Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, in realtà ho ascoltato con attenzione la sua relazione, sperando che da un momento all'altro ci dicesse qualcosa che riguarda la giustizia e il funzionamento della macchina giurisdizionale. In realtà, ho atteso invano. Per esempio, signor Ministro, forse non lo sa, ma un pericoloso trafficante di esseri umani, proprio una di quelle persone per le quali Salvini e la Meloni hanno più volte rappresentato la volontà di perseguirle per terra e per mare, è stato rilasciato, ieri per la precisione, dopo avere tranquillamente assistito a una partita di calcio nel nostro territorio, e ha lasciato il Paese senza che nessuno battesse ciglio e senza, soprattutto, che il Ministro ci dicesse nella sua relazione le ragioni di questo rilascio e perché un pericoloso criminale adesso tornerà a fare quello che faceva fino a prima di arrivare in Italia.
È anche inquietante che una persona nota possa tranquillamente entrare in una struttura come uno stadio, quindi con le regole che tutti noi conosciamo, cioè l'identificazione e la presentazione di un documento, e nessuno si è preoccupato di fermarlo. Ci sarebbe piaciuto sapere da lei quale sia il suo pensiero e la sua posizione su questo tema. Per il resto faccio fatica, anche rispetto agli appunti che avevo preso, a rispondere, perché poi risponderò a cose che lei non ha detto. Siamo a metà del suo mandato, signor Ministro, e il bilancio che sta tracciando oggi comincia ad avere un peso, perché non siamo più ai proclami di inizio legislatura.
Oggi, invece, stiamo a domandarci ciò che manca piuttosto che ciò che è stato fatto. L'amministrazione della giustizia è peggiorata negli ultimi 12 mesi, e non perché, o meglio, non solo perché non si sono trovati il coraggio e le risorse per affrontare i problemi di cui soffre il nostro sistema, ma anche perché ciò che verrà, dalla separazione delle carriere al DDL Sicurezza, sembra riservare un futuro ancora più cupo per i diritti costituzionalmente garantiti nel nostro Paese.
Vorrei partire dalle carceri, signor Ministro, perché, dichiarazioni d'intenti a parte, fino ad ora non si è fatto assolutamente nulla per combattere il sovraffollamento e lo stato fatiscente delle nostre strutture carcerarie. Nelle prime due settimane del 2025, lo abbiamo detto, altri 9 detenuti si sono tolti la vita mentre erano sotto la custodia dello Stato. Se lo Stato non riconosce questo come il peggiore dei suoi fallimenti, se non vede in questo dramma senza fine una responsabilità diretta, allora vuol dire che la distanza tra la nostra idea di Stato e la vostra è diventata incolmabile.
Al 31 dicembre scorso, il numero dei detenuti presenta negli istituti penitenziari un sovraffollamento di 15.000 unità. In alcune strutture ci sono il doppio dei detenuti che dovrebbero esserci, ma non basta, perché, grazie a uno dei più spietati manifesti di questo Governo, il decreto Caivano, potete anche vantare il record di minori in cella: 600 alla fine dell'anno scorso. Su questo le chiedo, signor Ministro, rispetto anche alla considerazione che ha fatto sul decreto Rave: se è vero come è vero che, quando si approva una legge che introduce un nuovo reato, magicamente i fatti che sono alla base di quei reati scompaiono, per quale ragione per il decreto Caivano, invece, abbiamo avuto 600 nuovi carcerati, peraltro anche minori? Questo dovrebbe tranquillizzarci: ogni volta che approviamo un nuovo reato, i fatti costituenti quel nuovo reato non si compiono più. Mi pare che non sia questa la triste statistica a cui siamo abituati.
Di fronte a questa realtà, rispetto a questo collasso istituzionale, Ministro, cosa ha fatto? Dalla relazione, onestamente, non si evince granché. Quando le è stato chiesto di ricoprire questo ruolo, onestamente, speravamo che la sua esperienza, la sua moderazione, la qualità, le qualità che ha dimostrato nel corso della sua carriera potessero fungere da argine alle spinte giustizialiste di certi partiti di Governo. Oggi, purtroppo, constatiamo il contrario, ossia che sono stati piuttosto gli altri, gli istinti giustizialisti più beceri a subissare, mi verrebbe da dire zittire, quasi umiliare, il suo garantismo. E di questo ci sono testimoni i numeri: da quando siete al Governo, sono stati introdotti 50 nuovi reati e sono state incrementate le pene per più di 400 anni. Eppure, noi ricordiamo quando lei stesso lamentava l'uso indiscriminato del carcere come strumento punitivo e sosteneva la necessità di snellire l'ordinamento penale. Oggi succede esattamente il contrario. L'unico alleggerimento, se mi permette, è stato promosso proprio laddove non ce n'era bisogno: sulle intercettazioni e sull'abuso d'ufficio. Decisioni che depotenziano l'azione penale e sviliscono le difese immunitarie della nostra democrazia.
Il progetto della separazione delle carriere, poi, rappresenta l'apice di un altro obiettivo che le è stato evidentemente imposto: l'umiliazione della magistratura dopo due anni di attacchi frontali ai giudici. E lei, signor Ministro, da ex pubblico ministero, da ex magistrato, non ha detto una parola per difendere la sua ex categoria dagli attacchi del Ministro Salvini, che, poi, si sono tacitati nel momento in cui è venuta fuori la sentenza su Open Arms, magicamente. È chiarissimo a tutti che la riforma non serve affatto agli interessi pubblici né mira ad efficientare alcunché, parlo della separazione delle magistrature, e non delle carriere. Esattamente come la scioccante introduzione dei test psicoattitudinali, la separazione, il sorteggio, lo sdoppiamento del CSM sono le forme che assume la ferma volontà di vendetta di questa maggioranza verso i magistrati. E siamo ancora dispiaciuti che sia toccato a lei di farsi interprete di questa rappresaglia. Sul processo telematico è stato fatto un bel buco nell'acqua, signor Ministro: doveva essere una svolta epocale e si è trasformato in un tonfo senza precedenti, che ha rischiato di paralizzare i tribunali e i processi in corso. Ancora una volta, anche attraverso questa decisione, avete scelto di ignorare le sirene di chi di giustizia si occupa ogni giorno. I malfunzionamenti dell'App erano cosa nota e tutti - magistrati, funzionari, avvocati - avevano ben chiaro cosa sarebbe successo il 1° gennaio, tutti tranne lei.
Pensavo di avere 7 minuti, sono già passati?
Perfetto, allora cercherò di riassumere, perché avevo ancora un po' di cose da dire, almeno avrei potuto dirle io. Dicevo, noi continueremo a farle presente tutto ciò, ma, alla fine, credo che sarà la sua coscienza - alla fine del suo mandato - a presentarle il conto, a chiedere se l'opportunità di vestire i panni del Ministro sia stata sfruttata nel migliore dei modi, ossia per perseguire e realizzare le idee che ha sempre professato prima di arrivare a via Arenula, oppure se questa non sia stata un'occasione sprecata, perché un conto è professare delle idee e un altro - credo che se ne sia ampiamente accorto in questi due anni - è servire con il proprio nome e il proprio ruolo la propaganda di quei partiti e di quei leader che l'hanno investita delle funzioni di Ministro. Sarà la sua coscienza, tra tre mesi, un anno o due, a tracciare il bilancio più duro per lei rispetto a quanto avrà fatto in questi anni.