Data: 
Martedì, 4 Agosto, 2015
Nome: 
Valentina Paris

A. C. 3262

Grazie Presidente. La militanza nel Partito Democratico insegna ad avere molto rispetto delle opinioni altrui e io sto cercando di comprendere le preoccupazioni sottolineate dai colleghi dei gruppi che mi hanno preceduto. 

Tuttavia, mi chiedo come si faccia a votare contro ad un decreto le cui ragioni di urgenza stanno in larga parte degli interventi che mi hanno preceduto, cioè nell'esigenza degli enti locali di potere chiudere i propri bilanci per potere dare e continuare a garantire i servizi ai cittadini italiani. Non so come si faccia a votare contro ad un decreto che prevede un fondo di 30 miliardi per i disabili sensoriali. Non so come si faccia a votare contro a un decreto che prevede altri 90 milioni per i servizi per l'impiego e che, soprattutto, consente contratti a tempo determinato fino a dicembre 2016, per continuare a garantire ai cittadini italiani di usufruire di quei servizi che i centri per l'impiego oggi offrono. 
Mi chiedo ancora come si faccia a votare contro a un decreto che si assume una responsabilità non irrilevante, cioè quella di consentire a città metropolitane e aree vaste di comporre i propri bilanci annuali e non più triennali. Non è una scelta semplice e non è una scelta indolore. È una scelta che Governo e Parlamento prendono e assumono con responsabilità, perché siamo consapevoli del fatto che, se abbiamo prodotto delle norme che modificano l'assetto istituzionale di questo Paese, allora dobbiamo essere conseguenti e avere un ordinamento che abbia congruenza con le nostre scelte di finanza pubblica. 
Aggiungo a tutto questo – e sono tante le ragioni per cui bisognerebbe continuare a votare a favore di questo decreto e non contro – che il Patto di stabilità è una delle questioni di cui più si è discusso, per le quali si diceva che questo partito, questo Governo e questo Parlamento fossero remissivi rispetto alle imposizioni dell'Europa. Ebbene questo è un decreto che allenta il Patto di stabilità interno agli enti locali. Lo ricordo perché così ogni tanto riproviamo a dire anche un po’ di verità. Ma soprattutto mi chiedo come si faccia a votare contro a un decreto che recepisce in primo luogo gli accordi assunti in Conferenza Stato-città a febbraio e poi a luglio gli accordi assunti in Conferenza Stato-regioni in ultimo a luglio e, soprattutto, tutte le indicazioni di una mozione parlamentare discussa in questo ramo del Parlamento. 
Infatti, caro Presidente, lo dico a lei, di numeri ne abbiamo sentiti tanti, ma nessuno ha ricordato che una mozione discussa ad aprile in questo Parlamento chiedeva la rideterminazione degli obiettivi del Patto di stabilità, la riduzione dei sistemi di sanzione per chi avesse sforato il Patto, un fondo compensativo per quei comuni che avevano ricevuto minore gettito da IMU e TASI, una gradualità e una flessibilità per l'avvio dell'armonizzazione contabile dei bilanci. E, per farci capire dai cittadini, armonizzazione significa che dal 2015 in poi, con uno sforzo enorme fatto dai nostri amministratori locali, ci sarà la possibilità per i cittadini italiani di capire quali sono le spese certe, le entrate certe e i soldi reali che girano nelle casse dei comuni italiani. Questo ovviamente agevolerà il lavoro di tutti noi. Si chiedevano, sempre nella mozione, modalità straordinarie per la redazione e l'approvazione dei bilanci 2015, in particolare per città metropolitane e aree vaste. 
Incredibile, Presidente: questo decreto-legge è prova provata di una positiva dialettica tra Governo ed enti territoriali, ma anche e soprattutto tra Esecutivo e Legislativo. Infatti, sa, Presidente, noi qui siamo chiamati a legiferare e non a generare inutile panico tra i cittadini raccontando un po’ di numeri a casaccio. Il nostro dovere qui, ora e in tutto l'arco della legislatura è quello di continuare a ricordare che il Partito Democratico e questo Governo, insieme ai suoi alleati, sono impegnati in uno sforzo riformatore molto serio e molto importante, che ovviamente riguarda l'ottimo risultato ottenuto, in ultimo, sulla riforma della pubblica amministrazione, ma riguarda ovviamente e soprattutto la riforma costituzionale. 
Noi stiamo provando a ridisegnare l'architettura istituzionale di questo Paese e stiamo provando a farlo, Presidente, tenendo presenti due cose, cioè che il pubblico, sia esso la scuola, sia esso la sanità, sia esso ovviamente tutti i servizi che devono essere rivolti al cittadino, è patrimonio che il Partito Democratico e il centrosinistra hanno storicamente difeso sia quando erano nei Governi nazionali che quando governavano nelle regioni. Continueremo a farlo e non smetteremo solo perché c’è stato anche malgoverno e abbiamo assunto impegni con l'Europa – questi sì positivi – di rivedere la nostra spesa pubblica. 
Quel principio per cui il pubblico è garanzia di equità e di diritti per tutti è patrimonio della cultura del Partito Democratico. Non lo regaliamo a chi continua ovviamente ad alimentare paure e insicurezze nei cittadini italiani. E lo stiamo facendo, Presidente, con una consapevolezza, cioè che in questo Parlamento di preoccupazioni, di allarmismi, di sciacallaggio sulla condizione reale delle amministrazioni e del Paese ne è stato fatto troppo. 
È vero, stiamo convertendo un decreto-legge che deve riorganizzare e risistemare alcuni dei punti di criticità dell'ultima legge di stabilità. Ma quella è stata la prima legge di stabilità – lo ricordo a me stessa e a lei, Presidente, per ricordarlo anche a tutta l'Aula – in cui un Governo si è assunto la responsabilità di fare scelte espansive, per cui abbiamo stanziato fondi significativi per detassare lavoro e imprese. Lo dico ai colleghi che si preoccupavano del fatto che ...........Vado avanti ricordando – e riprendo da questo punto – che questa è stata la prima legge di stabilità in cui ci siamo assunti la responsabilità di detassare lavoro e imprese, perché ritenevamo che, data la condizione di grave crisi, questo Paese dovesse ripartire. E quelle erano le scelte che strategicamente ci consentivano di alleggerire il peso del lavoro e appunto dell'attività delle nostre imprese. 
È evidente, Presidente, che quella ha poi portato con sé ovviamente dure scelte da fare nei confronti di tutto il comparto degli enti locali. Quelle scelte ovviamente hanno riguardato anche la richiesta di taglio fatta in legge di stabilità alle regioni riguardo al comparto sanità. La sanità oggi non subisce un nuovo taglio. Per favore, almeno la verità. Poi ognuno può interpretarla come crede. Ma noi stiamo ragionando del fatto che in un accordo siglato tra Stato e regioni ci stiamo ponendo il problema che non ci sono aumenti per le spese sanitarie, che – per carità – sono sicuramente necessari, ma ci stiamo organizzando e stiamo lavorando con le regioni – perché larga parte della competenza è ovviamente in capo alle regioni – per avere servizi che siano più efficaci e che soprattutto riducano gli sprechi. 
Io capisco che il fatto di trovarsi di fronte ad un Governo che ha le idee chiare, ma soprattutto ha la consapevolezza delle difficoltà entro le quali agiamo, può creare stupore in tanti colleghi che, quindi, ne raccontano di ogni. Ma c’è un dato, Presidente, solo per dare qualche risposta.  I consiglieri provinciali sono stati effettivamente aboliti. È chiaro che lì tutti abbiamo pagato amaramente il prezzo di una demagogia fatta sulla classe dirigente e sul valore della politica, cosa che, Presidente, mi auguro lei avrà la capacità e la forza di ricordare a tanti nostri colleghi che oggi di quella demagogia continuano a far tesoro, ahimè. Un'altra delle questioni che è stata posta: in questo decreto-legge ci sono delle zone franche urbane, in particolare in Emilia Romagna. Solo perché io faccio parte di coloro che ritengono che c’è differenza tra destra e sinistra, il presidente della regione Emilia Romagna si è fatto carico di avviare ovviamente tutti i tavoli e tutte le procedure che consentivano alle zone che avevano subito il terremoto di essere poi considerate anche zone franche. La regione Lombardia, che non mi sembra sia a guida centrosinistra, ovviamente non ha avviato queste procedure. Quello che, invece, ha fatto questo Governo nazionale è garantire 250 milioni di euro per Mantova, area lombarda colpita dal terremoto, e, ovviamente, l'estensione della sospensione dell'IMU per tutte le case inagibili. 
Io concludo, Presidente, ritenendo necessario, non solo un ringraziamento ai colleghi che al Senato hanno lavorato con grande zelo e soprattutto con capacità di ascoltare le istanze reali che determinavano l'urgenza di questo provvedimento, ma concludo ringraziando gli amministratori locali, gli 8.057 sindaci. Forse, sì, su questo potremmo ragionare e forse sono un po’ troppi e dovremmo cominciare a rivedere anche l'organizzazione delle nostre autonomie territoriali. Quei sindaci, quegli amministratori io li ringrazio (e mi consentirà di ringraziare soprattutto quelli del Partito Democratico) perché loro, sì, stanno efficacemente affrontando e sostenendo un processo riformatore importante. È un processo che ha determinato qualche incertezza nel governo del territorio, ma il Partito Democratico, con il voto favorevole a questo decreto-legge, conferma la necessità di procedere nel solco di queste riforme riscrivendo un patto tra Governo e autonomie nella nuova cornice di impegni che abbiamo assunto in Europa, ma soprattutto con l'obiettivo più alto di dare ai cittadini strumenti reali per valutare chi amministra bene e si assume la responsabilità di governare e chi fa solo chiacchiere.