Data: 
Mercoledì, 8 Marzo, 2023
Nome: 
Anna Ascani

Colleghe e colleghi, questa giornata riaccende, come ogni anno, in ciascuno di noi e nel dibattito pubblico, le motivazioni ideali e le aspirazioni di fondo del movimento delle donne, così come si è sviluppato in Italia e nel mondo: libertà, dignità, parità di diritti, pieno sviluppo della persona umana senza distinzioni e discriminazioni.

Questo vasto orizzonte quest'anno non può che essere percorso partendo dalla nostra Costituzione e dai suoi 75 anni. La nostra Costituzione, la nostra bussola - come l'ha definita il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella -, compie 75 anni e continua a darci chiavi di lettura preziose per celebrare adeguatamente giornate come questa. Una ricorrenza, quella di oggi, che invita noi tutte e tutti a ricordare anche il grande risultato raggiunto dalle 21 donne costituenti, che rappresentarono con rigore le istanze di uguaglianza e parità, istanze che conoscevano molto bene, che avevano vissuto sulla propria pelle e visto impattare sulla pelle di tante altre donne italiane.

Le donne costituenti condivisero e riuscirono a vincere battaglie importanti. Ricordo anzitutto l'articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso (…)”, l'articolo 29 sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, l'articolo 37 secondo il quale “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore” e, infine, l'articolo 51 che recita: “Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (…)”.

Non furono concessioni, ma il riconoscimento di diritti che migliaia di donne italiane avevano conquistato combattendo contro il nazifascismo, il frutto del voto delle donne, finalmente espresso per eleggere anche altre donne alle cariche più alte. Risultati che furono raggiunti grazie al lavoro di squadra delle 21 costituenti che, pur provenendo da diverse formazioni culturali, seppero costruire una formidabile alleanza tra di loro, scrivendo nella Costituzione una nuova visione della donna, dei rapporti tra donne e uomini, del rapporto tra genitori e figli, uno sforzo che ha stabilito diritti da difendere anche oggi e tracciato una strada ancora da percorrere nella tutela del corpo, della salute, del lavoro, delle prospettive, delle aspettative e del benessere delle donne tutte. Così come quelle conquiste non si tradussero immediatamente nella parità, allo stesso modo esse non furono - e quindi non sono - per sempre.

Il diritto delle donne ad essere protagoniste della vita del Paese rappresenta ancora una questione viva. Ogni anno, infatti, ci ritroviamo a ricordare gli obiettivi mancati, i troppi casi di sopraffazione e di violenza, l'inaccettabile condizione di disuguaglianza della donna nel mondo del lavoro, la difficile conciliazione di lavoro e vita privata.

A nessuno sfugge che in questi anni si siano compiuti progressi importanti e, sebbene vi siano ancora barriere e diseguaglianze resistenti, fa piacere notare che non sono poche le donne che, negli ultimi anni, sono riuscite nelle istituzioni a raggiungere posizioni di rilievo. Riconoscimenti e successi crescenti, che si traducono però solo in parte in una maggiore presenza delle donne nei vertici delle varie professioni e soprattutto non bastano a determinare tassi di attività comparabili a quelli di altre economie avanzate. Questi riconoscimenti, infatti, riguardano alcuni piani alti delle istituzioni, del lavoro e della società. Sotto questo livello cosiddetto alto, c'è un mondo molto più vasto, fatto di difficoltà e spesso di ingiustizia.

L'ultimo dossier predisposto dal servizio Studi della Camera, relativo alla legislazione e alle politiche di genere, offre una cartina di tornasole significativa. Resta quindi ancora molto da fare per rompere quel soffitto di cristallo che impedisce l'accesso al lavoro, a professioni, carriere e stili di vita, considerati per tradizione maschili. Oggi, tuttavia, una bambina che guarda alla politica, sa che è possibile raggiungere i vertici delle istituzioni e dei partiti e questo è un segnale che - sono certa - cambierà in meglio il nostro Paese. Ma l'attenzione nei confronti dei diritti delle donne deve necessariamente proiettarsi oltre i nostri confini. Mentre siamo impegnati a migliorare la condizione delle donne italiane, non possiamo dimenticare le sofferenze che in altre parti del mondo tale condizione comporta. Non possiamo oggi non interessarci in particolare alla situazione delle donne ucraine a un anno dall'inizio dell'invasione russa, spesso violentate, strappate dalle loro terre, costrette a veder morire i propri figli, utilizzate come armi di guerra; non possiamo non ascoltare il grido delle donne iraniane che, rischiando la vita, si ribellano per affermare la propria dignità, i propri diritti e le libertà di tutti; non possiamo ignorare il destino delle bambine e delle ragazze afgane, cui vengono negati diritti elementari e fondamentali, come quello di istruirsi e di studiare; non possiamo non pensare alle tante donne che affrontano viaggi di fatica inimmaginabile, tra violenze indicibili, fuga da persecuzioni, fame, guerra, alla ricerca di un posto sicuro, di un porto sicuro, donne che troppo spesso, come è accaduto a Crotone, finiscono insieme ai propri figli tra le vittime, magari senza nome, dei naufragi sulle nostre coste.

Eppure la speranza, la resistenza e la forza di tante donne, in Italia e nel mondo, ci mostrano la necessaria via del coraggio, dell'umanità e dell'accoglienza, quella che anche noi dobbiamo percorrere. Concludo, quindi, ricordando le parole dette 75 anni fa in Aula dalla più giovane delle costituenti, Teresa Mattei, con un richiamo all'importanza di farsi carico dei diritti e delle aspettative delle donne, come è interesse di tutti e tutte: “Aiutateci” - disse - “tutti a sciogliere veramente e completamente tutti i legami che ancora avvincono le mani delle nostre donne e avrete nuove braccia, liberamente operose per la ricostruzione d'Italia, per la sicura edificazione della Repubblica italiana dei lavoratori”. Ecco io penso che oggi sia il tempo e questo sia il luogo per tornare a pronunciare con forza queste parole e a farle nostre, nelle azioni e nelle leggi.