La Camera,
premesso che:
1) il PNRR rappresenta un'opportunità irripetibile di rilancio, modernizzazione e crescita sostenibile e inclusiva per il Paese, e il suo pieno completamento, nei termini previsti, una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale;
2) oltre a richiedere uno sforzo realizzativo imponente negli ultimi trimestri di attuazione, l'andamento della spesa delle risorse del PNRR costituisce un elemento fondamentale per la crescita economica del Paese: nonostante i ritardi cumulati dal Governo nell'implementazione delle misure, l'apporto del PNRR, nel corso degli ultimi due esercizi, è risultato determinante per evitare la recessione economica;
3) come rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l'eventuale differimento di una quota della spesa programmata dal 2026 al 2027 comporterebbe un peggioramento delle prospettive macroeconomiche per il 2026, con una crescita inferiore alle attese, già riviste al ribasso rispetto alle previsioni formulate ad aprile dal Governo nel Documento di Finanza Pubblica (DFP) 2025 (dello 0,1 per cento sul 2025 e 0,2 sul 2026, con una crescita del Pil allo 0,5 per cento sia nel 2025 che nel 2026);
4) secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Foti rispondendo al question time alla Camera il 24 settembre 2025, ad oggi la spesa effettiva sarebbe ferma a circa 86 miliardi di euro sui 140,4 finora ottenuti dall'Unione europea con il pagamento della settima rata. Nonostante le trionfalistiche affermazioni del Governo, resterebbero da spendere, pertanto, circa 108 miliardi entro la scadenza del 2026, con un'accelerazione, allo stato, quasi irrealistica. Su 447.065 progetti finanziati, solo 294.597 progetti risultano conclusi, mentre 152.468 risultano quelli ancora da concludere;
5) Ministeri cruciali registrano performance disastrose nella spesa delle risorse assegnate: Lavoro e politiche sociali (fermo all'11,8 per cento del budget assegnato), Agricoltura, sovranità alimentare e foreste (14,5 per cento), Turismo (18,4 per cento), Cultura (18,9 per cento) e Salute (27,6 per cento);
6) i ritardi più gravi nella spesa delle risorse si concentrano nelle opere più complesse e nelle missioni che dovrebbero consentire la transizione ecologica (REPowerEu fermo al 2,8 per cento) e la riduzione dei divari territoriali e sociali (Inclusione e coesione al 24,5 per cento, Salute al 27,6 per cento), creando opportunità di lavoro, garantendo l'assistenza sanitaria, scuole, alloggi, opere per la tutela del territorio e il contrasto al dissesto idrogeologico, collegamenti ferroviari, infrastrutture e servizi essenziali per milioni di cittadini, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno e nelle aree interne;
7) si tratta di interventi il cui completamento è a rischio, nonostante siano stati in parte già ridimensionati. Ad oggi, nel complesso, sono ben poche le opere collaudate e fruibili;
8) gli enti locali presentano un avanzamento progettuale maggiore rispetto alle altre tipologie di soggetti attuatori, avendo aggiudicato il 73,9 per cento dei bandi e l'80,6 per cento degli importi ivi previsti, le regioni l'81,9 per cento dei bandi e il 60,7 per cento degli importi, mentre i ministeri si fermano al 62,4 per cento dei bandi aggiudicati e al 53,1 per cento degli importi previsti;
9) in particolare, preoccupano i dati relativi alla medicina territoriale, a fronte di 6 milioni di italiani che rinunciano o ritardano le cure sanitarie. Come dichiarato dallo stesso Ministro Foti, delle 1038 Case della comunità previste in ambito PNRR (originariamente 1350) sono conclusi 191 cantieri su 1.274, mentre dei 307 ospedali di comunità (originariamente 350) ne sono conclusi 52. Secondo l'ultimo rapporto AGENAS relativo al primo semestre del 2025, risultano solo 46 Case di Comunità (il 3 per cento di quelle complessivamente previste) con tutti i servizi attivi, inclusa la presenza medica e infermieristica, senza nessun miglioramento rispetto al dato di fine 2024, e 153 Ospedali di Comunità attivati, pari a un quarto del totale. Ciò anche a causa di difficoltà organizzative e mancanza di personale;
10) così come in grave difficoltà attuativa versa la realizzazione degli asili nido e degli studentati, dei piani integrati urbani, dei progetti del PinQua (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell'Abitare) e del programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori), che dovrebbe favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori, soprattutto quelli più vulnerabili;
11) quanto agli interventi nel settore idrico – uno dei pilastri più rilevanti del PNRR – che dovrebbero consentire l'ammodernamento infrastrutturale e la riduzione delle perdite, migliorando l'efficienza al fine di affrontare le sfide legate alla scarsità d'acqua, solo il 2 per cento dei progetti è concluso;
12) difficoltà incontrano pure i progetti dei Comuni che, oltre ai tagli previsti dalle ultime leggi di bilancio, denunciano ritardi dello Stato nel trasferimento delle risorse per i cantieri, mettendo a rischio sia la prosecuzione e il rispetto delle tempistiche di ultimazione degli interventi sia la tenuta dei bilanci comunali;
13) a dimostrazione delle difficoltà e dei ritardi nella fallimentare gestione del Piano, ed essendo preclusa la possibilità di proroghe, come ha chiarito la Commissione europea stessa, il Governo ha intenzione di apportare, a pochissimi mesi dalla precedente, una nuova, sesta, modifica del PNRR, anziché provvedere a migliorare l'efficienza attuativa nella fase conclusiva, semplificando le procedure e accelerando il trasferimento delle risorse agli enti locali;
14) il 26 settembre 2025 si è riunita la Cabina di regia PNRR, presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, per esaminare la proposta di revisione del PNRR. All'esito della riunione è stata trasmessa alle Camere una nota illustrativa della proposta, che sarà inviata formalmente all'Unione europea. La Commissione europea ha comunicato come termine ultimo per le modifiche il 31 dicembre 2025;
15) la proposta, secondo quanto indicato, ha un valore complessivo di circa 14,15 miliardi di euro, poco sopra il 7 per cento dell'intera dotazione finanziaria del Piano e include la rimodulazione delle risorse per le misure non attuabili entro la scadenza del Piano nel 2026, il rafforzamento di altre, il ricorso a strumenti finanziari che allungano i tempi di spesa fino a tre anni oltre la scadenza del 2026, oltre alla possibilità di destinare parte delle risorse al comparto nazionale del programma InvestEU;
16) ricadono fra le misure oggetto di rimodulazione finanziaria: le misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico in Emilia-Romagna, Toscana e Marche; il PinQUA; le ciclovie turistiche; le infrastrutture ferroviarie, del parco ferroviario e del trasporto rapido di massa; l'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate; i progetti di interconnessione elettrica transfrontaliera, la promozione delle CER; il sostegno dell'autoproduzione di energia rinnovabile; gli incentivi all'assunzione dei ricercatori; i progetti per la disabilità; il potenziamento per i centri per l'impiego e le politiche attive del lavoro e formazione; la meccanizzazione e innovazione nel settore agricolo e alimentare. Inoltre, si abbandonano: il Piano Italia 1 Giga per sostituirlo con il Fondo nazionale connettività, che prefigura il recupero del già contestato progetto della copertura delle aree grigie e nere con la connessione con ben noti operatori satellitari stranieri; la realizzazione degli alloggi universitari per gli studenti a favore di un non meglio precisato strumento finanziario per l'housing universitario. Infine, preso atto del fallimento del Governo sul Piano Transizione 5.0, si provvede al recupero di Transizione 4.0 ideata nella scorsa legislatura per sostenere il sistema imprenditoriale italiano e che ha costituito una delle più efficaci leve per l'incremento del PIL a seguito della pandemia;
17) per le misure non sostituibili con altre destinate alla stessa finalità di politica pubblica, si prospetta genericamente il ricorso ai fondi di coesione, con il rischio oltretutto di cancellarne i progetti già programmati;
18) tale opacità sulle effettive prospettive del Piano confermano le perplessità relative all'effetto di lungo termine sulla dinamica di crescita dell'Italia – obiettivo centrale di un piano concepito per superare le fragilità strutturali del sistema nazionale – che risulterebbe sensibilmente inferiore rispetto alle aspettative iniziali formulate dal Ministero dell'economia;
19) rinviando il completamento di misure strutturali per il rilancio del Paese nella sua interezza, sociale e territoriale, a danno di cittadini e imprese, pur se per le necessarie misure di sussidio al sistema economico danneggiato dalle politiche commerciali statunitensi, il Governo rinuncia così all'ambizione originaria del Piano e del NextGenerationEU stesso,
impegna il Governo:
1) a fornire tempestivamente un quadro dettagliato, completo e veritiero sullo stato di attuazione del PNRR e ad assicurare il pieno ed effettivo coinvolgimento del Parlamento in merito alla nuova revisione del PNRR, trasmettendo tempestivamente, ai fini dell'esame parlamentare, le informazioni di dettaglio sulle modifiche che si intendono apportare ivi inclusa la valutazione puntuale dell'impatto sulla crescita complessiva del Paese delle stesse e delle misure sin qui attuate;
2) a rispettare, per la credibilità e l'affidabilità internazionale del nostro Paese, il cronoprogramma complessivo e le scadenze finali di attuazione del PNRR, per cogliere a pieno le opportunità di crescita e rilancio economico ad esso collegate. A tal fine, ad assumere tutte le opportune iniziative volte ad accelerare la spesa dei fondi del PNRR e garantirne l'integrale ed efficiente utilizzo nel rispetto del cronoprogramma stabilito, ai fini dei raggiungimento prioritario degli obiettivi trasversali e del completamento, entro il 2026, di tutti gli interventi ivi previsti per assicurare la transizione digitale ed ecologica, rafforzare la competitività e la coesione del Paese, ridurre i divari di genere, generazionali, territoriali e sociali – con particolare riferimento a case e ospedali di comunità, asili nido, studentati, politiche abitative e per il lavoro, infrastrutture ferroviarie e idriche, reti a banda ultralarga del Piano «Italia a 1 Giga» sull'intero territorio nazionale – e sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne, preservando le ambizioni originarie del Piano;
3) a non compromettere le finalità e le progettualità legate alle politiche di coesione, utilizzandone le risorse per coprire i ritardi nella realizzazione del PNRR, e a non utilizzare le risorse del Piano per spese legate agli investimenti nella difesa;
4) ad agire con la massima sollecitudine per procedere alla rimodulazione del Piano finalizzata al rafforzamento e all'implementazione della misura Transizione 4.0, strumento strategico per accelerare la crescita produttiva e competitiva del Paese;
5) ad assicurare, anche in caso di revisione del PNRR, la destinazione minima del 40 per cento delle risorse territorialmente allocabili alle regioni del Mezzogiorno e a procedere celermente alla pubblicazione della Quarta relazione istruttoria sul rispetto di tale vincolo al fine di verificarne l'effettiva attuazione;
6) a garantire che le risorse del PNRR già impegnate o quelle non utilizzate, qualora siano oggetto di riprogrammazione, rimangano comunque all'interno del comparto a cui erano inizialmente destinate;
7) ad assumere iniziative di competenza volte a semplificare le procedure e ad accelerare il trasferimento delle risorse del PNRR ai Comuni al fine di garantire la prosecuzione e l'ultimazione dei cantieri del PNRR in corso ed evitare ricadute sulla tenuta dei bilanci comunali, nonché a garantire lo stanziamento di risorse adeguate al sostegno continuativo dei costi di gestione dei servizi attivati grazie agli investimenti del PNRR, in particolare nelle aree interne del Paese.
Seduta del 1 ottobre 2025
Interventi in discussione generale di Claudio Michele Stefanazzi e Simona Bonafè. Dichiarazione di voto di Piero De Luca