Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 10 Gennaio, 2024
Nome: 
Chiara Braga

Risoluzione n. 6-00080

Grazie, signora Presidente. Colleghi, colleghe, una guerra terribile in corso al Sud dell'Europa non può allontanarci da un'altra guerra che si consuma sul confine Est del vecchio continente. Purtroppo, invece, dal Giordano al Danubio la costruzione di un'area di pace e di convivenza si infrange di fronte alla volontà distruttiva, al desiderio di annientamento, alla forza inaudita delle armi. Circondati da tanto orrore, rischiamo di farci distrarre solo da quello più recente. Eppure, mentre i cieli d'Europa si accendevano dei fuochi d'artificio per festeggiare l'inizio del nuovo anno, quelli di Kiev e di Odessa venivano illuminati dai bombardamenti di razzi e droni e dai tracciati della contraerea ucraina. Una catastrofe che si appresta a entrare nel terzo anno. Putin, un autocrate ossessionato dal potere, vuole conquistare Kiev non solo per fare rinascere nel suo disegno quell'impero di cui si considera erede ma per minare in modo definitivo le strutture portanti dell'Europa. Quella in Ucraina non è una guerra regionale, non ha nulla di locale, è un attacco, intensificato di ora in ora, che colpisce strutture e obiettivi civili, rendendo le città spettrali e irriconoscibili. È una guerra che investe un continente di cui non possiamo accettare la stanchezza, ed è grave che ne abbia parlato la Presidente del Consiglio che oggi guida il G7. Certo, ci sono cose di cui stiamo stanchi, di cui sono stanchi le donne e gli uomini europei, e queste sono le troppe morti che ogni giorno ci consegna quel conflitto. Siamo stanchi dei bambini finiti sotto le macerie, degli abusi sul corpo delle donne, della distruzione sistematica di scuole, università e ospedali e, poi, stanchi di vedere milioni di persone che affrontano un ennesimo inverno senza riscaldamento, elettricità, senza acqua corrente. Di questo siamo stanchi, del bollettino giornaliero delle macerie del mondo, da Kiev come da Gaza. Per questo, crediamo giusto oggi garantire al popolo ucraino aiuti umanitari e strumenti di difesa per proteggere il proprio territorio, che è territorio europeo.

Dobbiamo consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione dall'aggressione militare, ingiustificata e ingiustificabile, della Federazione russa nel solco di quanto stabilito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, alla luce di un'aggressione che viola palesemente il diritto internazionale di cui si è continuato a fare strame, in tutti questi mesi. Intanto, non smettiamo di insistere con la chiara e testarda richiesta di un cessate il fuoco, di mettere fine alle stragi, alle violenze e alle sofferenze di milioni di civili inermi. Non siamo stanchi della parola “pace” ma, come ci ha ricordato il Presidente Mattarella, pace non è buonismo ma è realismo, è azione contro inerzia, è attenzione contro indifferenza. Per questo serve ascoltare, come ci ha invitato a fare ancora una volta il Presidente, i tanti popoli della pace che in questi anni hanno chiesto di fare qualcosa di concreto ed efficace. Per questo crediamo convintamente che le trattative diplomatiche debbano intensificarsi e che l'Unione europea debba fare valere maggiormente il proprio peso politico nello scacchiere internazionale, anche con i Paesi politicamente vicini alla Federazione russa. Il nostro obiettivo, l'obiettivo dell'Europa libera, è il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, rispettando e ripristinando il rispetto della piena sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Tuttavia, per arrivare a ciò spetta all'Europa un protagonismo che finora è mancato. L'Europa ha il dovere di individuare spiragli e di agire per sbloccare quella situazione di stallo. È il compito che le assegna la storia, tanto più in questo frangente di stravolgimento dell'ordine mondiale.

Non smetteremo di chiedere di fare tacere le armi e l'aggressione per consentire l'avvio di un negoziato, per giungere a una pace giusta e sicura, rispettosa della verità, e la verità è dove sono chiari e indiscutibili un aggressore e un aggredito, uno Stato invaso e costretto a difendersi e uno che ha invaso. Non un conflitto tra due Stati e nemmeno una guerra per procura. Uno Stato, la Russia, non esita a minacciare l'uso dell'arma atomica per fiaccare l'unità della reazione internazionale e cerca alleanze economiche, prima ancora che politiche, con potenze emergenti, per difendere un progetto di distruzione e annessione. Nessuno decide a cuore leggero un sostegno militare a un Paese in guerra ma nessuno può negare che oggi, più di ieri, è in gioco la nostra capacità di far fronte all'aggressione che Putin ha scatenato non solo contro l'Ucraina ma contro tutte le democrazie liberali europee.

Per questo è stato fondamentale fare partire il processo di adesione di Kiev all'Unione, isolando chi, al suo interno, nutre ancora simpatie per il Cremlino e si dichiara apertamente nemico delle liberaldemocrazie. È stato il modo più forte e determinato per riaffermare la propria credibilità sul piano internazionale e interno. Come ha ricordato bene nel suo intervento il collega Graziano, spiace constatare quanto Orbán, che si rifiuta di sostenere l'Ucraina, trovi ancora in Italia tanta simpatia e ancora oggi ci chiedete - nel parere che lei ci ha dato, signor Ministro - di togliere dalla nostra risoluzione ogni riferimento alle resistenze dell'Ungheria su questo aspetto, a dimostrare che quel legame è più solido, purtroppo, di quanto vogliate far credere.

Proprio per questo, l'adesione dell'Ucraina rilancia una sfida politica a Putin ma anche a quanti, in giro per il mondo, vorrebbero un'Europa più debole e meno unita. Invece, sarebbe al contrario una grande conquista se quella prova fosse la prima di molte sfide che una nuova Europa sia in grado di affrontare mostrandosi politicamente e moralmente all'altezza, riscrivendo le sue regole, a partire dal voto a maggioranza in Consiglio, conferendo poteri più forti alla Commissione, dotandosi finalmente di una politica estera e di difesa comune e mettendo finalmente fuori gioco, non i popoli, ma chi, in nome del popolo, professa egoismi, chiusure e miopie.

Un eccesso di ottimismo del Governo italiano, nel corso di quest'anno, ha spesso descritto il nostro Paese come protagonista e baricentro dell'Europa. Noi non vi abbiamo mai creduto. Ora avete l'occasione di dimostrare che ci sbagliavamo. È il momento di chiedere e pretendere un'Europa che promuova azioni di pace in Ucraina come in Medio Oriente. L'abbiamo ascoltata, signor Ministro, lei ha parlato, in quest'Aula, di un anno decisivo e noi condividiamo quest'analisi. Però, purtroppo, conforme al suo stile sempre, mi lasci dire, un po' allusivo, ha mancato di dirci qual è la postura che avrà l'Italia in questo contesto, come intende agire per cogliere quei segnali di apertura e con quali alleati, dopo che, in 15 mesi di Governo, avete consumato i rapporti con amici storici dell'Italia, come la Francia e la Germania, decisivi per imprimere una svolta all'azione dell'Europa.

Non potete limitarvi a prendere atto della situazione o pensare di affidarvi a parole antiche e rassicuranti, a commentare come spettatori, come bene ha detto il collega Cuperlo, le poche evoluzioni della situazione. Occorre che la pace venga perseguita dalla volontà dei Governi, come ci ha ricordato ancora il Presidente Mattarella. Spetta a voi, a un Governo, un maggiore protagonismo. Lei ci ha fornito ottime ragioni per moltiplicare gli sforzi ma, purtroppo, nessuna idea concreta per metterli in pratica e, con una piccola nota di polemica, alla sua collega di partito Paola Maria Chiesa, che nel suo intervento ha dichiarato che sarebbe pronta a dare la vita per difendere il nostro Paese e che non sa quanti all'opposizione sarebbero pronti a fare altrettanto, vorrei ricordare che chi stava da questa parte l'ha fatto nel 1943 (ed è grazie a quel sacrificio che lei oggi è qui seduta, in Parlamento, come tutti noi.

Allora, noi chiediamo che prosegua l'azione fattiva e costante già svolta dal nostro Paese per il sostegno alla popolazione ucraina, cercando di migliorare e anche di rafforzare le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga, con particolare attenzione ai bambini. Poiché sappiamo bene che Putin non è il popolo russo e sappiamo che molti russi, in patria, subiscono persecuzioni e restrizioni, vi chiediamo di adoperarvi in sede europea e internazionale per promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati, arrestati, costretti a fuggire dal loro Paese per aver protestato contro il regime e contro la guerra. La Russia attacca il cuore della democrazia europea, ma non ci dividerà: sono le parole di David Sassoli che ci lasciava esattamente due anni fa. Per poche settimane, David non ha visto l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, gli sono stati risparmiati il dolore del ritorno della guerra alle porte dell'Europa e anche questi ultimi drammatici mesi in cui la violenza segna il Medio Oriente.

Eppure, ci ha lasciato in eredità il suo forte appello a una pace giusta, al rispetto della democrazia, al rifiuto della violenza da pogrom, alla stigmatizzazione di chi non rispetta i diritti umani, ecco, quell'eredità che tutto il Parlamento, tutto il Paese dovrebbe accogliere, pensando all'oggi, al destino dell'Ucraina e dell'Europa, e al domani, al destino delle prossime generazioni.