Discussione sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 6 Dicembre, 2018
Nome: 
Gianluca Benamati

A.C. 1334-A

Giustamente si complimentano con l'intervento che mi ha preceduto, che anche in quel caso ha avuto parole chiare. Dicevo, sarà rivista a minuti. È una manovra però che rimarrà per quello che è: una manovra disastrosa, dove non c'è nessun sostegno alla crescita, allo sviluppo e all'occupazione. Una manovra scritta sulle promesse elettorali di questo Governo, che fra l'altro è sempre in campagna elettorale. Una manovra che va per larga parte a debito, che prende i soldi degli italiani e li trasforma in allegra spesa corrente, cosa che fra l'altro ci sta per portare, prima volta in assoluto in Europa, in una procedura di infrazione per debito eccessivo, che rischia di commissariarci per anni imponendoci gravi sacrifici e nuove tasse. È la legge di bilancio del “vedo e non vedo”, del “vorrei ma non posso”. È la legge di bilancio degli equivoci: si vede incertezza, la fatidica storica irrinunciabile soglia del 2,4 per cento di deficit è già stata abbandonata, non si sa per quali lidi, lo scopriremo solo vivendo. Si vede una crescita irrealistica per l'anno prossimo all'1,5 per cento che nessuno conferma, mentre il Paese entra in recessione.

Si vede soprattutto la desolante mancanza di politiche omogenee per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione. Nulla per la formazione tecnica, cuore del problema italiano, e per gli ITS. Il recupero del credito di imposta per la formazione 4.0, col prolungamento delle misure dei Governi precedenti, è stato un pannicello caldo, ma il depotenziamento di fatto di Industria 4.0 un dato vero; fatto peraltro in una maniera molto brutta, favorendo i piccoli, bastonando i grandi, con un sistema che questo Governo adotta molto spesso.

E poi c'è la chicca, la chicca vera, la chicca dell'ultimo minuto: una rottamazione beffa, basata su un'improbabile modello bonus-malus, nel quale si fissa un'asticella di 110 grammi di emissione di CO2 per chilometro, e i modelli sopra questa emissione avranno poderose tasse supplementari di acquisto, quelli al di sotto generosi incentivi. Il risultato è la tassa sulla Panda, se ci vogliamo capire è la tassa sulla Panda. Voi favorite i ricchi e penalizzate i poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Inoltre con questa materia voi mettete in discussione la filiera dell'automotive italiana, che si era detta disponibile a ragionare per una politica industriale diversa sull'automotive. Vi svelo un segreto: ci avevamo pensato anche noi alla rottamazione, per 1 miliardo in tre anni; ci siamo fermati perché non avevamo chiari quali erano le conseguenze, qual era il modello migliore.

Non c'è politica industriale in questo Governo: quando dovete fare delle scelte, come sull'Ilva o come sulla TAP, vi dividete. Sulle politiche attive lasciamo perdere: abbiamo discusso in Commissione di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; abbiamo portato a casa il raddoppio della deducibilità IMU sui capannoni, che non è una cosa negativa; ma non è la stessa cosa della riduzione del cuneo fiscale che voi avete promesso.

E allora cosa si vede di non chiaro in questa manovra? Si vede quello che hanno già detto i colleghi. Cos'è il reddito di cittadinanza? Qui c'è un numero, ma che cos'è? È una misura assistenziale, come direbbe l'assorbimento del Rei, o è una politica attiva del lavoro, come direbbe il potenziamento dei centri per l'impiego? Dico sommessamente che sono due cose completamente diverse, con due platee di beneficiari completamente diversi, con due impatti sulla crescita completamente diversi.

Non dico nulla sulla quota 100, perché non ho capito se è una gioiosa lotteria per alcuni che entreranno in questa situazione, o sarà un grande dilemma per tanti, che non sapranno se continuare a lavorare o sospendere il lavoro con grandi penalizzazioni.

Sulla flat tax sospendo il giudizio, perché abbiamo visto un regalo a una categoria di professionisti che hanno il massimale portato a 65.000 euro.

Concludo, Presidente. Questo Governo parte spesso… Ci ha abituato, questo Governo del cambiamento in questi sei mesi, a porsi obiettivi ambiziosi, spesso talmente ambiziosi che risultano inverosimili. Poi questi obiettivi ambiziosi, un po' inverosimili, li ammanta di slogan: abolire la precarietà, obiettivo felicità, sconfiggere la povertà, che sono obiettivi epocali. Concludo, Presidente. Purtroppo l'esperienza ormai ci consente di dire che il risultato è opposto. Ieri Assolavoro e Federmeccanica hanno certificato quello che dicevamo da tempo: il decreto-legge “dignità” ha prodotto disoccupazione; lo avevamo detto, lo abbiamo visto, oggi è certificato.

Allora fermatevi, lo dico, non mi ritraggo da questo. Fermatevi, ripensateci, così le cose non vanno. Guardate - e chiudo - noi non siamo quelli del “questo lo dice lei”, non è la nostra cultura, ma non vorremmo che ci faceste diventare quelli che dicono “noi ve l'avevamo detto”, perché come dice la saggezza del popolo, che tante volte richiamate, del senno di poi sono piene le fosse. Evitiamo questo danno al Paese, siamo ancora in tempo.