Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Mercoledì, 2 Settembre, 2020
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 2617-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Zampa, ho difficoltà a pensare che un qualsiasi deputato o parlamentare o anche membro del Governo che abbia a cuore, come abbiamo tutti noi della maggioranza, dell'opposizione e del Governo, la natura parlamentare della nostra democrazia, o per lo meno spero che siamo tutti convinti di questo, visto che un famoso senatore della Repubblica aveva chiesto in realtà l'estate scorsa i pieni poteri, penso di avere difficoltà a pensare che qualcuno di noi possa essere soddisfatto di per sé dell'uso del voto di fiducia nell'ambito di una procedura di approvazione di un provvedimento. Lo voglio dire perché tutti noi siamo stati a diverso titolo una volta da una parte e una volta su un altro fronte di quest'Aula, rappresentanti delle maggioranze che sostenevano i Governi o delle minoranze che a quei Governi si opponevano.

E dunque non ci sono classifiche da stilare per stabilire che qualcuno di noi più degli altri tenga al meccanismo parlamentare di approvazione delle norme. In particolare, quando noi sediamo su questi banchi, sappiamo benissimo tutti che siamo qui a rappresentare legittimi interessi, sappiamo qui che siamo seduti per essere interpreti dei bisogni e delle domande che vanno tradotti qui in legge, e dunque sarei sordo e cieco se non comprendessi le naturali proteste, per esempio quelle che qui ha rappresentato il collega Foti, che vengono dai banchi dell'opposizione per questo o per altri voti di fiducia, in questo caso su un decreto di proroga della situazione di emergenza di questo Paese.

E però sareste voi ciechi e sordi - uso il collega Foti perché è l'ultimo che ha parlato, ma anche gli altri membri o rappresentanti delle opposizioni - se non consideraste lo sforzo doveroso che abbiamo fatto noi e il Governo, pure nella situazione di emergenza che ha attraversato l'Italia e tutto il mondo, in questo Parlamento, per discutere, per confrontarci, per valutare tutte le necessità del Paese e, ovviamente, tutti gli atti del Governo. Vorrei ricordare anche al collega e ai colleghi dell'opposizione che verranno dopo che proprio per volontà del Partito Democratico abbiamo introdotto un obbligo di relazione del Governo precedente o immediatamente successivo alla presentazione dei decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri, i vituperati DPCM. Infatti, come stabilito da quell'emendamento presentato dal collega Ceccanti, il Presidente del Consiglio o un ministro da lui delegato dovrà illustrare preventivamente alle Camere il contenuto dei provvedimenti da adottare al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati, e, ove ciò non sia possibile per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferire successivamente alle Camere.

Disse allora Ceccanti: non è tanto e non solo quello di parlamentarizzare i DPCM lo scopo di questo emendamento, ma di farne il meno possibile, per ricorrere allo strumento fisiologico dei decreti-legge. La procedura adottata per i DPCM, con l'introduzione e approvazione da parte dell'Aula di quell'emendamento, fu modellata sul coinvolgimento del Parlamento negli indirizzi da portare alle riunioni del Consiglio europeo, ed è per l'appunto in grado di rispondere all'esigenza di ripristinare un fisiologico rapporto tra Parlamento e Governo. Siamo quindi noi del Partito Democratico e di tutta la maggioranza ad avere riportato in ogni atto del Governo la centralità del Parlamento e le sue funzioni di indirizzo e controllo dell'azione del Governo. Nel merito, qui stiamo prorogando uno stato di emergenza fino al 15 ottobre. Ha già parlato prima il collega Fornaro, riferendosi ad alcune cose che noi abbiamo ascoltato da parte di alcuni gruppi dell'opposizione in queste settimane.

Mi riferisco, per esempio, a un intervento del collega Federico Mollicone, riporto qui il verbale: era necessario prorogare lo stato di emergenza?

Qual è la necessità, se non seminare una paura generale? Qual è la necessità di inserire in un provvedimento sospensione della libertà, dei diritti elementari, a cominciare dalla libertà di movimento e della vita sociale fino al voto? È polizza per il potere in carica, dal Governo ai suoi ausiliari. Che in Italia ci sia oggi un problema di libertà è indubitabile, che il COVID lo abbia aggravato è pure incontestabile. L'Esecutivo è fautore di un regime terapeutico e sanitario, limitando tutte le libertà sancite dalla nostra Costituzione in nome di una generica salute pubblica”. Ho saltato una riga nella quale invece il collega Federico Mollicone si riferiva all'introduzione delle nomine sui servizi segreti, sulle quali risponderò al collega Foti.

In quella frase del collega Mollicone, così come nelle altre cose ricordate dal collega Fornaro, si insinua, neanche tanto nascondendola, la stessa logica tanto cara ai negazionisti che il 5 settembre, supportati come è stato a Berlino dall'estrema destra neofascista, manifesteranno a Roma in nome del no-mask. Negare l'evidenza dell'emergenza sanitaria in tutto il mondo e nel nostro Paese, e chiamarla dittatura sanitaria, significa calpestare la memoria delle oltre 35 mila vittime italiane e ignorare il sacrificio di chi con la propria professione ha salvato negli ospedali e fuori da questi le nostre vite.

Vengo al tema che è stato oggetto di così tante critiche in queste ore. Nel disegno di legge si introduceva la norma a cui ha fatto riferimento prima il collega Foti: un elemento di flessibilità sulla possibilità di rinnovo della durata massima di quattro anni del mandato dei direttori delle agenzie dell'intelligence; un elemento di flessibilità che, dice il testo di accompagnamento della legge, garantisce nelle diverse situazioni possibili, per esempio lo stato di emergenza sanitaria, la continuità e la funzionalità della guida degli apparati dell'intelligence. Ho letto oggi un intervento del collega Vito di Forza Italia, autorevole membro del Copasir, che considera del tutto legittimo questo tipo di norma. Aggiungo una qualità di questo tipo di norma: in tutte le funzioni dello Stato che debbano presentare una garanzia di terzietà - la Presidenza della Repubblica, le authority di controllo -, la norma che prevede la durata dei loro mandati è sempre più lunga di quella della legislatura, a garanzia dell'indipendenza di queste cariche, esattamente come noi richiediamo a coloro che difendono la nostra sicurezza, dalla possibile influenza delle maggioranze delle quali possono essere espressione.

E vorrei alla fine concentrarmi, Presidente, su un'osservazione sulla natura del voto di fiducia. A questo proposito forse può scandalizzare qualcuno, ma io vorrei dire una cosa abbastanza palese: non è una novità che il ricorso allo strumento della questione di fiducia avvenga (se qualcuno dei Governi di altro colore che ha governato questo Paese può alzare la mano per dirmi “noi non l'abbiamo fatto” me lo dica) non solo per contrastare l'ostruzionismo delle opposizioni, che in questo caso non c'è stato, ma può avvenire che venga posto anche per ricompattare la maggioranza, nel momento in cui posizioni divergenti legittime possono mettere in difficoltà il Governo nella sua azione. Segnalo che questi casi di posizione di fiducia per ricompattare la maggioranza sono oggetto dello studio della dottrina giuridica parlamentare. Dice per esempio il professor Lupo, ordinario di diritto parlamentare: “Quanto alla questione di fiducia, dalla ricostruzione fin qui operata sembra ricavarsi che essa, ove non più abbinabile ai maxiemendamenti, tenderebbe con ogni probabilità a rientrare in un alveo più fisiologico, venendo posta solo in quei casi in cui il Governo è a chiamare a raccolta la propria maggioranza, al fine di sottolineare il rilievo decisivo che una certa votazione su una specifica opzione politica o normativa assume per il permanere in vita del rapporto fiduciario”. E d'altra parte legittimamente quante volte è accaduto in passato, a voi, a noi, ad altri, che l'opposizione abbia tentato di sommare i propri voti a quelli di parlamentari della maggioranza che magari dissentivano su un punto qualsiasi dall'indirizzo del Governo? Rientra nella logica delle cose.

Un'unica segnalazione, a chi legittimamente ci ricorda molto spesso la necessità di leggi elettorali maggioritarie per garantire la governabilità del Paese: in un sistema a fiducia parlamentare, nei quali i Governi siedono sulla fiducia parlamentare, garantire la governabilità in questo caso significa ovviamente garantire la continuità dell'azione del Governo.

Ho concluso. Signor Presidente, noi siamo una democrazia parlamentare, nella quale può accadere che esistano dei dissensi nelle maggioranze, è sempre accaduto; nella quale è normale che l'Esecutivo tenda a difendere la propria azione; nella quale è fondamentale garantire il diritto di discussione dei Parlamenti, e su questo provvedimento nelle Commissioni preposte la discussione c'è stata. Di molto abbiamo bisogno per garantire e migliorare la funzionalità del nostro Parlamento: io penso per esempio che noi avremmo bisogno di una riforma complessiva sul funzionamento del Parlamento, per esempio di una critica costruttiva al bicameralismo perfetto…
È l'ultima riga. E di un ragionamento, se magari come auspico potesse essere comune, sulle questioni di utilizzo del meccanismo di sfiducia. Di discussioni serie abbiamo certamente bisogno; di esagerati scandali sul voto di fiducia non credo