Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 15 Luglio, 2020
Nome: 
Marina Berlinghieri

Presidente, onorevoli colleghi, la crisi sanitaria generata dalla pandemia globale, oltre ad avere evidenziato le criticità dei sistemi sanitari europei, sta manifestando i suoi effetti economici nella sua interezza. Di fronte a un'emergenza e a una crisi di tale portata, la risposta delle istituzioni europee non si è fatta attendere: i Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea hanno incaricato la Commissione di presentare la proposta di un Fondo per la ripresa, necessario ed urgente, all'altezza delle sfide che stiamo affrontando. La proposta presentata dalla Commissione europea per un Piano di ripresa e rilancio si pone l'obiettivo di alimentare un'equa ripresa socio-economica, riparare, rivitalizzare il mercato unico, garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelle transizioni verde e digitale, che detengono la chiave della prosperità futura dell'Europa. Si propone dunque di intervenire nel breve periodo per evitare effetti asimmetrici di una crisi simmetrica e contemporaneamente sostenere gli investimenti in progetti di lungo periodo, riconoscendo che conseguenze economiche asimmetriche degli Stati membri rischiano di compromettere gli sforzi di convergenza compiuti dall'Unione europea e di provocare distorsioni del mercato unico. La proposta segna una svolta europea importante, che prevede che la Commissione vada sui mercati per reperire risorse comuni, finalizzate a progetti di investimenti e crescita. Molto positivo che sull'intero pacchetto ci siano punti di convergenza sostanziali; ci sono però anche alcuni nodi sui quali bisognerà lavorare a creare il necessario consenso: penso in particolare alla questione del volume della composizione del Fondo Recovery ed ai criteri di allocazione delle risorse. La decisione in ogni caso è senza precedenti perché ha segnato un'importante apertura a uno strumento di politica fiscale europea basato su un principio di intervento finanziario comune.

La proposta della Commissione europea è il frutto di un percorso negoziale dove l'Italia ha svolto un ruolo fondamentale; siamo stati il primo Paese a vivere la crisi pandemica e siamo stati i primi tra gli Stati membri ad insistere sulla gravità di una crisi, che non sarebbe stata solo sanitaria, ma anche economica. Molto positivo il lavoro fatto dal nostro Paese per chiedere fin da subito misure più ambiziose per creare uno strumento di debito comune, di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza per garantire la disponibilità di risorse raccolte sui mercati. È una soluzione ambiziosa, equilibrata tra prestiti e sussidi, con un anticipo di una parte delle risorse, con l'obiettivo di tutelare l'impianto complessivo del mercato interno e la sua capacità di reagire a una crisi con pesanti ripercussioni su tutta la Comunità Europea. È bene ricordare che, solo a marzo scorso, l'ipotesi di un fondo comune non esisteva e, attraverso un'azione determinata del nostro Paese, insieme ad altri Stati membri e alle istituzioni europee, si è arrivati a coagulare una proposta concreta ed equilibrata che va incontro agli interessi di tutti gli Stati membri, superando le retoriche contrapposizioni tra Nord, Sud, Est e Ovest. C'è in tutti noi la consapevolezza che il percorso però è ancora accidentato; è dunque molto importante continuare a lavorare, di concerto con le istituzioni europee, affinché il Piano europeo per la ripresa rafforzi la resilienza delle singole economie europee, attraverso la messa in comune di investimenti strategici a sostegno delle piccole e medie imprese, aumenti le opportunità di lavoro e le competenze per mitigare l'impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie, partendo dai già ambiziosi programmi del Green New Deal, che dovrà condurre l'Unione Europea verso la neutralità climatica, e dell'Agenda digitale. Non deve essere tralasciato l'aspetto sociale del Piano di ripresa: tutti gli sforzi per la ripresa devono essere caratterizzati da una forte dimensione sociale e siano allineati agli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU e all'obiettivo di uguaglianza di genere, in modo da garantire che la ripresa rafforzi la coesione territoriale e la competitività, affronti le disuguaglianze sociali ed economiche e risponda alle esigenze di quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi, come le donne, i giovani, le minoranze e coloro che si trovano sulla soglia di povertà o al di sotto di essa. Così come il rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani e dei valori di solidarietà devono essere al centro delle politiche di ripresa dell'Unione. La necessaria e urgente risposta che dobbiamo dare alle cittadine e ai cittadini europei così colpiti dalla pandemia deve essere per noi un'occasione propizia per poter aggregare consenso attorno a decisioni che da tempo vengono rimandate perché i tempi non erano ancora maturi. È per esempio necessaria e urgente una decisione sulle risorse proprie dell'Unione: per aumentare le risorse proprie dell'Unione, che finanzino le sue politiche strategiche senza gravare sui bilanci degli Stati membri, bisogna adottare a livello europeo misure fiscali, in particolare nei settori finanziario e ambientale dell'economia digitale; occorre prevedere la possibilità per l'Unione europea di poter deliberare su alcune questioni fiscali a maggioranza qualificata, superando l'attuale assetto che prevede invece il vincolo dell'unanimità. Lo tsunami sanitario che ci ha travolti ha fatto rapidamente maturare i tempi, bisogna con urgenza assumere decisioni che portino velocemente a una maggiore armonizzazione dei sistemi fiscali e conferire all'Unione una maggiore potestà impositiva, perlomeno in alcuni ambiti. In questo contesto bisogna negoziare per ampliare le capacità di bilancio dell'Unione, per far fronte a nuove priorità, quali sanità, ambiente, migrazioni, difesa e sicurezza e anche ad obiettivi strategici per la competitività, come ricerca, innovazione, infrastrutture, spazio, digitale, eccetera, liberando i bilanci dagli Stati nazionali, senza ridimensionare le politiche tradizionali. Per far questo bisogna introdurre in modo deciso nuove risorse proprie, quali ad esempio la tassa sulla plastica, sulle transizioni finanziarie e la web tax. Non possiamo però nasconderci che ostacolo a tutto questo e possibile causa dell'arenarsi delle decisioni che la Commissione ha preso e proposto agli Stati membri è il voto all'unanimità: su questo fronte bisogna costruire consenso e creare alleanze perché si possa arrivare a deliberare a maggioranza qualificata. Così come andrebbero rafforzate le istituzioni europee come luogo delle decisioni; mi preoccupa in tal senso la proposta di mettere in capo al Consiglio l'approvazione dei piani: andare in questa direzione significa indebolire le istituzioni europee, a fronte di un meccanismo intergovernativo che, tradotto, significa arretrare nel percorso di rafforzamento dell'Unione europea e di una sovranità europea di cui ha tanto bisogno il mondo oggi nella sua interezza. La pandemia ci consegna la necessità e l'urgenza del coraggio, il bisogno di fare scelte che rafforzino i valori di fondo attorno a cui costruire una società migliore. Sullo sfondo, molto lontano, per me rimangono sempre come meta gli Stati Uniti d'Europa, un'Europa testimone nel mondo di un modello di società radicata nello stato di diritto, nei valori della pace, della democrazia, del rispetto dell'ambiente.

Dobbiamo essere consapevoli di essere a un bivio della storia e le scelte di oggi faranno la differenza.