03/03/2021
Filippo Sensi
ENRICO BORGHI, CECCANTI, CIAMPI, DE MARIA, FIANO, MICELI, POLLASTRINI, RACITI, MADIA, QUARTAPELLE PROCOPIO e GRIBAUDO
3-02074

Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi, malgrado le preoccupazioni crescenti in merito alla loro efficienza e ai rischi per la privacy e per i diritti civili dei cittadini;

   negli Stati Uniti milioni di immagini digitali sono state letteralmente «raschiate» da Facebook, YouTube e da milioni di altri siti web, raccolte in giganteschi database e vendute da aziende private alle forze di polizia o ad altre aziende private. Casi analoghi sono avvenuti anche in altre nazioni;

   la risoluzione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2021 sull'intelligenza artificiale ha invitato la Commissione europea a prendere in considerazione l'introduzione di una moratoria sull'utilizzo di tali sistemi da parte delle autorità dello Stato nei luoghi pubblici, aeroporti ad esempio, e nei locali destinati all'istruzione e all'assistenza sanitaria, fino a quando le norme tecniche non saranno considerate pienamente conformi ai diritti fondamentali, i risultati ottenuti non saranno privi di distorsioni e di discriminazioni e non vi saranno rigorose garanzie contro gli utilizzi impropri in grado di assicurare la necessità e la proporzionalità dell'utilizzo di tali tecnologie;

   la Polizia di Stato e l'Arma dei carabinieri attraverso il Sistema automatico di riconoscimento immagini (S.a.r.i. Enterprise), da anni, sono in grado di risalire all'identità di un individuo mediante il confronto di volti su una lista di candidati, selezionati dal sistema tra tutte le foto segnaletiche presenti nella banca dati Afis (Automated fingerprint identification system). Le immagini utilizzate sono acquisite dagli uffici di polizia operanti nell'ambito di indagini relative ad un procedimento penale; altre sono trasmesse dal servizio di cooperazione internazionale di polizia della Direzione centrale della polizia criminale;

   secondo un'indagine della testata giornalistica IrpiMedia, il Ministero dell'interno sarebbe intenzionato a sviluppare questo sistema per utilizzare il riconoscimento facciale in tempo reale sui migranti: «sistema tattico per monitorare le operazioni di sbarco e tutte le varie tipologie di attività illegali correlate, videoriprenderle ed identificare i soggetti coinvolti»;

   la stessa indagine sostiene l'esistenza di un progetto, esteso questo a tutti i cittadini, il sistema S.a.r.i. Real-Time, pensato a «supporto di operazioni di controllo del territorio in occasione di eventi e/o manifestazioni» in tempo reale –:

   quali sistemi di riconoscimento facciale intenda utilizzare per le attività di competenza del Ministero o se non ritenga invece opportuno una moratoria in attesa di una migliore definizione della normativa in materia di privacy a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini.

 

Seduta del 3 marzo 2021

Illustrazione di Filippo Sensi, risposta della Ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, replica di Enrico Borghi

FILIPPO SENSI: Grazie, Presidente. Gentile Ministra, le tecnologie di riconoscimento facciale sono sempre più diffuse, malgrado crescenti preoccupazioni circa la loro efficacia e i rischi che esse rappresentano per la privacy e i diritti civili. Una risoluzione del Parlamento europeo ha di recente invitato la Commissione europea a prendere in considerazione l'introduzione di una moratoria sull'utilizzo di tali tecnologie in luogo pubblico. La nostra Polizia di Stato da anni utilizza un sistema di riconoscimento immagini, SARI Enterprise. Secondo un'inchiesta della testata IrpiMedia, di cui sono venuto a conoscenza grazie a Stefano Quintarelli, il Ministero sarebbe intenzionato a sviluppare tali tecnologie sui migranti e ad estendere a tutti i cittadini il sistema SARI Real-Time, sul quale pende da anni una richiesta di valutazione di impatto da parte del Garante per la privacy, tuttora in attesa di risposta da parte del Viminale. Le chiedo, Ministra, se questo sia l'intendimento del suo Dicastero, se non sia opportuno preventivamente rispondere ai rilievi del Garante e se non sia piuttosto il caso di una moratoria sul riconoscimento facciale, in attesa di una migliore definizione della normativa a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini. La ringrazio.

 

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, come ricordato dagli onorevoli interroganti, il Ministero dell'Interno ha avviato un progetto finalizzato a introdurre un Sistema automatico di riconoscimento immagini (SARI), allo scopo di garantire un efficace supporto alle attività istituzionali volte alla prevenzione e repressione dei reati e alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il sistema SARI è costituito da due componenti indipendenti: la prima è denominata SARI Enterprise, la seconda SARI Real-Time. SARI Enterprise, entrato in esercizio nel settembre del 2018 a seguito del parere positivo del Garante per la protezione dei dati personali, consente di risalire all'identità di un individuo mediante il confronto di volti rispetto a una lista di candidati selezionati tra tutte le foto segnaletiche presenti nella banca dati AFIS, di identificazione delle impronte digitali. Evidenzio che SARI Enterprise è un software che può essere utilizzato esclusivamente da operatori della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, previa specifica formazione e abilitazione. Le immagini sono acquisite sia dagli uffici di Polizia, che svolgono le indagini relative a un procedimento penale, sia dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia della direzione centrale della Polizia criminale nell'ambito delle attività di specifica competenza. La seconda componente del software, cioè SARI Real-Time, permette invece di acquisire e trasmettere flussi video in contesti operativi differenziati attraverso un sistema multitecnologico, qualora sia necessario confrontare in tempo reale immagini con i volti presenti in una determinata banca dati.

Circa i profili di tutela della riservatezza, connessi alla componente Enterprise, l'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha ritenuto che la stessa non realizzasse un trattamento nuovo di dati personali, bensì soltanto una nuova modalità di trattamento di dati biometrici, effettuata nel rispetto delle regole stabilite dalla normativa in materia di tutela dei dati personali, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo del 2018, n. 51. Quanto alla seconda componente del Sistema Real-Time, sono tuttora in corso interlocuzioni con il Garante per la protezione dei dati personali, che aveva richiesto al Ministero dell'Interno una valutazione di impatto sulla privacy. Il Ministero dell'Interno ha riscontrato la richiesta, trasmettendo al Garante il proprio documento di valutazione, con il quale sono state poste in luce la specifica finalità del trattamento e le modalità di acquisizione, conservazione e cancellazione dei dati acquisiti. Preciso che, in attesa delle determinazioni della predetta Autorità, la componente Real-Time del Sistema non è in uso. Il sistema SARI non è in uso nell'ambito delle attività della Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere e non ha ambiti diversificati a seconda dei soggetti (cittadini italiani, migranti, eccetera), bensì è un sistema che a regime funzionerà in modo indifferenziato, a supporto delle attività investigative.

 

ENRICO BORGHI: La ringrazio, signor Presidente. Signora Ministra, signori del Governo, oggi il rapporto fra tecnologia, individuo e società è sicuramente un rapporto di tipo nuovo e per certi versi inedito, che è in grado di incidere sugli scenari politico-economici globali, se si pensa ad esempio che oggi in Cina ogni genere di attività socio-economica è su una piattaforma digitale, con i rischi evidenti di invasività e di problemi alla libertà. Insomma, l'interazione sociale quotidiana di tutti quanti noi consente, attraverso il controllo e l'uso dei big-data, una schermatura e una potenziale schedatura di ognuno di noi, nessuno escluso, ed è il caso di rilevare che vi siano aziende straniere che regalano addirittura a comuni italiani i sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale, e verrebbe proprio da recitare l'antico detto: “Timeo Danaos et dona ferentes”. Le stesse aziende di cui stiamo discutendo, che producono questo tipo di sistema di riconoscimento, stanno riconsiderando la loro potenzialità in rapporto alla pervasività di questi strumenti che, se male utilizzati, porterebbero a scambio tra persone, al controllo individuale, al tracciamento improprio, in un incrocio con i social che ci porterebbe a sistemi di vigilanza con tratti orwelliani. Noi ci avviamo al futuro delle città intelligenti, le cosiddette smart cities, ma per noi gli standard occidentali, che coniughino progresso tecnologico con libertà fondamentali degli individui e con i diritti inalienabili delle persone sono obiettivi non negoziabili. Per questo, la richiesta di moratoria che abbiamo avanzato e che viene sviluppata negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Canada è una proposta da sostenere per costruire uno strumento legislativo adeguato e per questo la sua risposta, signora Ministra, ci soddisfa perché coglie il senso della nostra proposta in un quadro di riconsiderazione legislativa più generale che si dovrà necessariamente affrontare.