Discussione congiunta sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 17 Dicembre, 2015
Nome: 
Antonio Misiani

A.C. 3444-A-3445-A-3445-bis

 

Signora Presidente, la manovra per il 2016 che ci accingiamo a discutere in quest'Aula è la manovra di politica economica maggiormente espansiva dal 2001. È una scelta di grande forza, una scelta necessaria in una fase in cui l'economia italiana ha imboccato la strada della ripresa, del rilancio, ma la crescita è troppo lenta per recuperare in tempi rapidi, nei tempi che vorremmo, i livelli pre-crisi di reddito e di occupazione. 
Uno dei punti più qualificanti su cui mi soffermerò nella manovra economica è sicuramente la parte che riguarda gli enti locali. La galassia dei comuni, delle province, ora delle città metropolitane, tra il 2008 il 2014, ha sopportato una parte rilevantissima dello sforzo di risanamento dei conti pubblici. L'ammontare cumulato al 2015 delle varie manovre che si sono susseguite, dal decreto-legge n. 112 del 2008 in avanti, vale 19,3 miliardi di euro per comuni, province e città metropolitane, pari al 25 per cento della spesa totale di questi enti. Uno sforzo molto rilevante che ha avuto degli affetti particolarmente significativi nel quadro finanziario di questi enti. Ora, la legge di stabilità per il 2016 segna un vero punto di svolta per gli enti locali del nostro Paese: per la prima volta non sono previsti tagli ai trasferimenti, né inasprimenti dei vincoli di finanza pubblica, anzi nel 2016 finisce l'era del Patto interno di stabilità e si passa al principio più razionale dell'equilibrio di bilancio sulla competenza rafforzata. Questo è un vero e proprio cambio di paradigma per i comuni e per gli enti locali che permetterà lo sblocco di oltre 2 miliardi di euro di pagamenti di risorse dei comuni che rimanevano congelate in virtù dei vincoli del Patto di stabilità. La fine del Patto di stabilità permetterà di rilanciare il ciclo degli investimenti a livello locale. 
Vorrei ricordare che tra il 2008 e il 2014 i pagamenti in conto capitale degli enti locali erano diminuiti del 51,5 per cento. Cioè, negli anni della crisi, con le regole che sono state via via introdotte e inasprite, abbiamo sostanzialmente dimezzato il volume di investimenti degli enti locali, enti che realizzano quasi i due terzi degli investimenti della pubblica amministrazione: una manovra prociclica che ha finito per aggravare la condizione economica del Paese. L'equilibrio di bilancio che sostituisce il Patto interno varrà anche per i comuni al di sotto di mille abitanti, per quelli istituiti a seguito di fusione; è una regola universale, da questo punto di vista. In Commissione bilancio abbiamo introdotto un minimo di correttivo per mitigare l'impatto dell'equilibrio di bilancio su questi enti, e questo è uno dei positivi interventi che, grazie al confronto costruttivo con il Governo, sono stati introdotti nella legge di stabilità. La legge di stabilità ha quasi completamente eliminato la tassazione sulla prima casa; è una scelta radicale dal punto di vista del quadro fiscale a livello comunale che ha suscitato il dibattito che ben conoscete. I comuni verranno integralmente compensati, questo è sicuramente un elemento di certezza dal punto di vista delle entrate a livello locale, ma l'abolizione della Tasi è indubbiamente un passo indietro, dal punto di vista dell'autonomia fiscale e finanziaria dei comuni. Questo è un punto che ci chiama ad un intervento di natura strutturale che dovremo immaginare e attuare nei prossimi mesi per dare stabilità al quadro finanziario dei comuni e al loro grado di autonomia fiscale e finanziaria. Abbiamo approvato, a dir la verità, un emendamento che ha un elevato valore – non solo simbolico a mio giudizio – e che compensa anche i comuni che avevano a zero o al di sotto dell'1 per mille l'aliquota sulla Tasi prima casa; questo è un modo per dare una risposta ai comuni virtuosi che avevano tenuto molto bassa o addirittura a zero la Tasi sulla prima casa e rischiavano di essere penalizzati da un meccanismo di compensazione che inevitabilmente fa riferimento al dato storico. Rimane aperto, come dicevo, in prospettiva, il nodo dell'assetto della fiscalità comunale: su questo ci dovrà essere necessariamente un nuovo intervento del Parlamento. Rimane aperto il nodo del processo di gestione associata delle funzioni fondamentali. È vero che la legge di stabilità non era probabilmente la sede più opportuna per affrontare una questione di natura ordinamentale, ma la gestione associata e più in generale i processi di aggregazione degli enti locali hanno un impatto finanziario potenzialmente enorme nel nostro Paese. Ci sono delle diseconomie da recuperare a livello locale e un razionale processo di aggregazione può permettere un netto miglioramento, da questo punto di vista. Il problema è che il processo, che è stato deciso sull'onda dell'emergenza finanziaria nel 2010-2011, non ha funzionato; era un processo a tappe forzate imposto dall'alto, stiamo andando in realtà di rinvio in rinvio. Allora diciamo che va reimpostato il processo di aggregazione, dando protagonismo alle città metropolitane e alle province. Anche questo è un tema ordinamentale, ma con riflessi finanziari che dovremo affrontare nell'immediato futuro. La parte del disegno di legge varato dal Governo che era meno convincente, per quanto riguarda il comparto degli enti locali, era senza dubbio quella riguardante le province e le città metropolitane. Io credo che in Commissione, su questo versante, sia stato fatto un grande lavoro, di cui va dato atto ai relatori e alla disponibilità costruttiva del Governo. Noi abbiamo oggettivamente cambiato in meglio la situazione: abbiamo incrementato di 95 milioni, nel 2016, e di 70, tra il 2017 e il 2020, lo stanziamento per le funzioni fondamentali delle province; abbiamo attribuito alle regioni la gestione dei servizi per i disabili sensoriali e fisici, facendo chiarezza su una zona grigia nel riparto di competenze che ha anche un notevole impatto dal punto di vista finanziario; abbiamo riaperto la possibilità di fare accordi con ANAS per la manutenzione di 25 mila chilometri di strade ex statali, che oggi pesano sul bilancio degli enti di area vasta e, come era già accaduto nel 2015, abbiamo permesso a province e città metropolitane di fare il bilancio annuale, sospendere il pagamento dei mutui e applicare a preventivo gli avanzi di amministrazione. È chiaro che le misure strutturali sono solo una parte di queste scelte, che complessivamente valgono quasi 600 milioni di euro di miglioramento della situazione degli enti di area vasta. 
Proprio perché una parte di queste misure ha valenza transitoria, questo ci richiama alla responsabilità di reintervenire per ridisegnare il quadro finanziario degli enti di area vasta. È chiaro che il referendum confermativo della riforma costituzionale sarà uno spartiacque, uno snodo, da questo punto di vista, perché, come sapete, il nuovo testo della Costituzione cancella le province, conferma le città metropolitane e introduce il concetto degli enti di area vasta. Superato, auspicabilmente in modo positivo, quel passaggio dovremo ricostruire il quadro finanziario, il meccanismo di finanziamento dei nuovi enti di area vasta tenendo conto del processo di attuazione della «riforma Delrio» e delle sue conseguenze. Questo, signora Presidente, è il quadro complessivo, per quanto riguarda gli enti locali, comparto che indubbiamente ha un peso notevole nella finanza pubblica, che gestisce, comprendendo l'insieme degli enti territoriali, un terzo della spesa primaria e molto più del 50 per cento delle spese in conto capitale. Su questo pezzo significativo della finanza pubblica questa legge di stabilità segna indubbiamente una svolta, ed è una svolta positiva. La stagione del rigore eccessivo e a volte irrazionale è alle nostre spalle. Ci sono le condizioni perché gli enti locali siano i protagonisti di un nuovo ciclo di investimenti, di una nuova ripresa dell'economia, del rilancio del reddito e dell'occupazione nel nostro Paese. Era necessario riconoscere loro questo ruolo; le norme nel disegno di legge di stabilità, a maggior ragione con il lavoro fatto in Commissione, vanno in questa direzione. Facciamo un pezzo importante di strada nella direzione giusta.