Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 19 Gennaio, 2023
Nome: 
Federico Gianassi

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, il gruppo Democratico esprime insoddisfazione e delusione rispetto alla comunicazione che lei ha tenuto qui stamani. Esprime delusione rispetto alla comunicazione che lei ha tenuto. Dicevo, immagino che non vi sia sorpresa da parte sua, perché avevamo già espresso riserve e critiche in occasione dell'audizione presso la Commissione giustizia della Camera. Confermiamo oggi questi giudizi critici in maniera ancora più determinata, per più motivi, signor Ministro.

Innanzitutto, noi dobbiamo evidenziare che sussistono, malgrado il suo tentativo di evidenziare un'omogeneità della maggioranza, diverse posizioni che il Governo e la maggioranza affermano nel campo della giustizia. Ci sono delle contraddizioni, io gliene evidenzio alcune. In primo luogo, sia lei in più occasioni, che il Presidente del Consiglio nel discorso di insediamento avete richiamato all'importanza degli investimenti sul carcere, eppure, nella prima occasione nella quale potevate dare seguito all'annuncio, cioè la manovra di bilancio, avete effettuato tagli al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. All'annuncio è seguita un'azione diametralmente opposta.

E, ancora, lei, più volte, ha detto - e lo ha detto anche nelle Commissioni - che non crede nel panpenalismo, nell'estensione del diritto penale, ancor meno crede nella cultura carcerocentrica, perché ha sostenuto l'opportunità di valorizzare le misure alternative nell'esecuzione della pena e, accanto a questo, ha aggiunto che propone, promuove - lo ha detto anche oggi - un ridimensionamento dell'uso delle intercettazioni, eppure, attraverso decretazione di urgenza, avete istituito un nuovo reato, il cosiddetto reato rave, con più carcere e più intercettazioni al punto tale che noi l'abbiamo definito non una norma anti-rave, ma una norma anti-Nordio. E viene detto che, ancora una volta, il Governo valuta di intervenire con decretazione d'urgenza per istituire un nuovo reato, una nuova fattispecie di reato o innalzare le sanzioni nel caso degli imbrattamenti.

Potremmo considerare anche le differenze che state mostrando in relazione alla riforma Cartabia: da un lato, il Governo ha posticipato l'entrata in vigore della riforma sul processo penale e, dall'altro, lo stesso Governo ha anticipato l'entrata in vigore del processo civile. C'è distonia, non solo nei giudizi, ma anche nei comportamenti. Insomma, agli annunci corrispondono azioni di segno diverso.

Ma le contraddizioni sono anche all'interno del Governo, signor Ministro. Il Presidente del Consiglio Meloni, nel discorso di insediamento, ha toccato fugacemente i temi della giustizia, ma ha riproposto il più classico e tradizionalista e, forse, anche anacronistico punto di vista sui temi della giustizia e, cioè, che la sicurezza per i cittadini si consegue con la certezza della pena e, dunque, con più carcere. È un auspicio, un'aspirazione che è stata frustrata più volte dall'evidenza scientifica. Lei ha sostenuto una tesi radicalmente diversa, lei ha chiesto…vedo che il Ministro non è molto interessato, lo so, io vado avanti comunque, magari qualcun altro troverà interessante quello che dico. Dicevo, signor Ministro, lei ha affermato una posizione diversa - non lo ripeterò, perché non ho tempo di ripeterlo - rispetto a quella che ha affermato il Presidente Meloni, perché, ancora una volta, afferma che l'estensione del diritto penale è un errore per andare a colpire i fatti che la maggioranza di turno giudica portatori di disvalore, così come sul carcere, lei ha dichiarato di apprezzare gli interventi che favoriscono le misure alternative. Ma queste sono due posizioni diverse, non possono essere tenute sempre, faticosamente insieme. Le differenze emergono, una posizione deve essere assunta.

Così come mi permetta, anche nel Ministero della Giustizia non tutte le posizioni che vengono espresse sono simili e uguali.

Anche in relazione alla riforma Cartabia, il Vice Ministro Sisto, in relazione al dibattito che si è aperto sul catalogo dei nuovi reati perseguibili a querela, ha difeso la riforma, con parole anche molto dure, attaccando di calunnia chi criticava la riforma Cartabia e l'onorevole Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario, trasparentemente, invece, continua ad esprimere giudizi molto critici verso quella riforma. L'ha definita, mi pare, un ibrido inutile, un Frankenstein giuridico in relazione al tema della prescrizione e dell'improcedibilità. Con trasparenza i membri del Ministero della Giustizia sostengono posizioni diverse. Ancora oggi non rileviamo un'unità, malgrado - ripeto - il suo tentativo, che spesso effettua, di raccontarci di un'omogeneità politica che non sussiste. Potrà continuare a farlo, finché parla di annunci ma, sulle azioni, quelle contraddizioni emergeranno, come sono già emerse sul decreto Rave.

Ma c'è di più. Noi contestiamo l'approccio che lei sta assumendo, perché si fonda su un processo di rimozione, che è istituzionale, politico e forse anche psicologico. Sulle tematiche in relazione al processo penale, come le intercettazioni o quelle che oggi ha toccato meno - semmai nelle repliche -, ma che aveva affrontato nell'intervento presso le Commissioni giustizia, cioè la separazione delle carriere, l'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale e, ancora, la prescrizione e l'improcedibilità, viene completamente omesso il lavoro che è stato recentemente fatto dal Parlamento e le nuove riforme entrate in vigore, come la riforma sull'ordinamento giudiziario. In particolare, sulla separazione delle carriere, la normativa oggi consente un solo passaggio, una separazione di fatto. Sull'obbligatorietà dell'azione penale, c'è una novità importante, che è stata dibattuta e anche criticata, per la possibilità per il Parlamento di indicare i criteri di priorità, che servono per intervenire a contrastare quel rischio che, attraverso l'obbligatorietà, non avendo la magistratura le forze per potere indagare ed esercitare l'azione su tutte le fattispecie di reato, si finisca per scegliere, come lei ha detto, discrezionalmente quei fatti. Noi crediamo che sia sbagliato omettere l'attenzione sulle riforme già realizzate, mentre servirebbero un Ministero e un Governo impegnati a dare piena attuazione a quelle riforme, per renderle chiaramente esecutive, monitorandone gli effetti e poi valutando se quegli effetti sono coerenti rispetto agli obiettivi assunti. Ma, certamente, non si può ometterle! Ancora, sulle intercettazioni, signor Ministro, lei, nell'audizione alle Camere, aveva detto che le intercettazioni per i reati di mafia erano poco utili, se non inutili. Ora l'arresto di Messina Denaro, che abbiamo tutti festeggiato, sembra smentire quella valutazione e devo dire che, nell'intervento ieri al Senato, lei ha ricordato che sono importanti e che non vuole toccarle. Le è stato, però, fatto notare che non sono urgenti, importanti e necessarie solo le intercettazioni per mafia e terrorismo, ma anche quelle per i reati satelliti, come oggi hanno detto bene anche membri della maggioranza. Devo dire che c'è un passaggio in cui lei oggi ha evidenziato questo tema. Insomma, un passo alla volta sta cambiando l'impostazione, ma resta un'impostazione estremamente negativa. Lei, ad esempio, oggi ha affermato che la riforma Orlando sulle intercettazioni è inefficace e la prova dell'inefficacia deriverebbe dal fatto che recentemente si è verificato, a suo dire, un abuso rispetto a quella normativa, una violazione di legge. Ora io credo che ci sia una consecuzione logica che non torna: la violazione di una legge non significa che la legge è sbagliata, significa che ci dobbiamo adoperare per garantirne il rispetto. Credo che a nessuno verrebbe in mente di dire che il reato di omicidio è un reato che non serve, perché ci sono gli omicidi. Io vedo che lei sorride, mi fa piacere che sia contento di sorridere: sono contento, sono felice, noi umanamente non abbiamo nessun problema verso di lei. Lei ha denunciato gravi violazioni di legge, ha parlato di arbitro, di abuso, di pilotaggio delle indagini. Siccome sono fatti illeciti, si attivi da Ministro della Giustizia per garantire, anche attraverso il suo lavoro, che le norme in Italia siano rispettate, prima di proporne un'ulteriore modifica. Se invece ritiene che la norma sia sbagliata, ci dica puntualmente perché e qual è l'obiettivo di riforma che vuole mettere in campo. Non sia fumoso nella rappresentazione! Oggi la maggioranza l'ha applaudita molto fortemente ma, non più di tardi di venti giorni fa, bocciò un ordine del giorno dell'onorevole Enrico Costa, che chiedeva al Parlamento di impegnare il Governo a una revisione del sistema delle intercettazioni. E ciò non fu frutto, credo, di pregiudizio ideologico verso il gruppo di Azione-Italia Viva, anche perché in quella stessa occasione fu votato favorevolmente un emendamento che chiedeva di modificare la prescrizione. Insomma, Ministro, la nostra posizione è che le riforme approvate devono essere attuate e serve un impegno forte per assicurarne l'attuazione, attraverso anche un'azione di monitoraggio, per verificare il successo di quelle riforme rispetto a obiettivi importanti. Nella nostra agenda restano prioritari gli investimenti sul PNRR - lei li ha citati – e noi saremo sentinelle vigili, affinché siano risorse spese presto e bene. Inoltre, vi sono gli investimenti sull'ufficio del processo.

Inoltre, sul carcere, vi è lo scandalo terribile dei suicidi, delle cattive condizioni. Bisogna essere coerenti con quegli obiettivi, investendo maggiori risorse e impegnandosi fortemente sul modello della giustizia riparativa, che ha trovato finalmente il via nelle ultime riforme Cartabia e merita di essere promosso e sostenuto.

Mi permetto un richiamo anche ai sindaci, come lei ha fatto nelle sue repliche, ricordandoci che i sindaci sono molto attenti al tema dell'abuso d'ufficio. Ha ragione, senza dubbio. Sono molto attenti anche ad altre tematiche, che credo le abbiano sottoposto. In relazione al ruolo dei sindaci e degli amministratori locali, io mi onoro di aver fatto parte degli amministratori locali per molti anni. Occorrono interventi sistemici, ad esempio, sulla separazione netta, nella norma, tra le funzioni tecniche e quelle politiche, sull'estensione delle normative in materia di responsabilità erariale e, ancora, con modifiche del TUEL, che aiutino gli amministratori a poter lavorare in sicurezza. Lei ha detto che abrogherà l'abuso d'ufficio, perché lo ritiene un reato evanescente. Io non so se arriverà con questa proposta o con un'altra riscrittura rispetto a quella del 2020. Noi verificheremo, ma attenzione a non strumentalizzare le battaglie dei sindaci, che sono sacrosante e che chiedono un cambiamento sistemico degli strumenti attraverso i quali lavorano. Noi saremo al loro fianco, come saremo al fianco di tutti i cittadini…

 …e di tutte le parti della nostra giurisdizione che vogliono dare in Italia un grande contributo, per non riportare indietro le lancette dell'orologio a venti anni fa, ma per lavorare insieme, per costruire una giustizia giusta nell'interesse dei nostri concittadini, sapendo che una giustizia giusta è uno strumento imprescindibile per una buona democrazia.