Esteri

Protocollo con l'Albania: costi enormi per un'operazione di pura propaganda

25/01/2024

In 5 anni arriverà a costare  700 milioni di euro

 

La Camera ha approvato il cosiddetto Protocollo tra Italia e Albania sul tema dei migranti.

Con questo atto l’Albania riconosce all’Italia il diritto all’utilizzo, rispettivamente, di un’area ubicata presso il porto di Shengjin e di un’altra area ubicata nell’entroterra presso la località di Gjader, destinate alla realizzazione di strutture per effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’ingresso e alla permanenza nel territorio italiano.

Il Partito Democratico ha denunciato da subito i numerosi aspetti di illegittimità del Protocollo e delle disposizioni applicative, a partire dalle irragionevoli discriminazioni di trattamento che si produrranno in applicazione di questo accordo tra gli stranieri che giungeranno in Italia e quelli che in base al protocollo saranno trasportati nei centri albanesi, con riferimento al sistema di accoglienza in generale, e rispetto all’applicazione di alcune garanzie fondamentali riconosciute dalle direttive europee e che troveranno applicazione esclusivamente con riferimento agli stranieri che presenteranno domanda direttamente in Italia.

È da rilevare, in particolare, la violazione del principio di uguaglianza relativamente ad alcune delle più cruciali garanzie per i richiedenti asilo previsti dalla direttiva UE sulle procedure di esame delle domande.

Allarmanti, infine, sono gli oneri indicati nella relazione tecnica della Ragioneria dello Stato, allegata al disegno di legge del Governo , che hanno messo in luce lo sforzo economico che l’Italia dovrà sostenere per realizzare le strutture: costruire le fogne, allacciare l’elettricità, disboscare le aree, nonché le enormi risorse in termini di milioni che si renderanno necessari per pagare il personale, i servizi e i viaggi.

Se i dieci Centri di permanenza peri i rimpatri (Cpr) su suolo italiano sono costati 52 milioni di euro in quattro anni, la trasformazione di Shengjin, e soprattutto Gjader, in enclave italiane ne costerà almeno cinque volte tanto per i prossimi cinque anni.

Risorse sottratte da impieghi come sanità, cultura e istruzione e soprattutto, non date ai comuni per le politiche di accoglienza, quelle che servirebbero in questa circostanza e in questa situazione.

 

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