06/12/2022
Matteo Mauri
BONAFÈ, CUPERLO, PROVENZANO, SCHLEIN, TONI RICCIARDI, ORFINI, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU.
3-00061

 il «decreto flussi» è la modalità prevista dalla legge per programmare annualmente le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro;

   il decreto-legge n. 130 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 173 del 2020, ha stabilito che nella definizione della quota annuale di stranieri da ammettere nel territorio italiano, anche se stabilita successivamente alla data del 30 novembre, non si sia più tenuti a tenere conto della quota fissata per l'anno precedente;

   il «decreto flussi» per il 2021, che è stato varato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2021, ha previsto una quota complessiva di 69.700 lavoratori e lavoratrici, dei quali 22.000 per lavoro stagionale e 27.700 per lavoro subordinato non stagionale e per lavoro autonomo. All'interno di questa ultima tipologia sono stati riservati 3.000 posti per l'assunzione dei cittadini di altri Paesi, con i quali entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria. Un'altra quota, molto limitata, di 100 posizioni è stata invece riservata ai lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d'origine;

   in queste ultime settimane si sono susseguite alcune dichiarazioni del Ministro interrogato in merito al «decreto flussi» che hanno avuto ad oggetto i tempi e la modalità di composizione delle quote, compresi i criteri della formazione all'estero e della «premialità» per chi arriva da Paesi che abbiano stabilito criteri di collaborazione sul tema migratorio;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso, in particolare, che il Ministro interrogato ha lasciato intendere che le quote di lavoratori e lavoratrici del prossimo «decreto flussi» saranno stabilite solo dopo aver verificato la disponibilità degli attuali percettori del reddito di cittadinanza a essere impiegati;

   tale approccio solleva enormi preoccupazioni, poiché i tempi per l'adozione del prossimo «decreto flussi» non paiono compatibili con quelli che sarebbero necessari per svolgere un'accurata verifica sugli attuali percettori del reddito di cittadinanza, al fine di capire se abbiano o meno un profilo adeguato alle richieste e alle necessità delle imprese –:

   quali siano i tempi, le modalità e i criteri precisi in base ai quali il Ministro interrogato ritenga che si debba comporre il «decreto flussi» 2022, nonché, in relazione al richiamato reddito di cittadinanza, se e come ritenga che gli attuali percettori del reddito possano condizionare la composizione delle quote flussi, sia in merito al numero dei lavoratori occupabili che alla loro tipologia.

 

Seduta del  7 dicembre 2022

Illustrazione di Toni Ricciardi, risposta del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, replica di Matteo Mauri

 

TONI RICCIARDI. Grazie, Presidente. Ministro Piantedosi, lei, a mezzo stampa, ha dichiarato che entro l'anno cercherà, in tutti i modi, di porre in essere il decreto Flussi, dichiarazione che noi condividiamo, anzi auspichiamo che venga posta in essere con celerità, soprattutto considerata l'altissima richiesta dei settori più produttivi del Paese. Quindi, speriamo che questa sua dichiarazione, questo suo intento non cadano, non subiscano gli attacchi ideologici sul tema.

Ora, tralasciamo le cifre rispetto al decreto Flussi, sulla qualità o meno o sul tentativo di imporre, anche in questo Paese, la teoria dei “prima i nostri”, che ha fallito in mezza Europa. La questione è la seguente. Considerato il rapporto e la correlazione con il reddito di cittadinanza, quali sono i tempi, le modalità e i criteri precisi attraverso i quali lei, ministro Piantedosi, ritiene di poter comporre il decreto Flussi? Inoltre, in relazione al richiamato reddito di cittadinanza, soprattutto, lei come immagina di riuscire a coniugare queste tempistiche sfasate, per arrivare poi concretamente alla definizione del nuovo decreto Flussi?

 

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. È bene premettere che il cosiddetto decreto Flussi rappresenta solo un elemento della più ampia politica di gestione delle immigrazioni dispiegata dal Governo e che, quindi, deve essere inteso in un'ottica di governo delle dinamiche migratorie, con un focus centrato sulle esigenze del mercato del lavoro e, più in generale, di sostenibilità dell'accoglienza e dell'integrazione. Il decreto Flussi, inoltre, è un atto di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri e la definizione del suo contenuto richiede l'apporto di una pluralità di attori istituzionali; oltre al Dicastero dell'Interno, quello degli Esteri, del Lavoro, dell'Agricoltura, e la Conferenza unificata Stato regioni e province autonome, nonché enti e associazioni rappresentative del mondo del lavoro. Aggiungo che il decreto Flussi si salda con aspetti di rilievo della politica internazionale dell'Italia in materia migratoria, secondo un preciso indirizzo di questo Governo; mi riferisco, in particolare, al fatto che, poiché il contenimento della pressione migratoria è strettamente collegato con la collaborazione dei Paesi di provenienza e transito, il decreto Flussi, opportunamente modulato in termini premiali, può diventare uno strumento importante per riconoscere maggiori quote di accesso ai Paesi più impegnati nella lotta all'immigrazione irregolare, rafforzando al contempo i canali di ingresso legale; ed è un meccanismo di cui personalmente intendo proporre il rafforzamento per il futuro.

Venendo al punto sollevato dagli onorevoli interroganti, segnalo che il Governo si è immediatamente attivato per adottare il prossimo “decreto Flussi” e che i limitati tempi a disposizione impongono di muoversi nell'ambito della normativa vigente che, come è noto, prevede che il datore di lavoro interessato a instaurare un rapporto di lavoro subordinato con un cittadino straniero residente all'estero debba farne domanda previa verifica presso il Centro per l'impiego competente, per verificare appunto l'indisponibilità, adeguatamente documentata, di un lavoratore presente sul territorio nazionale. A questo meccanismo, già previsto dalla normativa vigente, potrà sicuramente ricollegarsi la previa verifica in merito agli eventuali percettori del reddito di cittadinanza; si tratta, in buona sostanza, di individuare forme e strumenti adeguati all'attuale contesto socioeconomico affinché offerta e domanda di lavoro si incontrino, nell'interesse del sistema produttivo e del massimo possibile ampliamento delle opportunità di ingresso nel mercato del lavoro.

Il lavoro preparatorio del prossimo decreto Flussi è in via di definizione, proprio in questi giorni, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il coordinamento di tutti i Ministeri coinvolti, ivi compreso quello che rappresento.

 

MATTEO MAURI . Grazie, signor Presidente. Ministro Piantedosi, noi abbiamo ascoltato, in questi giorni, molte sue dichiarazioni in relazione ai temi migratori e, in particolare, ci siamo voluti soffermare su questo aspetto del decreto Flussi, perché riteniamo che sia un passaggio molto rilevante e non sono oziose le questioni che poniamo, perché noi riteniamo che, da un lato, si debba andare incontro alla fortissima domanda - come diceva in precedenza il collega Ricciardi - da parte dei settori produttivi e pensiamo che questa domanda debba avere una risposta adeguata, che non sia condizionata in alcun modo da fattori - non politici, attenzione - ma ideologici. Faccio riferimento, ad esempio, all'ultimo decreto Flussi, quello dell'anno scorso, che era partito, nella discussione interna al Governo, da una soglia di oltre 100 mila persone e poi si è assestato poco sotto le 70 mila per una questione, diciamo così, di interventi di carattere politico di alcune forze che fanno del tema dell'immigrazione uno degli elementi caratterizzanti. Io spero che questo non accada e che si faccia veramente un provvedimento che vada incontro a quella necessità e che – Ministro, lei poi lo sa perfettamente - tenga anche conto, diciamo così, dei rapporti privilegiati, fiduciari che ci sono tra i richiedenti e alcuni - o molti, sappiamo come funziona in realtà - di coloro i quali possono essere occupati.

Siamo convinti che dietro questa messa sullo stesso piano del tema del reddito di cittadinanza e di quello del decreto Flussi ci sia un po' di speculazione politica, perché sappiamo che il Governo sta valutando di togliere, con l'altra mano, per la gran parte delle persone, il reddito di cittadinanza.

Allora, noi chiediamo che si faccia, come si suole dire, piazza pulita di tutti questi aspetti e ci si concentri sul tema. Poi, guardi, nel momento in cui lei ci dice che si vuole andare in una direzione di sostenibilità dell'immigrazione lei ci trova assolutamente d'accordo; per cui noi siamo, credo, altrettanto fiduciosi che, nei prossimi provvedimenti di Governo, a partire dalla legge di bilancio, si appostino le risorse necessarie per migliorare proprio quell'incrocio, quella chiamiamola così, prospettiva positiva di integrazione, ad esempio sul sistema del SAI, ossia dell'accoglienza integrata. In altre parole: si faccia un po' meno ideologia e si faccia un po' più di politica, non che vada in direzione di qualcuno, ma nell'interesse generale.

Vigileremo, ovviamente, su cosa accadrà, anche e in particolare su questo aspetto che abbiamo sollevato, dei percettori del reddito di cittadinanza.