Data: 
Martedì, 26 Marzo, 2024
Nome: 
Roberto Morassut

Grazie, Presidente. Quel 24 marzo di 80 anni fa, Roma, l'Italia e l'Europa subirono una ferita così profonda che non si è mai rimarginata. La lista delle vittime fu stilata da Kappler e dal questore Caruso, dai nazisti e dai fascisti italiani, attingendo tra gli antifascisti reclusi a via Tasso e a Regina Coeli e tra gli ebrei. Erano italiani, sì, ma che si opponevano all'occupazione nazista e straniera, sostenuta dai fascisti.

La Presidente del Consiglio, purtroppo, per la seconda volta in due anni, ha voluto sfuggire questa verità storica. La Resistenza non fu la lotta di una parte politica contro un'altra, ma una lotta nazionale per la democrazia e la libertà, animata da espressioni politiche diverse (liberali, comunisti, cattolici, socialisti, monarchici) e da diverse classi sociali (operai, artigiani, commercianti, religiosi, militari, professionisti, intellettuali, imprenditori). Questa verità storica fatica a essere raccontata dall'onorevole Meloni, che pure appartiene ad una generazione giovane, e questo è grave, lo ribadiamo ancora.

Nella guerra di Liberazione vi fu chi stette dalla parte giusta e chi stette dalla parte sbagliata. Questo non salva alcuni eccessi e alcuni delitti di chi scelse la Resistenza e non ignora le ragioni ideali di alcuni giovani che scelsero di restare sotto le insegne fasciste, ma non si possono confondere le basi fondamentali, ideali, morali e politiche delle scelte di allora. Quelle 335 vittime furono messe sulla bilancia della giustizia razziale: per ogni soldato tedesco ucciso, 10 italiani morti. Sulla genesi di quella bestiale decisione, il tempo e le sentenze hanno fatto giustizia, anche se c'è ancora chi gioca sul filo della mistificazione e, quindi, vale la pena ricordarlo in questa occasione, citando le parole dell'Alto comando tedesco, pubblicate dall'Agenzia Stefani, che il 25 marzo - cioè, due giorni dopo via Rasella e un giorno dopo le Fosse Ardeatine -, dette contemporaneamente la notizia dell'azione militare del 23 marzo di via Rasella e della rappresaglia, già consumata dai nazisti, il giorno dopo: “L'ordine è già stato eseguito”. E, se non bastasse, vi furono, poi, le dichiarazioni al processo del 1947 del generale Kesselring.

A Roma c'era già stato il rastrellamento del ghetto ebraico il 16 ottobre del 1943 e ci sarebbe stato, il 17 aprile, quello del Quadraro, in mezzo a una serie innumerevole di violenze, di torture, di arresti, di assassinii.

Sono racconti che vanno trasmessi correttamente e continuamente attualizzati, perché le stragi di civili, l'odio razziale o etnico, l'idea della guerra come soluzione delle controversie internazionali, l'idea che tanti più civili uccido, tanto meglio piego il mio nemico continuano. La povertà mondiale, la crisi climatica, che nega acqua alla bocca di miliardi di esseri umani, accendono guerre disperate dovunque. Cresce la precarietà della democrazia come sistema di Governo degli Stati, vincono le identità chiuse, i sogni imperiali. La tecnologia è puntata a sottomettere e non a liberare. Negli Stati Uniti un candidato alla Presidenza afferma che, se perderà le elezioni, ci sarà un bagno di sangue. E in Portogallo c'è stato un candidato, quello dell'estrema destra, che ha detto che alle donne che abortiscono bisogna strappare l'utero. È sconcertante che, ad un comizio svolto a Roma, di questo André Ventura - ho quasi concluso - ci fossero molti rappresentanti e Ministri di un partito di Governo italiano. Quindi, i mostri - ho concluso, Presidente - che pensavamo di aver scacciato sono molto più vicini di quanto non ci poteva sembrare prima della guerra scatenata contro l'Ucraina e prima dell'attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre del 2023. E stiamo affrontando questi mostri solo con le armi, con una fragile diplomazia e nell'assenza dei popoli. Al terrorismo si risponde con le armi, colpendo civili nel mucchio per colpire i nemici autori degli attentati, sia a Gaza, che in Ucraina.

In quest'Aula, su iniziativa del Partito Democratico, è stata approvata una mozione, affinché si agisca nella direzione del ‘cessate il fuoco' in Medioriente. E oggi, dopo la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU per il ‘cessate il fuoco', c'è lo spazio per un'iniziativa diplomatica, nella quale l'Italia deve svolgere il ruolo che le spetta. Gli ottant'anni delle Fosse Ardeatine ci ricordano, oggi, una sola cosa: la pace, la libertà e la democrazia hanno un prezzo altissimo, che ricade sempre sul popolo. L'eroismo sta nel popolo, più raramente nelle élite. E alle nuove generazioni noi non vogliamo nuovamente far pagare il prezzo della pace, della libertà e della democrazia, conquistate anche grazie al sacrificio dei martiri delle Ardeatine e dei milioni di morti delle guerre del secolo scorso.