Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 13 Marzo, 2017
Nome: 
Fabrizia Giuliani

 A.C. 4310-A

 

Presidente e signori del Governo, come già hanno approfonditamente illustrato il relatore della I Commissione e la relatrice della II, il decreto oggi in discussione riguarda una serie organica di misure di sicurezza, un concetto sul quale credo occorra misurarsi ancora, anche alla luce della discussione che stiamo registrando.

Ora, io non mi soffermerò appunto sui singoli articoli - sono stati già più che ampiamente illustrati - ma ho chiesto di poter intervenire per invece motivare e argomentare alcuni principi alla base del decreto in esame, che reputiamo particolarmente rilevanti. In primis, il principio della sicurezza integrata: nella relazione illustrativa si è evidenziato come il modello sviluppato, anche in attuazione del principio di coordinamento legislativo tra lo Stato e le regioni, di cui all’articolo 118, terzo comma, della Costituzione ammetta l’esistenza di uno spazio giuridico orizzontale, nel quale interagiscono soggetti diversi, con strumenti e legittimazioni distinte, uniti dalla consapevolezza che la cooperazione tra i diversi livelli di governo possa garantire maggiori e più adeguati livelli di sicurezza, laddove quest’ultima - e questo è il punto - non va solo più identificata con la sfera della prevenzione e della repressione dei reati - una posizione, io credo, Presidente, questa davvero da superare - e quindi con la sfera della sicurezza primaria, ma sia intesa anche come attività volta al perseguimento di fattori di equilibrio e di coesione sociale, di vivibilità e di prevenzione situazionale, connesse ai processi di affievolimento della socialità nei territori delle aree metropolitane.

A tal fine, si prevede che lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possano concludere specifici accordi per la promozione della sicurezza integrata, anche diretti a disciplinare gli interventi a sostegno della formazione e dell’aggiornamento professionale del personale - questo della formazione è un capitolo rilevante - anche sulla base di questi accordi e regioni e province possano sostenere, nell’ambito delle proprie competenze e funzioni, iniziative e progetti volti ad attuare interventi di promozione della sicurezza integrata nel territorio di riferimento, inclusa l’adozione di misure di sostegno finanziario a favore di comuni maggiormente interessati a fenomeni di criminalità diffusa.

Altro punto fondamentale del decreto è quello relativo alla sicurezza urbana, che viene definita all’articolo 4 appunto come bene pubblico. Il medesimo articolo provvede anche ad individuare alcune aree di intervento volte a promuovere tale sicurezza: la riqualificazione, l’eliminazione di fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, la prevenzione della cultura del rispetto della legalità, come modificato nel corso dell’esame in sede referente, l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile. Io credo davvero che oggi sia necessario evitare di replicare in modo statico, di ripetere categorie concettuali maturate in altri tempi ed in altre società: l’opposizione tra repressione e libertà, repressione e prevenzione. La sicurezza è un bene comune oggi ancora più importante, è un prerequisito dell’esercizio della libertà, soprattutto per chi oggi ne è escluso. Oggi la sicurezza non è di tutti. Le nostre geografie urbane disegnano realtà molto diversificate, che non riescono a garantire autonomia, libertà di movimento, sicurezza e cura a tutti. E questo non è accettabile, non è accettabile e va tutelato esattamente chi si trova in una posizione di debolezza, in una posizione di difficoltà. Occorre garantire e perseguire a questo fine appunto un principio di giustizia adeguato alle necessità dell’oggi e abbandonare vecchie categorie ideologiche.

Voglio solo portare ancora qualche dato per ricordare come la criminalità nelle grandi aree urbane abbia appunto necessitato approfondimenti. Dalle relazioni che abbiamo avuto modo di vedere, emerge un quadro di decisamente allarmante che io credo debba essere alla base di qualsiasi riflessione in materia di sicurezza. Stando ai dati del rapporto del 2015, nelle aree di città come Torino, Milano o Genova, è stato commesso il 22 per cento dei furti consumati al nord. Ad Ancona, Firenze e Roma è stato commesso il 43,65 per cento dei delitti specifici del centro Italia. Nelle aree di Bari, Napoli e Palermo, il 19 per cento dei furti al sud.

Anche in virtù di questi dati, ritengo importante la disposizione dell’articolo 8, che prevede che il sindaco possa appunto adottare ordinanze contingibili ed urgenti in materia di incolumità pubblica e sicurezza urbana, volte a prevenire e contrastare situazioni che favoriscano l’insorgere di fenomeni criminosi e di illegalità, fenomeni di abusivismo come quelli già menzionati nella discussione da parte dei miei colleghi. Mi sembra importante sottolineare come ad una disposizione che può sembrare marginale, come l’introduzione del numero di emergenza unico europeo 112, sia collegata la possibilità da parte delle regioni di poter utilizzare i risparmi derivanti dalle cessazioni di servizio previste per l’annualità 2017-2018 e 2019, per assumere a tempo indeterminato personale di qualifica non dirigenziale.

Vorrei chiudere sottolineando ancora una volta come il provvedimento, pur riguardando appunto un tema fondamentale come quello della sicurezza delle città, vada a rafforzare e appunto non vada ad opporsi a misure di prevenzione. La coesistenza di queste due direttrici a mio avviso è il tratto decisivo di questo decreto ed è un approccio che condivido e reputo fondamentale per le sfide che oggi abbiamo davanti e mi auguro davvero che la discussione si affranchi sempre più da argomenti già ascoltati, da contrapposizioni - come abbiamo avuto modo di illustrare - davvero superate, e proceda senza intoppi anche nell’Aula del Senato.