Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 17 Dicembre, 2025
Nome: 
Giuseppe Provenzano

Grazie, Presidente. Due giorni fa, all'annuale Conferenza degli ambasciatori, il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso su cui dovremmo tutti meditare a fondo. Ha ricordato come la nostra Europa, nel Novecento, avesse conosciuto l'abisso di un sistema internazionale che smarriva la via della ragione. È difficile non vedere come oggi l'ordine globale abbia nuovamente smarrito la via della ragione. Io faccio un solo esempio, Presidente: i membri delle Corti internazionali puniti o condannati per aver difeso il diritto internazionale umanitario. E tutta la nostra solidarietà - mi auguro dell'intera Aula -, vogliamo esprimere qui al giudice italiano Rosario Aitala (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il paradosso di questo tempo furioso è che, mentre le nostre opinioni pubbliche vivono nell'angoscia e nell'incubo di un futuro conflitto tra le potenze, assistiamo inerti a un'inquietante alleanza tra le prepotenze e noi ci siamo in mezzo. La settimana scorsa, Presidente Meloni, il ponte che voleva costruire tra le due sponde dell'Atlantico ha fatto la stessa fine indecorosa di quello di Salvini, crollato stavolta non a causa della vostra incapacità di governo, ma per la sua cecità ideologica.

Lei, Presidente, anche oggi ha finto di non vedere una verità che l'inquilino della casa Bianca ha il solo merito di non aver mai nascosto: l'Europa per Trump non è più un alleato strategico, è un'entità da piegare al suo volere o dissolvere. Per la prima volta questo non è affidato a un tweet o ad un comizio, è scritto nero su bianco nella nuova strategia di sicurezza nazionale. È un attacco senza precedenti all'Unione europea, con esplicite minacce di interferenze nei nostri processi democratici, non a caso è stata lodata da Vladimir Putin. Le forze nazionaliste saranno sostenute - si capisce in quel documento - se volteranno le spalle all'integrazione e giureranno fedeltà oltreoceano. Chi si dichiara patriota avrebbe dovuto reagire con sdegno, lei non lo ha fatto. Secondo la stampa, poi, esisterebbe una versione più estesa di quel documento che vedrebbe nel nostro Paese, l'Italia insieme all'Ungheria - in tutto quattro Paesi, quinte colonne trumpiane - le teste di ponte per questo disegno di disintegrazione.

Chi si dichiara patriota avrebbe dovuto seccamente smentire, lei non lo ha fatto. Quando la bandiera europea viene vilipesa da Elon Musk - dopo la multa alle sue aziende, guarda caso -, accostandola al simbolo nazista, chi si dichiara amica avrebbe dovuto essere la prima a dire parole di verità, di civiltà, lei non lo ha fatto. Lei ci ha abituato a urla e a silenzi, Presidente Meloni, e sono stati molti in questi anni, a volte imbarazzati. Le sparate di un Vice Premier in cerca di popolarità per lei sono folklore? Affari vostri, ma quando viene elogiato dal Governo russo, lo stesso Governo che attacca il Presidente della Repubblica, non è più un problema della maggioranza, è un problema dell'Italia, anche suo.

Oggi, di fronte agli attacchi di Trump, i suoi silenzi invece appaiono compiaciuti, di chi pensa di trarre vantaggio dall'ambiguità, ma nei momenti decisivi della storia non è mai stato così e non sarà così nemmeno per lei. Non è facile governare un cambiamento storico di tale portata nelle relazioni transatlantiche, per nessuno, certo non per lei che sulla scommessa trumpiana ha puntato tutto. Gli Stati Uniti devono restare un alleato fondamentale? D'accordo, ma lo dice a noi? Lo dica a Trump. Negare l'evidenza, come ha fatto oggi, non è un insulto alla nostra intelligenza, lo è anche alla sua.

O patriota o vassalla, Presidente: le due cose insieme non stanno. Guardi, lo so che adesso lei prepara la sua replica, perdendo al solito l'equilibrio che dovrebbe caratterizzare il suo Ministero, ma qui non si tratta della sua persona. Si scansi ogni tanto, non c'è solo lei, c'è l'Italia e ha il dovere di dire, con la chiarezza che è mancata stamattina, dove pensa che l'Italia debba stare.

Vuole un'Italia protagonista? Nel contesto attuale, è possibile essere protagonisti, puntando su due ambiti: quello multilaterale e quello degli organismi sovranazionali, come l'Unione europea. Sono ancora parole del Presidente Mattarella e tutto il resto è velleità. Il protagonismo dell'Italia, Presidente, non quello delle relazioni personali che, forse, porterà benefici a lei, ma non al nostro Paese, come abbiamo visto sui dazi. Non è realismo politico questo, è subalternità ed è rinuncia a perseguire l'interesse nazionale dentro la cornice europea, l'interesse nazionale che è fare avanzare l'integrazione europea con chi ci sta, non è difendere il diritto di veto di Orbán e dei nazionalisti che ha sempre danneggiato l'Italia. Noi lo abbiamo fatto durante la pandemia, portando a casa quegli investimenti che tengono oggi in piedi la nostra economia e di cui anche il suo Governo oggi beneficia, ma dopo il 2027 che cosa resta? Lei che cosa sta portando a casa?

Interesse nazionale è sostenere l'Ucraina, oggi soprattutto diplomaticamente, facendo pagare alla Russia i costi di distruzione e morte causati, anche attraverso un uso legalmente fondato degli asset russi congelati agli oligarchi. Nostro interesse è far finire la guerra, non dare il colpo di grazia al diritto internazionale, come voleva l'accordo tra Trump e Putin sulle nostre teste, perché nessuno sarebbe al sicuro.

Interesse nazionale è un'Europa che svolga un ruolo per trasformare la tregua in una vera pace in Medioriente, perché da questo dipende parte rilevantissima della stabilizzazione del Mediterraneo. Interesse nazionale è dunque riconoscere la Palestina, fare qualcosa per fermare l'occupazione illegale che va avanti nell'indifferenza, non basta una foto con Abu Mazen per l'utilizzo miserabilmente strumentale che ne è stato fatto oggi qui. La lotta all'antisemitismo non la si fa difendendo le case editrici piene zeppe di libri antisemiti.

È interesse nazionale fare investimenti comuni europei, perché così si difendono lavoro e imprese. Non lo è negoziare un Patto di stabilità, come avete fatto voi, inadeguato o farsi tagliare le risorse della coesione, come fa il Vicepresidente Fitto dal bilancio già risibile dell'Unione, che andrebbe rafforzato con coraggio perché ne beneficiamo noi.

Nostro interesse è una vera difesa europea, non il 5 per cento di spese militari per compiacere Trump. È difendere la nostra industria dai dazi, non fare i regali come ha fatto al G7 alle multinazionali americane. Possiamo avere tutte le flessibilità di questo mondo ma, senza una politica industriale, è lei che porterà l'Italia alla desertificazione industriale.

È interesse nazionale firmarlo subito l'accordo con il Mercosur, mentre qualcuno rimpiange la dottrina Monroe di due secoli fa. Non lo è tradire, come state facendo, il mandato unitario ricevuto da questo Parlamento solo per fare un dispetto a Lula.

È interesse nazionale un'Europa proiettata nel Mediterraneo anche per gestire... È interesse nazionale un'Europa proiettata nel Mediterraneo per gestire i migranti, non la propaganda sui centri in Albania che resteranno illegali e non funzioneranno: un miliardo buttato e che poteva essere utilizzato per l'ordine pubblico.

Interesse nazionale è dire con chiarezza - e chiudo, Presidente - che l'Europa deve cambiare, ma non per un'Europa minima, come lei ci propone, che è l'interesse degli altri, di chi la vuole colonia, semplice mercato da dominare: o patrioti o vassalli, ma patrioti veri come ottant'anni fa, italiani ed europei, non vassalli che si credono sovrani. Sovranisti a sovranità limitata, forse lei ha scelto, ma l'Italia merita di più e gli italiani lo stanno capendo.