Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 1 Marzo, 2022
Nome: 
Enrico Letta

Signor Presidente, colleghe e colleghi, voglio qui esprimere il convinto sostegno del gruppo del Partito Democratico all'azione del Governo, dopo gli interventi in Aula, oggi pomeriggio, dell'onorevole Quartapelle, dell'onorevole Pagani, e al Senato, questa mattina, dei senatori Alfieri e Pinotti. Il sostegno è soprattutto in nome, signor Presidente, del cuore del suo intervento di oggi, in nome di quei princìpi di democrazia e di libertà, per i quali oggi noi dobbiamo dimostrare che non sono solo parole retoriche, ma sono parole piene di vita, di vita vera, piene di significato.

E proprio oggi, qui, in quest'Aula, e contemporaneamente nell'aula di un altro Parlamento, a Bruxelles, abbiamo dimostrato qual è la differenza tra il “qui” e il “lì”.

Il “qui”, la giornata dei Parlamenti, il Parlamento nazionale e il Parlamento europeo: i Parlamenti che sono il cuore della nostra democrazia, i Parlamenti nei quali tutti insieme assumiamo decisioni, nei quali le elezioni sono elezioni libere e nei quali la democrazia rappresentativa svolge il suo ruolo; quel Parlamento europeo che oggi si è espresso, in modo chiaro e inequivocabile, quel Parlamento europeo che avremmo tutti voluto, oggi, che avesse tra i suoi elettori il suo Presidente, David Sassoli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali), non a caso dichiarato l'anno scorso “persona non grata” da Vladimir Putin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Altro argomento che fa la differenza, la differenza tra i Parlamenti e l'autocrazia: l'autocrazia, cioè il “lì”, nella quale non è il Parlamento, qui tutti insieme, ma è il tavolone, in cui c'è uno a capotavola, il più lontano possibile dagli altri, la differenza tra il Parlamento e il capotavola. E noi stiamo qui a lottare per questo, perché oggi quello solo, a capotavola, da solo, sta scatenando una guerra che sta distruggendo vite, sta uccidendo persone. Tutti ci stiamo interrogando: ma è sano? È sano di mente? C'è della irrazionalità? In una democrazia saremmo in grado di bloccare un Presidente irrazionale, nell'autocrazia no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La democrazia non è una frase retorica che ripetiamo tra di noi. La democrazia è la differenza, in questo caso, tra la vita e la morte. E io spero che la lezione che tutti noi - parlo per me, innanzitutto - stiamo imparando in questi giorni ci porterà a dire che, per sempre, avremo imparato che qualunque leader democratico è meglio anche del più dinamico degli autocrati: anche del più dinamico degli autocrati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Quest'Aula, oggi, le esprime, signor Presidente, una unità profonda, l'ha espressa l'Aula del Senato: è un'unità alla quale noi crediamo, e siamo contenti che questa unità sia vera e che sia stata un'unità anche con l'opposizione; anche se, onorevole Meloni, mi permetta di dire che fare una polemica, per esempio, sul tema degli Stati di emergenza, che, come lei sa, è una fattispecie giuridica che si usa decine di volte per intervenire in condizioni che sono reali, concrete e necessarie, non mi sembra la cosa più importante sulla quale oggi costruire una polemica assolutamente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).Una unità che è un atto importante e impegnativo, non sotto costrizione, ma convinto, perché tutti noi sappiamo cosa vuol dire oggi l'angoscia dei nostri concittadini, in Italia. Partecipiamo a quell'angoscia e quell'intervento di solidarietà concreta sul quale stiamo lavorando, politica innanzitutto, ma poi soprattutto umanitaria, lo straordinario sforzo della società e dell'associazionismo italiano, al quale va il nostro ringraziamento e il nostro impegno concreto attraverso le sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei ha parlato, giustamente, di Patto di stabilità. Noi riteniamo - l'ha detto adesso il collega Barelli e io condivido quello che lui ha detto - che sia necessario allungare le scadenze del Patto di stabilità in questo momento per consentire ai pezzi di sistema economico, che pagheranno un prezzo a causa di quello che sta succedendo sulle sanzioni, di poter resistere.

E poi il sostegno con materiale militare. Colgo questa occasione per ringraziare il Ministro Guerini e tutti i militari del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per quello che stanno facendo in questo momento difficile. Sappiamo che è il passaggio più difficile di queste risoluzioni, ma sappiamo anche che, secondo l'articolo 11 della nostra Costituzione, nella seconda parte dell'articolo 11, ci sono le ragioni che motivano l'intervento di oggi. E queste ragioni sono nella decisione che la Commissione europea ha assunto domenica e nel voto che il Parlamento europeo ha assunto oggi pomeriggio. Sono argomenti forti, che dimostrano l'impegno multilaterale e loro stessi si basano sull'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Quindi siamo perfettamente in linea con i princìpi costituzionali del nostro Paese e con i princìpi costituzionali europei, ma siamo soprattutto in linea con i valori più profondi di questo secolo. Io voglio citare uno per tutti, una frase forte di una persona che ha lasciato un segno profondo, il teologo luterano Bonhoeffer, impiccato dai nazisti nel 1945, che diceva: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo (…) saltare e afferrare il conducente al suo volante. È il mio dovere” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E lei, signor Presidente, l'ha detto, oggi, usando le stesse parole che hanno usato contemporaneamente, con il loro intervento, la Presidentessa del Parlamento europeo e quella della Commissione europea, Metsola e Von der Leyen, le quali, insieme a lei, hanno usato le stesse parole: ‘non ci voltiamo dall'altra parte' ed ‘è il momento dell'Europa'. Ma quale Europa? L'Europa comunitaria, non l'Europa dei veti, non l'Europa dei blocchi, ma degli unanimismi. Ma perché non c'è stata finora questa Europa? Perché sono stati gli europeisti a non volerla? No, perché ci sono stati degli Stati che hanno pensato di essere più forti con la sola sovranità nazionale. E ci siamo trovati in questa situazione di difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi vogliamo l'Europa che bandisce la guerra, noi vogliamo l'Europa che cerca la pace e vogliamo l'Europa che cerca la pace proprio perché non ha dimenticato - l'ha citato prima l'onorevole Boschi e riprendo questo tema, credo caro a tutto questo Parlamento - la più grande, tragica guerra che c'è stata sul continente europeo: la guerra in Bosnia; la guerra che in una città come Sarajevo ha fatto raccontare a una bambina di 11 anni, nel suo diario, in quello straordinario Diario di Zlata Filipovic, nella Sarajevo del 1992 di una bambina che vive senza giochi, senza amici, senza sole, senza uccelli, senza natura, senza frutta, senza cioccolata, senza caramelle, solo con un po' di latte in polvere. In poche parole, una “bambina senza infanzia, una bambina della guerra, e, insieme a me, migliaia di altri bambini di questa città. Non ci sono uccelli a Sarajevo, s'ode solo il cinguettio di un passero superstite. Una città fantasma e i signori della guerra continuano a trattare, a disegnare cartine geografiche, a cancellarle, fino a quando non lo so”. Noi non vogliamo un'altra Sarajevo, noi non saremo i caschi blu di Srebrenica, che si voltarono dall'altra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). E allora nasce l'Europa geopolitica, vogliamo la Helsinki 2, alla quale hanno fatto giustamente riferimento i colleghi Fornaro e Palazzotto, nasce quell'impegno che l'Alto rappresentante della politica estera Borrell ha citato oggi pomeriggio al Parlamento europeo, coordinato con gli Stati Uniti, sì, anche perché questa non è una guerra degli europei. Questa è una vicenda complessiva, internazionale, che noi vogliamo gestire a livello internazionale, nelle Nazioni Unite. Nasce l'Europa del sostegno alla sostenibilità, l'Europa dell'energia. E questo tema dà l'idea del problema principale dell'Europa, perché non c'è un'Europa dell'energia fino adesso, perché gli Stati membri hanno pensato che erano talmente grandi da soli, perché erano grandi quando il mondo era piccolo. Adesso tutti gli Stati membri, anche quelli più grandi, sono Paesi medi, in un mondo molto più grande, e non sono in grado di farcela. E poi l'Europa dell'accoglienza, dei rifugiati, che è ciò su cui noi vogliamo, signor Presidente, lavorare con più impegno a livello di enti locali e di territori.

Termino, signor Presidente, dicendo che oggi al Parlamento europeo si è ascoltata la frase che rimarrà nella storia. Questa frase l'ha pronunciata il Presidente ucraino Zelensky, quando ha detto a noi: vi abbiamo dimostrato cos'è il desiderio di essere come voi. Ma che merito abbiamo noi di essere come siamo noi? Abbiamo un merito nell'essere nati qui, nell'essere cresciuti qui invece che da un'altra parte? No, abbiamo avuto una fortuna, un privilegio. Oggi sta a noi meritarcelo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Congratulazioni).