Data: 
Mercoledì, 22 Gennaio, 2025
Nome: 
Piero Fassino

Presidente, non è davvero semplice rappresentare, in pochi minuti, lo spessore culturale, politico e umano di una personalità come Furio Colombo, di cui lei, con efficacia, ha già tratteggiato alcuni passaggi essenziali del suo lungo percorso professionale e umano.

Nato in una famiglia ebraica, crebbe in quella Torino che, nel corso del Novecento, è stata la città di Piero Gobetti, di Antonio Gramsci, Di Vittorio Foa, di Primo Levi.

Laureatosi in giurisprudenza, mosse i suoi primi passi professionali come dirigente dedito alla formazione del personale in quella eccellenza industriale e sociale, unica nel panorama del capitalismo italiano, creata da Adriano Olivetti, ma fu ben presto attratto dal mondo a cui avrebbe dedicato l'intera sua vita: la comunicazione e il giornalismo. Agli albori della televisione, fece parte di quella straordinaria leva di giovani intellettuali - Andrea Barbato, Gianni Vattimo, Liliana Cavani, Angelo Guglielmi e Umberto Eco - a cui Furio era legato da un rapporto personale direi quasi simbiotico, a cui Fabiano Fabiani affidò il compito di dare ai servizi giornalistici della Rai un profilo culturale e pedagogico alto. Lì, Furio Colombo profuse intelligenza, curiosità e passione, realizzando rubriche culturali e reportage di straordinaria ricchezza informativa, dalla guerra in Vietnam al conclave per l'elezione del Papa, dalla rivoluzione studentesca a Berkeley, ai ghetti di Harlem e Atlanta, dalla tournée dei Beatles in India, alle campagne elettorali dei Kennedy e alle marce di Martin Luther King, contribuendo così a sprovincializzare l'Italia e a far entrare il mondo nelle case di milioni di italiani.

Spedito da Olivetti in America, ne divenne la sua seconda patria, dove incontrò l'amata Alice e nacque Daria. In America, consolidando la sua attività di corrispondente giornalistico, si allargò a nuove esperienze: presidente di FIAT America, rappresentante personale dell'avvocato Agnelli negli States, direttore per tre anni dell'Istituto italiano di cultura di New York, titolare di corso alla Columbia University, collaboratore di prestigiose istituzioni culturali e sociali, tessendo una fitta rete di relazioni con personalità di ogni mondo della società americana.

Ma la sua creatività culturale non si esauriva nel giornalismo. Ricchissima è la sua produzione di libri, spesso onorati con prestigiosi premi letterari. Componente del Gruppo 63, il cenacolo intellettuale che innovò il panorama letterario italiano. Contribuì alla sceneggiatura di alcuni dei film più famosi di Francesco Rosi, Giuliano Montaldo, Ettore Scola. Amico di Joan Baez e autore dei testi di alcune tra le sue più note canzoni. Assiduo frequentatore di Luciano Berio. Impegni intellettuali che sempre intrecciò con un'intensa attività di editorialista di La Stampa, la Repubblica e L'Espresso. Direttore de L'Unità, che portò a 100.000 copie dopo una profonda crisi. Infine, fondatore de Il Fatto Quotidiano, che poi lasciò per dissensi sulla linea editoriale. E con Umberto Eco, con cui ebbe un sodalizio umano, continuo e costante lungo tutta la sua vita, contribuì alla nascita de La nave di Teseo, una delle più dinamiche case editrici del nostro Paese.

Visse e praticò questa sua intensissima attività culturale con forte passione civile e politica. L'America gli aveva trasmesso il valore della democrazia, dei diritti, della società multiculturale, del pensiero liberal, e da qui discendeva il suo impegno in tante battaglie di progresso e di civiltà. Ricordo l'entusiasmo con cui accolse la candidatura parlamentare che gli offrii e che lo vide per tre legislature deputato e senatore dei DS, de L'Ulivo e del PD, dedicandosi, nella Commissione esteri, al cruciale tema dei diritti umani, ma anche depositando disegni di legge ispirati alla promozione dei diritti e della cultura, come le sue proposte sull'istituzione dell'avvocato del minore, sugli incentivi all'acquisto di opere di giovani artisti, sulla riorganizzazione degli istituti italiani di cultura, sull'istituzione dei centri regionali di terapia del dolore. Era un uomo libero, che viveva i valori in cui credeva con grande determinazione, come anche testimonia il dissenso che con grande lealtà espresse in quest'Aula ogni volta che le decisioni proposte entravano in conflitto con i suoi convincimenti.

La sua attiva presenza parlamentare culminò, come è stato ricordato in questi giorni anche da lei, Presidente, nell'approvazione della legge, di cui fu primo firmatario, per l'istituzione della Giornata della memoria, introdotta in Italia prima che anche le Nazioni Unite la proponessero al mondo intero. Così come fu fondatore dell'Associazione progressista Sinistra per Israele, dedicando scritti importanti al rapporto tra ebraismo e sinistra, e battendosi verso una soluzione di pace, per la quale ancora stiamo combattendo, che riconoscesse i diritti di entrambi i popoli che vivono in quella terra. Chi come me e tanti ha avuto l'enorme fortuna di averlo come amico vero e sincero, non potrà mai dimenticare l'attenzione con cui curava i rapporti personali, la capacità di ascolto di ogni interlocutore, la curiosità intellettuale di chi sa che, anche nella persona più distante, c'è un pezzo di verità da scoprire e da comprendere. Ci ha lasciato, ma rimane in ciascuno di noi il segno forte delle tante cose che ci ha insegnato e della ricchezza umana che ci ha trasmesso.

Ci porteremo negli occhi e nel cuore quel sorriso radioso e aperto con cui accompagnava il suo dire e il suo fare. E vogliamo ricordarlo così, oggi, con immensa gratitudine.