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25/01/2018

Anche quest’anno il 27 gennaio la Repubblica italiana celebra il “Giorno della Memoria”, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti.

La data del 27 gennaio è stata scelta perché quel giorno di settantatré anni fa, nel 1945, furono abbattuti i cancelli di Auschwitz-Birkenau. La data della liberazione di quel campo è stata giudicata la più adatta a simboleggiare la Shoah e la sua fine.

La Giornata della Memoria è stata istituita, in Italia, dalla Legge n. 211 del 20 luglio 2000 “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1).

Il 1° novembre 2005 anche le Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale, hanno stabilito, per la stessa data, una Giornata internazionale di commemorazione delle vittime della Shoah.

Shoah” è un vocabolo ebraico che significa “catastrofe”, “distruzione”. È utilizzato per definire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni Trenta al 1945 e in particolar modo nell’ultimo quadriennio, caratterizzato dall’attuazione da parte del Terzo Reich del progetto di sistematica uccisione dell’intera popolazione ebraica: la cosiddetta “soluzione finale”.

E non fu solo il nazismo, non fu solo la Germania hitleriana, a macchiarsi del peggiore crimine mai compiuto nella storia dell’umanità. Perché ottant’anni fa, le leggi razziali del 1938 fecero entrare a pieno titolo l’Italia dentro questa pagina terribilmente buia. La discesa all’inferno, per gli ebrei italiani, cominciò allora. Nella colpevolezza netta e incancellabile di chi decise. E nell’indifferenza triste e conformista di tantissimi, che si macchiarono di un “antisemitismo passivo”.

È vero, la storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato allora contro gli ebrei differisce però dagli altri per le sue caratteristiche di radicalità e scientificità. Mai era accaduto che persone che abitavano in diversi paesi d’Europa venissero cercate, arrestate e deportate in luoghi – Auschwitz e gli altri campi di sterminio – appositamente destinati ad assassinarle con modalità tecnologicamente evolute. Per questo si parla di “unicità” della Shoah.

Ovviamente la Shoah fu un evento comunque collegato ai concomitanti avvenimenti storici. Per questo la legge italiana indica altri gruppi di persone, altre vittime, la cui memoria va mantenuta viva. E anche coloro che, a rischio della propria sorte, combatterono il fascismo e il nazismo o comunque contrastarono lo sterminio e salvarono delle vite.

La Legge n. 211 del 2000 stabilisce anche che in occasione del Giorno della Memoria siano organizzati “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere” (art. 2).

Il Governo, anche per il 2018, si è adoperato per la sensibilizzazione e il rafforzamento della memoria della Shoah, soprattutto rispetto alle giovani generazioni, attraverso il “Comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah”, presieduto dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio.

La recente nomina da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Liliana Segre, ebrea, antifascista e deportata ad Auschwitz, a senatrice a vita ha uno straordinario valore simbolico: riafferma nel modo più alto il valore della memoria e sostiene l’impegno di coloro che ogni giorno si battono per contrastare chi vorrebbe cambiare o falsare la storia o peggio ancora ripeterla.

È un impegno che vuole essere ideale e insieme molto concreto, affinché quel “mai più” diventi reale. Lo diceva un altro dei sopravvissuti, Piero Terracina, di fronte ai ragazzi di una delle tante scuole in cui è andato a portare, con molta fatica e coraggio, la testimonianza di quel che accadde allora: “la Shoah insegna (anzi, io direi ‘impone’) di ricordare, ma soprattutto di fare”.

È proprio per questo che nel corso della legislatura che si sta concludendo il Partito Democratico è sempre stato in prima fila sia nella “cura” della memoria e nel sostegno di chi la promuove, sia nel contrasto ad ogni possibile nuova forma di antisemitismo, di razzismo, di odio e di intolleranza.

Un risultato importante, in questo senso, è stato raggiunto con l’approvazione della Legge n.115 del 16 giugno 2016 (v. dossier n. 151), per il contrasto del reato di “negazionismo” e per colpire chi, in nome di teorie di questo tipo – che negano la realtà storica della Shoah, nonostante i documenti, le testimonianze e le prove materiali del tutto evidenti e inoppugnabili – istiga alla violenza o commette atti di violenza. Principio di fondo di questa legge è che colpire il negazionismo significa prevenire e contrastare meglio fenomeni di oggi, non di settantacinque o ottant’anni fa.

In modo analogo, è rivolta all’oggi, al contrasto ad ogni forma di violenza e di intolleranza legata alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe, la P

proposta di Legge, approvata in prima lettura alla Camera il 12 settembre 2017, che ha come primo firmatario il deputato del Pd Emanuele Fiano e che introduce il nuovo reato di “propaganda del regime fascista e nazifascista” (v. dossier n. 222).

Per quanto riguarda il sostegno di chi promuove il lavoro della memoria, invece, è stato destinato, per citare solo la recente Legge di bilancio 2018, 1 milione e 250 mila euro nel triennio 2018-2020 per le spese di funzionamento del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. È stata anche autorizzata, a decorrere dal 2018, la spesa di 1,5 milioni di euro annui a favore della Fondazione Graziadio Isaia Ascoli per la formazione e la trasmissione della cultura ebraica.

Il 12 gennaio 2018 è stato inoltre firmato dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, un decreto che stanzia 3 milioni di euro per il finanziamento del progetto di recupero e valorizzazione del Binario 21 della Stazione centrale di Milano, che tra il 1943 e il 1945 fu il punto di partenza dei deportati verso i campi di concentramento. Nella sua sede, al di sotto della stazione ferroviaria, si trova ora il Memoriale della Shoah, luogo di memoria, di studio e di ricerca aperto alla collettività. 

È sempre per iniziativa del Partito Democratico che si è arrivati all’approvazione della Legge n. 114 del 18 luglio 2017, che ha conferito la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica, formazione militare costituita nel 1944, inquadrata nell’esercito britannico e attiva nei combattimenti che portarono alla Liberazione del nostro Paese.

Importante, infine, è l’impegno del nostro Paese anche a livello internazionale: nel 2018, infatti, l’Italia assumerà la presidenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 con l’obiettivo di promuovere l’educazione, il ricordo e la ricerca sull’Olocausto.

Avere memoria di quel che accadde allora, ricordarsi delle vittime della Shoah e contrastare con fermezza ogni possibile ritorno, anche sotto forme nuove, di ideologie antisemite, razziste e intolleranti, è un obiettivo che il Partito Democratico ha perseguito nel corso di tutta questa legislatura. Ed è uno dei compiti che deve sentire su di sé chiunque voglia costruire un futuro migliore, libero dall’odio e dalla violenza, rispettoso dei diritti e della libertà di ognuno.