Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 25 Ottobre, 2022
Nome: 
Enrico Letta

Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Meloni, esattamente un mese fa, oggi, si votava. Il fatto che adesso, un mese dopo e così rapidamente, ci sia il Governo è il segno più evidente di chi ha vinto le elezioni e di chi ha diritto a governare qui oggi. Noi facciamo gli auguri a un nuovo Governo che comincia a governare nell'interesse del nostro Paese.

Sono intervenuti in questo dibattito i colleghi Serracchiani, Scotto, Provenzano, Quartapelle Procopio e Tabacci a nome del nostro gruppo per argomentare i diversi motivi per i quali lei non ci ha convinto, Presidente Meloni, e per i quali voteremo “no” sulla fiducia.

Voi prendete il testimone oggi da un Governo che ha fatto bene e che noi abbiamo sostenuto. Noi siamo stati lineari e coerenti dall'inizio alla fine. Siamo orgogliosi di aver sostenuto il Governo di Mario Draghi, un Governo del quale abbiamo fatto parte convintamente e con successo.

Lei ci ha ricordato, nel suo discorso di oggi, chi è e ci ha ricordato da dove viene. Non è stato chiarissimo che cosa farà in questi cinque anni e soprattutto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Lei ha fatto un discorso, che parla a una parte dell'Italia, carico di identità. Vede, non ci spaventa questo aspetto, perché noi abbiamo un sistema di valori e di identità e non vediamo l'ora di confrontare il nostro con il vostro e trovare le forme e i modi perché il nostro sistema istituzionale riesca a fare sintesi dalla maggioranza alle minoranze.

Quello che ci spaventa è la concretezza e non l'identità, la concretezza dove c'è e soprattutto la concretezza nelle tante parti dove non si è vista. Ci spaventa la concretezza dove l'abbiamo sentita nel suo discorso, in particolare su quel passaggio, francamente da brividi, che ho ascoltato, sul tema del COVID e della salute. Mi faccia dire che siamo fieri, nel nostro gruppo, di avere il Ministro Roberto Speranza, che rappresenta più di ogni altro tutto quello che l'Italia ha fatto in questi anni difficili e complicati per cercare di battere una delle sfide più complesse che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare. Noi dobbiamo guardare a tutto questo con uno sguardo ben diverso dalle parole che lei ha espresso, parole con strizzate d'occhio a mondi che non sono stati certo collaborativi in quella fase. E io credo che questo valga sia per la concretezza, dove l'abbiamo vista, e valga anche e soprattutto per il tema della salute, che è rimasto praticamente non toccato dal suo intervento: la necessità oggi di prendere tutti - tutti! - esempio da quello che è successo e di rilanciare un impegno per la salute pubblica e per la sanità pubblica ben diverso da come è stato fino a oggi.

E poi la concretezza dove manca. Sull'energia non abbiamo capito che cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane alle bollette degli italiani. Non abbiamo capito, sul tema del tetto per il gas, il disaccoppiamento tra gas ed energia elettrica. Ne ha parlato tanto in campagna elettorale; oggi no. Non abbiamo poi capito sul Sud; abbiamo capito semplicemente uno strano richiamo al tema del Sud legato al tema del mare, ma il Sud è la questione forse principale per il rilancio del nostro Paese. Dove sono e quali saranno le prospettive che lo porteranno avanti? Non abbiamo capito nulla di cosa sarà la legge di bilancio, che tra qualche giorno dovrete presentare.

Abbiamo capito che della transizione digitale importa poco. È stato abolito, è stato tolto il Ministero e io credo che questo Parlamento debba tributare un grande applauso al Ministro Colao, che ha fatto un grandissimo lavoro su temi complicati e difficili. Non abbiamo capito sulle pensioni che cosa succederà: tanti italiani aspettano, in questi giorni. Sul fisco abbiamo capito una sola parola: condoni, condoni e condoni. È una parola sulla quale non ci troverà, non ci troverà. Non abbiamo capito sul lavoro, anche perché “lavoro” è stata praticamente la parola meno citata forse dell'intero discorso. Mi faccia dire che ieri sera, a Porta a Porta, Salvini è stato più definito e preciso di quanto lo è stata lei oggi, il che francamente mi preoccupa abbastanza.

Noi faremo fino in fondo il nostro dovere e non ci spaventa questa parte identitaria, perché noi siamo alternativi. Siamo alternativi, e lo sappiamo. Collaboreremo, quindi, per questo senza ambiguità, perché il nostro essere alternativi fa sì che, quando dovremo - e lo faremo nell'interesse del nostro Paese, per esempio sul tema dell'Ucraina invasa dalla Russia - fare scelte insieme, lo faremo senza timore. Lo faremo senza timore, purché il nostro Paese sia chiaro, senza ambiguità, senza ambiguità di nessun tipo. È inutile su questo raccontare delle frasi rassicuranti. Abbiamo ascoltato negli ultimi giorni delle parole incredibili su questo tema. Noi vogliamo che non ci sia ambiguità, per quello che la Russia ha fatto all'Ucraina e per lo sforzo che il nostro Paese deve compiere per arrivare a una pace, la pace che tutti vogliamo. Come dicevo, faremo fino in fondo il nostro dovere di opposizione. Quando si va all'opposizione, Presidente Meloni, bisogna ripensare a noi stessi, innanzitutto, al nostro rapporto con gli italiani, che non ci hanno fatto andare al Governo. È per questo che noi venerdì cominceremo il nostro congresso costituente; ma il nostro congresso costituente sarà parte del lavoro di opposizione a voi, per essere alternativi, per essere innanzitutto guardiani inflessibili – rispetto a uno dei passaggi importanti del suo discorso - dei principi della nostra Costituzione. Noi saremo contrari al suo disegno presidenzialista, che non va bene per il nostro Paese.

Così come siamo alternativi e ci consideriamo alternativi sulle parole che lei ha detto – o, meglio, che non ha detto - sul tema della transizione ecologica e dell'ambiente, un altro dei punti meno toccati. Mi faccia dire che la delusione più grande è ascoltare che come perno del suo discorso ambientalista c'è stata la frase: “Non c'è ecologista più convinto di un conservatore”. No, mi faccia dire che non è così: Bolsonaro è un conservatore, non è ecologista; Trump è un conservatore, non è ecologista; i polacchi del partito del PiS sono conservatori, non sono ecologisti. Noi siamo alternativi, anche su questo. Non è possibile che una campagna elettorale, che è vissuta con il ghiacciaio della Marmolada che distruggeva vite, che è vissuta con la tragedia delle Marche - che lei giustamente ha citato - finisca con un discorso programmatico nel quale l'ambiente, di fatto, non c'è.

Lei sulla scuola ha buttato lì una parola - l'ha fatto forse per dividere -, ma quello che è mancato oggi è una prospettiva su ciò che è veramente necessario per i milioni di italiani che vanno a scuola, che vivono di scuola e che intorno alla scuola hanno tante speranze. Lei non ha detto nulla sulla lotta all'abbandono scolastico, non ha detto nulla sulle strutture scolastiche, non ha detto nulla su come motivare gli insegnanti, sul reclutamento dei docenti. Anche nella replica – me lo faccia dire - ha aggiunto confusione. Noi non abbiamo alcun problema con la parola “merito”, ma abbiamo un punto molto chiaro e semplice: la parola “merito” nella nostra Costituzione è all'articolo 34; i principi di solidarietà e di uguaglianza sono agli articoli 2 e 3 ed è chiarissimo qual è il punto.

Sull'immigrazione, un armamentario difficile da capire come possa essere calato nella realtà, se non nei discorsi per spaventare le persone, per parlare ai vostri elettori e, soprattutto, me lo faccia dire, per coprire quello che è il vero dramma dell'immigrazione, il dramma delle persone. Dietro i discorsi nostri, qui, e vostri, dietro quello che farete, ricordatevi sempre che c'è il dramma di persone, di persone che lasciano la loro terra perché cercano una speranza. Quel dramma non può essere trasformato in discorso elettorale.

Così come sui diritti, noi siamo convinti che l'Italia non debba andare indietro. Siamo convinti che l'Italia debba andare avanti e questo andare avanti riguarda tante questioni. Lei ha detto: fidatevi. Noi saremo qui, inflessibili sul tema dei diritti, così come sulle altre grandi questioni, il lavoro, il welfare. Noi chiediamo che il salario minimo faccia parte del cuore delle proposte per battere la disuguaglianza, altra parola che non ha fatto parte del suo discorso: “disuguaglianza”.

Lei, Presidente Meloni, è incorsa in un grande vizio, nel suo discorso. I vincitori normalmente tentano sempre di riscrivere la storia e lei ha provato a riscrivere la storia dell'ultimo decennio. Noi abbiamo un'altra idea della storia dell'ultimo decennio e mi faccia dire che questo tentativo di riscrivere la storia, disinvolto e maldestro, in cui parti della sua maggioranza hanno applaudito freneticamente, quando lei diceva che gli ultimi anni - nei quali loro governavano - è stato un disastro, l'ho trovato particolarmente strano. Noi abbiamo più orgoglio di loro e più rispetto per la verità. Quando il Governo Prodi lasciò al Governo Berlusconi, nel 2008, la campanella, era al 100 per cento il debito pubblico italiano. Poi ci furono tre anni, che portarono l'Italia sull'orlo della bancarotta. Il Governo di allora si dimise, senza elezioni e senza un voto contrario del Parlamento. Si dimise, alzò bandiera bianca. Poi i dieci anni successivi per rimettere le cose a posto. Ecco, quella è la storia.

Nel discorso che lei ha fatto, vi è la ricerca di continuità - e termino, signor Presidente - su tanti temi: il PNRR, le regole europee, la lotta alla mafia, l'Unione europea. Noi ci saremo e faremo di tutto per fare il nostro dovere.

Signor Presidente, mi consenta di concludere su una citazione, alla quale tengo molto. Fra tre giorni sarà il centenario di un avvenimento importante nella storia del nostro Paese, la marcia su Roma. Noi quel giorno avremo la nostra direzione, che sancirà l'inizio del percorso costituente e andremo di fronte al monumento per Matteotti. Rispetto a quell'evento non voglio citare un avvenimento o persone legate a quell'evento; voglio citare un'altra cosa, perché lei ha parlato molto di fare il proprio dovere e noi tutti qui vogliamo fare, ognuno, il nostro dovere. Voglio citare quello che successe l'anno prima della marcia su Roma, in una città vicina a dove io sono nato e cresciuto, cioè Sarzana. Nella città di Sarzana, nel luglio del 1921, ci fu un tentativo, una prova di fare la marcia su Sarzana, prima della marcia su Roma. Quella prova fu bloccata da due persone e dalla popolazione. Quelle due persone erano il capitano dei Carabinieri, Guido Jurgens, e il sindaco della città, Pietro Terzi. Bloccarono delle squadracce guidate, per l'appunto, da Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti. In loro memoria e seguendo il loro esempio, io parlo qui. Perché cito questi due nomi? Perché quelle due persone, un capitano dei Carabinieri e un sindaco poi morto in campo di concentramento, fecero il proprio dovere, quello che altri non fecero per evitare la marcia su Roma. In loro memoria e seguendo il loro esempio, fate il vostro dovere, come Governo. Noi faremo il nostro dovere, come opposizione, nell'interesse superiore dell'Italia, del nostro Paese.