Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 9 Dicembre, 2020
Nome: 
Piero De Luca

Grazie, signor Presidente. In occasione del prossimo Consiglio, i Capi di Stato e di Governo affronteranno questioni decisive per il futuro dell'Europa. Si discuterà, anzitutto, dell'attuale situazione epidemiologica e il presupposto del confronto sarà la ritrovata consapevolezza, a livello nazionale ed europeo, che nessun Paese può gestire da solo le emergenze - che siano sanitarie, economiche o sociali - del nostro tempo. E questo è il primo messaggio che, ancora una volta, riteniamo doveroso ribadire: fuori dall'Euro, come qualcuno avrebbe voluto, senza la rete di protezione della Commissione e della Banca centrale europea, senza le misure rivoluzionarie adottate dalla nuova Europa, l'Europa di Ursula von der Leyen, di Paolo Gentiloni e di David Sassoli, noi avremmo rischiato un vero e proprio collasso e disastro finanziario e sanitario. Questa è la verità, il primo messaggio che dobbiamo inviare chiaro al nostro Paese.

Anche in ambito sanitario l'Unione ha compiuto dei passi avanti enormi nell'azione di coordinamento, superando gli egoismi nazionali e i limiti derivanti dall'assenza delle proprie competenze dirette. Il nostro invito è a continuare in quella direzione e consolidare nei prossimi mesi l'impegno per lo sviluppo e la diffusione, in particolare, del vaccino. Sul punto, guardate, non possono esserci dubbi e ai negazionisti sanitari e ai tanti no-Vax irresponsabili, che ancora in queste ore mettono in discussione la sicurezza e l'utilità dei vaccini, riteniamo doveroso rivolgere un messaggio chiaro: il vaccino sarà l'unica arma a nostra disposizione per vincere questa guerra, difendere la vita dei nostri cari, delle nostre comunità e aiutare i sanitari, che stanno facendo da mesi un lavoro straordinario e che ringraziamo ancora una volta da quest'Aula. Fermatevi, almeno una volta, e smettetela di diffondere su questi temi disinformazione o allarmismi sulla pelle dei cittadini. È giusto, signor Presidente, che il prossimo Consiglio dia un messaggio rassicurante su questo punto. Dopodiché, l'obiettivo principale da perseguire deve essere uno solo: garantire che i vaccini siano accessibili in modo rapido, efficace e gratuito per tutti, a partire dalle categorie più a rischio. Questa è la grande sfida che invitiamo il Governo a sostenere con forza. Il tema successivo all'ordine del giorno sarà quello della tutela dell'ambiente. L'Unione sta andando nella giusta direzione, al riguardo, da tempo: il futuro quadro finanziario pluriennale e il programma Next Generation EU impongono di destinare più del 30 per cento delle risorse ad obiettivi ambientali per contrastare i cambiamenti climatici e creare una società più sostenibile. Nel prossimo Vertice sarà utile, però, rilanciare con forza soprattutto le misure necessarie al raggiungimento dei target climatici concordati nell'Accordo di Parigi. Ribadirlo ora, guardate, è molto importante perché le recenti elezioni presidenziali americane, come lei ha avuto modo di ricordare, aprono la strada a una nuova visione multilaterale dei rapporti internazionali, anche in questo ambito. Alla Casa Bianca - lo ricordiamo con orgoglio ed emozione - torna un esponente democratico e cogliamo questa occasione per formulare i nostri complimenti e auguri di buon lavoro al neo Presidente eletto Joe Biden e a Kamala Harris, prima donna Vicepresidente della storia degli Stati Uniti. Tra i primi atti di Joe Biden, ricordiamo, ancora prima dell'insediamento ufficiale, vi è stata la nomina dell'ex Segretario di Stato John Kerry come inviato speciale del Presidente per il clima, cui ha fatto seguito l'annuncio di voler riportare gli Stati Uniti all'interno dell'Accordo di Parigi. E' un messaggio importante che dobbiamo raccogliere con fiducia e convinzione in Europa, in questo come in altri settori importanti, penso a quello commerciale, per una nuova fase storica che accantoni protezionismo, che accantoni la politica dei dazi e recuperi la logica della collaborazione e cooperazione strategica tra Europa e Stati Uniti. Questo è l'obiettivo che dobbiamo perseguire nei prossimi anni. Accanto a questi temi il vertice si occuperà poi di sicurezza. Anche in questo settore noi riteniamo indispensabile procedere sul cammino della sempre maggiore integrazione se vogliamo essere davvero efficaci.

L'Europa ha il dovere di reagire in modo compatto e unito per contrastare ogni forma di violenza, intolleranza e fondamentalismo, ma lo deve fare facendo un passo avanti deciso nella gestione comune delle politiche di sicurezza. Lei lo ricordava bene: il terrorismo - come dimostrano gli ultimi episodi - non si risolve sospendendo Schengen, non si risolve creando nuove barriere; si affronta, al contrario, rafforzando il coordinamento tra i servizi di sicurezza nazionale e lo si affronta creando finalmente una vera e propria procura europea antiterrorismo. Questa è la sfida che abbiamo davanti. Il nostro obiettivo è chiaro, signor Presidente, e invitiamo il Governo a difendere questa posizione a Bruxelles. Si faccia il massimo sforzo per aumentare la cooperazione in questo settore e non assistere mai più, ripeto, mai più ad episodi di terrore come quelli del Bataclan o di Charlie Hebdo, mai più ad attentati come quelli di Nizza o di Vienna e mai più a vittime innocenti, come Valeria Solesin e Antonio Megalizzi. Questa è la sfida che dobbiamo raccogliere nell'obiettivo, in Europa, sul tema della sicurezza. Altro tema oggetto del confronto sarà quello poi dell'impegno internazionale dell'Europa. Noi riteniamo che l'Unione debba rafforzare la propria presenza in tutti gli scenari internazionali; c'è bisogno di un'Europa più autorevole, che parli con una voce unitaria per gestire anzitutto le politiche di vicinato. Penso alla recente crisi con la Turchia, su cui auspichiamo una presa di posizione netta, forte e solida di tutta l'Unione, e c'è bisogno di più Europa per promuovere i propri valori essenziali nel mondo: democrazia, tolleranza, rispetto delle libertà fondamentali. Il primo banco di prova al riguardo - guardate, non possiamo esimerci da questo impegno - è quello di un impegno immediato per la liberazione di Patrick Zaki, lo studente detenuto in Egitto da più di dieci mesi. Siamo in presenza di una grave ingiustizia e violazione dei diritti fondamentali umani: si attivino tutti i canali diplomatici, anche a livello europeo, per porre fine a questa agonia! A margine del Consiglio si svolgerà, infine, un vertice Euro - e arriviamo al dunque - di grande importanza per il futuro dell'intera Unione economica e monetaria. Oggetto del confronto sarà il completamento dell'Unione bancaria e soprattutto la finalizzazione del Trattato MES, su cui l'Eurogruppo del 30 novembre ha trovato un'intesa conclusiva. Su questo dibattito il confronto politico è stato caratterizzato negli ultimi mesi da un tasso di disinformazione e strumentalizzazione mai visto nel dibattito politico italiano, per cui invitiamo ancora una volta anche i tanti colleghi dell'opposizione a smetterla con i toni apocalittici, gli allarmismi ingiustificati e le fake news che abbiamo ascoltato anche in quest'Aula stamattina. Per sgombrare il campo dai tanti equivoci creati ad arte, io trovo doveroso fare anzitutto una rapida cronistoria degli eventi in favore di qualche smemorato. Ricordiamo a tutti che, tra il 2010 e il 2011, è stato il Governo di centro-destra, il Governo Berlusconi, a negoziare, costruire ed istituire il MES, poi firmato e ratificato nel 2012 dal Governo Monti. Quel Governo di centro-destra annoverava tra le sue fila, tra gli altri, Bossi Ministro per le Riforme, Meloni Ministro per la Gioventù, Calderoli Ministro per la Semplificazione, La Russa Ministro della Difesa, Tremonti Ministro dell'Economia, e non c'è traccia di alcun dissenso manifestato da questi esponenti sull'istituzione del vecchio MES (Commenti del deputato Claudio Borghi), quello tanto criticato successivamente, per intenderci. Ora, caro collega Borghi, nel corso del tempo è emersa l'opportunità di migliorare questo Trattato, di risolvere le criticità rilevate nel tempo, con l'obiettivo finale di creare un Fondo monetario europeo, un vero e proprio Fondo monetario europeo, che superi la logica intergovernativa e lo trasformi in uno strumento pienamente comunitario. E in Italia che cosa accade? Invece di avere un sostegno condiviso nel Paese è partita una sorta di caccia alle streghe irresponsabile nei confronti di questa riforma. Il primo punto da chiarire, allora, è proprio questo nel dibattito: chi oggi immagina di votare contro questa riforma non vota per eliminare il MES dal panorama politico e istituzionale europeo, vota invece per lasciare in vigore così com'è uno strumento che esiste già da otto anni, con tutte le criticità rilevate nel tempo e senza i benefici e i miglioramenti della riforma in atto. Questo è il punto centrale, che basterebbe di per sé a chiudere ogni tipo di dibattito! Il secondo punto da precisare per smontare la posizione demagogica di alcune forze di opposizione è il seguente: cari amici della Lega - lo ricordo a voi e lo ripeto ancora una volta - questa riforma l'avete negoziata voi per un anno intero, in numerosi incontri, vertici e confronti a Bruxelles; il negoziato è stato condotto per mesi da Salvini, che era Vice Premier del precedente Governo e non avete mai detto una parola contro! Nulla contro questa riforma quando la stavate negoziando! Che eravate distratti o assenti in Europa ce ne siamo accorti, ma ciò non cancella la realtà - ci dispiace - e cioè che i primi negoziati sono andati avanti sotto la vostra responsabilità e, anche se a vostra insaputa, Borghi, li avete portati avanti voi: questa è la realtà! Aggiungiamo, peraltro, a questi elementi, che la riforma nel tempo, la riforma è stata, peraltro dall'attuale Governo, ulteriormente migliorata rispetto all'inizio, come ha ricordato il Ministro Gualtieri in audizione, Ministro al quale rivolgiamo la nostra solidarietà per le offese e gli attacchi subiti proprio durante il suo intervento dinanzi alle Commissioni riunite qualche giorno fa. Questo è l'ultimo punto su cui credo valga la pena fare ordine - dovrebbe essere il primo, ma in questo dibattito è quello conclusivo -, cioè il merito della riforma. Non è vero che la riforma mette in pericolo i risparmi delle famiglie - chiariamolo bene al Paese, chiariamolo bene al Paese -, non è vero che istituisce un meccanismo di ristrutturazione automatica del debito degli Stati, non è vero che aiuta le banche tedesche o francesi - basta con questa storia - e non è vero che toglie potere alla Commissione per conferirli al board del MES; cumuli di bugie per inquinare il dibattito politico, questo avete messo in campo finora! La verità è che le novità introdotte, cari amici, sono estremamente positive invece ed è nostro interesse portarle avanti, questo è il punto centrale. Le novità positive sono anzitutto quelle legate al backstop, come veniva ricordato prima, ossia a una garanzia comune al Fondo di risoluzione unico delle banche, che consentirà di dare maggiore tutela ai risparmiatori italiani ed europei - questa è la realtà - in caso di crisi degli istituti di credito, garanzia anticipata a inizio del 2022, come ricordava il Presidente del Consiglio, con ben due anni di anticipo rispetto al previsto. Penso a una nuova linea precauzionale di accesso al credito, al sostegno finanziario, che consentirà agli Stati interessati di accedere ad un aiuto e a un sostegno con una semplice lettera di intenti, senza quel memorandum di intesa con impegni stringenti e gravosi che prevedeva l'intervento della trojka, rafforzando dunque la stabilità dell'eurozona. Certo, non sfugge che il dibattito parlamentare di oggi superi i confini stessi della riforma del Trattato MES; la portata ha assunto un rilievo più ampio, direi strategico; è utile, però, chiarire alcuni aspetti proprio al riguardo. Questa maggioranza di Governo si è caratterizzata da subito in particolare per una ritrovata attenzione e sensibilità alle tematiche europee, per una volontà di assicurare una nuova centralità al nostro Paese nell'Unione e per una rinnovata consapevolezza che l'Europa è la nostra comunità di destino. Mettere oggi in discussione il via libera alla riforma del MES vorrebbe dire, quindi, innanzitutto interrompere il processo di protagonismo dell'Italia nell'Unione e vorrebbe dire minare la vocazione europeista, che ha rappresentato e rappresenta tuttora il collante essenziale di questa esperienza di Governo. Ma un “no” alla riforma del MES porterebbe danni ulteriori ancora più gravi: un veto alla riforma intaccherebbe in modo irreparabile la credibilità stessa dell'Italia a livello europeo ed internazionale. Questo è il punto su cui non possiamo permetterci esitazioni. Il tema in discussione oggi non riguarda il futuro della maggioranza o dell'Esecutivo, riguarda il futuro dell'Italia e la sua autorevolezza sui tavoli europei ed internazionali, questo è il punto decisivo! E ai colleghi dell'opposizione soprattutto a quelli più tormentati rivolgiamo un invito semplice: non è questa l'occasione per mostrare se e come tenere unita la minoranza; questa è l'occasione per mostrare quanto si ha a cuore la stabilità, la tenuta e gli interessi del nostro Paese in Europa. Questa è la vera posta in gioco e vi invitiamo davvero tutti a riflettere sul punto. La libertà dell'Italia non deriva - come abbiamo ascoltato anche ieri in qualche dichiarazione - dal voto negativo alla riforma del MES, ma dalla credibilità e dall'autorevolezza che sapremo difendere in questo passaggio delicato, considerate anche le tante novità introdotte in Europa nei mesi scorsi. Il prossimo vertice si inserisce infatti in un contesto molto particolare, come ha ricordato il Presidente del Consiglio. In queste settimane siamo sul punto di definire un negoziato storico, che attiverà più di 1.800 miliardi di euro di risorse europee nei prossimi anni. Ebbene, queste risorse - lo ricordiamo a tutti - sono ancora oggi bloccate a causa del veto di alcuni Stati, Ungheria e Polonia in particolare, che non intendono condividere un principio sacrosanto: legare l'utilizzo delle risorse europee al rispetto dello Stato di diritto, ma questo principio per noi è sacrosanto e ineludibile. Più di 300 miliardi di euro destinati al nostro Paese sono bloccati, sono fermi a Bruxelles a causa dei vostri amici, a causa degli amici dei nostri sovranisti, che in queste ore, peraltro, non hanno detto nulla per difendere gli interessi degli italiani, ma hanno addirittura giustificato queste azioni irresponsabili. Allora, noi riteniamo che l'Europa non sia un bancomat e non è possibile distribuire risorse dell'Unione a Paesi che violano diritti, libertà e valori fondamentali europei; questa è la posizione che dovremo difendere in Europa.

In questo contesto appare, allora, evidente il senso storico dell'impegno che siamo chiamati ad assumere nel prossimo Consiglio. Non si tratta di confermare solo la riforma del Trattato MES; si tratta di decidere se continuare a percorrere il cammino politico delle riforme a Bruxelles, per costruire l'Europa del futuro, che può rinascere dopo la pandemia più forte, giusta e solidale. In questo quadro il nostro Paese non può permettersi di porre nessun veto, ma deve dare e darà solo un voto, un voto responsabile, convinto e costruttivo, per continuare a riformare e a rafforzare l'intera Unione, continuando il percorso di trasformazione intrapreso nei mesi scorsi.

Siamo a un punto di non ritorno. La posta in gioco è il destino dell'Italia e dell'Europa. Dobbiamo decidere da che parte della storia collocare il nostro Paese, se dalla parte di chi vuole un ritorno al passato o dalla parte di chi vuole difendere il protagonismo dell'Italia in Europa e vuole difendere il patrimonio di diritti, valori, libertà e opportunità che l'Europa rappresenta. Noi, signor Presidente, abbiamo indicato con chiarezza la strada da percorrere al Governo: mandato pieno a firmare la riforma del MES e a continuare a disegnare l'Europa del futuro. Buon lavoro a lei e buon lavoro a tutti quanti noi.