Data: 
Venerdì, 4 Luglio, 2014
Nome: 
Luigi Taranto

A.C. 2426-A

Signora Presidente, signora sottosegretario, colleghe e colleghi, il decreto-legge n. 83 del 31 maggio 2014 reca, come è noto, disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo. Che di simili disposizioni vi siano appunto necessità e urgenza è certo. Con particolare efficacia la sottolineano le pagine di esordio di un recente saggio di Giovanni Solimine, dal titolo inequivocabile: Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia. Si ricorda, infatti, quanto all'Italia unita annotava Pasquale Villari: «bisogna che l'Italia cominci con il persuadersi che v’è, nel seno della nazione stessa, un nemico più potente dell'Austria, ed è la nostra colossale ignoranza». Dopo oltre centocinquant'anni di storia unitaria, quel nemico – scrive Solimine – è sempre lì, saldamente radicato, anche se ormai ha assunto connotati diversi. Oggi l'analfabetismo assoluto è praticamente scomparso, ma lo sviluppo della società italiana è ancora frenato da un basso livello di istruzione e da un pesante tasso di analfabetismo funzionale. Del resto, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo agli Stati generali della cultura del 2012, giustamente osservava, a proposito del titolo generale dell'iniziativa, che forse emergenza dimenticata non è l'espressione più adatta, perché non è questione di emergenza. Quando parliamo di cultura parliamo di una scelta di fondo trascurata in un lungo arco di tempo: così il Presidente della Repubblica. Può allora davvero dirsi che sul terreno delle politiche culturali lo spread tra l'Italia ed altri Paesi europei è il risultato di ritardi storici esacerbati negli anni della grande crisi e della grande recessione da riduzione di risorse pubbliche e private. Secondo recenti stime e nonostante la singolare ricostruzione prospettata nell'intervento dell'onorevole Allasia, la spesa pubblica per cultura sarebbe scesa nel nostro Paese allo 0,9 per cento del PIL, collocandoci al trentesimo posto della graduatoria Eurostat, rispetto ad una media europea del 2,2 per cento.

Certo, lo ha ricordato da poco il Rapporto 2014, messo a punto da Fondazione Symbola ed Unioncamere, la filiera culturale italiana vale nel 2013 oltre il 15 per cento del valore aggiunto nazionale e coinvolge, in maniera diretta, oltre 440 mila imprese con il contributo di 1 milione e mezzo di occupati. Sono dati ragguardevoli, ma che meritano di essere rammentati, in un tempo in cui vi è straordinaria necessità di buona crescita e di buona occupazione, soprattutto per segnalare una volta di più la contraddizione intollerabile tra la ricchezza del patrimonio culturale italiano e la quartultima posizione italiana nella graduatoria europea dell'incidenza dell'occupazione culturale rispetto all'occupazione totale: un'incidenza dell'1,1 per cento, a fronte dell'1,7 dell'Europa a 27 e del 2,2 per cento della Germania, il doppio dell'Italia. 
  Con il decreto-legge Valore cultura, con le misure ricomprese nell'ambito della legge di stabilità per il 2014, ed ora con il decreto-legge n. 83, si è dunque opportunamente avviato e progressivamente consolidato un cambiamento di rotta nutrito dalla consapevolezza della cultura come fondamentale asset competitivo. Asset allora meritevole di investimenti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, anche attraverso la mobilitazione dei privati e del privato sociale, resa ora possibile dall'ArtBonus. 
  Le misure urgenti per la realizzazione del Grande Progetto Pompei e per la tutela e la valorizzazione del complesso della Reggia di Caserta tornano poi a misurarsi con la questione cruciale del combinato disposto tra accelerazioni procedurali e tutela della legalità; mentre le disposizioni dell'articolo 4, concernenti la tutela del decoro di siti culturali, rilanciano comunque, al di là dei procedimenti di riesame ed eventuale revoca, anche in deroga delle autorizzazioni e delle concessioni per l'esercizio del commercio sulle aree pubbliche, l'esigenza di un'attenta programmazione e di una compiuta valutazione di impatto delle relazioni complesse e delicate e vitali tra commercio ed identità del sistema città a partire dal suo centro storico-culturale. 
  Fatto qui semplice cenno delle disposizioni dell'articolo 5 riguardante le fondazioni lirico-sinfonico, di quelle dell'articolo 6 per l'attrazione di investimenti esteri nel settore della produzione cinematografica e televisiva, nonché del Piano strategico per i grandi progetti di cui all'articolo 7, la lettura complessiva del Titolo II del decreto-legge conferma poi, a mio avviso, la scelta di tenere insieme il riconoscimento del turismo come grande opportunità per l'Italia con il coordinamento degli sforzi necessari alla valorizzazione del suo potenziale. Si tratta dunque di archiviare anzitutto l'idea ingenua e pericolosa che la ricchezza straordinaria del nostro patrimonio storico-culturale e naturalistico basti di per sè stessa a sorreggere le sorti della vocazione turistica del Belpaese: una vocazione troppo spesso vissuta, a dire il vero, secondo i tratti ed i limiti di un'economia di rendita. 
  Piuttosto, si tratta di dar corpo – come emerge già con le disposizioni dell'articolo 9 recanti il credito di imposta per la digitalizzazione e con quelle dell'articolo 10 recanti il credito d'imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive, con le misure in materia di mobilità turistica dell'articolo 11, con quelle di semplificazione dell'articolo 13 e con le norme dell'articolo 17 riguardanti la trasformazione di ENIT in un ente pubblico economico – si tratta, dicevo, di dar progressivamente corpo ad una strategia di sistema. Strategia di sistema non inesauribile certo entro il perimetro del decreto-legge, perché essa anzitutto rinvia al percorso di riforma del Titolo V della Costituzione, affinché, all'insegna del disinnesco del conflitto di competenze e del perseguimento della cooperazione interistituzionale ed interamministrativa, sia data positiva risposta alla necessità di assicurare fondamenta certe alla costruzione di una strategia per il turismo come strategia centrale per l'intero sistema-Paese, attribuendo dunque alla competenza dello Stato le attività di promozione, indirizzo e coordinamento delle politiche turistiche. 
  Ma la strategia di sistema, che intanto emerge dai tasselli recati dal decreto-legge n. 83, si configura, comunque, come setdi politiche economiche e fiscali, di misure di semplificazione ed in materia trasportistica complessivamente utili ad indurre tanto dinamismo ed aggregazione di reti delle piccole e medie imprese quanto attrazione di investimenti esteri e utili ancora, attraverso il miglioramento del rapporto qualità-prezzo, delle infrastrutture e della ricettività, cioè dei punti critici emergenti dalle principali analisi comparative internazionali, al consolidamento della domanda interna così come al perseguimento di domanda estera affluente.

Strategia di sistema, dunque, chiamata a misurarsi con la costruzione di standard condivisi per i servizi a partire daglistandard ricettivi, secondo quanto emerge dal comma 5 dell'articolo 10 nella nuova formulazione propostane dalle relatrici ed approvata in sede di esame congiunto da parte delle Commissioni VII e X. Strategia di sistema è pertanto chiamata ancora ad intervenire – si veda al riguardo l'articolo 16 a partire dai suoi programmatici commi 1 e 2 – sul fronte della promozione coordinata all'estero della destinazione Italia, dei suoi territori e delle sue specializzazioni ed offerte, rinnovando profondamente missione ed organizzazione dell'Agenzia nazionale del turismo e facendone soggetto concorrente all'innovazione dei prodotti turistici italiani e dallo sviluppo del capitolo turismo dell'Agenda digitale del nostro Paese. 
  Il lavoro svolto in sede di esame congiunto da parte delle Commissioni è stato di particolare importanza; esso ha, tra l'altro, condotto all'approvazione, nel contesto dell'articolo 7, della previsione del varo del programma Italia 2012, volto a valorizzare il patrimonio progettuale dei dossier di candidatura a capitale europea della cultura 2019 delle città. 
  Il credito di imposta per le ristrutturazioni edilizie delle imprese alberghiere, di cui all'articolo 10, ricomprende ora anche interventi di manutenzione straordinaria e di restauro conservativo e l'estensione a spese relative ad ulteriori interventi comprese quelle per l'acquisto di beni mobili finalizzati all'arredo degli immobili oggetto degli interventi. Al comma 6 del già citato articolo 10, vi è poi il rafforzamento delle imprese turistiche e la loro aggregazione in distretti turistici e reti di impresa; ci si affida tra l'altro alla possibile costituzione di zone a burocrazia zero e ad una specifica declinazione dei contratti di rete per il settore turistico che assume come obiettivi fondamentali il supporto dei processi di riorganizzazione della filiera, il miglioramento della specializzazione e della qualificazione del comparto, l'incoraggiamento degli investimenti utili all'accrescimento della capacità competitiva ed innovativa dell'imprenditorialità turistica italiana, in particolare sui mercati esteri. 
  Nella formulazione finale, che approda ora all'esame della Assemblea, il comma 2 dell'articolo 16 esplicita poi in riferimento agli investimenti nei mezzi digitali di ENIT l'obiettivo del potenziamento e dello sviluppo del portale Italia.it e ciò anche ai fini della realizzazione e della distribuzione di una Carta del turismo. 
  Insomma, lette nel loro insieme le scelte operate con il decreto n. 83 e con il suo processo di conversione in legge, dicono ancora una volta della necessità di cambiamenti profondi ed urgenti. Ciò perché nell'ultimo decennio, è vero, la spesa turistica per viaggi all'estero è raddoppiata ma l'Italia stenta a reggere il passo e perde quote di mercato in misura maggiore dei suoi più diretti competitori. Cambiamenti profondi ed urgenti: ecco quanto occorre per intercettare richieste di esperienze turistiche sempre più diversificate e per rinnovare i valori di lunga durata della destinazione Italia anche attraverso una organizzazione capace di trattenere quote maggiori della catena del valore generata dal far turismo in Italia. 
  Cambiamenti profondi ed urgenti: ecco quanto occorre per mettere a frutto la valutazione di risorse turistiche del nostro Paese generando, secondo le stime prudenziali al 2020 accolte dal Piano strategico 2013 per lo sviluppo del turismo in Italia, un contributo aggiuntivo al prodotto interno lordo nell'ordine dei 30 miliardi di euro ed un contributo aggiuntivo all'occupazione nell'ordine delle 500 mila unità. Innovazione digitale ed imprenditoriale, ruolo propulsivo dei servizi nei processi di costruzione di autoimprenditorialità e di nuova occupazione. È un circuito virtuoso ben presente nell'impostazione del decreto e che dice della necessità di una integrazione sempre più avanzata tra politica industriale e politica per i servizi di cui la filiera della cultura e del turismo potrebbero davvero essere nel nostro Paese interpretazione di eccellenza.

 È bene allora ricordare che circa il 48 per cento del nostro patrimonio storico-culturale insiste sui territori del Mezzogiorno, ma d'altra parte non può essere non sottolineato quante necessità e quali opportunità di miglioramento vi siano nell'utilizzazione delle risorse europee proprio negli assi di programmazione che riguardano il combinato disposto tra turismo e cultura. Anche su questo terreno, una nuova strategia significa accelerazione, facilità di accesso ed integrazione delle misure attivabili su diversi programmi. 
  Anche su questo terreno – e concludo – il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea può essere un'opportunità, l'opportunità per far sì che la già programmata verifica di Europa 2020 si traduca in un'ancora maggiore centralità della cultura, del turismo e del combinato disposto tra cultura e turismo nell'agenda europea 2020.