Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 17 Dicembre, 2025
Nome: 
Piero De Luca

Presidente, colleghi, mai come in questa stagione occorre nettezza di linea e di linguaggio. Guardate, l'Europa nasce dalle macerie della Seconda guerra mondiale come risposta politica all'orrore della Shoah e delle leggi razziali. Permettetemi, a nome del gruppo del Partito Democratico, di esprimere, anche da parte nostra, piena vicinanza alle famiglie delle vittime del vile attentato antisemita di Sydney.

L'Europa oggi è sotto attacco: da un lato, l'imperialismo di Putin, dall'altro, Trump, che ormai ha codificato anche in documenti ufficiali la volontà di disgregare l'Unione. Lei, signora Presidente, non può continuare a pattinare e restare nel guado. Non basta dire: sostengo l'Occidente. Oggi, più che mai, o si sta dalla parte dell'Europa o si sta contro l'Europa, questa è la realtà; o si difende il rilancio e il progetto comunitario, o lo si confina a una pericolosa irrilevanza, danneggiando inevitabilmente anche i nostri interessi nazionali. Non sono più ammissibili, dunque, silenzi anche rispetto alle offese che abbiamo ascoltato nelle ultime settimane, negli ultimi mesi. L'Europa non è un ente parassita, l'Europa non limita le libertà: l'Europa è presidio di libertà, democrazia e Stato di diritto, vale ricordarlo sempre; Stato di diritto, peraltro, è anche difendere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura dagli attacchi dei Governi di turno, come lei non perde occasione di fare, come anche oggi in quest'Aula.

Difendere l'Europa vuol dire difendere il suo modello sociale e sostenere anche il progetto politico più grande del nostro tempo, quello volto a garantire la pace. C'è un'unica strada, guardi, Presidente: è in grado lei di percorrerla insieme al suo Governo? Scelga di aumentare gli impegni per il rilancio dell'Europa, per una vera difesa comune europea, per una vera autonomia strategica, politica, diplomatica ed economica del nostro continente. Le direi, per parafrasare una frase a lei cara: si vis pacem, para Europam, se vuole la pace, prepari e rafforzi l'Europa sempre di più nel nostro tempo.

In questo quadro, diciamo allora con forza che non ci può essere né stanchezza né ambiguità di sorta sul sostegno all'Ucraina. Il suo Governo però - sono i fatti - è drammaticamente diviso, questa è la realtà. Le tensioni interne stanno minando la credibilità dell'Italia. Eravamo in prima linea nel convoglio per Kiev, con voi siamo scivolati nelle retrovie della diplomazia. E ne abbiamo ulteriore conferma oggi: abbandonare il riferimento al pieno sostegno anche operativo e militare all'Ucraina è un errore storico e clamoroso, come leggiamo nelle risoluzioni. È inaccettabile, Presidente, che posizioni filo-putiniane della Lega stiano facendo breccia e prendendo il sopravvento nella vostra postura politica. Presidente, ma non la imbarazza nemmeno un po' il plauso della Zakharova alle posizioni del suo Vice Premier Salvini? Come fate a governare insieme in questo contesto? Le leggo una frase: è aberrante ridefinire con la forza i confini in Europa. Queste sono le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che rappresentano, come al solito, una guida per tutti quanti noi. Questa dovrebbe essere l'unica linea del Governo italiano, senza tentennamenti. Purtroppo, così non è.

Anche sulla pace ci sono ambiguità. Il Piano Trump iniziale era inadeguato, sbagliato, ma da lei non abbiamo ascoltato una sola parola; è stato cambiato grazie all'intervento dei Volenterosi e delle istituzioni europee, da cui lei appare sempre, però, più distante. Qual è la posizione del suo Governo, Presidente? Quella firmata a Berlino qualche ora fa o quella della risoluzione che proponete oggi come maggioranza a Roma? Perché c'è una distanza enorme tra le due. E qual è la sua posizione sull'ultimo degli argomenti di maggiore attualità, sugli asset russi? Non possiamo tollerare ambiguità, Presidente. Noi riteniamo decisivo un utilizzo legalmente fondato dei beni russi congelati. È pronta a sostenere fino in fondo questa battaglia, sì o no? Questa è la domanda che le facciamo e alla quale deve dare una risposta chiara. E qual è la posizione finale sulla pace del suo Governo? La pace per noi deve essere giusta e sicura. L'intesa sull'Ucraina non può essere una resa, non può essere una capitolazione; non si può costruire in un rapporto bilaterale Trump-Putin, ma si deve costruire con la presenza decisa di Kiev e con il protagonismo di Bruxelles per le garanzie di sicurezza e stabilità futura.

C'è poi un altro passaggio in discussione in Consiglio: Medio Oriente e Gaza. La pace raggiunta nelle ultime settimane è estremamente fragile, e serve un'azione politica più incisiva. Lei ha incontrato, nelle scorse ore, Abu Mazen, come poi anche la nostra segretaria, Elly Schlein.

Bene, ora passi, però, dalle foto ai fatti: promuova l'embargo delle armi, sospenda la cooperazione militare con il Governo israeliano, si impegni per l'afflusso di tutti gli aiuti umanitari e, soprattutto, faccia ciò che ancora non ha avuto il coraggio di fare finora: riconosca immediatamente lo Stato di Palestina come oltre 150 Paesi hanno fatto finora. È l'unica strada credibile per tenere aperta una prospettiva strutturale di pace, sicurezza e convivenza, sul modello dei due popoli e due Stati.

Il passaggio al prossimo Consiglio, Presidente, sarà uno spartiacque decisivo, come lei ha ricordato, anche per il futuro dell'Europa sul piano economico e sociale.

Lei non può tradire, e noi le chiediamo questo, la tradizione europeista dell'Italia; serve un grande piano strutturale di nuovi investimenti comuni per rilanciare la competitività, per sostenere una politica industriale europea, per l'innovazione e l'indipendenza energetica e digitale. Come potrà sostenere la crescita, come lei dice di voler fare, senza un QFP rafforzato e senza un nuovo Next Generation EU per investimenti aggiuntivi realizzati con nuovo debito comune? Questa è la domanda che noi le poniamo. Guardi che si può fare: basta la volontà e la capacità politica, quella che voi non avete avuto negli anni scorsi e di cui oggi, però, beneficiate grazie - le ripeto - non ad un algoritmo, come ogni tanto amate ripetere. Non è stato quello a creare il Next Generation EU, ma è stato il lavoro dei democratici e progressisti, è stato il coraggio di figure, come l'ex Presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che hanno cambiato il corso della storia recente dell'Europa verso politiche di solidarietà - attenzione - alle comunità e ai territori, vere, non a parole, vere. Senza il PNRR, la cui spesa, oggi, peraltro, al di là dei dati che fornite, è in ritardo clamoroso, visto che su oltre 92 spesi finora, mancano 100 miliardi da mettere a terra in pochi mesi e non ci avete detto come immaginate di fare. Senza questo Piano, oggi, l'Italia sarebbe in recessione. Questa è la verità. Lavorate, allora, per attuarlo e per replicarlo, se ne siete capaci.

Parlando di temi economici, si discuterà poi di dazi. L'accordo con gli Stati Uniti è stato un compromesso al ribasso. Ora ci vuole una risposta forte, e decisivo sarà aprire nuovi mercati con nuovi accordi commerciali. Presidente, siamo d'accordo sull'esigenza di prevedere doverose garanzie per il mondo agricolo, ma previste queste, il Mercosur va ratificato subito e non va bloccato. Va fatto ora, immediatamente; sarebbe un errore drammatico e di strategia non farlo. Peraltro, sul punto, stiamo ancora aspettando una cosa: c'era un famigerato Piano da 25 miliardi a sostegno delle aziende colpite, di cui aveva parlato qualche mese fa, e di cui non abbiamo saputo più nulla. Che fine ha fatto questo piano di sostegno alle imprese e ai lavoratori colpiti dai dazi? Stiamo ancora aspettando.

In Consiglio, si discuterà poi, e chiudo, di immigrazione, di centri in Albania. Le dico solo questo: se la Commissione ha ritenuto di inserire, nella sua proposta, un'esplicita previsione sui return hubs, vuol dire una cosa semplice, ossia che oggi i centri in Albania sono incompatibili con la normativa europea e sono illegali. Vanno chiusi perché rappresentano un clamoroso danno erariale, sono risorse che potreste mettere sulla sanità, sulle pensioni e sui salari, sulle famiglie e sulle imprese. Allora, questo vuol dire governare il Paese.

Presidente, le sfide sono tante. Metta da parte le pulsioni sovraniste, abbia il coraggio di rafforzare l'Europa con un'unica riforma. È tempo di abolire il diritto di veto e il voto all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Basta blocchi sovranisti a decisioni strategiche per il futuro dell'Europa. Siamo a un bivio. Esca dall'ambiguità.