Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 17 Gennaio, 2024
Nome: 
Marco Lacarra

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, un anno fa, in quest'Aula, abbiamo… Aspettiamo che i tifosi del collega Calderone finiscano di esprimere la loro soddisfazione.

Un anno fa, in quest'Aula, abbiamo ascoltato una carrellata di promesse, anzi, devo dirle la verità: io, personalmente, ero stato anche colpito dalla volontà di rivoluzionare il sistema giudiziario del nostro Paese. Erano intenti che, tutto sommato, almeno in una parte, ci vedevano addirittura soddisfatti di quello che poteva essere l'iter che ci saremmo aspettati di lì a quel momento. In realtà, questi intenti sono rimasti tali, non c'è stato nulla, nulla di nulla, in questi 12 mesi e, secondo me, signor Ministro, qualche conclusione si può trarre, a cominciare dalla legge di bilancio 2024. Siamo a due manovre di questo Governo - speriamo restino le uniche - in cui al Ministero della Giustizia vengono tagliati i fondi, in modo indiscriminato. Con la legge di bilancio approvata nel dicembre scorso, infatti, non solo non si compensa quanto è stato sottratto lo scorso anno, ma si opera un ulteriore taglio, del 10 per cento, delle risorse destinate all'amministrazione della giustizia nel prossimo triennio. Stiamo parlando di 300 milioni l'anno, per un miliardo di euro. Allora, se questi sono i presupposti finanziari dell'annunciata rivoluzione a cui facevo riferimento prima, non possiamo stupirci dei frutti, ahimè, molto, molto, molto deludenti che stiamo raccogliendo.

E, prima di entrare nel merito di alcune iniziative che state portando avanti, non si può non fare un cenno alla situazione sempre più drammatica delle carceri italiane, dove il sovraffollamento e il tragico fenomeno dei detenuti suicidi non accennano a fermarsi. Ma su questa e su altre questioni si soffermerà la collega Di Biase, nell'intervento successivo.

Tornando alle risorse, signor Ministro, non possiamo omettere il rischio di aggiungere la beffa al danno che è stato già fatto. Mi riferisco alla riforma della prescrizione che avete approvato ieri: un cambio di rotta inspiegabile, sotto più punti di vista. Innanzitutto, si pone una serie di questioni di merito, considerato che si svuotano di senso quelle modifiche volute dalla Ministra Cartabia… Se posso avere la sua attenzione, grazie, signor Ministro… che avevano già iniziato a dare risultati eccellenti in fatto di riduzione dei tempi.

C'è di più, perché, come non hanno mancato di avvertire tutti, dico tutti, 26 presidenti di corte d'appello, non più tardi di qualche settimana fa, l'assenza di una disciplina transitoria rischia di avere conseguenze paralizzanti sotto il profilo organizzativo.

E veniamo alla beffa, perché, Ministro, lei dovrebbe sapere bene che le risorse del PNRR non sono scontate, non lo erano quando con i nostri Governi siamo riusciti ad ottenerle l'Europa e non lo sono nemmeno oggi che siamo chiamati ad attuare gli interventi di quel Piano. Questa inutile sterzata sulla prescrizione rischia di farci perdere risorse destinate al comparto giustizia, circa 3 miliardi che sarebbero fondamentali per l'edilizia giudiziaria, per la digitalizzazione, per gli investimenti nel capitale umano. D'altronde, sappiamo bene che le scelte puramente ideologiche hanno la loro importanza, soprattutto, se continuate a percorrere una strada lastricata di insuccessi. Ciò che non possiamo consentire, però, è che il prezzo di queste decisioni assurde ricada, ancora una volta, sugli italiani e sul sistema della giustizia, che con voi perde un'altra opportunità per recuperare efficienza e competitività.

In questi 15 mesi da Ministro ha dovuto prestarsi a dei giochi di equilibrismo che davvero non fanno onore alla sua lunga carriera. In fatto di giustizia, questa maggioranza si scontra praticamente su tutto e, difatti, ciò che ne risulta non può che essere un compromesso al ribasso, sia rispetto alle aspettative del Paese sia rispetto alle esigenze del sistema. Parliamo dell'abuso d'ufficio, è un caso emblematico in tal senso.

Abrogare l'articolo 323 del codice penale è la solita risposta demagogica a una questione che ha radici molto più profonde, lo hanno detto tutti in questi giorni. La cancellazione tout court del reato è una sciocchezza capace di creare molti più problemi di quelli che si pensa di voler risolvere. Da una parte, come hanno sottolineato l'Anac e la magistratura, si va incontro a dei rischi enormi per gli appalti del PNRR e per le sacche di impunità che d'ora in avanti si andranno a creare, dall'altra, gli stessi sindaci chiedevano un intervento del tutto diverso dall'eliminazione dell'articolo 3.

L'ANCI non ha mai chiesto l'immunità assoluta per gli amministratori, ha chiesto chiarezza, invece, nella definizione del reato, ha chiesto che non ci si concentrasse solo sulla bandierina, anche qui, puramente ideologica dell'abuso di ufficio, ma che si scavasse più a fondo nel sistema di responsabilità, che spesso ricade impropriamente sui sindaci. Insomma, bisogna garantire la legalità, ma è urgente anche intervenire sul testo unico enti locali, sulla legge Severino, sul danno erariale, limitandolo alla sola ipotesi di dolo dell'amministratore. La vostra riforma non fa una cosa né l'altra, è soltanto un altro titolo per i giornali.

Infine, signor Ministro, non posiamo che chiederle conto della serie di boutade che hanno condito l'anno appena trascorso, dalle famose pagelle ai magistrati di gelliana memoria, fino al pasticcio sfiorato sul processo penale telematico, per non parlare della radicale riduzione dei magistrati fuori ruolo, che così radicale non è affatto stata, finendo con l'Ufficio per il processo e tutte quelle assunzioni e quelle stabilizzazioni che tanto servirebbero alla macchina della giustizia italiana e che sono rimaste parole al vento. Sono rimasto colpito dalla frase che lei ha detto: “spero che si possano trasformare quei rapporti da tempo determinato a tempo indeterminato”. Ma come “spero”, signor Ministro? Lei ha la possibilità di incidere e di intervenire con atti concreti perché quelle stabilizzazioni avvengano nell'interesse del funzionamento della macchina processuale.

E, ancora, signor Ministro, la questione delle intercettazioni e quella della custodia cautelare. Nel primo caso, siamo di fronte a un'altra montagna che partorisce l'ennesimo topolino, visto che il tema delle garanzie di riservatezza è stato appena lambito e non di certo affrontato. Torniamo a una vecchia abitudine della destra di Governo: quella del bavaglio alla stampa e alla libertà di informazione. Quanto al regime di custodia cautelare, riteniamo necessario che si vigili sul fatto che vengano rigorosamente rispettati i presupposti che consentano l'utilizzo dell'istituto, e su questo ci aspettiamo che lei, Ministro, si assuma un impegno chiaro.

Per concludere, come se tutto ciò non fosse sufficiente, hanno affiancato a lei un Sottosegretario che non riesce a stare lontano dai guai, tra rivelazioni di atti segretati e sparatorie di Capodanno, non sappiamo davvero dire se l'onorevole Delmastro sia più sfortunato o più inadeguato al ruolo che ricopre. Ciò che si può dire con ragionevole certezza è che quanto fatto finora in materia di giustizia è chiaramente insufficiente rispetto a ciò che è stato promesso e, ancor di più, rispetto a ciò che servirebbe.