Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 12 Maggio, 2016
Nome: 
Enrico Borghi

A.C. 2039-A

 

Signora Presidente, onorevoli colleghi, si usa spesso il richiamo all'aggettivo «storico» per declinare passaggi in quest'Aula. Io credo che tutti quanti noi dovremmo essere un po’ più sobri, a cominciare da chi mi ha preceduto, e quindi limitarci, nell'utilizzo delle parole, all'aggettivazione che è più conforme rispetto alla realtà, piuttosto che all'enfasi, alla caratterizzazione fumettistica alla quale, anche pochi minuti fa, abbiamo dovuto assistere. Quindi, non ricorrerò all'aggettivo storico per declinare questo lavoro che abbiamo fatto, ma credo che se provassimo, una volta tanto, a espungere dal nostro dibattito il ricorso alle immagini retoriche e ridondanti e provassimo a ragionare, credo che oggettivamente converremmo sul fatto che stiamo attuando, con questo voto, certamente delle misure importanti che danno il segno di un cambiamento, un segno di riforma un segno di innovazione in questo Paese, un segno di cambio di orizzonte che è il senso vero e il ruolo della politica, non della politica politicante, rispetto alla quale, se dovessimo fare un consuntivo di quanto abbiamo scontato in quest'Aula, fra chi ci ha accusato di essere i cementificatori e chi ci ha accusato di essere i nuovi leninisti che espropriano, potremmo dire che, davvero, in medio stat virtus, ma sarebbe un esercizio veramente banale rispetto alla questione della quale stiamo discutendo. Infatti, noi oggi introduciamo nel corpo giuridico del nostro Paese un concetto assolutamente inedito, perché fino a ieri abbiamo ritenuto, immaginato, pensato e legiferato, ritenendo il suolo un soggetto sostanzialmente illimitato nel suo impiego e nel suo utilizzo, mentre oggi noi introduciamo, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il concetto del limite, puntando a un obiettivo esplicito che è quello, affiancandoci alle Nazioni più progredite che hanno già avviato sul piano europeo questo tipo di obiettivo, di arrivare al consumo di suolo zero entro il 2050. Non c’è bisogno di scomodare i grandi classici per sapere che terra, capitale e lavoro sono sempre stati fattori di accumulazione del capitale e della produzione e che quindi partendo da questo presupposto il suolo è sempre stato utilizzato in termini concettuali in una forma di disponibilità illimitata. Questo è stato il cardine dello sviluppo industriale, produttivo ed economico del nostro Paese e su questo si è innestata una peculiarità tutta italiana, perché chi non conosce la storia è inevitabilmente chiamato a commettere gli stessi errori del passato e lo vorrei dire a coloro i quali hanno un orizzonte che probabilmente è limitato esclusivamente agli ultimi mesi se non agli ultimi anni, qual è stata la peculiarità italiana ? È stata il fatto che la prima legge urbanistica del nostro Paese, quella del 1942, ha dovuto scontare quello che è accaduto dopo e cioè l'immane tragedia della guerra che ha portato alla sostituzione di una logica di urbanistica pianificata e corretta con la logica dei piani di ricostruzione che hanno posto al centro l'obiettivo fondamentale e prioritario di assicurare il diritto alla casa a milioni e milioni di italiani che ne erano stati privati dalle drammatiche vicende belliche e che ha fatto, inevitabilmente, scontare un elemento di organizzazione normativa che è arrivata progressivamente, nel corso di questi anni, e che ha posto al centro un elemento chiave nel corso di questi settant'anni che noi proviamo, con questa legge, a riorientare e che è il tema della rendita fondiaria che ha determinato due fenomeni nel corso di questi anni. Un fenomeno di tipo economico, e cioè una logica sostanzialmente speculativa, e un fenomeno di tipo ecologico, e cioè sostanzialmente un consumo costante, progressivo e permanente di capitale naturale che è andato a scapito anche della diminuzione della biodiversità. Il modello culturale, il modello produttivo, in altri termini, è sempre stato improntato alla logica dell'espansione e tutto questo ha portato a colpire l'elemento del settore primario che era quello dell'agricoltura che nella società industriale svolgeva un ruolo di corollario, di marginalità, di elemento di esternalità. Oggi, questo è l'elemento chiave su cui noi legiferiamo, questo meccanismo economico e produttivo si è inceppato, perché noi oggi abbiamo un comparto edilizio che ormai è saturo, abbiamo un suolo che è progressivamente diminuito fino a livelli d'allarme nelle grandi città e nelle zone costiere in particolare e abbiamo un'agricoltura colpita nella sua capacità produttiva. Da qui, l'esigenza di un nuovo modello, da qui, l'esigenza di un cambio di orizzonte, da qui, l'obiettivo che noi ci poniamo con questa legge, di concepire il suolo non più come una risorsa illimitata da economia di rendita, ma come una risorsa finita da economia ad alto valore aggiunto. E queste non sono asserzioni di carattere generale, lo dico, in particolare, a chi ci ha accusato di voler portare il nostro Paese in una logica di regressione economica; no, è esattamente l'opposto. Noi vogliamo portare il nostro Paese dove i Paesi più avanzati, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, i Paesi scandinavi, sono già, dove la logica della rendita è stata sostituita dalla logica dalla valorizzazione, del riuso, dell'efficienza energetica e della costruzione di un'edilizia di nuovo tipo. I contenuti di questa legge vanno in questa direzione, vanno nella definizione di un nuovo sistema di regole che garantisca tutti i protagonisti del nuovo regime immobiliare, uscendo da questa dimensione macchiettistica e ponendo al tema un patto con il Paese e nel Paese, su cui costruire una nuova dimensione e una nuova capacità di intervento, sulla quale, signor Presidente, noi del Partito Democratico, lezioni, in quest'Aula, non ne prendiamo da nessuno. 
E vogliamo anche rigettare questo utilizzo veramente barbaro di attacco personale di colleghi che, sotto questo profilo, insegnerebbero a coloro i quali li hanno accusati. E vogliamo, sotto questo profilo, non dare la solidarietà al collega Morassut, vogliamo dire all'Aula, che non ha, evidentemente, letto, fatto e scoperto che il collega Morassut e la giunta del Partito Democratico di Roma è stata quella che ha tagliato, con il Piano regolatore del 2008, 60 milioni di metri cubi edificabili ! Ed è stato grazie a questa operazione che la giunta Alemanno non ha potuto fare consumo di suolo agricolo come avrebbe voluto fare. È stato per iniziativa del Partito Democratico all'interno della vituperata legge dello «Sblocca Italia», sempre per iniziativa del collega Morassut, che abbiamo stabilito una cosa banale: che il 50 per cento degli utilizzi che derivano da varianti immobiliari di plusvalore devono tornare ai comuni per opere pubbliche ! Altro che servi dei palazzinari: cari amici del MoVimento 5 Stelle, imparate a leggere e poi ne parliamo ! 
E quindi noi, sotto questo profilo, abbiamo scritto cose che vanno in questa direzione: recupero, riuso, rivalorizzazione dei quartieri degradati, compendi neorurali, misure incentivanti. In altri termini – e mi avvio alla conclusione, signor Presidente – noi con questa legge vogliamo ribadire un concetto banale, che è quello del recupero del primato della politica, che guida, indirizza, guarda l'orizzonte e cerca di orientare – verso logiche che una volta si sarebbe detto di progresso – il Paese. Un primato da politica che per noi non è un ottuso e arrogante esercizio di potere, ma il tentativo di guidare i processi di cambiamento in maniera democratica, di costruire risposte e proposte di futuro, e cioè un ritorno al senso e al significato stesso della politica e del suo agire: guidare per cambiare e servire per costruire. È con questo spirito che annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.