Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 26 Novembre, 2018
Nome: 
Gennaro Migliore

A.C. 1346

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate

Relatore di minoranza.

Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, nell'illustrare la relazione relativa a questo provvedimento al decreto cosiddetto sicurezza, vorrei innanzitutto premettere l'anomalia - che, peraltro, non è la prima volta che accade - nell'esame di un provvedimento di tale portata che, peraltro, è stato pressoché raddoppiato nel corso dell'esame del Senato, per quanto riguarda l'introduzione di nuovi articoli e di nuove valutazione che questa Camera, questo ramo della Camera avrebbe dovuto fare. Siccome riservo agli interventi in discussione generale e anche ai miei successivi interventi un approfondimento e anche una polemica più virulenta con il merito di questo provvedimento, innanzitutto, vorrei dare conto di quello che è successo.

Il relatore di maggioranza, nonché presidente della Commissione, ha riferito della ristrettezza dei tempi che ci siamo trovati ad affrontare nel corso dell'esame di questo provvedimento nel ramo della Camera.

Faccio notare che, come evidentemente è stato sottolineato, l'introduzione di 30 articoli in più avrebbe reso necessario una istruzione pressoché daccapo di questo provvedimento e, invece, fin dall'inizio di questo nostro esame, che poi dettaglierò nel seguito, è stato addirittura indicato, come sufficiente, il contesto delle audizioni tenuto al Senato. Certamente, al Senato ci sono stati 51 auditi e molte azioni hanno consentito anche a quel ramo del Parlamento di affrontare le questioni che avevamo di fronte, faccio notare che la stessa cosa non è avvenuta per scelta della maggioranza all'interno di questo ramo del Parlamento. Quindi, la prima anomalia è che noi abbiamo esaminato, di fatto, un provvedimento per così come era uscito dalle stanze del Ministero dell'interno e di Palazzo Chigi, come decreto. Non abbiamo avuto la possibilità di audire un numero sufficiente di personalità e di esperti che ci consentisse di approfondire, anche solo la parte innovativa introdotta dal Senato. Perché questo è accaduto? Il presidente Brescia ha riferito di una contestualità, cioè la discussione contemporanea anche del provvedimento firmato dal Ministro Bonafede, cosiddetto anticorruzione, di cui abbiamo discusso fino a qualche giorno fa; io vorrei sottolineare che questa contestualità non era una fatalità alla quale il Governo ci ha costretto, magari con due decreti che avessero entrambi una scadenza. È stata una precisa scelta politica della forza principale della maggioranza, cioè del MoVimento 5 Stelle, di far procedere su un doppio binario due provvedimenti che, peraltro, avevano natura e scadenze diverse, ma che, nella narrazione che si è costruita all'interno di questo Governo bicefalo, dovevano viaggiare paralleli, anche per la sostanziale mancanza di fiducia reciproca tra i due gruppi principali, tra i due gruppi che costituiscono la maggioranza di Governo.

Faccio notare che nel giorno stesso in cui è stata posta la fiducia al Senato, qui, alla Camera è stato introdotto un tema, quello della prescrizione, che agli occhi di tutti e inizialmente anche della Lega, quindi del partner di maggioranza, doveva essere iscritto all'interno di un procedimento legislativo più ampio, quello della riforma complessiva del codice penale.

Faccio notare che, nel momento in cui si è arrivati anche ad una piccola crisi, dovuta al ribaltamento di opinione e del voto rispetto a un emendamento che riformulava il peculato, si è protratta in maniera incongrua la discussione su un provvedimento che, peraltro, non solo non aveva nessun'urgenza perché senza scadenza, ma non aveva nessun'urgenza neanche in merito alla sua applicazione, basti pensare che l'entrata in vigore per la prescrizione sarebbe stata, l'entrata in efficacia, la presa d'efficacia, così è stata definita, nel gennaio del 2020. Quindi, è stata la maggioranza che ha voluto strozzare i tempi della discussione, li ha strozzati consapevolmente, lo ha fatto anche nel corso degli ultimi giorni dell'esame della discussione, quando le opposizioni hanno chiesto di poter verificare - anche a fronte di un ritiro degli emendamenti e della possibilità di accelerare, nonostante tutte le critiche che abbiamo rivolto al provvedimento, temporalmente ridotte, ma, spero, qualitativamente adeguate al dibattito parlamentare - un pacchetto di emendamenti, anche ridottissimo, che potesse consentire il miglioramento di un provvedimento che, a nostro giudizio, costituisce un pregiudizio grave nei confronti di quella che è la finalità che si propone, cioè, in particolare, quella di tutelare e aumentare la sicurezza pubblica in questo Paese.

Che sia un procedimento parallelo, quello che sta caratterizzando questa maggioranza, lo si vede anche plasticamente dalla geografia che in questo momento è rappresentata all'interno di quest'Aula, i banchi della Lega

Che sia un procedimento parallelo, quello che sta caratterizzando questa maggioranza, lo si vede anche plasticamente dalla geografia che in questo momento è rappresentata all'interno di quest'Aula, i banchi della Lega. I banchi della Lega pieni, i banchi del MoVimento 5 Stelle, mi sembra, non affollatissimi e neanche il componente del Comitato dei nove del MoVimento 5 Stelle presente in Aula. Questo per dire che (Commenti del sottosegretario Sibilia)…il sottosegretario c'è, certo, è sottosegretario agli interni, spero che almeno il Governo si autorappresenti in maniera adeguata. Mi fa piacere che lo voglia sottolineare: bene, lo sottolineo, perché la presenza del sottosegretario agli interni di quota MoVimento 5 Stelle è una novità, diciamo così, se lui stesso sente la necessità di sottolinearlo. Io parlavo dei banchi del Parlamento, dell'Aula.

Questo per dire che noi stiamo assistendo, e coloro i quali ci seguono da fuori di quest'Aula o magari leggeranno i resoconti, ad una vera e propria spartizione di competenze, visto che lo stesso relatore di maggioranza, il presidente Brescia, in occasioni pubbliche, e quindi non rivelo nessuna discussione riservata, in un'intervista recente al Corriere della Sera ha detto una cosa che, nell'ambito della discussione che abbiamo tenuto in Commissione, ha destato qualche preoccupazione sulla terzietà di un figura come quella del presidente. La frase è esattamente questa: penso che ci siano varie cose da cambiare all'interno di questo provvedimento, in particolare - e su questo sono d'accordo anche io, come relatore di minoranza - la parte dedicata ai permessi umanitari, però la Lega ha l'ultima parola su questo argomento.

Intendiamoci, per quanto ci riguarda l'ultima parola ce l'ha sempre il Parlamento, e il fatto che ci siano state, anche nel corso dei giorni precedenti, delle presenze delle leadership politiche di MoVimento 5 Stelle e Lega per conculcare, dopo una défaillance su un emendamento, una decisione come quella di attenersi pedissequamente a quelle che sono le indicazioni dei gruppi di appartenenza, rappresenta, in particolare perché articolata anche su due versanti della maggioranza, una preoccupazione rispetto alla funzione e alla autonomia di decisione dei singoli parlamentari, e quindi, in ultima analisi, dell'articolo 67 della Costituzione. Quindi, una procedura che, nella ristrettezza dei tempi, non sente la fatica di una discussione approfondita, ma sente la fatica di una convivenza tra due soggetti che in questo momento rappresentano in varia forma una competizione interna, basata, peraltro, e questo è un giudizio che ritengo possa essere largamente condiviso da tanta parte del Paese, da provvedimenti manifesto che non hanno alcuna incidenza reale né sulla finalità che si propongono né per quanto riguarda la capacità di incidenza, anche normativa.

Penso, per esempio, al cosiddetto “decreto Dignità”, che, en passant lo voglio ricordare oggi, è sotto gli occhi di tutti, ha prodotto più disoccupazione, quindi diminuendo quella dignità di cui si faceva vanto. Dopodiché vorrei entrare almeno sui tre punti che, dal nostro punto di vista, costituiscono un vero vulnus di questo decreto, che è stato previsto come la norma manifesto e architrave di tutta la retorica securitaria che è stata alla base anche di un cospicuo e indubitabile successo della forza maggioritaria della destra, cioè della Lega. Si dice: noi vogliamo aumentare la sicurezza in questo Paese, e, per farlo, produciamo una serie di interventi che vanno a intaccare principi e anche prassi che fino ad oggi sono state tutelate dalla norma, e in particolare dalla norma a tutte sovraordinata, che è quella della Costituzione.

Si elimina il permesso umanitario, si elimina la protezione umanitaria, anche invocando dei parallelismi a livello europeo che, peraltro, non sono congrui rispetto a quella che è la necessità di individuare anche quali siano le fattispecie e anche le caratteristiche dei sistemi di protezione nei Paesi europei. Si indica come un orpello, una specie di valvola di sicurezza, che le commissioni e la giurisdizione hanno utilizzato nel corso degli anni per coloro i quali alla fine non avrebbero meritato nessun tipo di protezione. Innanzitutto vorrei contestare questo assunto, perché è del tutto evidente che la norma introdotta nel 1998 dai Ministri Turco e Napolitano fu una norma che in gergo giuridico - ma i giuristi possono correggermi - funziona come norma di chiusura rispetto alla mancanza di una disposizione normativa esplicita sulla questione della dell'asilo, e cioè dell'applicazione dell'articolo 10 della Costituzione. È, quindi, una forma necessaria al nostro ordinamento, e la sua sostituzione con dei permessi speciali, che, peraltro, non hanno né la capacità di essere rinnovati né di essere trasformati in permessi di lavoro, avrà un effetto, dal punto di vista dei diritti, del detrimento degli stessi, e, dal punto di vista dell'efficacia concreta, quello di aumentare il numero degli irregolari sul nostro territorio.

E qui veniamo anche alla promessa, falsa, di aumentare la sicurezza all'interno del nostro Paese: è del tutto evidente che si vuole aumentare l'insicurezza all'interno del nostro Paese, aumentando il numero di irregolari presenti nel nostro Paese. È del tutto evidente che questa pretesa di individuare una diminuzione della concessione dei permessi, che è già evidente alla data della emanazione e anche prima dell'emanazione del decreto, a seguito di una circolare del Ministro dell'interno, sta generando una maggiore presenza di irregolari sul nostro territorio. Chi sono le persone che non hanno regolari documenti che possono utilizzare nel consesso civile? Sono persone che non possono accedere a dei servizi essenziali, sono persone che non possono accedere ai servizi di residenza, sono persone che non possono accedere, eventualmente, a forme di lavoro, che, queste sì, avrebbero potuto essere inserite all'interno di questo decreto, puntando sul reclutamento di una inclusione positiva di queste persone.

Sono le persone che, non avendo nessuna titolarità nei confronti dello Stato, vengono a quel punto più facilmente, anche perché non è la loro vocazione, vorrei in questo scacciare dai pensieri di ciascuno di noi una tentazione cripto razzista che c'è ogni volta che si parla di persone straniere come volontariamente o vocazionalmente dedite alle attività criminali, ma possono, in realtà, per una serie di circostanze alle quali vengono dallo Stato obbligate, essere anche più capaci di essere preda della criminalità organizzata e delle forme più retrive e deleterie del nostro Paese.

Si dice: voi - riguardo al nostro Governo del PD - avete lasciato un'eredità di 500 mila persone irregolari sul territorio. È una considerazione oggettiva, e quindi è una considerazione vera. Ciò che non è vero è la conseguenza che da questa considerazione se ne trae, cioè come si fa ad affrontare questo problema. La Lega - oggi vedo che prudentemente non lo dice più all'interno dei suoi comizi o anche delle Aule parlamentari - disse: in tre mesi facciamo 500 mila rimpatri.

Però il fallimento, già attuale e già concreto, delle politiche di regolazione dei flussi e dei rimpatri della Lega sta proprio nel fatto, e su questo vorrei spostare l'attenzione di tutti, che, per fare le espulsioni e i rimpatri ci vogliono gli accordi di riammissione; e la stessa rappresentanza governativa della Lega ha ammesso che ai ritmi attuali, essendo anche diminuiti i rimpatri rispetto al periodo precedente nel quale la gestione era del Ministro Minniti e del Governo del PD (perché rimpatri ne facevamo più prima di quanti se ne stiano facendo in questo momento), alla fine non c'è stato nessun passo avanti rispetto alla negoziazione di accordi di riammissione.

Anche perché bisogna fugare un dubbio, un pregiudizio, un'idea malsana, che nell'isolazionismo dell'Italia, rispetto alla detenzione di una sorta di ricetta miracolosa che poi peraltro non si traduce in fatti concreti, arriva a dire che noi non abbiamo fatto un solo accordo di riammissione in più. Il fatto che non si facciano accordi di riammissione e che per certi versi si siano peggiorati quelli in essere, come quello con la Tunisia, dipende proprio dall'atteggiamento politico attuale della gestione dei flussi migratori, a maggior ragione perché dopo l'intervento del Ministro Minniti i flussi in arrivo sono stati sostanzialmente azzerati e gli sbarchi sono diminuiti in una dimensione considerevole.

Oggi quindi questo Governo non può esibire nessun successo su questo terreno; e per cambiare l'ordine dell'attenzione pubblica lo sposta nella diminuzione dei diritti delle persone. Io vorrei sapere se c'è in animo a questo Governo, a questa maggioranza, almeno nella parte che di questo decreto-legge ha fatto fatica ad accettarle i punti salienti, cioè il MoVimento 5 Stelle, se ci sia la consapevolezza che ci devono essere vie legali di accesso al nostro territorio, se c'è la consapevolezza che ci vuole una reciprocità, e che quindi se tu vuoi un accordo di riammissione con un Paese africano devi consentire anche delle quote in ingresso legali, perché se non c'è reciprocità, se non c'è rispetto non ci saranno mai neanche accordi internazionali. È inutile avere una presunzione neocoloniale, che ritengo peraltro del tutto inefficace.

Altri sono i temi che vengono trattati in questo provvedimento, ma vista la ristrettezza dei tempi cercherò di sintetizzare gli altri due punti che ritengo meritevoli di una grave critica. Il primo è quello della concessione della cittadinanza e della sua revoca: un principio assoluto sul quale peraltro di qui a poco ci saranno degli interventi molto qualificati anche del nostro gruppo. Il secondo è quello di un atteggiamento particolarmente vessatorio nei confronti di alcune categorie di persone, in particolare gli stranieri: mi dovrebbe spiegare il Governo perché all'ufficio anagrafe per esempio se io richiedo un documento me lo danno a vista, e se lo richiede un cittadino per avere i documenti per il permesso di soggiorno può aspettare sei mesi, perché deve essere dichiarata una manifesta inefficienza nei confronti di una persona di un'altra nazione.Concludo. Infine - e anche su questo avremo modo di intervenire - voglio sottolineare che la vendita, contro tutte le opinioni che sono state espresse dalle organizzazioni antimafia, dei beni confiscati, sebbene ammantata di una certa garanzia e sicurezza, non solo non garantisce la sicurezza del nostro Paese, ma favorisce una riappropriazione concreta e simbolica da parte di coloro i quali a questi beni hanno dovuto rinunciare; e io penso che anche questo ad altro non contribuisca che a fare di questo decreto-legge il decreto-legge dell'insicurezza.