La ringrazio, signora Presidente. Anche noi, come Partito Democratico, ovviamente ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Carlo Legrottaglie, morto mentre svolgeva proprio il suo lavoro nel suo ultimo giorno di lavoro, tra l'altro. La nostra vicinanza va alla famiglia e alla comunità. Dopodiché, Presidente, faremo, lavoreremo, stanzieremo - Ministra, sto citando i tempi verbali che lei ha usato nel suo intervento -, come se in questi due anni e mezzo lei fosse stata altrove, la Ministra del Lavoro di un altro Paese.
Invece, Ministra, sono anche di ieri, purtroppo, le ultime due vittime sui luoghi di lavoro, le ultime due di una lunga lista, che ci pone dinanzi a un dramma, che per noi va affrontato come una vera e propria emergenza nazionale. Perché, vede, la sicurezza sul lavoro è il metro della civiltà di un Paese e oggi dobbiamo dircelo con sincerità: l'Italia su questo non è all'altezza.
Ministra, lei non è qui per farci una cortesia, come ha detto anche il collega Laus, ma perché, grazie a una proposta del Partito Democratico, oggi il Governo è tenuto a riferire ogni anno al Parlamento sui dati e sulle proposte in materia di sicurezza. Eppure è venuta a esporci una traccia su quattro punti, evadendo una questione che per noi è fondamentale: perché succede tutto questo? Ministra, ha mai pensato che il modello di sviluppo che avete immaginato per l'Italia, che si basa sulla svalutazione del lavoro da un lato e sulla compressione dei diritti dall'altro, possa aggravare le condizioni materiali in cui vivono migliaia di lavoratori nel nostro Paese?
La mia, ovviamente, è una domanda retorica, perché proprio Giorgia Meloni, Ministra, nel suo primo intervento da Presidente del Consiglio in quest'Aula, dichiarò che il suo sarebbe stato il Governo di chi lascia fare chi vuol fare. Una frase pericolosissima, perché lo Stato deve lasciar libero di fare chi vuole fare bene, non altro, e da lì in poi si è sdoganato tutto, non solo l'idea che le tasse potessero essere viste come un pizzo di Stato, ma anche il lavoro senza tutele, anche l'impresa senza regole, anche chi considera la vita umana come un costo da tagliare.
E allora, Presidente, la mozione che oggi noi presentiamo - insieme al Movimento 5 Stelle e AVS - nasce dalla consapevolezza che così non si può più andare avanti, perché la sicurezza sul lavoro non può essere un tema isolato, anzi è lo specchio di una condizione generale del lavoro che c'è in Italia, che oggi è profondamente in crisi. Viviamo infatti in un Paese dove si lavora tanto ma, come hanno ammesso anche i colleghi della maggioranza, si guadagna troppo poco, dove i salari sono fermi da troppi anni, dove una generazione intera sopravvive tra precarietà, partite IVA e turni massacranti, dove ogni anno, Ministra, centinaia di migliaia di giovani vanno via non solo per lo stipendio basso, ma perché non si sentono rispettati, perché vivono in una condizione di precarietà, una parola assente nella sua relazione.
Il lavoro che dovrebbe dare dignità e che oggi, invece, troppe volte toglie la speranza. E in questo contesto anche la sicurezza sul lavoro rischia di diventare un lusso, perché per noi è inaccettabile l'idea che una persona la mattina vada a lavorare e non torni più a casa. E allora, Presidente, serve un cambio netto. Per questo proponiamo 30 impegni concreti con questa mozione: 30 azioni per costruire un sistema che prevenga e non che intervenga solo dopo l'incidente. Avete parlato della patente a crediti, ma i dati sono impietosi, Ministra: su circa 800 mila imprese, appena il 50 per cento ha aderito; i controlli sono stati del 2,7 per cento e le patenti sospese appena 21.
Nel Paese in cui muoiono tre operai al giorno questi numeri sono ridicoli e avete trasformato uno strumento potenzialmente utile in una gigantesca autocertificazione. E poi c'è il tema delle risorse, Ministra. Risorse vere, però. Perché, quando dite di aver stanziato il più grande investimento della storia sulla sicurezza sul lavoro, non dite la verità e provo subito a dimostrarvi quello che state dicendo: degli 1,2 miliardi che avete annunciato, 600 milioni sono già raccontati al momento della presentazione del bando ISI attualmente aperto, e quindi erano già visibili nel bilancio INAIL del 2025, approvato lo scorso anno; gli altri 600 milioni per sostenere le aziende virtuose sono uno strumento di INAIL in vigore da sempre, e nel bilancio 2025 ne sono previsti meno della metà.
La sua dunque, Ministra, è una dichiarazione che prospetta come straordinario un intervento assolutamente ordinario posto in essere dall'Istituto assicurativo. Voi risorse aggiuntive non ne avete aggiunte, state provando a vendere ancora una volta all'Italia la Fontana di Trevi, ma ormai non ci crede più nessuno. Anzi, se lei davvero avesse voluto promuovere gli investimenti delle aziende per innovazione, digitalizzazione e, di conseguenza, anche sicurezza sul lavoro, avrebbe dovuto usare i 6 miliardi di Industria 5.0 programmati nel PNRR, e invece lei sa quanto è stato speso? Il dieci per cento.
Quindi non possiamo venire qua e prenderci tutti quanti in giro, perché la cosa più incredibile è che ad un certo punto della sua relazione lei ha incredibilmente usato un tempo al passato prossimo, dicendo: “abbiamo stanziato risorse per l'assunzione di nuovi ispettori”. Ministra, ma noi chi? Ma con che coraggio? È stato un emendamento del Partito Democratico alla legge di bilancio a sbloccare quelle assunzioni, mentre voi ancora bloccate le graduatorie di tutta Italia.
È stato il PD a mettere tutte le risorse sulla sicurezza sul lavoro in quella legge di bilancio, mentre altri si dividevano la torta della legge “mancia”. Questa è la differenza tra noi e voi, e lo ripetiamo: serve anche una procura nazionale del lavoro, per dare giustizia e tempi certi a quei parenti delle vittime che aspettano per troppo tempo una risposta da parte dello Stato. E poi servono scelte politiche coerenti, e invece voi avete fatto il contrario. Penso al subappalto a cascata, una scelta vostra che rende i controlli nei cantieri praticamente impossibili. Ma un segnale su questo - e chiudo, Presidente - arriva anche dai referendum: 12 milioni di italiani vi hanno detto chiaramente da che parte stanno, a differenza di una Presidente del Consiglio che si è recata al seggio, ma non ha votato, perché non sa scegliere con chi schierarsi: se dalla parte di più sicurezza sul lavoro o dalla parte di un'Italia più precaria.
Noi invece abbiamo scelto, anche con questa mozione, di stare con chi lavora, con chi non si rassegna, con chi tiene in piedi questo Paese e chiede più rispetto e più tutele. Perché vogliamo un'Italia in cui la sicurezza sul lavoro non sia un costo, ma un diritto garantito.