Discussione generale
Data: 
Giovedì, 22 Dicembre, 2022
Nome: 
Silvio Lai

A.C. 643-bis-A

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi, Governo. Noi lo abbiamo detto sin dall'inizio: la manovra finanziaria è iniqua e inadeguata e torniamo a ripeterlo oggi, dopo il lavoro in Commissione bilancio, è iniqua e inadeguata, nonostante il collega Trancassini abbia detto che siete stati bravi a lasciare lo spazio alle opposizioni. Dopo dieci giorni di lavoro, in cui non era stato approvato neanche un emendamento, mi sembra fosse una strada obbligata - non c'è stata alcuna concessione - e quello che abbiamo fatto noi, dall'opposizione, è stato provare a migliorare questa manovra, che, in realtà, grazie ai vostri ulteriori emendamenti, è stata ulteriormente peggiorata.

È iniqua perché è ingiusta e diseguale, ruba al futuro per dare al presente, toglie a molti per dare a pochi, calpesta le differenze che ci sono, che esistono, le vede e prosegue, indifferente. È inadeguata perché non è ciò che serve ad un Paese che, dopo il 3,6 per cento di crescita, si appresta a un possibile 0,6 per cento di crescita nel 2023, fragile, esposto a molti eventi avversi come quelli che in questi anni ci hanno colpito, in tutto il mondo e in Italia, così fragile in particolare. Non è una manovra per chi ripone istanze di giustizia ma per chi persegue la piccola furbizia, la speranza di farla franca, anche dopo dieci, quindici o vent'anni. Vedete, c'è un'Italia - mio padre è così, per esempio - che non dorme la notte se ha un piccolo debito da pagare e poi c'è un'Italia che se ne frega, se non restituisce il proprio debito con gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Voi alimentate solo questa! Con la retorica delle aziende che non ce la fanno, voi non fate differenza tra chi non paga perché non ha potuto farlo, nonostante un impegno di lavoro umile, costante, e chi lo fa invece avendo sperperato i propri soldi, senza rinuncia alcuna. Guardate, c'è una grande differenza! Noi abbiamo provato anche con un emendamento a richiamare il fatto che quelle misure che voi mettevate in campo avrebbero dovuto essere destinate a chi davvero non ce la faceva a pagare e non avete voluto mettere regole. Spot dopo spot, senza un filo conduttore e una strategia unificante che consenta di avere una visione che restituisca certezze e fiducia alle nostre genti, che sulla loro pelle stanno vivendo la crisi economica ed energetica, siete andati avanti. Mi ha sorpreso molto il Ministro Giorgetti che, proprio all'indomani dell'approvazione della manovra, ha affermato che le misure adottate avevano l'obiettivo di tutelare deboli e vulnerabili.

Ebbene, Ministro Giorgetti, Presidente Meloni, da quando la legge di bilancio toglie denaro ai pensionati con 1.500 euro di pensione? State togliendo ai più ricchi? Ministro Giorgetti, Presidente Meloni, quando allargate l'uso del contante a 5.000 euro adottate una misura che serve a chi guadagna 1.000 euro al mese o forse serve ad altri? Quando regalate 800 milioni di euro a 5, 6 o 7 squadre di calcio di “serie A” state facendo il bene dei più deboli, dei più fragili? Quando togliete il reddito di cittadinanza lo fate per riequilibrare le disuguaglianze o a favore dei vulnerabili? Quando ci ritroveremo ad agosto con tanti cittadini e famiglie che accresceranno quelle percentuali drammatiche di chi è già dentro al vortice della povertà, per chi direte che lo avete fatto? Io sono certo che conoscete i numeri di coloro di cui parliamo ma io ve li ricordo perché è bene che, in quest'Aula, i rappresentanti il Governo lo ascoltino di nuovo. C'è il 7,5 per cento di famiglie povere, cioè 5,6 milioni di persone, mentre coloro che sono in povertà relativa sono altri 5 milioni. Il 20 per cento del Paese è in condizioni di povertà assoluta e povertà relativa: questa è la manovra che voi pensate di poter offrire in termini di rivalsa a queste persone? Le conoscete le differenze tra Mezzogiorno e Nord Italia? Le differenze non sono solo in termini di dati economici - ve lo dico con convinzione - o di reddito medio o di pensioni medie o di produzione, ma in termini di opportunità, di diritti, di giustizia sociale.

Ministro Giorgetti, Presidente Meloni, quando eliminate il credito d'imposta al Sud, come avete fatto nella prima proposta, credito poi recuperato perché l'abbiamo chiesto noi, aiutate la crescita della parte più debole del Paese? Come pensate di affrontare lo sviluppo di quel territorio? Guardate l'articolo 36, quello che consente di avere la copertura dei contributi per le nuove assunzioni: voi stessi, nella relazione tecnica, prevedete che il 90 per cento delle assunzioni sotto i 35 anni avverranno nel Nord Italia e solo il 10 per cento nel Mezzogiorno. Questa è la vostra risposta alla voglia di uguaglianza, alla necessità di uguaglianza del Mezzogiorno? Penso che stiate danneggiando il nostro Paese. Allo stesso modo, quando tagliate i fondi per la sanità pubblica lo fate per chi dovrà attendere mesi per una visita specialistica, non potendosene permettere una privata? Per quanto riguarda la sanità pubblica - l'hanno detto già altri colleghi - non ci sono le risorse sufficienti per rafforzarla, come necessario, a livello di sistema. Non è soltanto un problema di risorse economiche: i medici non vanno via dal sistema sanitario pubblico perché vengono pagati di meno ma perché non lavorano in un contesto sereno, nel quale possano sviluppare le proprie attività, il proprio meccanismo di lavoro, in cui si sentano davvero utili e valorizzati. Con la riduzione delle risorse - perché di fatto si sono ridotte di oltre i tre quarti rispetto a quelle che dovrebbero esserci per l'aumento del contratto di lavoro - voi state mettendo quelle persone nelle condizioni di andare via già quest'anno.

Un sistema pubblico lo si può sbriciolare in un anno, poi ci vogliono dieci anni per ricostruirlo perché chi va via perde l'idea di far parte di un sistema pubblico e accede a un altro modello di sanità. Quello che state facendo è questo. Noi ve l'avevamo proposta una soluzione, anche economicamente coperta; l'avete rifiutata.

Voi stigmatizzate l'esperienza dei tecnici e affermate che, finalmente, si è ritrovata la politica, finalmente i cittadini hanno potuto avere un Governo che corrisponde alla loro volontà. Bene, ma come fate ad essere coerenti quando togliete voce al Parlamento? Guardate che la politica non è soltanto il Governo, è anche il Parlamento! Come fate ad essere coerenti con questa affermazione che fate ripetutamente - finalmente, finalmente, finalmente - mentre proponete che le norme sui LEP siano approvate da un Commissario, se non ce la fa il Governo? Scusate, ma il Parlamento? Voi davvero volete rinunciare a scegliere il valore dei LEP e il modo con cui recuperare le differenze? Davvero volete rinunciare a fare i parlamentari, i rappresentanti dei vostri territori su una cosa determinante? I LEP sono alla base di una Repubblica federale come la volete voi, che sia anche presidenzialista. Senza quelli non c'è un Paese, c'è la scissione del Paese che, per molte parti, non so se ne abbiate coscienza, è già avvenuta. Oggi è stata pubblicata questa cartina che evidenzia i LEA in sanità: 4 regioni hanno l'85 per cento dei LEA e tutte le altre sono sotto quella soglia e le regioni del Mezzogiorno sono tutte sotto il 45 per cento. Queste differenze sono maturate in un contesto nel quale la sanità è regionalizzata. Allora, immaginate cosa succederà per tutto il resto.

Ministro Giorgetti, Presidente Meloni, io penso che parlino i fatti. Questa manovra di bilancio colpisce i deboli e i vulnerabili - altro che tutele! - e colpisce quel ceto medio che avevate annunciato di voler aiutare e al quale ora voltate le spalle. Le vostre interlocuzioni guardano altrove, alle grandi rendite e alle grandi imprese, se non ai furbetti, a quelle imprese che nel periodo di crisi hanno fatto ingenti extraprofitti e che ora vorrebbero sottrarsi al dovere di solidarietà, versando una parte di quegli ingenti guadagni per l'interesse più generale del Paese. Voi state pure da quella parte, noi staremo orgogliosamente dall'altra parte, senza dubbio.