22/10/2025
Chiara Braga, Giuseppe Provenzano, Piero De Luca, Vincenzo Amendola, Stefano Graziano
6-00209

La Camera,

premesso che:

1) nel prossimo Consiglio europeo del 23 ottobre 2025, i Capi di Stato e di Governo torneranno a riunirsi per discutere di Ucraina, Medio Oriente, difesa e sicurezza europee, competitività e duplice transizione, alloggi, migrazione, ed altri argomenti;

2) l'Unione europea è chiamata ad affrontare «sfide esistenziali» ed ha l'urgenza di mettere in campo una svolta nel segno dell'integrazione e della solidarietà tra i Paesi membri, affermando a pieno la sua autonomia strategica, difendendo e promuovendo i pilastri della sua fondazione, la democrazia, lo Stato di diritto, il sostegno all'ordine internazionale basato su regole e alle istituzioni multilaterali, contro una pratica e una narrativa – apertamente in contrasto con l'articolo 11 della nostra Carta costituzionale – che legittima l'uso della forza per risolvere le controversie internazionali;

3) le aspettative create dal summit russo-statunitense in Alaska del 15 agosto 2025 sono state rapidamente disilluse, con l'unico esito di rendere il vertice organizzato dal Presidente Trump una legittimazione di Vladimir Putin come attore di politica internazionale decisivo negli equilibri geopolitici mondiali. Ci si augura che il bilaterale tra Trump e Putin che si terrà a Budapest non ripeta l'errore di questo approccio caotico e contraddittorio, più orientato alla spettacolarizzazione personale che a una reale strategia diplomatica per porre fine al conflitto;

4) nonostante le molteplici dichiarazioni di intenti e gli appelli al cessate il fuoco, Putin non ha mai smesso di bombardare l'Ucraina e, anzi, ha intensificato gli attacchi su larga scala nel territorio ucraino, colpendo infrastrutture energetiche, obiettivi civili e convogli umanitari, cui sono da aggiungersi le continue provocazioni degli sconfinamenti aerei e di droni in territorio europeo, dimostrando così una volontà persistente di escalation militare che continua a destabilizzare l'intera regione e, altresì, la volontà di approfittare del rischio che l'accresciuta attenzione verso il processo di pace in Medio Oriente possa allentare la pressione della comunità internazionale;

5) l'Unione europea, vicina ad approvare il suo 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che per la prima volta, include un futuro divieto sul gas naturale liquefatto russo, pur essendo direttamente interessata dalla crisi in Ucraina e portatrice di un profondo interesse per la stabilità e la sicurezza del continente, nonché dei valori di pace, democrazia e rispetto del diritto internazionale, ha finora mostrato una scarsa incisività nel promuovere azioni concrete e coordinate nell'ambito di una strategia diplomatica capace di coinvolgere tutti gli attori internazionali in grado di esercitare una pressione sulla Russia per porre fine al conflitto;

6) l'Europa deve continuare a sostenere l'Ucraina, non solo sul piano umanitario, economico e militare come ha fatto finora, ma anche sul piano politico e diplomatico, per garantire una soluzione duratura al conflitto che tenga conto delle ragioni dell'aggredito e sostenere l'Ucraina nella sua aspirazione di integrazione europea: l'Unione europea insomma deve svolgere un ruolo centrale nel processo di costruzione di una pace giusta e sicura, colmando il deficit di iniziativa politica e diplomatica che ha caratterizzato gli ultimi anni;

7) il raggiungimento di una pace giusta e duratura deve portare al perseguimento dei crimini di guerra, al ripristino del diritto internazionale, al pieno scambio dei prigionieri di guerra e al ritorno in sicurezza di tutti i civili ucraini rapiti e trasferiti illegalmente, in particolare i bambini;

8) il recente accordo siglato a Sharm el Sheikh, con la mediazione decisiva di Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia, rappresenta l'iniziativa lungamente attesa e drammaticamente tardiva della comunità internazionale, che ha fin qui garantito un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e il ritiro progressivo delle forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza. L'accordo, seppur fragilissimo e segnato dal protrarsi delle violenze e delle sofferenze della popolazione palestinese, apre uno spazio concreto per la ripresa della diplomazia e per l'avvio di un processo politico fondato sulla prospettiva dei due Stati, unica soluzione capace di garantire una pace giusta e duratura per i popoli israeliano e palestinese;

9) i firmatari del presente atto di indirizzo esprimono il rammarico per il mancato ruolo politico e diplomatico dell'Unione europea, che ora dovrà recuperare protagonismo nel consolidamento del cessate il fuoco e il passaggio alle fasi successive dell'accordo, nel garantire l'accesso pieno e sicuro agli aiuti umanitari per la popolazione civile, nel sostegno alla ricostruzione di Gaza e nel promuovere ogni iniziativa utile al riaffermare la legalità internazionale, perché i crimini commessi non possono restare impuniti;

10) si è di fronte a una tregua e non una reale ripresa del processo di pace, per cui sarà necessario il protagonismo del popolo palestinese e di una rigenerata Autorità nazionale palestinese, anche al fine di garantire il disarmo di Hamas, e il riconoscimento dello Stato di Palestina, come garanzia dell'approdo del piano di pace alla soluzione dei due Stati. Il pieno esercizio del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese non è più rinviabile e richiede scelte nette. L'Italia deve contribuire, insieme all'Unione europea e ai partner internazionali, a contrastare ogni forma di occupazione illegale e a sostenere una prospettiva di pace fondata sulla giustizia e sulla legalità internazionale;

11) per preservare la ripresa del processo di pace, frutto di una crescente pressione internazionale crescente ma non priva di contraddizioni e di ostacoli, riteniamo necessario valutare anche l'avvio di una missione internazionale di peace-keeping, su mandato delle Nazioni Unite, con un ruolo centrale dei Paesi arabi protagonisti della fase di ricostruzione. Tale proposta, avanzata dal Partito democratico già nella mozione n. 1-00233 del 13 febbraio 2024, può anche rappresentare una via per recuperare un protagonismo nel Mediterraneo e in Medio Oriente, fondato su responsabilità, credibilità e visione strategica, in linea con la lunga e consolidata tradizione diplomatica conquistata dall'Italia nelle molteplici missioni di pace nel mondo;

12) il Partito Democratico ha più volte ribadito come, ai fini della realizzazione di una piena autonomia strategica europea, sia cruciale la definizione di una vera politica estera comune a servizio dell'ideale fondativo di un'Europa progetto di pace. Strumentale, ma essenziale a questo obiettivo è la creazione di una «vera unione di difesa», superando la mancanza di volontà politica degli Stati membri;

13) all'Unione europea serve pertanto la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati. Il Libro bianco presentato dalla Commissione euro sul futuro della difesa europea rappresenta l'avvio di un percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune, ma serve comunque un cambiamento radicale del modo in cui si agisce e si investe nella nostra sicurezza e difesa;

14) la riluttanza del Consiglio europeo e degli Stati membri nell'affrontare le profonde sfide strutturali del panorama industriale della difesa europea e la mancanza di ambizione nella cooperazione tra le loro forze armate a livello dell'Unione europea, va superata con un decisivo impegno per aumentare i common procurements per strumenti di difesa europea, aggregare la domanda e migliorare l'interoperabilità dei sistemi, facendo economie di scala e superando la frammentazione tra gli Stati membri, chiamati a unire le forze e a sostenere un passo decisivo verso un quadro ambizioso e globale per la difesa;

15) il 30 luglio 2025 l'Italia ha comunicato alla Commissione europea l'adesione al fondo europeo Safe – Security Action for Europe –, manifestando l'intenzione di accedere alla somma di circa 15 miliardi di euro di prestiti in cinque anni e il cui utilizzo necessita della presentazione di una richiesta formale entro il 30 novembre 2025, che non è stata fin qui accompagnata da una adeguata discussione parlamentare. Lo strumento Safe, – che nell'ambito del Piano Readiness 2030 è l'unico strumento che presenta un embrione di solidarietà europea, con 150 miliardi di euro destinati a potenziare alcune capacità strategiche comuni – andrebbe comunque trasformato da erogatore di prestiti (loans) che gravano sui bilanci degli Stati a fornitore di sovvenzioni (grants) capaci di garantire l'effettività dell'obiettivo;

16) sulla base del modello Safe – in particolare il rispetto delle clausole previste di acquisto da imprese extra-UE per una soglia massima del 35 per cento e gli appalti comuni – occorre lavorare per un maggiore coordinamento, condizionando tutti gli strumenti previsti a progetti di difesa comune insieme a più Stati membri, in modo da favorire l'interoperabilità, il coordinamento tra i sistemi di difesa e il rafforzamento della capacità industriale comune, anche con l'obiettivo di superare un sistema di acquisti dei Paesi membri che, privo dell'obbligo di coordinamento, favorirebbe i sistemi produttivi al di fuori dell'Unione europea che al momento pesano circa l'80 per cento dell'approvvigionamento complessivo, in questo modo rischiando di rafforzare le dipendenze strategiche anziché ridurle;

17) gli investimenti in sicurezza devono accompagnarsi e non sostituirsi a quelli necessari a realizzare l'autonomia strategica in altri settori prioritari, a partire da quelli per la coesione e la protezione sociale, garantiti dai Fondi strutturali e di investimento dell'Unione europea su cui l'attuale Governo ha accumulato un drammatico ritardo nell'attuazione, che penalizza la necessaria convergenza delle regioni meno sviluppate, a partire dal nostro Mezzogiorno;

18) per una nuova centralità dell'Unione europea nell'attuale contesto globale è essenziale rafforzarne la competitività, indebolita rispetto alle altre grandi potenze economiche e ulteriormente danneggiata dalla guerra commerciale scatenata dall'amministrazione americana. Ciò richiede una vera e propria politica industriale europea, innovazione, indipendenza energetica e autonomia strategica;

19) alla luce degli ingenti investimenti di Cina e Stati Uniti, occorre proseguire la politica di investimenti avviata con il Next Generation EU, con almeno 750-800 miliardi di euro annui aggiuntivi (4,4-4, 7 per cento del Prodotto interno lordo dell'Unione europea, anche tramite nuovo debito comune, per accompagnare le imprese europee, specialmente le piccole e medie imprese. Altresì necessari sono: un bilancio Ue più ambizioso, governance economica flessibile, strumenti comuni permanenti, e armonizzazione fiscale per evitare concorrenza sleale e pratiche di elusione, nonché fondi europei specifici per la transizione ecologica e per l'automotive, per sostenere la conversione verde e digitale e la formazione dei lavoratori;

20) la duplice transizione deve proseguire, preservando gli obiettivi politici e i risultati ottenuti su ambiente, sostenibilità, diritti dei lavoratori e standard sociali, affrontando le incertezze come il mancato accordo sulla nuova legge sul clima e sul contributo dell'Unione europea alla riduzione delle emissioni;

21) l'accordo al ribasso tra Ue e Stati Uniti sui dazi di agosto 2025 è stato il frutto del mancato sostegno ad una forte e decisa azione comune da parte di alcuni Governi nazionali, in particolare quello italiano; la posizione del Governo italiano resta a tutt'oggi ambigua, come dimostrano le recenti affermazioni di Trump, e punta a risoluzioni autonome del conflitto commerciale, rischiando di rompere il fronte europeo e di indebolire la posizione dell'Unione europea;

22) i dazi statunitensi colpiscono duramente le esportazioni europee riducendo crescita e occupazione. L'Unione europea non può limitarsi a misure difensive: occorre una strategia complessiva che combini l'apertura a nuovi mercati tramite accordi commerciali, come il Mercosur, il rilancio della domanda interna, completando il mercato unico e sostenendo i consumi e la crescita dei salari, nonché la riduzione dei costi energetici e gli investimenti in fonti rinnovabili. Infine, sono indispensabili sostegni mirati per imprese e lavoratori sul modello Sure, a partire dai settori più esposti, dall'automotive all'agroalimentare;

23) l'Italia, seconda manifattura europea, è tra i Paesi più danneggiati, con il calo significativo dell'export, come mostrano i dati recentemente diffusi da Istat e Centro studi Confindustria, e con il rischio di delocalizzazioni verso gli Usa, mettendo a repentaglio centinaia di migliaia di posti di lavoro. La risposta del Governo italiano è stata assente: la promessa di 25 miliardi di euro a sostegno del nostro comparto produttivo è rimasta disattesa, lasciando aziende e lavoratori senza protezione economica e sociale;

24) il Governo italiano dovrebbe promuovere in sede dell'Unione europea iniziative per accrescere la produttività e lo sviluppo sostenibile e inclusivo, con un atteggiamento volto a definire obiettivi e benefici comuni, dimostrando credibilità e affidabilità a partire dalla completa e tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per non compromettere in futuro il ricorso a strumenti simili di debito comune per la crescita europea;

25) la crisi abitativa rappresenta una delle principali emergenze sociali in tutta l'Unione europea, con un incremento significativo dei canoni di locazione e dei prezzi delle abitazioni, mentre i salari reali non tengono il passo con l'aumento del costo della vita, aggravando la condizione di milioni di famiglie, giovani, lavoratori e studenti. Tale dinamica risulta ancora più accentuata in Italia, dove i salari medi sono sostanzialmente fermi, amplificando gli effetti della crescita dei prezzi degli immobili e degli affitti e determinando una progressiva erosione della capacità di accesso alla casa per ampie fasce della popolazione;

26) le istituzioni europee hanno avviato una serie di iniziative volte a contribuire ad affrontare la crisi abitativa, alla luce del principio di sussidiarietà: per la prima volta il Parlamento europeo ha costituito una Commissione speciale sulla crisi abitativa, mentre la Commissione europea ha attribuito un portafoglio specifico che comprende il tema dell'abitazione, segnando una svolta a livello comunitario. Inoltre, la Presidente della Commissione ha annunciato la presentazione, entro la fine dell'anno, di un European Plan for Affordable Hosing;

27) l'Italia ha una forte tradizione di edilizia residenziale pubblica e sociale, inclusi interessanti modelli cooperativi, che però è stata enormemente trascurata negli ultimi decenni. Il Governo Meloni, al di là di ripetuti e generici annunci, non ha sinora messo in campo provvedimenti e risorse minimamente significative per assicurare alloggi a prezzi calmierati e per realizzare un serio piano di edilizia residenziale pubblica, limitandosi a condoni edilizi e tagli ai fondi. A ciò si aggiunge il mancato recepimento della direttiva (UE) 2024/1275, cosiddetta direttiva «case green», che chiede agli Stati membri di mettere in campo un piano di ristrutturazioni e programmare i finanziamenti necessari per l'efficientamento energetico degli edifici, fondamentale per ridurre i costi in bolletta e consentire ai cittadini di vivere in condizioni abitative salubri. Così come, da quanto trapela sulla manovra per il 2026, sul fronte degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, il Governo sembra intenzionato a limitarsi a una proroga annuale degli attuali bonus edilizi, anziché a intervenire in modo strutturale;

28) una sfida epocale che l'Unione europea deve affrontare in un'ottica strutturale e non emergenziale è quella delle migrazioni; al contrario, invece, il nuovo approccio europeo al fenomeno migratorio e ai rimpatri, che rispecchia posizioni estremiste e propagandistiche, formalizzando l'esternalizzazione delle frontiere rischia di creare aree extra-Unione europea dove concentrare migranti, da rimpatriare senza il loro consenso, e di considerare sicuri Paesi che in realtà non offrono protezione sostanziale e sufficiente;

29) sebbene sia necessario un maggiore coordinamento e convergenza a livello europeo nella gestione delle politiche migratorie, è fondamentale che ciò avvenga in modo che siano garantiti i diritti umani e il rispetto degli accordi bilaterali, evitando clamorosi fallimenti come il cosiddetto «modello Albania», non solo contrario alle convenzioni internazionali e al diritto di asilo, ma che rappresenta uno spreco di circa un miliardo di denaro pubblico italiano, e che la stessa Corte di giustizia dell'Unione europea ha sconfessato, in quanto non pienamente in linea con il diritto dell'Unione europea;

30) la presenza dell'Unione è più che mai vitale e importante per sostenere tutti i Paesi candidati nella lotta contro le interferenze esterne e proseguire le politiche di allargamento, che rappresentano sempre di più una priorità strategica fondamentale per l'Unione europea e per l'Italia, con riferimento prioritario ai Balcani occidentali,

impegna il Governo:

1) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un'iniziativa diplomatica e politica che garantisca un ruolo dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autodeterminazione, l'ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura;

2) a richiedere la liberazione e lo scambio dei prigionieri di guerra, il ritorno in sicurezza dei civili rapiti, in particolar modo i bambini e a richiedere l'avvio delle necessarie attività diplomatiche di assistenza nelle attività di ricerca e ricongiungimento familiare;

3) a riconoscere, sia in sede nazionale che a livello europeo, la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

4) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, l'accordo di Sharm el Sheikh, come via per esigere il rispetto del cessate il fuoco, la restituzione dei corpi degli ostaggi israeliani, la protezione della popolazione civile di Gaza, il pieno afflusso di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, il pieno rispetto del diritto internazionale;

5) ad assumere in seno all'Unione europea, ogni iniziativa necessaria a porre fine all'occupazione illegale dei territori palestinesi, in conformità al diritto internazionale e alle risoluzioni delle Nazioni Unite, anche sostenendo in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Eu-Israele, qualora permangano le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

6) a promuovere l'embargo totale di armi da e verso Israele, e sospendere qualsiasi forma di cooperazione militare a partire dal Memorandum d'intesa tra il Governo italiano e il Governo dello Stato di Israele, inclusa la fornitura, l'acquisto e il trasferimento di armamenti e tecnologie, compresi quelli da e verso i Paesi terzi, fino all'esito del processo di pace;

7) a intraprendere tutte le iniziative necessarie, in ambito nazionale e internazionale, per garantire che i corridoi via terra richiesti dalle organizzazioni umanitarie, come Music for peace, possano consentire agli aiuti di raggiungere Gaza in tempi certi e in piena integrità; ad attivarsi sul piano politico e diplomatico per l'apertura di un corridoio umanitario permanente che consenta il pieno afflusso di aiuti alla Striscia;

8) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità e l'operatività della Corte Penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia, e a dare piena attuazione ai loro pronunciamenti, in linea con il diritto internazionale e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri;

9) a collocare l'Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un'unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri;

10) a promuovere un percorso di reale costruzione di una difesa europea, attraverso una governance democratica chiara del settore e investimenti comuni necessari a realizzare l'autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all'integrazione delle capacità industriali e dei comandi militari, all'interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo: a promuovere, pertanto, una radicale revisione del piano Readiness 2030 proposto dalla Presidente Von der Leyen, sulla base delle critiche e delle proposte avanzate in premessa, al fine di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali di sviluppo e coesione, e di condizionare tutte le spese e gli strumenti europei alla pianificazione, allo sviluppo, all'acquisizione e alla gestione di capacità comuni per realizzare un'unione della difesa;

11) a ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei fondi di coesione europei e del Next Generation EU per il finanziamento e l'aumento delle spese militari e ad informare le competenti commissioni parlamentari in caso di utilizzo dei fondi europei, in particolare in relazione ai progetti di cui si richiede il finanziamento e l'andamento degli stessi, nonché in caso di utilizzo dello strumento Safe anche del rispetto delle clausole di preferenza europea;

12) a scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide continue rappresentate dall'amministrazione americana, l'interesse europeo, all'interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, collocando l'Italia sulla frontiera più avanzata dell'integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti;

13) a sostenere una risposta europea unitaria alle politiche dei dazi dell'Amministrazione Trump, utile a contrastarne l'effetto sul sistema produttivo europeo ed italiano, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto, e che preveda la diversificazione dei mercati di sbocco, risorse adeguate per le imprese esportatrici e investimenti per aumentare la competitività delle produzioni italiane ed europee sui mercati globali, nonché a promuovere un'iniziativa comune per la riduzione dei costi energetici e per lo sviluppo delle rinnovabili e infine l'istituzione di un fondo europeo di sostegno, attivando un meccanismo simile a Sure per rafforzare la rete di protezione sociale dei lavoratori;

14) a favorire attivamente l'adozione di un grande piano strutturale di investimenti comuni finalizzato al rilancio della competitività europea e al sostegno della politica industriale, alla realizzazione della piena autonomia strategica, nonché alla prosecuzione, senza passi indietro, verso la duplice transizione, sull'esempio del Next Generation EU, che preveda almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui da finanziare anche attraverso nuovo debito comune; a favorire altresì la realizzazione del mercato unico dei capitali; a sostenere la costituzione di una capacità fiscale comune e nuovi strumenti di imposizione fiscale propri, tali da consentire rapidi ed efficaci interventi anticiclici e dotare di risorse adeguate le politiche europee;

15) a sollecitare il completamento del mercato interno e lo stanziamento di risorse adeguate e specificamente destinate al rafforzamento della competitività nell'ambito del nuovo Quadro finanziario Pluriennale, evitando sovrapposizioni o compensazioni a valere sulle politiche di coesione, con l'obiettivo di rilanciare il modello sociale e produttivo europeo, a partire dai settori dell'energia, della tecnologia digitale, dell'innovazione tecnologica, dell'automotive;

16) a proteggere gli elevati standard sociali e ambientali e gli obiettivi politici di ampio respiro di cui l'Unione europea si è dotata nel tempo, nonché le conquiste raggiunte negli anni in tema di ambiente e clima, di sostenibilità, di legislazione a tutela dei lavoratori e dei loro diritti, al fine di assicurare una duplice transizione equa e giusta, che non lasci indietro nessuno;

17) a sostenere l'iniziativa europea per gli alloggi a prezzi accessibili, contribuendo attivamente alla definizione delle linee strategiche e assicurando un approccio coerente con i modelli di edilizia pubblica e sociale italiani, e l'incremento degli investimenti pubblici europei nell'edilizia, in particolare sociale, nel rispetto degli standard ambientali e di sicurezza sismica e della conservazione del suolo, da accompagnare a livello nazionale, al fine di affermare il diritto alla casa per tutti e la piena inclusione, sia con iniziative concrete di politica abitativa, quale in primo luogo un piano di edilizia residenziale pubblica per sostenere famiglie, studenti e soggetti vulnerabili, all'uopo stanziando nuove ed adeguate risorse, sia con la definizione di un quadro strutturale, stabile e sostenibile degli incentivi edilizi esistenti; a valorizzare il contributo del modello cooperativo, del non profit e del limited profit, che in Italia rappresentano una componente essenziale dell'offerta di edilizia sociale;

18) a promuovere in sede europea l'uso e il riconoscimento di deroghe e flessibilità specifiche nel quadro della governance economica, in particolare rispetto al Patto di stabilità, per gli investimenti in edilizia sociale, pubblica e accessibile e una deroga per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di consentire il completamento dei progetti maturi attuali di edilizia, che rischiano di non rispettare le scadenze, inclusa quella studentesca, garantendo in ogni caso un piano per le residenze universitarie, anche attraverso il coordinamento con le regioni e gli enti locali, per assicurare il diritto allo studio e contrastare la povertà abitativa studentesca;

19) a sostenere la realizzazione di corridoi umanitari sicuri e l'istituzione permanente di una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, a promuovere la costruzione di un sistema comune, coordinato e solidale per la gestione strutturale del fenomeno migratorio che assicuri la tutela dei diritti umani, a garantire procedure e percorsi equi, sicuri e legali per migranti e richiedenti asilo, in particolare i minori, nonché a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, anche attraverso partenariati con i Paesi di origine e transito purché responsabili e trasparenti, evitando in ogni caso disumane, inefficaci e costose forme di esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea, come gli hub di rimpatrio in Paesi terzi;

20) a sostenere ogni iniziativa, in sede nazionale e Ue, intesa a istituire organi di controllo, prevenzione e contrasto contro le ingerenze straniere nei processi democratici degli Stati membri dell'Unione europea e nei Paesi candidati, per contrastare segnatamente la minaccia diretta alla sicurezza che proviene dalla Russia.