Onorevoli colleghi, Presidente, siamo estremamente preoccupati per la situazione in Medio Oriente a seguito degli attacchi israeliani e americani all'Iran e dei crimini in corso a Gaza e in Cisgiordania. Questi ultimi attacchi rappresentano un'escalation che rischia di portare il conflitto su scala globale, con conseguenze devastanti sui civili, sulla regione e sul mondo. Lei però, è vero, è riuscita a fare la sua intera relazione prima senza nominare direttamente i suoi responsabili, Trump e Netanyahu. Trump si è fatto trascinare in guerra da Netanyahu e ha agito senza il coinvolgimento del Congresso americano, come invece impone la Costituzione americana e come hanno contestato in maniera bipartisan sia parlamentari democratici che repubblicani.
Ora, nessuno è in grado di prevedere fino in fondo quale sarà la reazione dell'Iran - sappiamo che proprio un'ora fa è partito un attacco missilistico alla base americana in Qatar -, così come è difficile prevedere quale sarà la reazione dei suoi alleati regionali, pure della Russia e della Cina. Le ripercussioni possono essere ad ampio raggio, imprevedibili, tra cui l'allargamento del conflitto e la corsa al riarmo nucleare, per non parlare poi di quelle economiche. Se la reazione colpirà lo Stretto di Hormuz, il prezzo dell'energia rischia di schizzare, e noi abbiamo già le bollette più care d'Europa, i rischi di inflazione, l'incertezza dei dazi e le imprese che hanno fermato gli investimenti.
E per fortuna che il suo amico Trump, in campagna elettorale, promise che avrebbe messo fine ai conflitti in 48 ore; e invece, da quando è arrivato, Putin si sente più forte, è ripreso il massacro di palestinesi a Gaza e oggi Trump bombarda l'Iran e rischia di aprire un conflitto globale. Facciamo nostre le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres contro l'uso della forza, per il rispetto del diritto internazionale e per il ritorno immediato alla via negoziale, l'unica via. Non esiste soluzione militare, l'unica è diplomatica, l'unica speranza è la pace.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: il Partito Democratico è stato quello più attivo in questi anni e in questo Parlamento con atti concreti di denuncia del regime teocratico e liberticida di Teheran, che abbiamo sempre contestato, appoggiando gli sforzi dell'opposizione iraniana e le manifestazioni al grido di “donna, vita, libertà”. Noi non abbiamo alcuna fascinazione per i regimi autoritari, non strizziamo l'occhio ai leader che comprimono la libertà di stampa e l'indipendenza della magistratura e neanche a quelli che vietano per legge i pride.
Qui siamo tutti d'accordo che il regime teocratico e liberticida di Teheran non possa sviluppare un'arma nucleare, ma il modo per impedirlo non è bombardare, è negoziare. La relazione dei commissari dell'AIEA, che ha certificato la violazione degli obblighi e la mancanza di trasparenza da parte dell'Iran, non era un mandato in bianco a bombardare come lo hanno interpretato Netanyahu e Trump; e se il loro vero obiettivo, Presidente, è un cambio di regime, la storia dovrebbe avergli già insegnato che i cambi di regime fatti con le bombe falliscono miseramente, la democrazia non si esporta con le bombe.
È l'opposizione iraniana che va sostenuta, la stessa su cui, dall'inizio degli attacchi israeliani e americani, purtroppo, è aumentata la repressione del regime, con arresti di massa arbitrari, uccisioni e sparizioni forzate. Presidente Meloni, lei ha detto che lavorerete per la soluzione negoziale e diplomatica, e che l'Italia non ha partecipato a queste azioni militari di attacco all'Iran, ma noi pretendiamo una parola di chiarezza sul futuro, che oggi ci ha negato, e questo ci preoccupa. Dica chiaramente che l'Italia non si farà trascinare in questa guerra, né consentirà l'uso del nostro territorio nazionale, su cui insistono basi militari USA, in alcun modo per fornire sostegno a una guerra che, invece, la comunità internazionale, l'Unione europea e il Governo italiano devono impegnarsi per fermare.
Io apprezzo che abbia detto che l'unica via per risolvere il conflitto è negoziale, ma allora non capisco due cose: la prima è perché non avete detto a Trump che ha sbagliato e la seconda è perché non riesce già ora a dire che non sosterrete il suo intervento militare. Il Governo italiano si impegni nella cornice UE per fermare questa escalation, per far tornare al tavolo negoziale tutti gli attori coinvolti e anche per difendere il Trattato di non proliferazione nucleare. Serve la diplomazia, serve la politica, e noi non consentiremo che questo nuovo fronte faccia dimenticare i crimini del Governo di estrema destra di Netanyahu a Gaza e in Cisgiordania.
Ha detto che vi state impegnando per il cessate il fuoco a Gaza, ma non basta, qui servono atti concreti, Presidente: sbloccare tutti gli aiuti umanitari e liberare tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Due settimane fa 300.000 persone da piazza San Giovanni vi hanno chiesto di sospendere l'accordo UE-Israele, di sanzionare il Governo di Netanyahu, di interrompere il memorandum di collaborazione militare con Israele e di riconoscere finalmente lo Stato di Palestina, perché anche i palestinesi hanno diritto, come gli israeliani, a vivere in pace e in sicurezza in uno Stato non occupato.
Lo hanno fatto la Spagna, l'Irlanda, la Norvegia, presto anche la Francia. Così si dà un impulso concreto al processo di pace in Medio Oriente, ascolti quella piazza, Presidente. Vi abbiamo sempre detto che sbagliavate a schiacciarvi su Trump e su Netanyahu, perché, Presidente, non siamo finiti qui per caso. La storia doveva aver già dimostrato che i nazionalismi producono solamente una cosa: le guerre. Oggi lo dimostra anche l'attualità. Tutto questo avviene nel contesto di un attacco frontale al multilateralismo, perché il nazionalismo vuol far prevalere l'uso della forza sul diritto e sul dialogo.
Oggi è diventato quanto mai evidente che il nazionalismo si riempie la bocca di sicurezza ma non porta sicurezza, porta caos. Se vuole davvero e se volete davvero aumentare la sicurezza globale, la strada è quella di rafforzare il multilateralismo e la diplomazia, è quella del disarmo nucleare, quella dell'accordo negoziale promosso dall'Unione europea nel 2015 col contributo forte di una Alta rappresentante dell'UE che era italiana, quello stesso accordo che Trump ha deciso di stracciare, di uscirne nel 2018 perché non era il suo (guardate oggi dove siamo arrivati).
Le destre nazionaliste non hanno mai creduto nell'Europa unita e nel multilateralismo. Hanno passato anni a delegittimare le istituzioni internazionali, teorizzato e praticato l'indebolimento dell'Unione europea a favore delle singole Nazioni. I vostri alleati, Trump e Netanyahu, da mesi delegittimano l'ONU e la Corte penale internazionale e voi vi siete uniti al coro, come quando il suo Vice Premier ha proposto di uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità. Su questo, Presidente, io le chiedo di uscire dall'ambiguità. Qual è il ruolo che il Governo italiano vuole svolgere? Per noi l'Italia deve difendere il multilateralismo, perché è nella sua storia. Deve difendere quelle sedi di dialogo tra gli Stati, i Governi e i popoli che ha contribuito a costruire e anche a nutrire con la sua tradizione diplomatica. Infatti, mentre i vostri alleati nazionalisti delegittimano e smantellano le sedi internazionali e calpestano il diritto internazionale, ci venite pure a spiegare che, siccome l'ONU è fragile e l'Europa è incompiuta, allora bisogna armare fino ai denti i singoli Stati per essere più sicuri?
Noi lo diciamo con chiarezza, Presidente: siamo contrari all'obiettivo di aumentare al 5 per cento la spesa militare.. È sbagliato, è dannoso ed è irrealistico. Il Presidente spagnolo Sanchez ha dimostrato che si può dire di no: ha argomentato che, a condizioni date, significherebbe aumentare l'acquisto militare da Paesi extra-UE come gli USA, mettendo a rischio gli sforzi di costruire una vera difesa comune aumentando l'interoperabilità delle Forze di difesa europee. Lei non ha detto la verità qui, Presidente, perché portare al 5 per cento la spesa militare da noi vorrebbe dire 87 miliardi in più all'anno e 445 miliardi in più in dieci anni: sarebbe la fine dello Stato sociale, il colpo di grazia alla sanità pubblica che state già tagliando, alla scuola, alle pensioni e alle politiche industriali per le transizioni. Sanchez ha dimostrato che si può dire di no e lei dovrebbe tenere la stessa posizione, Presidente, nell'interesse dell'Italia e delle nuove generazioni, a cui si rischia di ipotecare il futuro.
È evidente che l'Unione europea in questo scenario geopolitico non possa più affidarsi a nessuno per la propria sicurezza, ma per noi la strada, Presidente, è quella di costruire una vera politica estera e di difesa comune: un salto in avanti nell'integrazione verso un solo esercito europeo e non certo la corsa al riarmo di 27 eserciti nazionali, privi di coordinamento e di efficacia deterrente. Per questo abbiamo contestato le proposte di von der Leyen sul riarmo europeo, per questo chiediamo che il suo Governo si impegni a non distrarre fondi PNRR e di coesione verso la difesa e che esca dall'ambiguità e da tre posizioni diverse dei partiti di maggioranza e si batta per la difesa comune e per l'integrazione europea.
La sfido, Presidente, a rimettere l'Italia nel gruppo di testa che guida e fa avanzare l'Europa verso un'Unione più integrata, per superare l'unanimità, i veti nazionali e, finché non si superano, per procedere subito con cooperazioni rafforzate con chi ci sta, per un grande piano di investimenti comuni europei che punti all'autonomia strategica europea. Lei voleva fare da pontiera tra gli Stati Uniti e l'Unione europea, ma quel ponte l'ha già fatto crollare Trump, prima con la sua guerra commerciale dei dazi, poi umiliando l'Ucraina, che invece dobbiamo continuare a sostenere, poi strizzando l'occhio a Putin e ora bombardando l'Iran dietro a Netanyahu, col rischio di aprire un conflitto su scala globale. Anche in Ucraina - concludo Presidente - serve un cessate il fuoco per negoziare una pace giusta e duratura, ma in quel negoziato Ucraina e UE devono sedere fianco a fianco per garantire gli interessi di sicurezza ucraini ed europei che Trump sta mettendo a rischio.
Allora, invece che schiacciare il Paese sugli umori alterni di Trump, lo riporti sui binari della sua tradizione diplomatica e politica e svolga un ruolo per sventare un'escalation che avrebbe conseguenze devastanti. Noi chiediamo che l'Italia sia all'altezza della sua storia, della sua vocazione e della geografia, il ruolo che le ha consegnato la sua geografia specialmente in Medio Oriente.
Chiudo. Lei prima ha detto che le carte internazionali scritte molti decenni fa non sarebbero più in grado di affrontare le grandi questioni del nostro tempo. Io non sono d'accordo, Presidente, e gliene cito una attualissima: la Costituzione italiana, che dice che l'Italia ripudia la guerra e vuole la pace.