad oggi, trascorsi oltre quattro mesi dall'impegno formale assunto dal Governo, non si ha notizia di alcuna conseguente iniziativa del Ministero dello sviluppo economico –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative concrete e urgenti il Governo intenda assumere per dar seguito all'impegno già preso in Commissione e, dunque, per convocare un tavolo tra Eni, enti locali e associazioni sindacali che abbia al centro la condivisione di una strategia industriale relativa all'impianto Eni di Stagno capace di dare certezze sugli investimenti e, quindi, sui livelli occupazionali della raffineria, la cui centralità per il territorio livornese e per l'intera costa toscana è imprescindibile da decenni.

Seduta del 9 febbraio 2022

Illustrazione di Lucia Ciampi, risposta del Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Inca, replica di Andrea Romano

 

LUCIA CIAMPI. Grazie, Presidente e signor Ministro. Il futuro dell'impianto ENI di Stagno (Livorno) desta fortissime preoccupazioni negli oltre mille lavoratori diretti e dell'indotto: mancano infatti impegni chiari sugli investimenti, mentre è stata annunciata dall'azienda la chiusura, a fine 2022, della linea di produzione di carburanti. I sindaci delle aree interessate e lo stesso governatore della Toscana, Giani, hanno scritto al Ministro Giorgetti, sollecitando la convocazione di un tavolo presso il MiSE. Lo scorso ottobre il Governo, rispondendo a un'interrogazione presentata dal Partito Democratico, ha assicurato che intende rispondere positivamente alla richiesta di un tavolo di confronto con ENI per condividere una strategia sul futuro dell'impianto. Ad oggi però, dopo oltre quattro mesi, non sono seguiti atti concreti. Chiediamo quindi quali iniziative intenda assumere il Governo per rispettare gli impegni presi, a partire dalla convocazione di un tavolo istituzionale e dalla definizione di una strategia industriale, capace di dare certezze sugli investimenti e sui livelli occupazionali della raffineria.

 

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Con riferimento all'interrogazione, si riferisce che il polo produttivo dell'area costiera livornese, coincidente con i comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo, è stato riconosciuto nel 2015 area di crisi industriale complessa.

In data 20 ottobre 2016 è stato sottoscritto un accordo di programma, firmato anche dalla regione Toscana e dagli enti territoriali interessati, per l'attuazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi industriale complessa del polo produttivo ricompreso nel territorio dei comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo, finalizzato al rilancio delle attività industriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale. Il progetto ha previsto sia azioni per lo sviluppo della rete infrastrutturale e logistica, ad esempio il porto di Livorno, sia azioni di sostegno alla produzione. Su questo versante il progetto assegna, fra l'altro, 10 milioni di euro per la selezione di iniziative imprenditoriali nel territorio della citata area di crisi industriale complessa, tramite il ricorso al regime di aiuto di cui alla legge n. 181 del 1989. Per dare attuazione a tale previsione, con decreto direttoriale 26 maggio 2020, è stata disposta l'apertura dello sportello a partire dalle ore 12 del 1° giugno 2020. In proposito, il Ministero della Transizione ecologica, anch'esso competente in materia, ha rappresentato che, nell'ambito del processo di decarbonizzazione in corso in Italia, si sta proseguendo nell'opera di promozione della trasformazione delle raffinerie in depositi di prodotti petroliferi o bioraffinerie. L'emergenza da COVID-19 ha colpito anche la produzione della raffineria di Livorno: sono state messe in atto le misure possibili per contrastarla, tra cui la riduzione della produzione o la fermata, laddove necessario, di qualche impianto, l'ottimizzazione degli assetti produttivi che favoriscono le produzioni più richieste e le ricerche di efficienza operativa. La scelta dell'ENI ha evidenziato al riguardo che gli interventi cosiddetti a rottura costituiscono un'anomalia, in quanto solitamente le manutenzioni sono preventive e predittive. L'inserimento di nuove iniziative rappresenta un passo importante nel processo di transizione energetica nella comunità industriale di un sito, che potrà a suo tempo proseguire con le sue produzioni attuali più richieste dal mercato. Il Ministero della Tradizione ecologica ha riferito altresì che, in data 30 novembre 2021, si è verificato un incendio nella raffineria, che ha interessato l'area degli impianti lubrificanti e che, a seguito delle verifiche interne, ENI ha rivelato la necessità di effettuare interventi di riparazione al camino comune degli impianti lubrificanti, interventi che avranno un impatto sui tempi di avvio degli stessi. Di conseguenza, è stato avviato un calendario di incontri con le autorità locali per affrontare gli elementi di criticità descritti e si starebbe valutando anche la possibilità di anticipare la fermata per manutenzione degli impianti lubrificanti, generalmente programmata per l'ultimo trimestre del 2022, nonché di focalizzarsi sulla produzione di basi lubrificanti e prodotti non carburanti, come ad esempio il bitume o intermedi per la chimica. Preciso inoltre che al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, sentito sulla questione, non risulta pervenuta alcuna attivazione di procedure di licenziamento collettivo avviata dall'ENI, né altra richiesta. Ad ogni modo, il Ministero dello Sviluppo economico ritiene opportuno approfondire la questione in parola ed instaurare un confronto con le parti. A tal fine, comunico che verrà convocato un apposito tavolo entro i primi giorni del mese di marzo 2022. Resta ferma la disponibilità del Governo a porre in essere ogni iniziativa volta a condividere una strategia sul futuro dell'impianto in parola.

 

ANDREA ROMANO. Grazie Presidente e grazie signor Ministro. Voglio riprendere, parola per parola, quanto ha appena affermato di fronte a quest'Aula: “Comunico che verrà convocato un apposito tavolo entro i primi giorni del marzo prossimo”, così lei ha appena detto. È una buona notizia, signor Ministro: si tratta di un impegno formale assunto ufficialmente dal Governo di fronte alla Camera dei Deputati, un impegno formale che siamo sicuri che questo Governo vorrà rispettare alla lettera e dunque ci aspettiamo la convocazione del tavolo sull'impianto ENI di Livorno entro il 10 marzo prossimo. Questo impegno è stato sollecitato molte volte dai parlamentari e dalle parlamentari del Partito Democratico e, insieme a noi, è stato sollecitato da un'intera e vasta comunità civile, quella della costa livornese, quella di gran parte della Toscana costiera. Tra l'altro, sono mesi che i sindaci del territorio - lo ricordava poco prima di me la collega -, in particolare i sindaci di Livorno, Collesalvetti, Rosignano Marittimo, i vertici della regione Toscana, i sindacati, i lavoratori impiegati direttamente o indirettamente nell'impianto e le loro famiglie hanno sollecitato questo tavolo, perché sono in attesa di conoscere il momento nel quale il Governo si occuperà finalmente del futuro di questo grande stabilimento industriale. Si tratta di un impianto che, tra l'altro, si colloca in un'area già colpita da processi di deindustrializzazione. Noi siamo stati a fianco dei nostri sindaci, dei nostri amministratori, dei lavoratori dell'impianto e lo abbiamo fatto anche perché, signor Ministro, il caso dell'impianto ENI di Livorno è un caso esemplare, sul quale si misurerà la capacità della politica di governare i processi di transizione economica, sociale, ma anche ambientale, così come è un caso che rimanda alla capacità di tutti noi - mi viene da dire, Governo, Parlamento - di definire cosa sarà l'Italia del dopo pandemia. Potremo, infatti, decidere di lasciare all'abbandono, in qualche modo, i nostri impianti industriali, condannando il nostro Paese ad un ruolo marginale, ma anche condannando le nostre comunità civili ad un futuro di precarietà e di disoccupazione. Oppure possiamo decidere - e io credo che oggi stiamo decidendo in questo secondo modo - di governare questi processi, di utilizzare l'occasione della transizione energetica ed ecologica come un percorso per rilanciare la nostra vocazione industriale. Sono due strade contrapposte. Oggi stiamo compiendo un primo passo sulla strada giusta. La strada sarà ancora difficile, non mancheranno le difficoltà, però questo partito, il Partito Democratico, e i suoi rappresentanti parlamentari e locali certamente faranno tutto quello che è necessario fare affinché il processo relativo alla trasformazione dell'impianto ENI di Livorno venga completata nel rispetto dell'occupazione e del futuro delle nostre comunità